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— Buon giorno a tutti — disse Weintraub, guardandosi intorno e inspirando a fondo. — Uhm, fresco, vero?

— Un freddo di merda — disse Sileno. — A nord delle montagne sarà anche peggio.

— Scendo a prendermi la giacca — disse Lamia; ma prima che potesse muoversi, dal ponte sottostante arrivò un grido acuto.

— Sangue!

Infatti c’era sangue dappertutto. La cabina di Het Masteen era singolarmente in ordine… letto intatto, bagagli ben impilati in un angolo, veste ripiegata con cura sulla sedia… a parte il sangue che ricopriva grandi zone di pavimento, pareti e soffitto. I sei pellegrini si affollarono sulla soglia, riluttanti a entrare.

— Salivo sul ponte — disse padre Hoyt, con voce inespressiva. — La porta era socchiusa. Passando, ho visto… la macchia di sangue sulla parete.

— È davvero sangue? — domandò Martin Sileno.

Brawne Lamia entrò nella cabina, toccò la macchia sulla paratia, si portò alle labbra il dito. — Sangue — confermò. Si guardò intorno, andò all’armadio, diede una rapida occhiata ai ripiani vuoti e alle grucce, poi esaminò il piccolo oblò. Era chiuso a chiavistello dall’interno.

Lenar Hoyt sembrò star più male del solito; barcollando, si lasciò cadere sulla sedia. — Allora è morto?

— Sappiamo solo che il capitano Masteen non è in cabina e che c’è invece un mucchio di sangue — disse Lamia. Si pulì la mano sulla gamba dei calzoni. — Non ci resta che perquisire attentamente la nave.

— Infatti — disse il colonnello Kassad. — E se non troviamo il capitano?

Brawne Lamia aprì l’oblò. L’aria fresca portò via l’odore di mattatoio e lasciò entrare il borbottio della ruota e il fruscio dell’erba contro la chiglia. — Se non troviamo il capitano Masteen — disse la donna — allora possiamo supporre che abbia lasciato la nave di sua spontanea volontà oppure che sia stato portato via.

— Ma tutto questo sangue… — iniziò padre Hoyt.

— Non dimostra nulla — terminò Kassad. — Lamia ha ragione. Non conosciamo il tipo né il genotipo del sangue di Masteen. Uno di noi ha visto o sentito qualcosa?

Seguirono solo brontolii e cenni di diniego.

Martin Sileno si guardò intorno. — Non riconoscete l’opera del nostro amico Shrike, quando la vedete?

— Non è detto — replicò Lamia. — Forse qualcuno vuole proprio farci credere che sia opera dello Shrike.

— Non ha senso — disse Hoyt, ancora con il fiato mozzo.

— Comunque — disse Lamia — faremo una ricerca a coppie. Chi ha un’arma, oltre me?

— Io — rispose il colonnello Kassad. — Ne ho altre di scorta, se occorre.

— Io no — disse Hoyt.

Il poeta scosse la testa.

Sol Weintraub era tornato con la figlia nel corridoio. Ora guardò di nuovo nella cabina. — Io non ho niente — disse.

— Nemmeno io — aggiunse il Console. Due ore prima, al termine del turno di guardia, aveva restituito a Kassad la neuroverga.

— E va bene — disse Brawne Lamia. — Il prete scenderà con me nel ponte inferiore. Sileno, vai con il colonnello: perquisite il ponte di mezzo. Weintraub e il Console guarderanno sul ponte superiore. Cercate qualsiasi cosa d’inconsueto, qualsiasi segno di lotta.

— Una domanda — disse Sileno.

— Cioè?

— Chi diavolo ti ha eletta regina del ballo?

— Sono un’investigatrice privata — rispose Lamia fissando il poeta.

Martin Sileno scrollò le spalle. — Hoyt è prete di una religione dimenticata, ma non significa che dobbiamo genufletterci, quando dice messa.

— D’accordo — sospirò Brawne Lamia. — Ti darò una ragione migliore. — La donna si mosse con tale rapidità che il Console quasi si perse l’azione. Un attimo prima era ferma accanto all’oblò, un attimo dopo era in mezzo alla cabina, con un braccio sollevava in aria Martin Sileno e con la mano robusta gli stringeva il collo sottile. — Che ne pensi di fare la cosa più logica perché è l’unica da fare?

— Gkkrgghh — riuscì a emettere Martin Sileno.

— Bene — disse Lamia, senza emozione. Lo lasciò cadere a terra. Sileno barcollò per un metro e quasi andò a sedersi in grembo a padre Hoyt.

— Ecco qui — disse Kassad. Era andato a prendere due piccoli stordi tori neurali. Ne tese uno a Sol Weintraub. — Lei che cos’ha? — domandò a Lamia.

Da una tasca dell’ampia veste la donna tirò fuori un’antica pistola.

Per un istante Kassad fissò la reliquia, poi annuì. — Resti insieme al suo compagno — disse. — Non spari a niente, se non è sicura di cosa sia, e che rappresenti una chiara minaccia.

— L’esatta descrizione della puttana a cui intendo sparare — disse Sileno, massaggiandosi ancora la gola.

Brawne Lamia mosse un passo in direzione del poeta. Fedmahn Kassad intervenne: — Chiuda il becco. Piantiamola qui. — Sileno seguì il colonnello fuori della cabina.

Sol Weintraub si avvicinò al Console e gli diede lo storditore. — Non voglio tenere Rachel e questa roba. Saliamo?

Il Console prese l’arma e annuì.

Il carro a vela non conteneva altre tracce della Voce Templare dell’Albero Het Masteen. Dopo un’ora di ricerche, il gruppo si riunì nella cabina dello scomparso. Il sangue sembrò più scuro e più secco.

— Possibile che ci sia sfuggito qualcosa? — disse padre Hoyt. — Un passaggio segreto? Uno scomparto nascosto?

— La possibilità esiste — disse Kassad. — Ma ho esaminato la nave con sensori di calore e di movimento. Se a bordo c’è una creatura più grossa d’un topo, non l’ho trovata.

— Se aveva i sensori — disse Sileno — perché cazzo ci ha fatto strisciare per un’ora fra sentine e passaggi polverosi?

— Perché esistono apparecchiature in grado di nascondere un uomo ai sensori.

— Allora, in risposta alla mia domanda — disse Hoyt esitando un secondo, visibilmente colpito da un’ondata di dolore — con i congegni adatti il capitano Masteen potrebbe tuttora essere nascosto in uno scomparto segreto chissà dove.

— Possibile, ma improbabile — disse Brawne Lamia. — Secondo me, non si trova più a bordo.

— Lo Shrike — disse Martin Sileno, in tono disgustato. Non era una domanda.

— Forse — ammise Lamia. — Colonnello, lei e il Console eravate di guardia, in quelle quattro ore. Siete sicuri di non avere visto e sentito nulla?

I due annuirono.

— La nave era silenziosa — disse Kassad. — Avrei sentito dei rumori di lotta, prima di montare di guardia.

— E io non ho dormito, dopo il mio turno — disse il Console. — La mia cabina è adiacente a quella di Masteen. Non ho sentito niente.

— Bene — disse Sileno. — Abbiamo ascoltato la testimonianza dei due che si aggiravano armati nel buio, mentre il povero stronzo veniva ucciso. Dicono d’essere innocenti. Avanti il prossimo!

— Se Masteen è stato ucciso — disse Kassad — non hanno usato una neuroverga. Non conosco armi moderne e silenziose che provochino tanto spargimento di sangue. Nessuno ha sentito dei colpi d’arma da fuoco, né ha trovato fori di proiettile: quindi presumo che l’automatica della signora Lamia non sia sospetta. Se questo è il sangue del capitano Masteen, direi che è stata usata un’arma bianca.

— Lo Shrike stesso è un’arma bianca — disse Martin Sileno.

Lamia si accostò al piccolo mucchio di bagagli. — Discutere non risolverà niente. Vediamo se c’è qualcosa nei bagagli di Masteen.

Padre Hoyt alzò la mano, esitando. — Sono cose… come dire, private, no? Non ne abbiamo il diritto.