L’allievo ufficiale Kassad divenne il tenente Kassad, trascorse nella Rete la licenza di tre settimane standard grazie alla carta universale emessa dalla FORCE che gli permetteva di teleportarsi dovunque ogni volta che voleva; poi fu trasferito su Lusus, alla scuola di addestramento del Sevizio Coloniale dell’Egemonia, per la preparazione al servizio attivo fuori della Rete. Era sicuro che non l’avrebbe rivista mai più.
Si sbagliava.
Fedmahn Kassad era cresciuto in un ambiente di povertà e di morte improvvisa. Come appartenenti alla minoranza etnica che ancora conservava il nome di Palestinesi, lui e la sua famiglia avevano vissuto nei bassifondi di Tharsis, testimonianza umana dell’amaro lascito dei diseredati allo stadio terminale. Ogni palestinese della Rete dei Mondi e dei pianeti esterni portava in sé la memoria culturale di un secolo di lotte concluse con un mese di trionfo nazionalistico prima che la jihad nucleare del 2038 spazzasse via ogni cosa. Poi ci fu la loro seconda Diaspora, che durò cinque secoli e portò al vicolo cieco di mondi desertici come Marte, e il loro sogno scese nella tomba con la morte della Vecchia Terra.
Kassad, come gli altri ragazzi del Campo di Ricollocamento Tharsis Sud, o si univa alle bande giovanili, o rischiava di cadere preda di quelli che si erano autoproclamati predatori dei campi. Scelse di unirsi a una banda. A sedici anni standard, aveva già ucciso un altro giovane.
Se Marte aveva una certa notorietà nella Rete dei Mondi, lo doveva alla caccia nella Vallis Marineris, al Massiccio Zen di Schrauder nel Bacino Hellas, e alla Scuola Comando Olympus. Kassad non aveva dovuto andare nella Vallis Marineris, per imparare a cacciare e a essere cacciato, non si era interessato allo gnosticismo Zen, e da ragazzo non aveva provato altro che disprezzo per i cadetti in uniforme che arrivavano da ogni parte della Rete per addestrarsi ed entrare nella FORCE. Si era unito ai suoi pari nell’irridere il Neo-Bushido, definendolo un codice per finocchi, ma nell’animo del giovane Kassad era sempre risuonata segretamente un’antica vena d’onore, al pensiero della classe dei samurai, la cui vita e il cui lavoro ruotava intorno al dovere, all’autorispetto e al valore finale della propria parola.
Quando Kassad aveva diciotto anni, un giudice superiore della provincia di Tharsis gli offrì la scelta fra un anno marziano in un campo di lavoro polare e l’iscrizione volontaria alla Brigata John Carter, che si costituiva in quel periodo per aiutare la FORCE a sconfiggere la rinnovata ribellione Glennon-Height nelle colonie dì classe tre. Kassad si offrì volontario e scoprì che la disciplina e la pulizia della vita militare gli piacevano, anche se la Brigata John Carter ebbe solo compiti di guarnigione all’interno della Rete e fu disciolta poco dopo la morte del nipote clonato di Glennon-Height, su Rinascimento. Due giorni dopo il diciannovesimo compleanno, Kassad presentò domanda per entrare nella FORCE:terra e non fu accettato. Si prese una sbronza di nove giorni, si risvegliò in uno dei più profondi tunnel alveare di Lusus, scoprì che gli avevano rubato il comlog che gli era stato innestato durante il servizio militare (il ladro aveva evidentemente seguito un corso per corrispondenza in chirurgia), che gli avevano revocato la carta universale e l’accesso al teleporter, e che la sua testa esplorava nuove frontiere del dolore.
Per un anno standard Kassad lavorò su Lusus, mise da parte più di seimila marchi e sfruttò la fatica fisica a gravità 1,3 per irrobustire il fragile fisico marziano. Quando spese i risparmi per il viaggio a Patto-Maui, su un antico mercantile a vela solare munito di motori Hawking di fortuna, Kassad era ancora alto e magro, secondo gli standard della Rete, ma i suoi pochi muscoli lavoravano magnificamente secondo qualunque standard.
Arrivò a Patto-Maui tre giorni prima che scoppiasse la rabbiosa e impopolare guerra delle Isole; e alla fine il comandante della FORCE:congiunta di stanza a Primosito si stufò talmente di vedere il giovane Kassad in attesa nell’anticamera, che gli permise di arruolarsi nel 23 Reggimento Sussistenza come aiuto conducente di idrolamina. Undici mesi standard dopo, il caporale Fedmahn Kassad del 12° Fanteria Mobile aveva ricevuto due decorazioni per servizio onorevole, una commenda senatoriale al valore per la campagna nell’Arcipelago Equatoriale, e due medaglie al valore per ferite in combattimento. Fu anche scelto per andare alla scuola comando della FORCE, e rimandato nella Rete dei Mondi con il primo convoglio.
Kassad sognò spesso di lei. Non aveva mai saputo il suo nome, lei non aveva mai parlato, ma Kassad avrebbe riconosciuto il suo tocco e il suo profumo anche nel buio più totale, fra migliaia di altre persone. Tra sé la chiamava Mistero.
Mentre i giovani ufficiali andavano a puttane o si cercavano un’amichetta fra la popolazione indigena, Kassad restava alla base e faceva lunghe camminate attraverso città sconosciute. Tenne segreta la sua ossessione per Mistero, ben sapendo che figura avrebbe fatto se fosse stata riportata sul suo profilo psicologico. A volte, durante i bivacchi sotto molteplici lune o nella stiva a zero-g, simile a un grembo materno, dei trasporti truppe, Kassad capiva quanto fosse folle la sua relazione amorosa con un fantasma. Ma poi ricordava il piccolo neo sotto il seno sinistro che una notte aveva baciato, sentendo sotto le labbra il battito del cuore, mentre la terra vibrava per le cannonate dell’artiglieria pesante nei pressi di Verdun. Ricordava il gesto d’impazienza con cui lei si tirava indietro i capelli neri, mentre la sua guancia riposava sulla sua coscia. E i giovani ufficiali andavano in città o nelle baracche vicino alla base, e Fedmahn Kassad leggeva un altro libro di storia, o passeggiava a passo svelto lungo il perimetro, o provava sul comlog strategie tattiche.
Non passò molto tempo, prima che Kassad attirasse l’attenzione dei superiori.
Durante la guerra non dichiarata con i Liberi Minatori nei territori Lambert Ring, su Peregrine fu il tenente Kassad a guidare i fanti sopravvissuti e le guardie marine nella traversata del pozzo di trivellazione del vecchio asteroide, per far evacuare il personale del consolato e i cittadini dell’Egemonia.
Ma fu durante il breve regno del Nuovo Profeta, su Qom-Riyadh, che il capitano Fedmahn Kassad attirò l’attenzione dell’intera Rete.
Il capitano della FORCE:spazio al comando dell’unica astronave dell’Egemonia nel raggio di due anni-balzo dal pianeta coloniale stava facendo una visita di cortesia, quando il Nuovo Profeta decise di guidare trenta milioni di Sciiti del Nuovo Ordine contro due continenti di negozianti Suni e novantamila residenti infedeli dell’Egemonia. Il comandante dell’astronave e cinque suoi ufficiali furono fatti prigionieri. Messaggi urgenti via astrotel, provenienti da Tau Ceti Centro, ordinarono che l’ufficiale più alto in grado a bordo della AE Denieve ferma in orbita riportasse la normalità su Qom-Riyadh, liberasse tutti gli ostaggi e deponesse il Nuovo Profeta… senza ricorrere all’uso di armi nucleari nell’ambito atmosferico del pianeta. La Denieve era una vedetta difensiva orbitale di tipo superato. Non aveva armi nucleari utilizzabili nell’atmosfera. L’ufficiale di grado più elevato a bordo era il capitano della FORCExongiunta Fedmahn Kassad.
Il terzo giorno dall’inizio della rivolta, Kassad fece atterrare nel cortile principale della Grande Moschea di Mashhad l’unica navetta d’assalto della Denieve. Lui e altri trentaquattro soldati della FORCE guardarono la folla crescere fino a trecentomila militanti, trattenuti solo dal campo di contenimento della navetta e dalla mancanza di un ordine d’attacco da parte del Nuovo Profeta. Il Profeta stesso non era più nella Grande Moschea: era volato nell’emisfero settentrionale di Riyadh, dove avrebbe presenziato alle celebrazioni per la vittoria.