— Ricevuto, glielo passo — risponde Dave. — Ma riguardo al primo punto, signora, voglio informarla che al tempo del nostro decollo, l’incidenza delle violenze carnali nella squadra spaziale degli Stati Uniti era zero su zero. Io garantisco la condotta del mio equipaggio, purché voi controlliate il vostro. Ecco il dottor Lorimer. — Ma Lorimer naturalmente non può dir loro niente di utile. Discutono sui pericoli della polio, che è stata fortunatamente sconfitta, e delle varie malattie che sembrano essere ancora in giro: dal canto loro, non dovrebbe esservi pericolo di contagio.
— Luna, ci proveremo — dichiara Judy. — Non possiamo rinchiuderci in noi stesse. Ora dateci la traiettoria prima che si allontanino ulteriormente. — Da quel momento in poi non c’è riposo sul Sunbird. Si comincia a studiare, a correggere i calcoli per elaborare una possibile traiettoria di incontro. La capacità di accelerazione del Gloria è veramente scarsa, ma riuscirà a sostenere l’operazione. Il Sunbird dovrà coprire la maggior parte del percorso verso il punto d’incontro, tenuto conto della velocità del Gloria. La tensione si rompe una volta durante il lungo intervallo. Quando Luna chiama Gloria per avvertire Connie di assicurarsi che i membri femminili dell’equipaggio indossino vestiti adeguati per tutto il tempo che gli uomini saranno a bordo. — Non indumenti spessi, sono troppo pesanti. — È la donna più anziana, Myda. Bud ghigna. — Usate i pigiami. E quando gli uomini sono a disagio, il vostro Andy è l’unico che li può aiutare, voi altre state alla larga. Anche per tutte le funzioni corporali, e per dormire, Connie, non dovete comportarvi come di consueto. È molto importante. Esistevano innumerevoli complicati tabù. Sto preparando una lista d’istruzioni da trasmettervi. È in funzione il vostro ricevitore?
— Sì. L’abbiamo usato per le notizie sulla teoria francese del buco nero.
— Bene. Di’ a Judy di tenersi pronta. Adesso ascolta, Connie, ascolta con attenzione. Di’ ad Andy che deve leggerla tutta. Ripeto, deve leggere tutto. Ogni parola. Hai capito?
— Bene — risponde Connie. — Capisco, Myda. Lo farà.
— Siamo fuori dal gioco, ragazzi — si lamenta Bud. — La vecchia mamma Myda ci ha fregati. — Persino Dave ride, ma poi quando il fischio modulato del nastro scorre nel ricevitore si acciglia nuovamente. — Devono trasmettere cose interessanti.
Gli ultimi dettagli sono messi a punto. Il programma revisionato fila e Luna lo conferma. — Ci hanno reso la pariglia — riferisce Lorimer. — È dura, ma abbiamo almeno due possibilità, purché i propulsori principali siano pienamente funzionanti.
— Controlleremo. — È estenuante. Trovano una deformazione nel deflettore situato sul portello dei motori e passano quattro ore stressanti tentando di ripararlo. È solo la terza escursione di Lorimer nello spazio aperto, ma è subito troppo stanco per curarsene.
— Possiamo fare meglio — ansima Dave alla fine. — Dovremo controllare le reazioni emotive.
— Certo, Dave — dice Bud. — Ehi, io cambio questi pannelli radio, non scordatevi di me.
Controllare le reazioni… Lorimer ritorna in sé, avvolto dalla grande e rumorosa cabina del Gloria, guardando il profondo viso di Connie. Devono essere trascorse delle ore. Per quanto tempo ho sognato? — Circa due minuti — sorride Connie.
— Stavo ricordando la prima volta che vi ho visto.
— Oh, sì, ma non lo scorderemo mai. — Neanche lui… gli si affaccia di nuovo alla mente. Le interminabili ore dopo la prima accelerazione del Sunbird, con tutti loro che ingoiano pillole contro la nausea. Judy, che controlla la manovra d’avvicinamento, esclama senza fiato: — Oh, benissimo. Quattrocentomila… oh, magnifico, Sunbird, siete a circa tre, siete quasi sicuramente a cento… — Dave ce l’ha fatta, il grand’uomo. Le cognizioni di Lorimer non servono a niente durante l’accelerazione, non fino a quando saranno abbastanza stabili per l’accensione finale e vedranno lo strano blip sul radar apparire e scomparire lungo la scia, fortunatamente convergente, con il punto di intersezione stabilito. — Sta andando bene. — L’accensione finale trasforma l’impatto in una nauseante caduta. Il campo di stelle che sfila attraverso l’oblò. Le pillole non sono più sufficienti. Il carburante che alimenta i propulsori è agli sgoccioli. Vomitano tutti prima di riuscire a pompare a mano l’ultima dose di carburante per rallentare la caduta.
— Ci siamo, Gloria. Venite a prenderci. Accendi, Bud, indossate le tute.
Combattendo la nausea, inizia la laboriosa routine nella cabina sporca. Improvvisamente risuona la voce di Judy. — Vi vediamo, Sunbird! Vediamo la vostra luce. Voi riuscite a vederci?
— Non ancora — risponde Dave. Ma Bud, mezzo vestito, indica l’oblò. — Gente, guardate là. — Lorimer guarda fisso. Gli sembra di vedere una debole luce tra il luccichio delle stelle, poi è costretto a vomitare. — Padre ti ringraziamo! — mormora Dave quietamente. — Bene, muoviamoci Doc, facciamo fagotto. — Lo sforzo di lanciare se stessi, l’unità di propulsione e un paio di reti cariche fuori della navicella rollante, leva di mente ogni altro pensiero. Mentre volano uniti, stabilizzati dal propulsore manuale di Dave, Lorimer si guarda intorno. Il sole spunta alla loro sinistra. Pochi metri sotto di loro il Sunbird, ormai deserto, precipita. Sembra assurdamente piccolo. Sopra, infinitamente lontano, c’è un punto troppo confuso e giallo per essere una stella. Avanza lentamente. È il Gloria sulla loro tangente di avvicinamento. — Potete avviarvi, Sunbird? — dice Judy nei loro caschi. — Non vogliamo rallentare ancora a causa del nostro scarico. Facciamo cinquanta kays all’ora. Stiamo mettendoci in linea.
— Ricevuto. Dammi il tuo propulsore, Doc.
— Addio, Sunbird — dice Bud. Lorimer trova rassicurante, in maniera infantile, l’essere rimorchiato attraverso gli abissi, legato ai due grossi uomini. Ha una cieca fiducia in Dave. Non prende nemmeno in considerazione l’idea che loro potrebbero sbagliare nel volare e smarrirsi. Prova disprezzo Dave?, si chiede Lorimer. Quello spesso silenzio è in parte disprezzo per coloro che sono capaci di manipolare solo simboli, e non hanno dimestichezza con l’azione? Si concentra, cercando di controllare il suo stomaco.
È un lungo, scuro viaggio. Il Sunbird si riduce a una luce scintillante. Accelera lentamente la corsa a spirale che lo farà finire nel Sole, con i loro preziosi ricordi, vecchi di trecento anni. Compreso il pacchetto di lettere e foto che Lorimer ha messo per due volte e per due volte ha tolto dalla tasca della giubba. Di tanto in tanto lancia uno sguardo al Gloria che aumenta fino a trasformarsi, da una macchia, in un groviglio di luci crescenti. — Ehi, è grossa! Nessuna meraviglia che non possano accelerare. Quell’affare è una gigantesca roulette volante. Io non ce la farei a guidarla.
— È una nave spaziale. Hai preso le reti a tenuta, Doc? — La voce di Judy riempie improvvisamente i loro caschi. — Vedo le vostre luci! Riuscite a vedermi? Siete in grado di frenare?
— Affermativo per entrambe, Gloria — risponde Dave. Lorimer si è girato lentamente indietro e vede, la vedrà sempre, la nave aliena nel cielo. Sul suo lato buio le piccole luci che sono donne fra le stelle che li aspettano. Tre… no, quattro. Una, vestita di luce, sta uscendo, si muove. Se ha un cavo deve essere lungo un chilometro.
— Salve, sono Judy Dakar. — La voce è vicina: — Mamma, siete grossi! State bene? Come va con l’aria?
— Tutto a posto. — In realtà la loro aria è viziata e umida, troppa adrenalina. Dave ricorre di nuovo ai propulsori. La figura di lei si ingrandisce, diventa chiara. Una freccia d’argento su un cavo trainante. Il suo vestito è ordinato e flessibile. È uno specchio di luce. Il suo carico è molto piccolo. Meraviglie del futuro, pensa Lorimer, capitolo primo. — Ce l’avete fatta! Ce l’avete fatta! Ecco, agganciatevi. Frenate!