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«Estinzione» dissi. Dopo un attimo gli chiesi: «Possono farlo?»

«Per quanto riguarda gli esseri umani della Rete, sì» rispose Johnny. «Le intelligenze del Nucleo non solo creano le infrastrutture per la società dell’Egemonia, ma sono indispensabili per ogni cosa, dall’impiego della FORCE ai meccanismi di sicurezza negli arsenali di bombe nucleari e al plasma.»

«Ne eri al corrente, quando facevi parte del Nucleo?»

«No» disse Johnny. «Come progetto di recupero di uno pseudopoeta cìbrido, ero uno scherzo di natura, un giocattolo, una cosa insignificante a cui era concesso di andare a zonzo nella Rete come un cagnolino viene portato ogni giorno fuori di casa. Non avevo idea che esistessero tre campi d’influenza IA.»

«Tre campi» dissi. «Qual è il terzo? E a quale punto Hyperion entra in gioco?»

«A metà strada fra gli Stabili e i Volatili ci sono i Finali. Negli ultimi cinque secoli ì Finali sono stati ossessionati dal Progetto ID. L’esistenza o l’estinzione della razza umana interessa loro soltanto dal punto di vista del Progetto. A tutt’oggi sono stati una forza moderata, alleata agli Stabili, perché secondo loro i progetti di ricostruzione e di recupero, come l’esperimento della Vecchia Terra, sono necessari per culminare nell’ID.

«Di recente, tuttavia, la questione Hyperion ha spinto i Finali ad avvicinarsi al punto di vista dei Volatili. Da quando, quattro secoli fa, Hyperion è stato esplorato, il Nucleo è preoccupato e perplesso. Si è capito subito che le cosiddette Tombe sono manufatti lanciati indietro nel tempo, da un’epoca almeno diecimila anni nel futuro della galassia. Tuttavia è ancora più preoccupante il fatto che le formule di previsione del Nucleo non sono mai state in grado di scomporre in fattori la variabile Hyperion.

«Brawne, per capire questo fatto, devi renderti conto di quanto il Nucleo si affidi alle previsioni. Già ora, senza l’input dell’ID, il Nucleo conosce i particolari del futuro fisico, umano e IA, con un margine del 98,995 per cento, per un periodo di almeno due secoli. La Commissione di Consulenza IA per la Totalità, con le sue predizioni vaghe, delfiche… considerate tanto indispensabili dagli esseri umani… è una burla. Il Nucleo lascia cadere briciole d’informazioni all’Egemonia, quando fa comodo agli scopi del Nucleo… a volte per aiutare i Volatili, a volte gli Stabili, ma sempre per compiacere i Finali.

«Hyperion è uno strappo nel tessuto profetico dell’esistenza del Nucleo. È il penultimo ossimoro… una variabile che non si può scomporre in fattori. Per quanto sembri impossibile, Hyperion risulta esente dalle leggi della fisica, della storia, della psicologia umana, nonché dalla predizione IA come la pratica il Nucleo.

«Ne risultano due futuri… due realtà, se vuoi: in una, il flagello Shrike, che fra breve si scatenerà nella Rete e tra l’umanità interstellare, è un’arma proveniente da un futuro dominato dal Nucleo, un primo colpo retroattivo dei Volatili che domineranno la galassia fra qualche millennio. L’altra realtà vede l’invasione Shrike, la prossima guerra interstellare e gli altri prodotti dell’apertura delle Tombe, come un primo colpo umano vibrato attraverso il tempo, un incerto sforzo finale degli Ouster, degli ex coloniali e di altri piccoli gruppi di esseri umani sfuggiti al programma di estinzione dei Volatili.»

L’acqua gocciolava sulle piastrelle. Chissà dove, nei tunnel vicini, la sirena d’avvertimento di un cauterizzatore mecc echeggiò contro ceramica e pietra. Mi appoggiai alla parete e fissai Johnny.

«Guerra interstellare» dissi. «Tutt’e due i programmi richiedono una guerra interstellare?»

«Sì. Da questo non si scappa.»

«Le previsioni dei due gruppi del Nucleo non potrebbero essere errate?»

«No. Ciò che accade su Hyperion è problematico; ma la disgregazione, nella Rete e altrove, è chiarissima. I Finali sfruttano questa conoscenza come argomento principale per affrettare il prossimo passo dell’evoluzione del Nucleo.»

«E i dati rubati da BB che cosa dicono di noi, Johnny?»

Johnny sorrise, mi toccò la mano, ma non la tenne stretta. «Dicono che in qualche modo faccio parte del mistero di Hyperion. La creazione di un cìbrido di Keats è stato un terribile azzardo. Solo la mia apparente mancanza di successo come analogo di Keats ha permesso agli Stabili di conservarmi. Quando ho preso la decisione di andare su Hyperion, i Volatili mi hanno ucciso, con la chiara intenzione di annullare la mia esistenza IA se il mio cìbrido avesse preso di nuovo la stessa decisione.»

«E tu l’hai fatto. Cos’è successo?»

«Hanno fallito. Nell’illimitata arroganza del Nucleo, non hanno preso in considerazione due cose. Primo, che potessi trasferire nel cìbrido la mia consapevolezza e cambiare così la natura dell’analogo Keats. Secondo, che sarei venuto da te.»

«Da me!»

Mi prese la mano. «Sì, Brawne. Sembra che anche tu faccia parte del mistero di Hyperion.»

Scossi la testa. Notai un intorpidimento nel cuoio capelluto, sopra e dietro l’orecchio sinistro. Mi toccai, aspettandomi una ferita causata dalla lotta nel piano dati, invece sotto le dita trovai la plastica di una presa di shunt neurale.

Strappai bruscamente l’altra mano dalla stretta di Johnny e lo fissai inorridita. Mi aveva fatto applicare i cavi, mentre ero in stato d’incoscienza.

Johnny allargò le mani. «Ho dovuto, Brawne. Può essere necessario per la sopravvivenza di entrambi.»

Strinsi il pugno. «Merdoso figlio di puttana! Perché dovrei avere bisogno di interfacciarmi direttamente, bastardo contaballe?»

«Non con il Nucleo» disse piano Johnny. «Con me.»

«Con te?» Il braccio e il pugno mi tremavano per la voglia di fracassare quella faccia clonata. «Con te!» ripetei, in tono di scherno. «Tu sei umano, ora, ricordi?»

«Sì. Ma conservo alcune funzioni di cìbrido. Ricordi che qualche giorno fa ti ho presa per mano e mi sono trasferito con te nel piano dati?»

Lo fissai. «Non ci torno mai più.»

«No. E io neppure. Ma forse avrò bisogno di trasmetterti in brevissimo tempo un’incredibile quantità di dati. Ieri notte ti ho portata da un chirurgo illegale, qui a Sedimento. Quella donna ti ha impiantato un disco Schrön.»

«Perché?» L’iterazione Schrön era un disco minuscolo, non più grande di un’unghia, e molto costoso. Conteneva innumerevoli bolle di memoria, ciascuna capace di racchiudere un numero di dati pressoché infinito. Alle iterazioni Schrön non si poteva accedere tramite una portante biologica, quindi quei dischi venivano usati come corrieri. Un individuo poteva trasportare personalità IA o un’intera sfera dati planetaria, in una iterazione Schrön. Diamine, anche un cane poteva fare da corriere.

«Perché?» ripetei, con il dubbio che Johnny, o qualche forza dietro Johnny, si servissero di me a questo scopo. «Perché?»

Johnny mi si avvicinò e con la mano mi strinse il pugno. «Abbi fiducia in me, Brawne.»

Non credo d’essermi più fidata di nessuno, da quando a papà fecero saltare le cervella vent’anni fa e mamma si ritirò nel puro egoismo del suo isolamento. E non c’era ragione al mondo perché ora mi fidassi di Johnny.