— L’arrosto è buono — disse Fedmahn Kassad. — Dove l’ha preso?
— Il frigo è ben fornito. Nella cambusa di poppa c’è un altro grosso congelatore.
— Elettrico? — domandò Het Masteen.
— No. A doppio isolamento.
Martin Sileno annusò un vasetto, trovò sul vassoio un coltello e aggiunse al suo panino una generosa quantità di rafano. Quando lo mangiò, gli occhi gli si riempirono di lacrime.
— Quanto tempo richiede la traversata, in genere? — chiese Lamia al Console.
Lui alzò lo sguardo, smettendo di contemplare nella tazza il cerchio di caffè nero bollente. — Prego?
— La traversata del mare d’Erba. Quanto tempo richiede?
— Una notte più mezza giornata, fino alle montagne. Se il vento è favorevole.
— E poi… per attraversare le montagne? — domandò Padre Hoyt.
— Meno di una giornata.
— Se la funivia funziona — aggiunse Kassad.
Il Console sorseggiò il caffè bollente. Fece una smorfia. — Dobbiamo presumere che funzioni. Altrimenti…
— Altrimenti cosa? — domandò Lamia.
— Altrimenti — disse il colonnello Kassad mettendosi le mani sui fianchi e andando davanti alla finestra aperta — ci troveremo arenati a seicento chilometri dalle Tombe del Tempo e a mille dalle città meridionali.
Il Console scosse la testa. — No — disse. — I preti del Tempio, o chiunque ci sia dietro questo pellegrinaggio, hanno fatto in modo che arrivassimo fin qui. Ci metteranno in condizione di terminare il viaggio.
Brawne Lamia incrociò le braccia e corrugò la fronte. — In qualità di… di vittime sacrificali?
Martin Sileno scoppiò a ridere e alzò la bottiglia:
Brawne Lamia infilò la mano sotto la veste e tirò fuori un laser da taglio non più grosso del mignolo. Lo puntò contro la testa del poeta. — Miserabile verme di merda. Ancora una parola, e ti giuro che ti affetto dove sei.
Nell’improvviso silenzio si sentirono solo i rumori della nave in sottofondo. Il Console si mosse verso Martin Sileno. Il colonnello Kassad avanzò di due passi alle spalle di Lamia.
Il poeta bevve una lunga sorsata e sorrise alla donna bruna. Aveva le labbra umide. — Oh, edifica la tua nave di morte — mormorò. — Oh, edificala!
Sulla matita laser le dita di Lamia si erano sbiancate. Il Console si avvicinò ancora a Sileno, senza sapere che cosa fare: già pensava di sentirsi fondere gli occhi dal raggio di luce. Kassad, come un’ombra di due metri, si chinò su Lamia.
— Signora — disse Sol Weintraub, seduto sulla cuccetta contro la parete più lontana. — Devo ricordarle che siamo in presenza di una bambina?
Lamia lanciò un’occhiata a destra. Da una credenza della nave Weintraub aveva preso un cassetto e l’aveva adattato a culla. Aveva fatto il bagno alla piccina ed era entrato silenziosamente proprio un attimo prima della recita di Sileno. Adagiò piano la bimba nel nido imbottito.
— Chiedo scusa — disse Brawne Lamia, abbassando il piccolo laser. — Ma quello lì riesce a rendermi… rabbiosa.
Weintraub annuì, facendo dondolare piano il cassetto. Il gentile rollio del carro a vela, combinato con l’incessante brontolio della grande ruota, sembrava aver già addormentato la piccina. — Siamo tutti stanchi e tesi — disse lo studioso. — Forse sarebbe meglio sceglierci un alloggio per la notte e ritirarci.
La donna sospirò e rimise nella cintura la piccola arma. — Non dormirei — disse. — È tutto troppo… insolito.
Gli altri annuirono. Martin Sileno si era seduto sull’ampio davanzale dell’oblò di prua. Tirò su le gambe, bevve un sorso e si rivolse a Weintraub. — Racconti la sua storia, vecchio.
— Sì — disse Padre Hoyt. Il prete sembrava esausto, ma nel viso pallidissimo gli occhi gli ardevano febbrili. — Racconti. Abbiamo bisogno di conoscere le storie e di tempo per meditarle, prima dell’arrivo.
Weintraub si passò la mano sul cranio calvo. — È una storia noiosa — disse. — Io non sono mai stato su Hyperion. Non ci sono mostri, né atti di eroismo: la mia è la storia di un uomo per cui il massimo dell’avventura epica consiste nel tenere una lezione senza avere sottomano gli appunti.
— Meglio — commentò Martin Sileno. — Abbiamo bisogno di un sonnifero.
Sol Weintraub sospirò, si aggiustò gli occhiali, annuì. C’era ancora qualche filo scuro, nella sua barba, fra tutto quel grigio. Lo studioso abbassò la luce della lanterna sul letto della bimba e si spostò nella poltrona al centro della cabina.
Il Console abbassò gli altri lumi e versò altro caffè per chi ne voleva. Weintraub parlò con voce lenta, attento alla formulazione delle frasi e alla scelta delle parole; ben presto la cadenza gentile della sua storia si fuse con il debole brontolio e con il lento beccheggio del carro a vela che avanzava verso nord.
IL RACCONTO DELLO STUDIOSO
Il fiume Lete sa d’amaro
Sol Weintraub e sua moglie Sarai erano contenti della loro vita anche prima della nascita della bimba; Rachel aveva reso quasi perfetta la loro unione.
Quando la bimba fu concepita, Sarai aveva ventisette anni; Sol, ventinove. Nessuno dei due aveva preso in considerazione il trattamento Poulsen perché era troppo costoso, ma anche senza quella precauzione si aspettavano altri cinquant’anni di buona salute.
Erano sempre vissuti sul Mondo di Barnard, uno dei primi e dei meno entusiasmanti dell’Egemonia. Barnard faceva parte della Rete, ma per Sol e Sarai la cosa non faceva molta differenza, perché non potevano permettersi di viaggiare spesso via teleporter e, comunque, non avevano molta voglia di girare. Di recente Sol aveva festeggiato il decimo anniversario d’insegnamento nel Nightenhelser College, dove teneva corsi di storia e di cultura classica, oltre a fare ricerche sull’evoluzione etica. Nightenhelser era una scuola piccola — meno di tremila studenti — ma aveva un’eccezionale reputazione accademica e attirava giovani da tutta la Rete. La principale lamentela degli studenti era il fatto che Nightenhelser e la comunità circostante di Crawford costituivano un’isola di civiltà in un oceano di granturco. Ed era vero: il college distava tremila chilometri di pianura dalla capitale Bussard e quella distesa di terreno terraformato era riservata all’agricoltura. Non c’erano state foreste da abbattere, colline da spianare, montagne che rompessero la monotonia dei campi di granturco, fagioli, granturco, frumento, granturco, riso, granturco. Il poeta radicale Salmud Brevy aveva insegnato per un breve periodo a Nightenhelser, prima della rivolta di Glennon-Height; era stato licenziato e, dopo essersi teleportato su Vettore Rinascimento, aveva raccontato agli amici che la contea di Crawford nel Sinzer meridionale, sul Mondo di Barnard, era l’Ottavo Cerchio di Desolazione nel più piccolo foruncolo sulle chiappe del Creato.
A Sol e Sarai Weintraub piaceva. Crawford, un piccolo centro di venticinquemila anime, sembrava costruita sul modello di una cittadina americana del Diciottesimo secolo. Le strade erano ampie e costeggiate di olmi e querce. (Barnard era stata la seconda colonia extrasolare terrestre, secoli prima del motore Hawking e dell’Egira: a quei tempi le navi coloniali erano enormi.) Le case rispecchiavano stili che andavano dal primo vittoriano al revival canadese, ma sembravano tutte bianche e costruite in fondo a prati ben curati.