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"È a costoro che vorrei parlare per qualche minuto, e non come vostro… come uno dei vostri comandanti, ma semplicemente come ufficiale più alto in grado e consigliere.

"Non è possibile prendere decisioni di comando semplicemente valutando la situazione tattica e seguendo la linea d’azione che causerà maggiori danni al nemico con un minimo di morti e di danni per i nostri. La guerra moderna è diventata una cosa molto complessa, soprattutto durante l’ultimo secolo. Le guerre non si vincono semplicemente vincendo una serie di battaglie, ma grazie a una complessa interrelazione fra vittoria militare, pressioni economiche, manovre logistiche, accesso alle informazioni del nemico, posizioni politiche… dozzine, letteralmente dozzine di fattori."

Io ascoltavo, ma l’unica cosa che mi arrivava al cervello era che un terzo dei nostri amici erano stati uccisi meno di un’ora prima, e il commodoro se ne stava là seduto a tenerci una lezione di teoria militare.

— Quindi, qualche volta bisogna rinunciare a una battaglia vittoriosa per contribuire a vincere la guerra. Ed è precisamente quello che faremo.

"Non è stata una decisione facile. Anzi, è stata probabilmente la più difficile di tutta la mia carriera militare, perché, almeno in apparenza, può sembrare una vigliaccheria.

"Il computer logistico calcola che avremmo circa sessantadue probabilità di successo su cento, se tentassimo di distruggere la base nemica. Purtroppo, avremmo solo trenta probabilità di sopravvivenza su cento… poiché alcuni dei piani che porterebbero al successo comportano la necessità di andare a sbattere con l’Anniversary contro il pianeta portale alla velocità della luce.

"Mi auguro che nessuno di voi deva mai trovarsi costretto a fare una scelta del genere. Quando torneremo a Stargate, con ogni probabilità mi manderanno davanti alla corte marziale per viltà di fronte al nemico. Ma ritengo, in tutta sincerità, che le informazioni che si possono ottenere mediante un’analisi dei danni subiti dall’Anniversary siano più importanti della distruzione di una base taurana. — Il commodoro si drizzò sulla seggiola. — Più importanti della carriera di un soldato."

Dovetti reprimere l’impulso di ridere. Certamente, la "viltà" non aveva niente a che vedere con la sua decisione. Certamente, lui non era animato da un sentimento primitivo e antimilitare come la volontà di vivere.

La Squadra manutenzione era riuscita a rattoppare l’enorme squarcio nella fiancata dell’Anniversary e a ripressurizzare quella sezione. Impiegammo il resto della giornata a ripulire, naturalmente senza toccare le preziose prove per le quali il commodoro era disposto a sacrificare la carriera.

Il peggio fu scaraventare nello spazio i cadaveri. Non fu troppo orribile, comunque, se non quando si trattava di maneggiare quelli cui era scoppiata la tuta.

Il giorno dopo, appena smontai, andai nella cabina di Estelle.

— È inutile che tu vada a vederla, adesso. — Estelle sorseggiava il suo drink: una mistura di alcool etilico, di acido citrico e d’acqua, con una goccia di un estere che aveva approssimativamente l’aroma della scorza d’arancio.

— È fuori pericolo?

— No, per un paio di settimane. Lascia che ti spieghi. — Depose il bicchiere e appoggiò il mento sulle dita intrecciate. — In circostanze normali, la ferita sarebbe stata ordinaria amministrazione. Dopo averle sostituito il sangue perduto, avremmo semplicemente cosparso di qualche polverina magica la cavità addominale e l’avremmo richiusa. In un paio di giorni sarebbe stata di nuovo in piedi.

"Ma così ci sono delle complicazioni. Nessuno è mai stato ferito, prima d’ora, dentro a una tuta a pressione. Finora non è saltato fuori niente d’insolito. Ma per qualche giorno dobbiamo sorvegliare attentamente le sue viscere.

"E poi, eravamo molto preoccupati per la peritonite. Sai che cos’è la peritonite?"

— Sì. — Be’, vagamente.

— Perché una parte dell’intestino si è lacerata sotto la pressione. Non abbiamo potuto optare per la profilassi normale perché una quantità di… uhm, contaminazione ha urtato il peritoneo sotto pressione. Per stare sul sicuro, abbiamo dovuto sterilizzare tutto quanto, la cavità addominale e l’intero apparato digerente dal duodeno in giù. Poi, naturalmente, abbiamo dovuto sostituire tutta la flora intestinale normale, che era morta, con una coltura. Anche questa è una procedura abituale, ma di solito non vi si fa ricorso, a meno che la lesione sia molto grave.

— Capisco. — Provavo un po’ di nausea. I dottori non si rendono conto che in generale noi preferiamo non pensare a noi stessi come a dei sacchi animati di pelle, pieni di cose oscene.

— E questa è già di per sé una buona ragione per non andarla a vedere per un paio di giorni. Il ricambio della flora intestinale ha un effetto molto violento sull’apparato digerente… non è pericoloso, dato che è tenuta costantemente sotto osservazione. Ma è stancante e… be’, imbarazzante.

"Con tutto questo, lei sarebbe completamente fuori pericolo, se la situazione clinica fosse normale. Ma stiamo decelerando a una gravità e mezzo, e i suoi organi interni sono stati sbatacchiati qua e là anche troppo. Tanto vale dirtelo: se superiamo le due gravità, lei morirà."

— Ma… ma dovremo superare le due gravità, nella fase finale di avvicinamento! Cosa…

— Lo so, lo so. Ma solo fra un paio di settimane. C’è da sperare che per allora sia sistemata.

"William, fattene una ragione. È già un miracolo che sia sopravvissuta fino all’intervento chirurgico. È molto probabile che non ce la faccia ad arrivare viva sulla Terra. È doloroso: per te è qualcosa di speciale, capisco. Ma ci sono stati già tanti morti… dovresti abituarti all’idea, a rendertene conto."

Buttai giù una lunga sorsata del mio drink, identico al suo, a parte l’acido citrico. — La metti giù dura.

— Forse… no. Sono solo realista. Ho l’impressione che ci aspettino altre morti e altri dolori.

— Non per me. Non appena rimettiamo piede a Stargate, io ritorno borghese.

— Non esserne troppo sicuro. — La solita, vecchia discussione. I buffoni che ci hanno arruolati per due anni sono capacissimi di arruolarci per quattro o…

— O per sei o per venti o per tutta la guerra. Ma non lo faranno. Provocherebbero un ammutinamento.

— Non lo so. Se possono condizionarci a uccidere a un dato segnale, possono condizionarci a fare qualunque cosa. Anche a firmare la rafferma.

Era agghiacciante.

Più tardi cercammo di far l’amore, ma tutti e due avevamo troppe cose cui pensare.

Andai a vedere Marygay per la prima volta circa una settimana dopo. Era sciupata, dimagrita, e sembrava molto confusa. Doc Wilson mi assicurò che era solo per via dei medicinali: non avevano trovato traccia di lesioni cerebrali.

Ella era ancora a letto, e veniva nutrita per fleboclisi. Io cominciavo a guardare nervosamente il calendario. Sembrava che ogni giorno segnasse qualche miglioramento, ma se fossimo arrivati alla collapsar mentre era ancora a letto, non avrebbe avuto una sola possibilità di cavarsela. Non riuscivo a strappare qualche parola incoraggiante a Doc Wilson o a Estelle: dicevano che dipendeva tutto dalla capacità di recupero di Marygay.

Il giorno prima della spinta, la trasferirono dal suo letto alla cuccetta antiaccelerazione di Estelle, nell’infermeria. Era lucida e ormai si nutriva per via orale, ma non ce la faceva ancora a muoversi da sola, a una gravità e mezzo.

Andai a trovarla. — Hai saputo del cambiamento di rotta? Dobbiamo passare da Aleph-9 per tornare a Tet-38. Altri quattro mesi in questo maledetto guscio. Ma altri sei anni di paga da zona di combattimento quando torneremo sulla Terra.