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Gladstone si mise a camminare e io l’accompagnai, muovendomi in fretta per tenermi al passo con le sue lunghe gambe. «Brawne, non sarebbe nell’interesse dell’Egemonia divulgare una notizia del genere. Le nostre migliori fonti umane non hanno la minima idea del motivo per cui il Nucleo ha fatto una cosa del genere. E non hanno avanzato ipotesi. Per il momento, la linea di condotta migliore è l’attesa. Che informazioni hai, su Hyperion?»

Non sapevo se fidarmi di Meina Gladstone, vecchi tempi o meno. Ma se volevo informazioni, dovevo prima dame qualcuna. «Hanno fabbricato la ricostruzione analogica di un poeta della Vecchia Terra» dissi. «Pare che abbiano l’ossessione di tenerlo all’oscuro di tutto quello che riguarda Hyperion.»

Gladstone strappò un filo d’erba e si mise a mordicchiarlo. «Il cìbrido John Keats» disse.

«Sì.» Questa volta badai bene a restare impassibile. «So che papà si è impegnato molto, per far avere a Hyperion lo stato di protettorato. Se il Nucleo ha particolari interessi in quel pianeta, forse le IA sono state costrette a fare qualcosa… a manipolare…»

«Il suo suicidio?»

«Già.»

Il vento increspava in onde l’erba gialla. Una creaturina zampettò al riparo fra gli steli ai nostri piedi. «Una possibilità del genere esiste sempre, Brawne. Ma non c’era la minima prova. Dimmi cosa intende fare, questo cìbrido.»

«Prima vorrei sapere perché il Nucleo s’interessa tanto a Hyperion.»

L’anziana donna allargò le mani. «Se lo sapessimo, Brawne, la notte dormirei meglio. Da quanto ci risulta, sono secoli che il TecnoNucleo ha l’ossessione di Hyperion. Quando il PFE Yevshensky concesse a re Billy di Asquith il permesso di colonizzare di nuovo il pianeta, rischiò la secessione delle IA dalla Rete. Di recente, anche l’impianto del nostro trasmettitore astrotel su Hyperion ha causato una crisi simile.»

«Ma le IA non si sono staccate dalla Rete.»

«No, Brawne. Sembra che, per non si sa quale motivo, abbiano bisogno di noi almeno quanto noi di loro.»

«Ma se sono così interessate a Hyperion, perché non permettono al pianeta di entrare nella Rete, in modo che sia accessibile anche a loro?»

Gladstone si passò una mano tra i capelli. In alto, le nuvole color bronzo si sfilacciarono in quella che era certo una fantastica corrente d’aria. «Sono inflessibili, sulla decisione di non ammettere Hyperion nella Rete» rispose la donna. «Un paradosso interessante. Dimmi quali sono le intenzioni del cìbrido.»

«Prima vorrei sapere perché il Nucleo è ossessionato da Hyperion.»

«Non lo sappiamo con certezza.»

«L’ipotesi più attendibile, allora.»

Il PFE Gladstone si tolse di bocca lo stelo d’erba e lo fissò. «Pensiamo che il Nucleo si sia imbarcato in un progetto davvero incredibile che permetterebbe di predire… qualsiasi cosa. Di manipolare, come un quanto dati, qualsiasi variabile di spazio, di tempo e di storia.»

«Il loro Progetto Intelligenza Definitiva» dissi. Sapevo che era un’imprudenza, ma me ne fregavo.

Stavolta il PFE Gladstone si mostrò stupita. «Come fai a esserne al corrente?»

«Cosa c’entra con Hyperion, il progetto?»

Gladstone sospirò. «Non lo sappiamo con certezza, Brawne. Ma sappiamo che su Hyperion c’è un’anomalia che non sono stati in grado di includere nelle loro analisi di previsione. Hai sentito parlare delle cosiddette Tombe del Tempo che la Chiesa Shrike considera sacre?»

«Certo. Da un po’ di tempo in qua sono vietate ai turisti.»

«Infatti. In seguito a un incidente capitato a un ricercatore alcuni decenni fa, i nostri scienziati hanno confermato che i campi anti-entropici intorno alle Tombe non sono una semplice protezione contro gli effetti erosivi del tempo, come generalmente si riteneva.»

«E cosa sono?»

«I resti di un campo… o di una forza… che ha realmente spinto le Tombe e il loro contenuto a ritroso nel tempo, a partire da chissà quale remoto futuro.»

«Il loro contenuto?» riuscii a dire. «Ma le Tombe sono vuote. Fin da quando le hanno scoperte.»

«Vuote adesso» disse Meina Gladstone. «Ma c’è la prova che erano piene… che saranno piene… quando si apriranno. Nel prossimo futuro.»

La fissai. «Quanto, prossimo?»

Gli occhi scuri rimasero amichevoli, ma il gesto della testa fu definitivo. «Ti ho già detto molto, Brawne. Hai la proibizione di ripeterlo. Ci garantiremo il tuo silenzio, se occorre.»

Nascosi la confusione spelando uno stelo d’erba per masticarlo. «D’accordo» dissi poi. «Cosa uscirà dalle Tombe? Alieni? Bombe? Una sorta di capsula temporale a rovescio?»

Gladstone sorrise a denti stretti. «Se lo sapessimo, Brawne, saremmo più avanti del Nucleo. Ma non lo siamo.» Il sorriso svanì. «Una teoria ipotizza che le Tombe abbiano a che fare con una guerra futura. Un regolamento di conti futuri. Mediante la ristrutturazione del passato, forse.»

«Una guerra fra chi, per l’amor di Dio?»

Lei allargò di nuovo le mani. «Dobbiamo tornare, Brawne. Ora, per favore, ti spiace dirmi quali sono le intenzioni del cìbrido Keats?»

Abbassai lo sguardo, poi tornai a guardarla negli occhi. Non potevo fidarmi di nessuno, ma il Nucleo e la Chiesa Shrike conoscevano già i piani di Johnny. Se era una partita a tre, forse era meglio che ogni giocatore fosse informato che nel gruppo c’era un buono. «Ha intenzione di trasferire tutta la sua consapevolezza nel cìbrido» dissi, piuttosto goffamente. «Di diventare umano, signora Gladstone, e poi di andare su Hyperion. Io andrò con lui.»

Il Primo Funzionario Esecutivo del Senato e della Totalità, presidente di un governo esteso su quasi duecento mondi e su miliardi di individui, mi fissò a lungo in silenzio. Poi disse: «Allora intende imbarcarsi sulla nave templare per il pellegrinaggio».

«Sì.»

«No» disse Meina Gladstone.

«Cosa significa?»

«Significa che la Sequoia Sempervirens non avrà il permesso di lasciare lo spazio dell’Egemonia. Non ci sarà nessun pellegrinaggio, a meno che il Senato non stabilisca che è nel nostro interesse.» La sua voce era dura come l’acciaio.

«Johnny e io andremo con una spin-nave» dissi. «Il pellegrinaggio è comunque un gioco di perdenti.»

«No» disse lei. «Per qualche tempo non ci saranno più spin-navi civili per Hyperion.»

La parola “civili” mi colpì. «Guerra?»

Gladstone strinse le labbra e annuì. «Prima che gran parte delle spin-navi raggiunga quel settore.»

«Guerra con… gli Ouster?»

«Inizialmente. Vedila come un mezzo per forzare una soluzione fra il TecnoNucleo e noi, Brawne. O incorporiamo nella Rete il sistema di Hyperion perché sia protetto dalla FORCE, oppure cadrà preda di una razza che nutre disprezzo e diffidenza per il Nucleo e le IA.»

Non dissi che secondo Johnny il Nucleo era in contatto con gli Ouster. «Un modo per forzare una soluzione. Magnifico. Ma chi ha spinto gli Ouster ad attaccare?»

Gladstone mi guardò. Se in quel momento il suo viso era lincolniano, allora il Lincoln della Vecchia Terra era un gran figlio di puttana con le palle quadrate. «È ora di tornare, Brawne. Ti rendi conto di quanto sia importante che non trapeli niente della nostra conversazione ?»

«Mi rendo conto che non ne saprei niente se non ci fossero motivi ben precisi» replicai. «Non so a chi deve arrivare il messaggio, ma capisco d’essere un messaggero, non un confidente.»

«Non sottovalutare il nostro proposito di mantenere il segreto su tutto, Brawne.»

Mi misi a ridere. «Signora, non sottovaluterei il suo proposito in nessuna cosa.»

Gladstone mi invitò a varcare per prima il teleporter.

«So un modo per scoprire che cosa combina il Nucleo» disse Johnny, mentre su un jet a nolo volavamo su Mare Infinitum. «Ma sarebbe pericoloso.»