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Brawne Lamia incrociò le braccia. — Senta, padre, se Masteen è morto per lui non cambia niente. Se è ancora vivo, guardare nella sua roba potrebbe darci un’idea di dove è stato portato. In tutt’e due i casi, dobbiamo cercare un indizio.

Hoyt sembrò dubbioso, ma annuì. Alla fine, la violazione dell’intimità di Masteen fu minima: la prima cassa conteneva solo qualche cambio di biancheria e una copia del Libro di vita del Muir; la seconda, un centinaio di piantine di semenzaio, confezionate separatamente, sottoposte a essiccamento rapido e conservate in terriccio umido.

— I Templari devono piantare, in ogni nuovo mondo che visitano, almeno un centinaio di germogli dell’Albero Eterno — spiegò il Console. — Raramente le piantine attecchiscono, ma loro devono seguire il rituale.

Brawne Lamia si accostò alla grossa scatola metallica in fondo al mucchio.

— Non la tocchi! — esclamò, brusco, il Console.

— Perché no?

— È un cubo di Moebius — spiegò il colonnello Kassad. — Un guscio carbonio-carbonio posto intorno a un campo di contenimento a impedenza zero e ripiegato su se stesso.

— E allora? — replicò Lamia. — I cubi di Moebius racchiudono manufatti e altre cose. Non esplodono né fanno brutti scherzi.

— No — ammise il Console — ma quel che contengono può esplodere. Anzi, il contenuto potrebbe già essere esploso, per quanto ne sappiamo.

— Un cubo di questa grandezza potrebbe tenere in iscacco un’esplosione nucleare di un chilotone, se imprigionata nel nanosecondo dell’accensione — aggiunse Fedmahn Kassad.

Accigliata, Lamia fissò la scatola metallica. — Allora come facciamo a stabilire che non è stato il contenuto a uccidere Het Masteen?

Kassad indicò una striscia fiocamente illuminata di verde, lungo l’unico segno di giunzione della scatola. — È ancora sigillato. Una volta aperto, un cubo di Moebius dev’essere riattivato in un ambiente in cui sia possibile generare un campo di contenimento. Qualunque cosa ci sia lì dentro, non ha danneggiato il capitano Masteen.

— Allora è impossibile scoprire il contenuto? — rifletté Lamia.

— Io ho un sospetto attendibile — disse il Console.

Gli altri lo fissarono. Rachel si mise a piangere e Sol tirò la linguetta di riscaldamento di un biberon.

— Ricordate che ieri, a Limito, Masteen ha fatto un po’ di chiasso, a proposito del cubo? — disse il Console. — Ne parlava come se fosse un’arma segreta.

— Un’arma? — disse Lamia.

— Elementare! — esclamò all’improvviso Kassad. — Un erg!

— Un erg? — Martin Sileno fissò la cassa. — Credevo che gli erg fossero quei campi di forza semicoscienti che i Templari usano nelle loro navi-albero.

— Infatti — disse il Console. — Queste creature furono scoperte circa tre secoli fa, sugli asteroidi intorno ad Aldebaran. Corpo grosso come una spina dorsale di gatto, sistema nervoso in gran parte piezoelettrico incapsulato in una cartilagine di silicio; ma si cibano, e si avvalgono, di campi di forza grandi come quelli generati da piccole spin-navi.

— Ma come si fa a infilare tutto questo in una cassa così piccola? — domandò Martin Sileno, fissando il cubo di Moebius. — Con gli specchi?

— In un certo senso — disse Kassad. — Il campo della creatura viene smorzato… non basta a nutrirla, ma non la lascia morire di fame. Un po’ come la crio-fuga per noi. Inoltre, questo erg dovrebbe essere piuttosto piccolo. Un cucciolo, per così dire.

Lamia passò la mano sul rivestimento metallico. — I Templari controllano queste creature? Comunicano con loro?

— Sì — rispose Kassad. — Nessuno sa esattamente come. È un segreto della Confraternita. Ma Het Masteen certo confidava che l’erg l’avrebbe aiutato contro…

— Lo Shrike — terminò Martin Sileno. — Il Templare pensava che questo spiritello d’energia sarebbe stato la sua arma segreta, quando si fosse trovato di fronte al Signore della Sofferenza. — Si mise a ridere.

Padre Hoyt si schiarì la voce. — La Chiesa ha accettato l’ordinanza dell’Egemonia secondo la quale queste… creature… questi erg, non sono esseri coscienti… e quindi non sono candidati alla salvezza eterna.

— Oh, sono coscienti eccome, padre — disse il Console. — Percepiscono le cose molto meglio di quanto non immaginiamo. Ma se lei intende intelligenti… consapevoli di sé… allora si trova di fronte a qualcosa sul genere della cavalletta intelligente. Le cavallette sono candidate alla salvezza eterna?

Hoyt non rispose. Brawne Lamia disse: — Bene, è chiaro che, secondo il capitano Masteen, questa creatura sarebbe stata la sua salvezza. Ma qualcosa è andato storto. — Girò lo sguardo sulle paratie insanguinate e le macchie di sangue rappreso per terra. — Usciamo di qui.

Il carro a vela bordeggiò sotto le raffiche di vento sempre più violente della tempesta che si avvicinava da nordest. Sbrindellati pavesi di nuvole correvano, bianchi, sotto il soffitto basso e grigio del fronte temporalesco. L’erba si agitava e si piegava sotto il vento gelido. Arabeschi di fulmini illuminavano l’orizzonte ed erano seguiti dal brontolio di tuoni simili a spari d’avvertimento davanti alla prua del carro. I pellegrini rimasero a guardare in silenzio finché le prime gocce di pioggia gelida non li costrinsero a rifugiarsi nell’ampia cabina di poppa.

— Questa era nella tasca della sua veste — disse Brawne Lamia, mostrando una strisciolina di carta con il numero 5.

— Quindi sarebbe toccato a Masteen raccontare la sua storia — brontolò il Console.

Martin Sileno inclinò la sedia fino a toccare con la spalliera la lunga finestra. I lampi davano un’aria lievemente demoniaca ai suoi lineamenti da satiro. — C’è un’altra possibilità — disse Sileno. — Forse qualcuno che non ha ancora raccontato la sua storia ha ucciso il Templare per cambiare l’ordine.

Lamia fissò il poeta. — In questo caso, si tratterebbe del Console o di me — disse, con voce inespressiva.

Sileno scrollò le spalle.

Brawne Lamia tirò fuori la sua strisciolina. — Ho il 6. Cosa avrei concluso? Toccherebbe sempre a me.

— Allora forse quel che Masteen avrebbe detto ha reso necessario zittirlo per sempre — disse Sileno. Scrollò di nuovo le spalle.

— Secondo me, lo Shrike ha iniziato a mietere fra noi. Perché dovrebbe lasciarci arrivare alle Tombe del Tempo, quando massacra la gente a metà strada tra qui e Keats?

— È diverso — disse Sol Weintraub. — Questo è il Pellegrinaggio allo Shrike.

— E allora?

Nel silenzio che seguì, il Console si accostò alle finestre. Torrenti di pioggia spinti dal vento oscuravano il mare e risuonavano contro i vetri piombati. Il carro scricchiolò e s’inclinò pesantemente a dritta, mentre iniziava un altro tratto di percorso.

— Signora Lamia — disse Kassad — ha voglia di raccontare la sua storia adesso?

Lamia incrociò le braccia e guardò il vetro rigato di pioggia. — No. Aspettiamo di lasciare questa maledetta nave. Puzza di morte.

A metà pomeriggio il carro a vela arrivò al porto di Riposo del Pellegrino, ma la tempesta e la luce stanca diedero agli esausti passeggeri l’impressione che fosse già tarda sera. Il Console s’aspettava che dei rappresentanti del Tempio Shrike fossero lì ad accoglierli: dopotutto erano all’inizio della penultima tappa del viaggio. Ma Riposo del Pellegrino sembrava deserto come Limito. L’avvicinarsi alle alture pedemontane e la prima vista della Briglia erano uno spettacolo entusiasmante quanto quello di qualsiasi atterraggio, e spinse sul ponte i sei futuri pellegrini nonostante la pioggia gelida che continuava a cadere. Le alture pedemontane erano brulle e sensuali: il marrone delle curve e degli improvvisi sollevamenti contrastava con il verde monocromatico del mare d’Erba. Più in là, i picchi alti novemila metri erano solo suggeriti da piani grigi e bianchi presto intersecati da basse nubi; ma, anche così tronchi, erano uno spettacolo grandioso. La linea delle nevi scendeva fino a un punto appena al di sopra dell’ammasso di baracche bruciate e di alberghetti scadenti che era stato Riposo del Pellegrino.