Qualcuno versò metà del suo whisky nel vaso di una palma. Magnifico gesto. Da un ramo, una orchieda-vivente Gummidgy si agitò, stizzita. Gli ospiti sgattaiolarono lontano dalla cabina-transfert. I commenti erano: «Sì, ti senti bene. Li vedo anch’io.» «Pillole antisbornia? Fammi dare un’occhiata nella borsa.» «È un party ben riuscito, vero?» «Caro vecchio Louis.» «Come ha chiamato quella cosa?»
Non sapevano cosa farsene, di Nessus. I più fingevano di ignorarne la presenza, e non osavano fare commenti temendo di fare la figura dei pazzi. La loro reazione di fronte a Speaker fu ancora più singolare. Lo kzin, che una volta era considerato il nemico più pericoloso del genere umano, veniva trattato con lo stesso timore reverenziale con il quale ci si rivolge agli eroi.
— Vieni con me — disse Louis Wu al burattinaio. Con un briciolo di fortuna lo kzin sarebbe riuscito a seguirli. — Scusateci — urlò energicamente facendosi strada in mezzo alla ressa. In risposta alle domande eccitate o imbarazzate, si limitò a sogghignare tra sé.
Louis sbarrò la porta dell’ufficio, e mise in funzione il dispositivo anti-microspie. — Perfetto. Chi vuole da bere?
— Se vuoi scaldare il bourbon, io lo berrei — disse lo kzin. — Altrimenti posso berlo ugualmente.
— Nessus, tu?
— Un succo di verdura mi va bene. Hai del succo di carota caldo?
— Puah! — fece Louis. Ma diede istruzioni al bar che servì un bulbo colmo di succo di carota bollente.
Mentre Nessus si riposava sulla gamba posteriore piegata, lo kzin si lasciò cadere pesantemente sul posapiedi gonfiato ad aria. Il più antico nemico dell’uomo era piuttosto ridicolo, in bilico su un posapiedi troppo piccolo per la sua mole.
— Parlami della proverbiale prudenza dei burattinai — disse Louis. — Me ne sono scordato.
— Forse non sono stato molto leale con te, Louis. La mia specie mi ritiene pazzo.
— Oh! Magnifico. - Louis sorbì dal bulbo un sorso del suo cocktail di vodka, succo di fragole canine e ghiaccio tritato.
Lo kzin sbatteva la coda: — Perché dovremmo metterci in viaggio con un maniaco? Tu, poi, devi essere il più pazzo di tutti per voler viaggire con un kzin.
— Ti allarmi per poco — rispose Nessus con voce morbida, persuasiva, insopportabilmente sensuale. — Gli uomini non hanno mai conosciuto un burattinaio che non fosse considerato pazzo dalla propria specie.
— Un burattinaio pazzo, uno kzin nel pieno della sua maturità, e io. Sarebbe bene che il quarto fosse uno psichiatra.
— No, Louis. Non sono previsti psichiatri.
— Be’, perché no?
— Non ho fatto la scelta a caso. — Il burattinaio bevve un sorso con una bocca e parlò con l’altra: — Il viaggio che ci siamo prefissi ha lo scopo di beneficare la mia specie. Perciò è stato scelto un rappresentante abbastanza pazzo da affrontare un mondo sconosciuto e nello stesso tempo abbastanza sano di mente per sopravvivere. Si dà il caso che io rientri in questa categoria. C’è una ragione per includere uno kzin. Speaker, quanto sto per dirti è un segreto. Abbiamo tenuto in osservazione la tua specie per un considerevole periodo di tempo. Vi conoscevamo già da prima del vostro attacco all’umanità.
— Meno male che non vi siete fatti vedere — brontolò lo kzin.
— Senza dubbio. In un primo tempo ci eravamo convinti che la specie kzinti era inutile e pericolosa. Iniziammo una serie di ricerche per determinare la possibilità di sterminarla senza esporci a pericoli.
— Ho una gran voglia di farti un nodo con quei due colli!
— Tu non mi farai nessun nodo!
Lo kzin si alzò.
— È giusto. Siediti, Speaker. Non ci guadagni niente ad ammazzare un burattinaio.
Lo kzin si rimise a sedere. Il piccolo cuscino non si gonfiò nemmeno questa volta.
— Il progetto fu accantonato — continuò Nessus. — Avevamo scoperto che le guerre tra Uomini e Kzin riuscivano a contenere l’espansione degli Kzin, rendendoli meno pericolosi. Continuammo ad osservarvi. Per sei volte avete attaccato il mondo degli uomini. Sei volte siete stati sconfitti, perdendo, in ogni guerra, quasi due terzi della popolazione maschile. Devo fare commenti sul livello di intelligenza da voi dimostrato? No? Comunque, non avete mai veramente corso il pericolo di essere sterminati. Le vostre stupide femmine erano state largamente risparmiate dalla guerra, e le nuove generazioni hanno contribuito a rimpiazzare le perdite. Tuttavia avete sicuramente disperso un impero costruito nel corso di migliaia di anni. Era chiaro che gli Kzin si stavano sviluppando ad un ritmo velocissimo.
— Sviluppando?
Nessus gracchiò una parola nella Lingua dell’Eroe. Louis fece un sobbalzo. Non avrebbe mai sospettato che le gole del burattinaio fossero capaci di fare una cosa simile.
— Sì — disse Speaker-agli-Animali. — Credo che sia proprio come dici tu; ma non riesco a capire il significato della parola che tu usi.
— L’evoluzione dipende dalla sopravvivenza dei più forti. Per molte centinaia di anni kzin, i membri più forti della tua specie erano quelli che avevano l’ingegno o la pazienza di evitare i duelli o i combattimenti con gli esseri umani. I risultati sono evidenti. Da quasi duecento anni kzin, siete in pace con gli uomini.
Speaker trangugiò un po’ del suo bourbon bollente. La coda, rosa e pelata come quella di un topo, sbatteva inquieta.
— La tua specie è stata decimata — disse il burattinaio. — Tutti gli Kzin oggi viventi discendono da coloro che sono sfuggiti alla morte durante le guerre tra gli Uomini e gli Kzin. Noi pensiamo che gli Kzin, oggi, posseggono l’intelligenza o il trasporto contemplativo, oppure l’auto-controllo necessario per trattare con le razze a loro alien.
— E così metti a repentaglio la vita affiancandoti a uno kzin.
— Sì — disse Nessus, e fu scosso da un brivido. — Il motivo è serio. Se riesco a dimostrare il valore del mio coraggio, avrò il permesso di procreare.
— È un impegno difficile da mantenere — disse Louis.
— C’è anche un’altra ragione per assoldare uno kzin. Dovremo affrontare strane condizioni ambientali, dense di pericoli. Chi mi proteggerà? Chi ne ha maggiori possibilità di uno kzin?
— Per proteggere un burattinaio?
— Ti sembra una follia?
— Si — rispose Speaker. — Oltretutto stimola anche il mio senso dell’umorismo.
Secondo l’opinione del burattinaio, il cambio dell’iperpropulsione al secondo quantum di energia era rara come un elefante bianco. Con quella propulsione una nave viaggiava alla velocità di un anno-luce in un minuto e un quarto, mentre i comuni mezzi spaziali coprivano la stessa distanza in tre giorni. I mezzi normali però avevano lo scompartimento per il carico.
— Abbiamo installato il motore nello scafo numero quattro della General Products, il più grande costruito dalla nostra compagnia. Quando i nostri scienziati hanno terminato il lavoro, quasi tutta la parte interna dello scafo era piena di macchinari per l’iperpropulsione. Il nostro viaggio di andata sarà un po’ affollato.
— Un viaggio sperimentale — disse lo kzin. — È stato collaudato?
— Ha fatto un viaggio di andata e ritorno al centro della Galassia.
Ma era stato l’unico viaggio! I burattinai non potevano collaudarlo personalmente, né trovare altre razze che lo facessero al loro posto, perché erano in piena migrazione. In pratica, la nave non avrebbe trasportato nessun carico, sebbene superasse un miglio di diametro.
— Tutto ciò mi procurerebbe un nome — osservò lo kzin. — Un nome! Devo vedere la tua nave in azione.
— La vedrai durante il viaggio nello spazio.
— Che nome potrei scegliere? Forse… — lo kzin disse una parola esotica.