Выбрать главу

«Non ora» disse Melio. Era un’ombra, lì, con le mani ancora in tasca. «Ho bisogno di… è stato un errore, Sol.» Cominciò a girarsi, si guardò indietro. «Mi faccio vivo, appeno torno a Freeholm» disse. «Organizzeremo un’altra spedizione.»

Sol annuì. Tre anni di transito, pensò; se partissero stasera, lei avrebbe… nemmeno dieci anni, prima che arrivino. «Bene» disse.

Melio esitò, alzò la mano in un gesto di saluto e si allontanò lungo il cordolo senza badare alle foglie che scricchiolavano sotto i piedi.

Sol non lo rivide più, di persona.

La più grande Chiesa Shrike nella Rete si trovava su Lusus; Sol si teleportò su quel pianeta poche settimane prima del decimo compleanno di Rachel. L’edificio in sé non era molto più grande di una cattedrale della Vecchia Terra, ma sembrava gigantesco per l’effetto dei contrafforti rampanti, dei piani superiori distorti, e dei muri di sostegno in vetro colorato. L’umore di Sol era assai basso e la brutale gravità di Lusus non contribuiva a migliorarlo. Nonostante avesse un appuntamento con il vescovo, Sol aspettò più di cinque ore prima di essere ammesso nel sancta sanctorum interno. Trascorse gran parte dell’attesa a fissare la scultura rotante, venti metri d’acciaio policromo, che forse raffigurava il leggendario Shrike… e forse era un omaggio astratto a ogni arma bianca mai inventata. Sol fu colpito soprattutto dai due occhi rossi che fluttuavano in uno spazio da incubo che forse era un cranio.

«Signor Weintraub?»

«Eccellenza» disse Sol. Accoliti, esorcisti, lettori e ostiari che gli avevano tenuto compagnia durante la lunga attesa, alla comparsa dell’alto sacerdote si erano prostrati sulle mattonelle scure. Sol eseguì un inchino formale.

«Entri, prego, entri, signor Weintraub» disse il prete. Con un ampio gesto del braccio coperto dalla veste talare indicò la porta del santuario Shrike.

Sol si trovò in un locale buio e pieno d’echi non molto dissimile da quello del suo sogno ricorrente, e si sedette dove il vescovo gli indicava. Mentre il prelato si accomodava al suo posto, su quello che sembrava un piccolo trono dietro una scrivania decorata di complicati intagli, eppure modernissima, Sol notò che il gran sacerdote era lusiano di nascita, un tipo grasso col viso flaccido ma notevole come solo i nativi di Lusus sanno essere. La tonaca colpiva per l’intensità del rosso… vivido, arterioso; ricadeva in pieghe, più come un liquido in un contenitore invisibile che come seta o velluto, bordato d’ermellino onice. A ogni dito il vescovo portava un grosso anello, rosso alternato a nero, il cui effetto turbò Sol.

«Eccellenza» comincò Sol «mi scuso in anticipo per le infrazioni al protocollo ecclesiastico che posso aver commesso o che commetterò. Confesso di sapere poco della Chiesa Shrike, ma quel poco mi ha condotto qui. La prego di perdonarmi se, senza volerlo, metterò in mostra la mia ignoranza con un uso goffo di titoli e di termini.»

Il vescovo agitò un dito ammonitore verso Sol. Nella fioca luce le pietre rosse e nere lampeggiarono. «I titoli non hanno importanza, signor Weintraub. Ci è gradito che un non credente si rivolga a noi con il termine “Eccellenza”. Dobbiamo avvisarla, tuttavia, che il nome formale del nostro modesto gruppo è “Chiesa della Redenzione Finale” e che noi ci riferiamo all’entità che tanto superficialmente il mondo chiama Shrike… ci riferiamo… se pure ne facciamo il Nome… con il termine di “Signore delle Sofferenze” o, più comunemente, di “Avatar”. La prego di procedere nel presentare l’importante richiesta che dice di avere per noi.»

Sol gli rivolse un lieve inchino. «Eccellenza, sono un insegnante…»

«Ci scusi l’interruzione, signor Weintraob, ma lei è molto più d’un insegnante. Lei è uno studioso. Ci sono noti i suoi scritti sull’ermeneutica morale. Le argomentazioni ivi esposte sono errate, ma molto stimolanti. Le adoperiamo regolarmente nei nostri corsi di apologetica dottrinale. Prosegua, la prego.»

Sol batté le palpebre. I suoi libri erano quasi sconosciuti al di fuori dei più rarefatti circoli accademici, e questo riconoscimento l’aveva scombussolato. Nei cinque secondi necessari a riprendersi trovò preferibile credere che il vescovo dello Shrike avesse voluto sapere con chi doveva parlare e che avesse ottimi collaboratori. «Eccellenza, la mia preparazione culturale non ha importanza. Ho chiesto di vederla perché la mia bambina… mia figlia… si è ammalata forse per colpa della ricerca che stava facendo in una zona di una certa importanza per la sua Chiesa. Mi riferisco ovviamente alle cosiddette Tombe del Tempo, sul mondo di Hyperion.»

Il vescovo annuì lentamente. Sol si domandò se fosse al corrente di Rachel.

«Sa, signor Weintraub, che l’accesso alla zona a cui lei si è riferito… quella che noi chiamiamo le Arche dell’Alleanza… di recente è stato vietato ai cosiddetti ricercatori per disposizione del Consiglio Autonomo di Hyperion?»

«Sì, Eccellenza. Ne sono al corrente. E mi pare che la sua Chiesa abbia avuto una parte importante nell’approvazione di questa legge.»

Il vescovo non ebbe reazioni. Lontano, nel buio velato d’incenso, risuonarono piccole campanelle.

«A ogni modo, Eccellenza, mi auguro che alcuni aspetti della dottrina della sua Chiesa possano fare luce sulla malattia di mia figlia.»

Il vescovo inclinò in avanti la testa in modo che il singolo raggio di luce che lo illuminava gli risplendesse sulla fronte e lasciasse in ombra gli occhi. «Desidera forse ricevere un’istruzione religiosa nei misteri della Chiesa, signor Weintraub?»

Sol si toccò con un dito la barba. «No, Eccellenza; a meno che, così facendo, non riesca a migliorare la salute di mia figlia.»

«E sua figlia desidera essere iniziata alla Chiesa della Redenzione Finale?»

Sol esitò un attimo. «Le ripeto, Eccellenza, che lei desidera recuperare la salute. Se unirsi alla sua Chiesa la guarisse o le giovasse, questa possibilità sarebbe presa seriamente in esame.»

Con un fruscio di vesti, il vescovo si appoggiò allo schienale. Nella penombra sembrò fluire da lui una luminosità rossastra. «Lei parla di salute fisica, signor Weintraub. La nostra Chiesa è l’arbitro finale della salute spirituale. Sa che la prima deriva invariabilmente dalla seconda?»

«So che questa è un’affermazione antica e ampiamente rispettata» disse Sol. «Il totale benessere di nostra figlia è la preoccupazione di mia moglie e di me stesso.»

Il vescovo appoggiò al pugno la testa massiccia. «Qual è la natura della malattia di sua figlia, signor Weintraub?»

«È una malattia… collegata al tempo, Eccellenza.»

Il vescovo si drizzò a sedere, improvvisamente teso. «E in quale dei luoghi sacri sua figlia ha contratto questa malattia, signor Weintraub?»

«Nel manufatto chiamato Sfinge, Eccellenza.»

Il vescovo si alzò così bruscamente che le carte sulla scrivania volarono per terra. Anche senza le vesti, l’uomo sarebbe stato il doppio di Sol. Nelle sue vesti ondeggianti, dritto in tutta la sua altezza, il sacerdote dello Shrike ora incombeva su Sol come una morte cremisi incarnata. «Può andare!» tuonò il vescovo. «Sua figlia è la persona più benedetta e maledetta. Non c’è nulla che lei o la Chiesa… o quaìsiasi agente in questa vita… possa fare per sua figlia.»

Sol rimase al suo posto. «Eccellenza, se esiste una possibilità qualsiasi…»

«NO!» gridò il vescovo, ora rosso in viso. Batté le dita sulla scrivania. Esorcisti e lettori comparvero sulla soglia: le vesti nere, orlate di rosso, erano un’infausta eco del vescovo. Gli ostiari vestiti solo di nero si fusero con le ombre. «L’udienza è terminata» disse il vescovo, a voce più bassa, ma con determinazione. «Sua figlia è stata scelta dall’Avatar per redimersi, in un modo che tutti i peccatori e i non credenti dovranno patire un giorno. Un giorno molto vicino.»