Nel mezzo d’assalto qualcuno aveva chiuso il portello a tenuta stagna; un commando atterrito usò una carica al plasma per far saltare la chiusura. La massa di soldati si avventò nell’apertura calpestando i feriti nel tentativo di sfuggire agli invisibili assassini. Kassad li seguì dentro la navetta.
La frase “lottare come una belva con le spalle al muro” è una similitudine calzante. Nella storia degli scontri militari, i guerrieri umani hanno sempre combattuto con la massima ferocia quando sono stati assaliti in spazi ristretti da cui era impossibile fuggire. Che si sia trattato dei corridoi di La Haye Sainte, o di Hougoumont a Waterloo, o dei tunnel d’Alveare su Lusus, alcune delle più terribili battaglie a corpo a corpo della storia si sono combattute in spazi affollati dove la ritirata era impossibile. Quel giorno dimostrò ancora una volta la validità del concetto. Gli Ouster lottarono, e morirono, come belve con le spalle al muro.
Lo Shrike aveva danneggiato il mezzo d’assalto. Moneta restò all’esterno per uccidere una sessantina di commando rimasti al loro posto. Kassad uccise quelli a bordo.
Alla fine, l’ultima navetta d’assalto aprì il fuoco contro la sua compagna condannata. Ma Kassad era già di nuovo all’esterno e guardò i raggi a particelle e i laser ad alta intensità strisciare verso di lui, seguiti dopo un’eternità da missili che sembravano muoversi così lentamente che avrebbe potuto scriverci sopra il suo nome. A quel punto tutti gli Ouster erano morti, dentro e intorno il mezzo d’assalto devastato, ma il campo di contenimento reggeva. Le esplosioni a dispersione energetica e a impatto scagliarono cadaveri lungo tutto il perimetro esterno, incendiarono l’equipaggiamento, vetrificarono la sabbia. Kassad e Moneta rimasero a guardare da dentro una cupola di fuoco arancione il mezzo d’assalto superstite che si ritirava nello spazio.
“Non possiamo fermarli?” Kassad ansimava, sudava abbondantemente, tremava in modo violento, tant’era eccitato.
“Potremmo farlo, ma non vogliamo” replicò Moneta. “Porteranno il messaggio allo sciame.”
“Quale messaggio?”
«Vieni qui, Kassad.»
Lui si girò, al suono della voce. Il campo di forza era svanito. La pelle di Moneta era lustra di sudore; i capelli neri, madidi, erano incollati alle tempie; i capezzoli erano induriti. «Vieni qui.»
Kassad abbassò lo sguardo: vide che il suo campo di forzar personale era svanito… aveva voluto lui che svanisse… e che in quel momento mostrava il segno di un’eccitazione sessuale come mai ne aveva provate.
«Vieni qui» ripeté Moneta, in un sussurro, stavolta.
Kassad le si accostò, la sollevò e sentì la pelle liscia e sudata delle sue natiche mentre la portava di peso in una zona erbosa sopra una duna scolpita dal vento. La adagiò sull’erba, fra mucchi di cadaveri Ouster, le aprì rudemente le gambe, le afferrò entrambe le mani, le sollevò le braccia al di sopra della testa, la bloccò a terra e si calò fra le sue cosce.
«Sì» mormorò Moneta, mentre lui le baciava il lobo sinistro, premeva le labbra sulla vena pulsante nell’incavo del collo, leccava dai seni il sudore salato. Giacendo fra i morti. Altri morti a venire. Migliaia. Milioni. Risate di ventri privi di vita. Lunghe file di soldati che emergono dalle balzonavi per entrare nelle fiamme in attesa.
«Sì.» Il respiro di Moneta era caldo, contro l’orecchio di Kassad. Lei si liberò le mani, le passò sulle spalle madide di Kassad, con le lunghe unghie seguì il profilo della sua schiena, gli afferrò le natiche per tirarselo più vicino. L’erezione di Kassad strusciò i peli del pube, pulsò contro la cuspide del ventre. Teleporter che si aprono per lasciar entrare i freddi mezzi di trasporto truppe. Il calore delle esplosioni a plasma. Centinaia di navi, migliaia, che danzano e muoiono come particelle di polvere in una tromba d’aria. Grandi colonne di solida luce color rubino che colpiscono da grande distanza, che bagnano i bersagli di un’ultima ondata di calore, corpi ribollenti di luce rossa.
«Sì.» Moneta aprì per lui labbra e corpo. Calore sopra e sotto, la lingua nella bocca di lui, mentre Kassad la penetrava accolto da un caldo attrito. Il corpo di Kassad si tese a fondo, si ritrasse un poco, si lasciò avviluppare di nuovo dall’umido calore mentre iniziavano a muoversi insieme. Calore su cento mondi. Continenti che bruciano in vividi spasmi, il rullio di mari ribollenti. L’aria stessa in fiamme. Oceani d’aria surriscaldata che si gonfiano come tiepida pelle sotto il tocco dell’amante.
«Sì… sì… sì…» Moneta soffia tepore contro le sue labbra. La sua pelle è olio e velluto. Kassad spinge più rapidamente ora; l’universo si contrae mentre la sensazione si espande; i sensi si attenuano mentre lei si chiude attorno a lui, calda e umida e stretta. Ora i fianchi di lei spingono forte in risposta, quasi sentano la terribile pressione che si forma alla base del suo essere. Esigenti. Kassad fa smorfie, chiude gli occhi, vede…
…sfere di fuoco che si espandono, stélle che muoiono, soli che esplodono in grandi pulsazioni di fiamma, sistemi stellari che periscono in un’estasi di distruzione…
…sente un dolore al petto; i suoi fianchi non si fermano, si muovono più in fretta, mentre lui apre gli occhi e vede…
…la grande spina d’acciaio che spunta fra i seni di Moneta, che quasi lo impala mentre lui inconsciamente scatta all’indietro, la lama che fa sgorgare il sangue che le gocciola sulla carne, carne pallida, carne fredda come metallo morto, e i suoi fianchi continuano a muoversi mentre con occhi offuscati di passione guarda le labbra di Moneta arricciarsi e ritrarsi, rivelare file di lamine d’acciaio al posto dei denti, mentre lame di metallo gli squarciano le natiche dove prima c’erano le dita e gambe simili a possenti lastre di metallo gli imprigionano i fianchi, gli occhi di lei…
…negli ultimi secondi prima dell’orgasmo Kassad cerca di tirarsi indietro… le mani sulla gola di lei, che premono… lei gli si attacca come una sanguisuga, una lampreda pronta a prosciugarlo… rotolano contro i corpi dei morti…
…gli occhi di lei come gemme rosse, occhi che ardono d’un folle calore simile a quello che gli riempie i testicoli doloranti, che si espande come fiamma, che si riversa…
…Kassad pianta a terra le mani, si solleva, si stacca da quella creatura… da quella cosa… con forza disperata ma insufficiente, mentre terribili gravità premono a tenerli uniti… risucchiano come bocca di lampreda, mentre lui minaccia di esplodere, la guarda negli occhi… la morte di mondi… la morte di mondi!
Kassad urla e si scosta bruscamente. Lembi di carne si strappano, quando si butta in avanti e di lato. Denti metallici si serrano di scatto in una vagina metallica mancando di un millimetro il suo glande. Kassad si accascia sul fianco, rotola via, continua a muovere il bacino, incapace di arrestare l’eiaculazione. Il seme esplode in schizzi, cade sui pugni rattrappiti d’un cadavere. Kassad geme, rotola di nuovo, si rannicchia in posizione fetale, mentre viene ancora. E ancora.
Sente un sibilo e un fruscio, quando lei si alza dietro di lui. Rotola sulla schiena e socchiude gli occhi per proteggerli dal bagliore solare della sua stessa sofferenza. Lei è ferma sopra di lui, a gambe aperte, un profilo di spine. Kassad si toglie dagli occhi il sudore, vede i suoi polsi arrossati di sangue e aspetta il colpo finale. La pelle gli si contrae, anticipa il filo della lama nella carne. Ansimando, alza gli occhi: Moneta incombe su di lui, fianchi di carne e non d’acciaio, inguine madido dell’umore della loro passione. Ha il viso in ombra, il sole alle spalle, ma fiamme rosse muoiono nel pozzo sfaccettato dei suoi occhi. Sorride. Il sole si riflette sulle file di denti metallici. «Kassad…» mormora lei, e la sua voce è come il fruscio della sabbia contro le ossa.