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Alta quattro metri, larga tre, scolpita nell’antico stile dei minuziosi crocifissi della Vecchia Terra, fronteggiava la parete di vetro colorato e sembrava in attesa che il sole e l’esplosione di luce ne incendiassero le pietre preziose incastonate: brillanti, zaffiri, rubini, lapislazzulì, lacrime di regina, onici e altre gemme che riconoscevo alla luce della torcia, a mano a mano che m’accostavo.

Mi sono inginocchiato a pregare. Ho spento la torcia e atteso per qualche minuto che i miei occhi riuscissero a distinguere la croce nella penombra fumosa. Si trattava senza dubbio del crucimorfo di cui avevano parlato i Bikura. E si trovava lì da parecchie migliaia d’anni come minimo, forse decine di migliaia… da molto prima che l’umanità lasciasse la Vecchia Terra. Quasi certamente da prima che Cristo predicasse in Galilea.

Ho pregato.

Oggi me ne sto seduto al sole, dopo aver rivisto gli olodischi. Ho trovato conferma di quello che avevo notato appena durante la risalita dello strapiombo, dopo la scoperta di quella che fra me chiamo “la basilica”. Nel costone esterno della basilica ci sono alcuni gradini che scendono nella Fenditura. Anche se sono meno consunti di quelli che portano alla basilica, sono ugualmente sconvolgenti. Dio solo sa quali altre meraviglie mi aspettano più in basso.

Devo far conoscere ai mondi questa scoperta!

Non mi sfugge l’ironia che sia stato proprio io a effettuarla. Se non fosse stato per Armaghast e per l’esilio, forse questa scoperta avrebbe aspettato per altri secoli. Forse la Chiesa sarebbe morta prima che questa rivelazione le infondesse nuova vita.

Ma ho fatto la scoperta!

In un modo o nell’altro, me ne andrò di qui e trasmetterò il mio messaggio.

Giorno 107

Sono prigioniero.

Stamattina, mentre facevo il bagno nel solito posto, vicino al punto dove il torrente si getta nel baratro, ho sentito un rumore: il Bikura che chiamo Del mi stava fissando a occhi spalancati. L’ho salutato, ma lui si è girato ed è corso via. Sono rimasto perplesso. Raramente i Bikura si muovono in fretta. Poi ho capito: anche se indossavo i calzoni, avevo violato il loro tabù lasciando che Del mi vedesse nudo dalla cintola in su.

Con un sorriso, scuotendo la testa, mi sono rivestito e sono tornato al villaggio. Se avessi saputo che cosa m’aspettava, avrei perso subito il sorriso.

Tutti i Tre Ventine e Dieci mi osservavano. Mi sono fermato a una decina di passi da Al. «Buongiorno» ho detto.

Alfa ha fatto segno verso di me, e cinque o sei Bikura mi hanno assalito, mi hanno afferrato le braccia e le gambe e mi hanno immobilizzato a terra. Beta si è fatto avanti e ha tirato fuori dalla veste una pietra affilata. Mentre lottavo inutilmente per liberarmi, mi ha tagliato i vestiti sul davanti e ha strappato i lembi fino a lasciarmi nudo.

Ho smesso di ribellarmi, mentre la folla avanzava. Tutti fissavano il mio corpo pallido e bisbigliavano fra loro. Sentivo il cuore battere forte. «Mi spiace d’avere offeso le vostre leggi» ho iniziato. «Ma non c’è motivo per…»

«Silenzio» ha intimato Alfa. Si è rivolto all’alto Bikura con la cicatrice sul palmo della mano… quello che chiamo Zed. «Non è del crucimorfo» ha detto.

Zed ha annuito.

«Lasciate che vi spieghi» ho cominciato, ma Alfa mi ha zittito con un manrovescio che mi ha fatto sanguinare le labbra e ronzare le orecchie. Nel suo gesto c’era la stessa ostilità che si metterebbe nello zittire un comlog premendo l’interruttore.

«Cosa dobbiamo fare di lui?» ha domandato Alfa.

«Chi non segue la croce deve morire della vera morte» ha risposto Beta, e la folla s’è mossa per farsi avanti. Molti impugnavano pietre affilate. «Chi non è del crucimorfo deve morire della vera morte» ha continuato Beta. La voce aveva il tono di compiaciuta finalità comune alle formule e alle litanie religiose.

«Ma io seguo la croce!» ho protestato, mentre la folla mi tirava in piedi. Ho stretto il crocifisso che porto al collo e ho lottato contro parecchie mani. Alla fine sono riuscito a sollevare sopra la testa la piccola croce.

Alfa ha alzato la mano e la folla si è fermata. Nell’improvviso silenzio, sentivo il mormorio del fiume tre chilometri più sotto, nella Fenditura. «Porta davvero una croce» ha detto Alfa.

Del ha insistito. «Ma non è del crucimorfo! L’ho visto. Non è come pensavamo. Lui non è del crucimorfo!» Nella sua voce c’era un tono di morte.

Ho imprecato contro me stesso, per la mia negligenza e stupidità. Il futuro della Chiesa dipendeva dalla mia sopravvivenza; avevo gettato via tutt’e due le cose, credendo che i Bikura fossero bambini ottusi e inoffensivi.

«Chi non segue la croce deve morire della vera morte» ha ripetuto Beta. Era la sentenza finale.

Già settanta mani sollevavano pietre affilate. Sapendo che era la mia ultima possibilità o la condanna finale, ho gridato: «Sono sceso nell’abisso e ho pregato al vostro altare! Seguo la croce!».

Alfa e la folla hanno esitato. Vedevo che lottavano con la nuova idea. Non era facile, per loro.

«Seguo la croce e voglio essere del crucimorfo» ho detto con tutta la calma possibile. «Sono stato al vostro altare.»

«Chi non segue la croce deve morire della vera morte» ha replicato Gamma.

«Ma lui segue la croce» ha detto Alfa. «Ha pregato nella sala.»

«Impossibile» ha detto Zed. «Lì pregano i Tre Ventine e Dieci e lui non è dei Tre Ventine e Dieci.»

«Sapevamo già prima che non è dei Tre Ventine e Dieci» ha detto Alfa, corrugando un poco la fronte mentre affrontava il concetto di passato.

«Non è del crucimorfo» ha obiettato Delta-due.

«Chi non è del crucimorfo deve morire della vera morte» ha detto Beta.

«Lui segue la croce» ha replicato Alfa. «Non può quindi diventare del crucimorfo?»

C’è stato un gran clamore. Nel subbuglio generale ho cercato di liberarmi, ma le mani non hanno allentato la stretta.

Detto Beta, ora più perplesso che ostile. «Perché non dovrebbe morire della vera morte? Dobbiamo prendere le pietre e tagliargli la gola in modo che il sangue scorra finché il cuore non smette di battere. Non è del crucimorfo.»

«Segue la croce» ha detto Alfa. «Non può diventare del crucimorfo?»

Stavolta alla domanda è seguito il silenzio.

«Lui segue la croce e ha pregato nella sala del crucimorfo» ha continuato Alfa. «Non deve morire della vera morte.»

«Tutti muoiono della vera morte» ha detto un Bikura che non ho riconosciuto. Le braccia mi dolevano per lo sforzo di reggere in alto il piccolo crocifisso. «Tranne i Tre Ventine e Dieci» ha terminato l’anonimo Bikura.

«Perché hanno seguito la croce, hanno pregato nella sala e sono diventati del crucimorfo» ha detto Alfa. «Diventare del crucimorfo?»

Sono rimasto lì, il freddo metallo del piccolo crocifisso stretto in mano, ad aspettare il verdetto. Avevo paura di morire… sentivo davvero la paura, ma la parte principale del mio cervello sembrava quasi distaccata. Avevo un solo rimpianto: di non riuscire a trasmettere a un universo incredulo la notizia della basilica.

«Venite, ne parleremo» ha detto Beta al gruppo, poi mi hanno portato con loro mentre tornavano in silenzio al villaggio.

Mi tengono prigioniero nella capanna. Non ho avuto la possibilità di prendere il maser da caccia: alcuni mi tenevano fermo, mentre gli altri svuotavano la capanna di quasi tutti i miei averi. Hanno portato via i vestiti e per coprirmi mi hanno lasciato solo una delle loro vesti rozzamente intessute.

Più sto qui, più la rabbia e l’ansia aumentano. Mi hanno preso il comlog, l’olocamera, i dischi, i chip, tutto. Mi resta solo una cassa di apparecchiature medico-diagnostiche, ma si trova al vecchio campo e non mi aiuta a documentare il miracolo nella Fenditura. Se distruggono le apparecchiature… e poi mi uccidono… non resteranno documentazioni della basilica.