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— Non è stato un missile automatico?

— No, li abbiamo colpiti tutti. E anche il vascello nemico. Non si è registrato niente di niente, su nessuno dei sensori, solo blam! e un terzo della nave è andato distrutto. È già stata una fortuna che non si sia trattato del motore o dell’impianto ambiente. — Io non l’ascoltavo neanche. Penworth, LaBatt, Smithers. Christine e Frida. Tutti morti. Ero stordito.

Estelle prese dalla borsa un rasoio a lama libera e un tubo di gel. — Fai il gentiluomo e guarda dall’altra parte — disse. — Oh, anzi. — Intrise nell’alcool un quadrato di garza e me lo porse. — Renditi utile. Puliscile la faccia.

Mi misi all’opera e Marygay, senza aprire gli occhi, disse: — Che sollievo. Cosa fai?

— Il gentiluomo. E mi rendo utile…

— A tutto il personale: attenzione. A tutto il personale… Non c’erano altoparlanti nella camera a pressione, ma potevo sentire chiaramente quello del vano degli armadietti, oltre la porta. — Tutto il personale dal grado 6 in su, se non direttamente occupato in attività di emergenza medica o manutenzione, si presenti immediatamente in sala assemblee.

— Devo andare, Marygay.

Ella non disse niente. Non sapevo neppure se avesse sentito l’annuncio.

— Estelle. — Mi rivolsi direttamente a lei, e al diavolo il gentiluomo. — Ti dispiace…

— Sì. Ti farò sapere, non appena saremo in grado di dire qualcosa.

— Bene.

— Andrà tutto per il meglio. — Ma la sua espressione era cupa, preoccupata. — Adesso vai — disse sottovoce.

Quando arrivai nel corridoio, l’altoparlante stava ripetendo l’annuncio per la terza volta: Nell’aria c’era un odore nuovo, e non ci tenevo a sapere cosa fosse.

20

Mentre mi avviavo verso la sala raduno mi ricordai di come ero conciato, e mi infilai nella toeletta vicino alla sala sottufficiali. Il caporale Hamehameha si stava spazzolando frettolosamente i capelli.

— William! Cosa t’è successo?

— Niente. — Aprii un rubinetto e mi guardai nello specchio. Avevo tutta la faccia e la tunica incrostate di sangue secco. — È stata Marygay, il caporale Potter, la sua tuta… be’, evidentemente faceva una grinza, uhm…

— Morta?

— No, ma quasi, uhm, la portano in chirurgia… — Non adoperare l’acqua calda. Il sangue non andrebbe più via.

— Oh. Giusto. — Usai l’acqua calda per lavarmi la faccia e le mani, e ripulii la tunica con quella fredda. — La tua squadra era solo due vani più in là dopo quella di Al, no?

— Sì.

— Hai visto cos’è successo?

— No. Sì. Non quando è successo. — Per la prima volta notai che piangeva: grosse lacrime le rotolavano lungo le guance e le cadevano dal mento. La voce era calma, controllata. Si tirò rabbiosamente i capelli. — È un caos.

Mi avvicinai a lei e le posai la mano sulla spalla. — Non toccarmi! — scattò lei e mi spostò la mano con un colpo di spazzola. — Scusami. Andiamo.

Sulla porta mi sfiorò leggermente il braccio. — William… — Mi guardò con aria di sfida. — Sono contenta che non sia toccata a me. Capisci? È l’unico modo di vedere le cose.

Lo capivo, ma non sapevo se ci fosse davvero da essere contenti.

— Posso riassumere la situazione molto brevemente — disse il commodoro con voce tesa. — Se non altro perché ne sappiamo pochissimo.

"All’incirca dieci secondi dopo che avevamo distrutto il vascello nemico, due oggetti, molto piccoli, hanno colpito l’Anniversary nella parte centrale. In base alle deduzioni, poiché gli oggetti non erano stati avvistati e noi conosciamo i limiti dei nostri apparecchi di rilevamento, sappiamo che si muovevano a una velocità superiore ai nove decimi di quella della luce. Vale a dire, più esattamente, che il loro vettore di velocità perpendicolare all’asse dell’Anniversary era superiore a nove decimi della velocità della luce. Si sono infilati oltre ai campi repulsori."

Quando l’Anniversary si muove a velocità relativistiche, genera due potenti campi elettromagnetici: uno centrato a cinquemila chilometri dall’astronave, e l’altro a circa diecimila chilometri, entrambi allineati sulla direzione del moto del veicolo spaziale. I campi sono mantenuti in funzione da un effetto da autoreattore: raccogliere l’energia del gas interstellare mentre noi ci muoviamo.

Qualunque cosa che possa costituire un pericolo (vale a dire tutto ciò che è abbastanza grande perché lo si possa vedere con una buona lente d’ingrandimento), passa attraverso il primo campo e ne esce con una foltissima carica negativa sulla superficie. Quando entra nel secondo campo, viene allontanato dalla direttrice dell’astronave. Se l’oggetto è troppo grosso per poterlo rispedire via in questo modo, noi possiamo percepirlo a una distanza molto superiore, e manovrare per evitarlo.

— Ritengo sia superfluo farvi notare che si tratta di un’arma formidabile. Quando l’Anniversary è stata colpita, la nostra velocità rispetto al nemico era tale che coprivamo una distanza pari alla nostra lunghezza ad ogni decimillesimo di secondo. Inoltre, ci stavamo muovendo a balzi erratici, con un’accelerazione laterale in costante cambiamento, completamente randomizzata. Perciò gli oggetti che ci hanno colpiti dovevano essere guidati, non semplicemente mirati. E il sistema di guida era incorporato nell’arma, poiché non c’era più un solo taurano vivo, quando siamo stati colpiti. E tutto questo in un involucro non più grosso di un ciottolo.

"Voi siete quasi tutti troppo giovani per ricordare il termine trauma del futuro. Negli Anni Settanta, certuni pensavano che il progresso tecnologico era così rapido che la gente, la gente normale, non era in grado di tenergli testa; non aveva il tempo di abituarsi al presente prima che il futuro gli piombasse addosso. Un certo Toffler creò il termine trauma del futuro per descrivere la situazione. — Il commodoro sapeva assumere anche toni accademici. — Noi ci troviamo in una situazione fisica molto simile a questo concetto teorico. Il risultato è stato una catastrofe. Una tragedia. E come abbiamo detto durante la nostra ultima riunione, non c’è possibilità di rimediare. La relatività ci blocca nel passato dei nemici; la relatività li fa scendere dal nostro futuro. Possiamo solo augurarci che la prossima volta la situazione risulti invertita. E ciò che possiamo fare per contribuire a realizzarlo è ritornare a Stargate, e poi alla Terra, dove forse gli specialisti riusciranno a dedurre qualcosa, ed a ideare una specie di controarma, in base al tipo di danno che queste hanno causato.

"Ora, noi potremmo attaccare dallo spazio il pianeta portale dei taurani, e magari anche distruggere la base, senza usare voi della fanteria. Ma credo che sarebbe un grossissimo rischio. Potremmo… venire abbattuti da un’arma identica a quella che ci ha colpiti oggi, e allora non torneremmo mai a Stargate con informazioni che considero d’importanza vitale. Potremmo inviare una sonda automatica con un messaggio per specificare le nostre deduzioni circa questa nuova arma nemica… ma sarebbe insufficiente. E la FENU si ritroverebbe tecnologicamente molto arretrata.

"Abbiamo perciò stabilito una rotta che ci farà passare intorno a Yod-4, in modo da tenere la collapsar, per quanto è possibile, tra noi e la base taurana. Eviteremo il contatto con il nemico, e torneremo a Stargate il più presto possibile."

Incredibilmente, il commodoro si sedette e si passò le dita sulle tempie. — Tutti voi siete almeno comandanti di squadra o di sezione e quasi tutti avete ottimi precedenti in combattimento. E spero che almeno alcuni di voi firmeranno per la rafferma, allo scadere dei due anni. Coloro che lo faranno verranno probabilmente nominati tenenti, e avranno un primo, vero comando.