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Louis liberò il burattinaio del fardello e si mise a trascinarlo insieme a Prill; era costretto ad adoperare tutte e due le mani, come lei. Rispose al cenno di saluto della ragazza e domandò a Nessus: — Quanti anni ha?

— Non gliel’ho chiesto.

— Questa notte è venuta da me. È molto in gamba. Deve avere mille anni di pratica.

— Possibile. La sua civiltà ha scoperto la droga della giovinezza, superiore alla vostra erba di lunga vita. Ogni dose le allunga la vita di dieci anni.

— Hai idea di quante dosi abbia preso?

— No, non mi interessa.

Avevano raggiunto la scala che portava alle celle. Si trascinavano il volatile che rimbalzava sui gradini. Lo consegnarono a Speaker.

— Da dove è venuta? — domandò Louis a Nessus.

— La ragazza? Dalla parete del bordo. A piedi.

— Duecento miglia?

— Più o meno.

— Raccontami quel che ti ha detto.

Il primo gruppo di selvaggi aveva creduto che fossero dèi. La faccenda della divinità aveva risolto diversi problemi. L’equipaggio della Pioneer aveva lasciato gli uomini impazziti alle cure dei nativi. Nella loro qualità di dèi sarebbero stati trattati bene.

Il resto della ciurma si era diviso in due gruppi: quattro di loro, fra i quali Prill, si erano diretti verso Antispinward. La città natale di Prill era da quelle parti. I gruppi avevano deciso di camminare lungo la parete nella speranza di trovare zone civilizzate. E avevano giurato di inviarsi aiuto reciproco non appena ne avessero avuto la possibilità.

In ogni città, gli uomini della Pioneer avevano trovato le macerie delle torri fluttuanti create molte migliaia di anni prima della scoperta della droga della vita. Le generazioni successive erano diventate più prudenti. Quasi tutti coloro che potevano permettersi il lusso della droga, si tenevano ben lontani dai palazzi sospesi, a meno che non fossero nominati funzionari della città. In quel caso installavano i dispositivi di sicurezza o i generatori di energia supplementare.

Gli edifici fluttuanti, ormai, erano pochi. Quando i ricevitori di energia si erano spenti, dopo una debole fiammata, la maggior parte delle torri era crollata sui centri cittadini, tutte insieme.

L’equipaggio della Pioneer aveva trovato una città nella quale la civiltà era risorta, sebbene solo nelle periferie. Il giochetto del dio non avrebbe funzionato, e avevano dovuto dare una fortuna in droga della giovinezza, in cambio di un autobus funzionante a energia propria.

Molto tempo dopo avevano incontrato un’altra città, ma si era già spinti troppo lontano. Avevano perso ogni entusiasmo. E l’autobus si era sfasciato. Si erano fermati definitivamente in una città semidistrutta, mescolandosi con gli indigeni.

— Prill aveva una carta geografica — spiegò Nessus. — La sua città natale era a duecento miglia. Convinse un uomo a seguirla, e proseguì il viaggio con lui, a piedi.

A un certo punto, si erano stancati l’uno dell’altra. Prill aveva continuato il viaggio da sola. Quando la storia della divinità non bastava a convincere i nativi a darle da mangiare, smerciava qualche dose di droga. Altrimenti…

— Halrloprillalar possiede un altro mezzo per dominare la gente — disse Nessus. — Me l’ha spiegato, ma non ho capito bene.

— L’ho capito io — sorrise Louis. — Se la caverà sempre, con quel mezzo. Ha un’arte che vale più del tuo tasp.

Nessus continuò a raccontare. Prill aveva raggiunto la sua città. Ma era giunta all’orlo della pazzia per la solitudine e il terrore. Si era sistemata in una stazione di polizia, e aveva trascorso intere giornate, quasi in stato di incoscienza, sopra gli strumenti dei macchinari elettromagnetici. Un giorno, per caso, era riuscita a riportare in aria il palazzo.

— Il palazzo è questo — disse il burattinaio.

Prill aveva scoperto il meccanismo che catturava i contravventori delle leggi sul traffico. Sperava di attirare qualche persone civile, per non restare sola.

— Accidenti — sbottò Louis, — ma allora perché ha lasciato crepare tutta quella gente?

— Hai dimenticato che è completamente folle?

— E Teela Brown? Che cosa ne ha fatto?

— Gliel’ho chiesto. Dice di non averla mai vista.

Speaker tornò dal labirinto. Si pulì la pelliccia che, dopo la bruciatura, gli stava crescendo lentamente. — Per qualche giorno abbiamo da mangiare — disse. — L’uccellaccio è sistemato.

— Diamoci da fare — disse Louis Wu. — Dobbiamo alleggerire il palazzo. Dobbiamo ridurre il peso almeno della metà.

— E in che modo?

— Tagliando la base.

SEEKER

Louis e Speaker erano sdraiati sul pavimento della piattaforma di osservazione. Guardavano dentro le celle buie.

— Comincia tu — disse Louis.

Lo kzin fece fuoco due volte.

All’interno delle celle echeggiò un tuono. A una parete si aprì un punto luminoso come un lampo, proprio sotto il soffitto. Il punto si spostò lentamente, lasciando dietro di sé una scia fiammeggiante.

— Fallo a fette — ordinò Louis. — Se quella massa cade tutta d’un colpo, tremeremo come le pulci di un cane tosato di fresco.

Speaker si mise di traverso per tagliare la parete da un’altra angolazione.

L’edificio rollò paurosamente, e la prima fetta di cavi e costruzione plastica si staccò cadendo in un rovinio di polvere e macerie.

Louis si attaccò al pavimento. Attraverso lo squarcio apparvero la luce del sole, la città e la gente.

Louis vide un altare di legno e un oggetto in metallo a forma di rettangolo sormontato da un arco parabolico. Lo vide per poco perché un pezzo di parete andò a sbattervi contro, schizzando schegge. La gente si era già volatilizzata.

— Poveretti — disse rivolgendosi a Nessus, — in una città vuota, a chilometri di distanza dai campi. Dev’essere un giro che fanno tutti i giorni. Cosa ci stavano a fare lì?

— Adorano la dea Halrloprillalar. Sono loro che le procurano da mangiare.

— Ci saranno dei feriti.

— Può darsi.

— Mi è sembrato di vedere Teela, in mezzo a loro.

— Sciocchezze. Vogliamo provare la forza motrice?

Il volociclo del burattinaio era coperto da un mucchio di gelatina plastica trasparente. Nessus era di fianco al quadro dei controlli che era stato lasciato scoperto. La finestra panoramica offriva una spettacolare veduta della città con i moli, le torri del Centro Civico e una giungla dilagante che una volta doveva essere stato un parco.

Louis si mise in posizione di riposo. Dando l’esempio al suo equipaggio, il comandante stava piantato a gambe larghe sul ponte. I motori a razzo danneggiati potevano esplodere al primo colpo di propulsione. Ma si doveva tentare il tutto per tutto. Le navi da guerra kzinti dovevano essere fermate prima che raggiungessero la Terra!

— Non funzionerà mai — disse Louis Wu.

— Perché no? Non è uno sforzo eccessivo…

— Un castello volante! Adesso mi rendo conto di che razza di pazzia è tutta questa storia! A casa, al suono di fanfara, su un pezzo di grattaglielo… — L’edificio si spostò facendo barcollare Louis. Nessus aveva acceso il propulsore.

La città slittò via oltre la finestra, aumentando la velocità. Poi rallentò. Raggiunsero la velocità massima di cento miglia orarie e il palazzo era equilibrato come una roccia.

— Abbiamo piazzato il volociclo al punto giusto — disse Nessus. — La struttura non tende a ruotare.

— È sempre una fesseria.

— Se funziona non è una fesseria. Allora, dove si va?