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— Che cosa hai fatto a Prill?

— Dovresti mostrarti un po’ più riconoscente. Cercava di metterti sotto controllo. Ho sentito.

— Hai usato il tasp su di lei!

— Appena tre secondi a bassa energia, mentre eravate impegnati nelle vostre attività sessuali. Ora è lei a essere condizionata.

— Mostro! Sei un mostro di egoismo.

— Louis, non ti avvicinare troppo.

— Prill è un’umana, libera di intendere e di volere!

— E il tuo volere?

— Non correva nessun pericolo. Lei non mi può tenere sotto controllo!

— C’è qualcos’altro che ti disturba? Non siete la prima coppia di umani che ho osservato mentre facevano l’atto sessuale. Dovevamo conoscere tutto della tua specie. Non ti avvicinare troppo.

Louis non aveva intenzione di fargli male. Strinse i pugni rabbiosamente, ma non per colpirlo. Fece un passo avanti…

Si perse nell’estasi. Immerso nella gioia più pura che mai avesse conosciuto, Louis seppe che Nessus lo stava influenzando col tasp.

Senza pensare alle conseguenze, cominciò a tirare calci. Usò tutte le sue forze per strapparsi al piacere del tasp. Sferrò un calcio alla laringe del burattinaio, sotto la mascella sinistra.

Fu un disastro. Il burattinaio fece Gulp!, si ritrasse incespicando e interruppe il tasp.

Il peso della dolorosa eredità degli uomini ricadde sulle spalle di Louis, che voltò le spalle al burattinaio e uscì. Sentiva il bisogno di piangere e, soprattutto, non voleva che Nessus lo vedesse in viso.

Girovagò, crogiolandosi nella sua angoscia. Per caso raggiunse la scalinata. Sapeva quel che stava succedendo a Prill. Quando era in bilico su un trabocchetto di trenta metri, non vedeva l’ora che Nessus ammansisse Prill col tasp. Ricordava bene l’effetto che aveva avuto sui barbari.

Condizionata! Come una cavia! Lei lo sapeva. E durante la notte aveva fatto il suo ultimo coraggioso tentativo per liberarsene.

Raggiunse la piattaforma dove il vento fischiava, schizzando con violenza la pioggia. Louis la smise di preoccuparsi solo di se stesso. L’angoscia che la predita del tasp gli aveva procurato cominciava a diminuire.

Una parte di lui ancora rimpiangeva il tasp, e lo avrebbe fatto per sempre. La dedizione agli altri non era che un ricordo sulla soglia della coscienza. Poteva lasciare Prill da qualche parte con una scorta di droga della giovinezza, e il ricordo sarebbe svanito lentamente…

— Maledizione, abbiamo bisogno di lei.

Non gli rimaneva altro da fare che impedire a Nessus l’uso del tasp, e vegliare su di lei. In principio sarebbe stata molto depressa.

Di colpo, la mente di Louis registrò ciò che stava osservando senza accorgersene. C’era una macchina, molti metri sotto la piattaforma, slanciata come un dardo marrone con strette fessure al posto dei finestrini. Oscillava nel vento, privo di energia, intrappolato dal campo elettromagnetico.

Louis aguzzò gli occhi per essere sicuro che dietro a quel turbinio ci fosse un viso. Si precipitò di sopra chiamando Prill a gran voce.

Non sapeva in che lingua spiegarsi: l’afferrò per un gomito, la trascinò lungo le scale per mostrarle il veicolo. Lei scosse il capo e ritornò di sopra per modificare l’azione della trappola della polizia.

Il dardo marrone fu sollevato all’altezza della piattaforma. Ne uscì uno degli occupanti, afferrandosi carponi con le mani per difendersi dal vento.

Era Teela Brown. Louis non ne rimase troppo sorpreso.

Il secondo passeggero era un tipo così appariscente che Louis scoppiò in una risata. Teela si mostrò sorpresa e ferita.

Teela Brown era pallida, spettinata, dimagrita. Ma ancora più carina. Indicò il suo compagno e disse: — Si chiama Seeker.

— E che significa, Seeker?

— È un nome che si è dato lui. Secondo lui vuol dire Cercatore.

Seeker osservava Louis e Prill con umiltà e ossequio. Era alto e muscoloso. Era facile immaginarlo combattere contro i draghi. Portava una spada. I suoi tratti ricordavano quelli della scultura in metallo del Castello Paradiso. Era accuratamente rasato. Forse un Ingegnere, ma un mezzosangue. I capelli, biondo cenere, erano lunghi e non troppo puliti. Allacciata alla vita, portava una pelle d’animale.

— È lui che mi ha salvata — disse Teela.

Stavano oltrepassando l’Occhio. Il vento ruggiva lungo le scale, e fischiava nei corridoi. I vestiboli erano inondati di pioggia. Teela aveva mangiato e si era riposata.

Erano tutti riuniti nella stanza di Louis, che fungeva da plancia e da soggiorno.

— Coraggio — disse Speaker a Teela. — Racconta.

Il congegno della polizia aveva quasi fatto saltare in aria il volociclo di Teela Brown. Il localizzatore, l’interfono e la cucina si era bruciati in un colpo solo.

Teela era ancora viva perché il campo sonico aveva attuato, per contatto, un’onda permanente. La ragazza aveva attivato il retrocampo, prima che la velocità Mach due le facesse esplodere il cranio. In pochi secondi era discesa sotto il limite di velocità consentito dalle autorità. Il campo-trappola aveva fatto saltare il motore frenante. Cercò un posto per atterrare planando. Era scesa, bruscamente, nei giardini di un viale.

Aveva appena messo piede a terra quando il veicolo si era sollevato da solo.

— Ero perduta — disse Teela. — Non sapevo dove mi trovavo… Non c’era nessuno. Allora, mi sono seduta su una panchina, e mi sono messa a piangere.

Si era disperata per ore. Aveva paura di andarsene, perché pensava che i suoi compagni l’avrebbero cercata nella zona.

— Poi è arrivato lui.

Teela indicò Seeker, il quale sorrise. Anche Louis sorrise: Teela aveva fiducia in chiunque. Era inevitabile che chiedesse aiuto e conforto al primo estraneo. Ed era altrettanto inevitabile che, con la sua fortuna ricorrente, le andasse bene.

— Seeker mi ha nutrita e mi ha difesa. Ieri, quattro uomini hanno tentato di aggredirmi, e Seeker li ha stesi con un colpo di spada. Così ho imparato un mucchio di parole in lingua locale.

— E che cosa fa, per vivere?

— Va a caccia. E intanto è impegnato in una ricerca. Ha giurato, cento anni fa, che sarebbe arrivato alla base dell’Arco.

— La base dell’Arco?

Teela fece segno di sì con la testa, sorridendo maliziosamente. Non si capiva, nelle sue mosse da ochetta simpatica, se facesse sul serio o se scherzasse.

— Piccola idiota — disse Louis, — non sai che l’Arco non esiste, e che noi siamo dentro a un cerchio?

— Certo che lo so. Mi hai preso per una stupida?

— Allora perché non glielo dici?

— Louis, se glielo dici tu ti odierò per tutta la vita. Ha passato quasi tutta la vita a cercare la base dell’Arco.

— Non mi sembra molto intelligente.

— No, non lo è — rispose Teela come se la cosa non avesse la minima importanza. — Però, se viaggio con lui, potrò insegnare un mucchio di cose alla gente di qui.

Louis non volle pensare a cos’altro avesse fatto Teela con il suo eroe ammazza-draghi. La invitò a continuare il racconto.

— Seeker ha cominciato a verificare i motori delle macchine vecchie — disse la ragazza. — Lui dice che i guidatori, quando vengono catturati, spengono i motori. Così evitano di bruciarli.

Nessus, Speaker e Louis si guardarono. Seeker raccontava frottole, perché quasi tutte le macchine sospese nel labirinto erano rimaste in funzione.

— Ne abbiamo presa una in buono stato — disse Teela. — Vi stavamo correndo dietro, poi ci siamo persi nel buio. Per fortuna, siamo stati catturati dal campo del vostro… del vostro grattacielo volante.

— Per fortuna, vero? — disse Nessus con la testa di sinistra.

Seeker non aveva ancora detto una parola. Placidamente seduto in poltrona, fissava Speaker con molto interesse. Halrloprillalar, invece, guardava oltre la finestra. L’ululato del vento si stava riducendo a un sibilo sottile.