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Kassad distoglie lo sguardo, si rialza a fatica, inciampa nei cadaveri e nei detriti ardenti, incalzato dal terrore di essere libero. Non si guarda indietro.

Circa due giorni dopo, elementi ricognitori delle Forze d’Autodifesa di Hyperion trovarono il colonnello Fedmahn Kassad. Lo trovarono disteso e privo di conoscenza, in una delle brughiere erbose che portano all’abbandonato Castel Crono, a una ventina di chilometri dalla città morta e dal relitto del modulo d’eiezione Ouster. Kassad era nudo, in fin di vita per via dell’assideramento e delle numerose ferite, ma rispose bene al trattamento d’emergenza e fu subito trasportato per via aerea a sud della Briglia, in un ospedale di Keats. Squadre di ricognitori del battaglione EDA avanzarono prudentemente verso nord, attenti a non incappare nelle maree anti-entropiche intorno alle Tombe del Tempo e in eventuali trappole esplosive lasciate dagli Ouster. Ma gli esploratori non trovarono trappole, solo il relitto del congegno di fuga di Kassad e gli scafi bruciati di due mezzi d’assalto Ouster colpiti dall’orbita. Nessun indizio spiegava perché gli Ouster avessero abbattuto le loro stesse navette; e i cadaveri, sia a bordo, sia all’esterno, erano talmente carbonizzati da non permettere autopsia né analisi.

Tre giorni di Hyperion più tardi, Kassad riprese conoscenza, giurò di non ricordare nulla a partire dal momento in cui si era impadronito della seppia Ouster; due settimane locali dopo, fu imbarcato su una nave-torcia della FORCE.

Tornato nella Rete, presentò le dimissioni. Per qualche tempo si interessò attivamente ai movimenti pacifisti e a volte comparve nelle trasmissioni della Totalità per discutere di disarmo. Ma l’attacco contro Bressia aveva mobilitato l’Egemonia per una vera guerra interstellare, come nient’altro negli ultimi tre secoli; e la voce di Kassad fu soffocata o accantonata come l’espressione del senso di colpa del Macellaio di Bressia Sud.

Nei sedici anni successivi a quell’episodio, il colonnello Kassad sparì dalla Rete e nessuno pensò più a lui. Anche se non ci furono altre battaglie importanti, gli Ouster rimasero il principale spauracchio dell’Egemonia. Fedmahn Kassad era solo un ricordo che sbiadiva.

Era tardo mattino, quando Kassad terminò la sua storia. Il Console batté le palpebre e si guardò intorno: per la prima volta, in più di due ore, si rendeva conto dell’imbarcazione e del panorama. La Benares era uscita nel canale principale dell’Hoolie. Si sentivano scricchiolii di catene e di gherlini; le mante fluviali facevano forza sui finimenti. La Benares sembrava l’unica imbarcazione diretta a monte del fiume, ma ora numerose barche più piccole procedevano nel senso opposto. Il Console si strofinò la fronte e notò con sorpresa d’essere sudato. Il giorno era molto caldo e l’ombra del tendone si era spostata senza che lui se ne accorgesse. Il Console batté le palpebre, si tolse il sudore dagli occhi, si spostò all’ombra per versarsi da bere dalle bottiglie di liquore che gli androidi avevano messo su un mobiletto accanto al tavolo.

— Dio mio — disse padre Hoyt. — Allora, secondo questa Moneta, le Tombe si muovono a ritroso nel tempo?

— Sì — rispose Kassad.

— Possibile? — domandò Hoyt.

— Sì. — Era stato Sol Weintraub, a rispondere.

— Se è vero — disse Brawne Lamia — allora lei ha “incontrato ” questa Moneta… o quale che sia il suo vero nome… in quello che per la donna è il passato e per lei il futuro… un incontro che non è ancora avvenuto.

— Sì — ammise Kassad.

Martin Sileno si accostò al parapetto e sputò nel fiume. — Colonnello — disse — crede che quella puttana fosse davvero lo Shrike?

— Non so — rispose Kassad. La sua voce atona si udì a malapena.

Sileno si rivolse a Sol Weintraub. — Lei è uno studioso. Nella mitografia dello Shrike ci sono accenni al fatto che cambi forma?

— No — rispose Weintraub. Stava preparando il poppatoio per la figlioletta. La bimba fece dei versi e mosse le dita.

— Colonnello — disse Het Masteen. — Il campo di forza… o quel che era, la tuta da combattimento… l’ha portata con sé, dopo l’incontro con gli Ouster e con quella… quella donna?

Kassad guardò un attimo il Templare e scosse la testa.

Il Console fissava il bicchiere, ma a un tratto sollevò bruscamente la testa colpito da un pensiero improvviso. — Colonnello, ha detto di avere avuto una visione dell’albero di morte dello Shrike… la struttura, la cosa in cui impala le sue vittime.

Kassad spostò dal Templare al Console il suo sguardo da basilisco e annuì lentamente.

— E c’erano corpi impalati?

Un altro cenno d’assenso.

Il Console si asciugò il labbro imperlato di sudore. — Se l’albero viaggia a ritroso nel tempo, insieme con le Tombe, allora le vittime appartengono al nostro futuro.

Kassad non fece commenti. Ora anche gli altri fissavano il Console, ma sembrò che soltanto Weintraub avesse capito il senso di quella riflessione… e quale sarebbe stata la domanda seguente.

Il Console resistette all’impulso di asciugarsi di nuovo il labbro. Parlò con voce ferma. — Ha visto qualcuno di noi, nell’albero?

Kassad rimase in silenzio per più d’un minuto. Improvvisamente i deboli rumori del fiume e del sartiame sembrarono più intensi. Alla fine Kassad inspirò a fondo. — Sì — rispose.

Il silenzio si prolungò di nuovo. Brawne Lamia lo spezzò. — Ci dirà chi?

— No. — Kassad si alzò e si avviò alla scaletta che portava ai ponti inferiori.

— Aspetti — lo chiamò padre Hoyt.

Kassad si fermò sul primo gradino.

— Ci dirà almeno altre due cose?

— Quali?

Padre Hoyt fece una smorfia, provocata da una fitta dolorosa. Il viso magro impallidì sotto un velo di sudore. Il prete trasse un gran sospiro e disse: — Primo: ritiene che lo Shrike… la donna… voglia in qualche modo servirsi di lei per dare inizio a quella terribile guerra interstellare che ha visto nel futuro?

— Sì — rispose piano Kassad.

— Secondo: vuole dirci che cosa conta di chiedere allo Shrike… o a questa Moneta… quando l’incontrerà al termine del pellegrinaggio?

Kassad sorrise per la prima volta. Era un sorriso appena accennato, molto, molto freddo. — Non farò petizioni — rispose. — Non chiederò nulla. Quando li incontrerò, questa volta li ucciderò.

Gli altri pellegrini non parlarono né si guardarono, mentre Kassad scendeva sottocoperta. La Benares continuò verso nord-nordest, nel pomeriggio.

3

Un’ora prima del tramonto, la Benares entrò nel porto fluviale di Naiade. Equipaggio e pellegrini si ammucchiarono contro il parapetto a fissare i resti fumanti di quella che un tempo era stata una città di ventimila anime. Rimaneva ben poco. La famosa locanda del Lungofiume, costruita negli anni di re Billy il Triste, era bruciata fino alle fondamenta: i moli carbonizzati, le banchine e le terrazze coperte erano crollati nell’Hoolie. La palazzina doganale era un guscio bruciato. Il terminal dell’aeroporto, all’estremità nord della cittadina, era ridotto a una carcassa annerita, la. torre d’attracco a una guglia di carbonella. Non c’era il minimo segno del piccolo tempio Shrike sul lungofiume. Ma la cosa peggiore, dal punto di vista dei pellegrini, era la distruzione della Stazione fluviale di Naiade: il deposito di finimenti era un edificio bruciato e cadente; le stie delle mante erano aperte al fiume.