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— E voi, avete già fatto le vostre registrazioni?

— Oh, siamo troppo giovani, ci limitiamo ad annotare solo i casi clamorosi.

— Noi ci saremo?

— Potete esserne certi. — Ridono gioiosamente, poi, tornate serie: — Veramente non lo dirai? — domanda Judy Paris. — Noi dobbiamo dire a Lady Blue che cosa abbiamo fatto. Uff! Ma veramente non lo dirai ai tuoi amici?

Non glielo aveva detto, pensa adesso, tornando in sé. Connie accanto a lui beve sidro da una «sfera». Si accorge di avere anche lui una bevanda in mano. Ma non ha parlato.

— Le Judy parleranno. — Connie scuote la testa, sorridendo. Lorimer capisce che deve aver farfugliato i suoi ricordi, in qualche modo.

— Non importa — dice. — Avrei capito comunque. C’erano troppi indizi. Le Woolagong inventano, le Myda mettono in guardia, le Jan sono i cervelli, le Billy Dee lavorano duro. Ho trovato sei differenti storie di stazioni idroelettriche che erano state costruite, migliorate, o organizzate da una certa Lala Singh. E questo è il vostro modo di vita. Sono più interessato a questo genere di cose che non ad essere un rispettabile fisico — dice sbirciandola. — Siete tutti cloni, non è vero? Ognuna di voi. Cosa fanno le Connie?

— Hai capito perfettamente. — Lo guarda come una madre guarda il figlio che abbia fatto qualcosa di inopportuno ma intelligente.

— Pfui! E va bene. Le Connie coltivano come matte. Facciamo crescere le cose. La maggior parte dei nostri nomi sono nomi di piante. A proposito, io sono Veronica. E naturalmente gli asili, questa è la nostra debolezza. La mania dei più deboli. Tendiamo a concentrare la nostra attenzione su ogni cosa che sia piccola e debole. — Il suo caldo sguardo si concentra su Lorimer, che involontariamente si ritrae. — Noi ci equilibriamo — ride di cuore. — Noi siamo tutte uguali. Ci sono state Connie ingegneri e abbiamo due sorelline a cui piace la metallurgia. È affascinante quel che può fare il genotipo, se ci si prova. La Constantia Morelos originale era una chimica, pesava novanta libbre e non aveva mai visto una fattoria. — Connie si guarda le braccia muscolose. — Fu uccisa da un gruppo di folli. Combatté con le mani nude. È così difficile da capire… Io avevo una sorella, Timothy, che faceva la dinamite e scavò due canali senza neanche essere un minuscolo Andy.

— Un Andy? — domandò lui.

— Oh, cielo!

— Ho capito anche questo. I primi risultati androgeni. — Lei annuisce, con esitazione. — Si, abbiamo bisogno di potenza muscolare per alcuni lavori. Le Kay sono comunque piuttosto forti. Caspita! — Improvvisamente si distende, contorcendosi. — È stata dura, credimi. Non potevamo neppure cantare…

— Perché no?

— Myda era sicura che avremmo fatto qualche errore, avremmo dovuto cambiare tutte le parole. Noi cantiamo molto. — Canticchia una o due strofe.

— Che tipo di canzoni cantate?

— Oh, ogni tipo. Di avventure, lavoro, maternità, vagabondaggi, stati d’animo, preoccupazioni, giochi, tutto.

— E le canzoni d’amore? — azzarda lui. — Ne avete ancora, vero?

— Naturalmente. Come può la gente non amare? — Ma lo osserva dubbiosa: — Le storie d’amore del vostro tempo che io ho sentito sono così, come dire, così fatali. Tetre e passionali. Non sembra amore… Sì, abbiamo delle canzoni d’amore famose, e qualcuna di loro è anche triste. Come quella di «Tamil e Alcmene O»; erano due predestinate a stare insieme. Anche le Connie sono un po’ predestinate. — Gli sorride timidamente. — Ci piace stare con le Ingrid Anders. Anche se è un’esperienza unilaterale. Spero che ci sarà un’Ingrid nel mio prossimo ciclo. È così eccitante, è come un piccolo diamante. — Gli argomenti che lo interessano gli esplodono dentro in una miriade di domande. Ma Lorimer vuole prima chiarire alcuni punti oscuri. — Undicimila genotipi e due milioni di persone, vuol dire una proporzione di duecento a uno, in vostro favore. — Lei annuisce. — Suppongo che siate suddivise in una quantità di tipi.

— Sì, esistono tipo meno vitali. Ma non ne abbiamo perso nessuno fino a questo momento. Si tenta di conservare tutti i geni possibili. Abbiamo individui di tutte le razze principali e un sacco di leggere varianti. Come me: io sono una specie di miscela dei Mari del Sud. Naturalmente non sapremo mai cosa è andato perduto, ma undicimila unità non è poco. Cerchiamo di conoscerci tutte, è uno dei nostri hobby. — Un brivido penetra la sua atarassia. Undicimila… Questa è la vera popolazione della Terra. Immagina duecento donne piccole dalla carnagione olivastra, che hanno nomi di piante, che si eccitano per duecento piccole e luminose Ingrid. Duecento Judy chiacchierone, duecento Lady Blue piene di autocontrollo, duecento Margo, Myda e il resto. Rabbrividisce. Le eredi, le allegre becchine della razza umana. — Così termina l’evoluzione — dice tetramente. — Niente affatto, perché? È solo rallentata. Facciamo ogni cosa più lentamente di voi. Ci piace sperimentare le cose appieno. Abbiamo tempo. — Si stiracchia ancora, sorridendo. — C’è tutto il tempo che vogliamo.

— Ma non avete nuovi genotipi. È la fine.

— Ora ce ne sono. Durante lo scorso secolo si è studiato il modo di combinare i nuclei aploidi. Possiamo ottenere una cellula d’uovo strisciata che funziona come polline — dice orgogliosamente. — Intendo dire sperma. È un po’ complicato, alcune non vengono troppo bene, ma stiamo cercando di operare sui cromosomi X, e ne abbiamo più di cento nuovi tipi. Naturalmente è dura per le nuove nate: non hanno sorelle. Le donatrici cercano di aiutarle. — Oltre un centinaio, lui pensa. Bene. Forse… Ma la faccenda dei cromosomi X… che significa? Deve riferirsi all’epidemia. Eppure lui pensava che essa avesse colpito principalmente gli uomini… La sua mente si accinge tranquillamente a risolvere il nuovo problema, ignorando un suono che, da qualche parte, cerca di penetrare la sua calma. — Era un gene o i geni nel cromosoma X che furono colpiti — ragiona ad alta voce, — non l’Y. E il tratto letale doveva essere regressivo, vero? Così non ci dovrebbe essere stata nessuna nascita per un certo tempo, fino a quando alcuni uomini fossero stati recuperati o isolati abbastanza a lungo da produrre i gameti sani portanti l’X. Ma le donne portano per tutta la vita la loro scorta di ovuli. Non avrebbero più potuto generare. Quando esse si unirono con gli uomini recuperati, poterono essere prodotte solo femmine, dato che le donne hanno due X e il gene anormale della madre sarebbe stato compensato da un normale X del padre. Però il maschio è XY, e riceve solo l’X difettoso della madre. Quindi il difetto mortale si sarebbe invariabilmente manifestato. Il feto maschio non sarebbe sopravvissuto, ed ecco un pianeta di tutte donne e di uomini morenti. Gli ultimi uomini fecondi sono già scomparsi.

— Hai proprio capito — gli dice lei con ammirazione. Il suono sta diventando incalzante. Egli rifiuta di ascoltarlo. Ci sono in ballo cose importanti. — Così noi saremmo perfettamente a posto, sulla Terra. Nessun problema. In teoria potremmo sposarci di nuovo e avere famiglia, figlie, comunque.

— Sì — ripete lei, — in teoria. — Il suono improvvisamente fa breccia nelle sue difese. Si trasforma nella voce squillante di Bud Geirr che canta. Si capisce che è completamente ubriaco, adesso. Sembra che il suono arrivi dal giardino principale, a vasche. Quello dove coltivano la verdura, non quello sanitario. Lorimer sente rinascere la paura. Dave dovrebbe tenerlo d’occhio, ma Dave sembra essersi dileguato. Ricorda di averlo visto dirigersi verso la sala di controllo con Lady Blue.