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I quadranti cominciarono a spostarsi da soli. Un filo serpeggiò fuori del cruscotto e sfiorò il collo del burattinaio, cercando sotto la pelle un punto nel quale si conficcò.

Louis rabbridivì… alimentazione per endovena: Nessus era ancora vivo.

Non si era neanche accorto del decollo dell’Improbable. Speaker stava seduto sull’ultimo gradino della rampa e guardava in basso, verso la torre Paradiso. Teneva qualcosa fra le mani, con grande precauzione.

— È morto? — domandò.

— No. Ha perso un mucchio di sangue. — Louis crollò accanto alo kzin, stanco e depresso. — I burattinai entrano in stato di shock?

— Cosa ne so? Lo shock in se stesso è uno strano meccanismo. Ci sono voluti secoli di studi per sapere come mai gli umani muoiono facilmente sotto la tortura. — Era chiaro che lo kzin stava pensando ad altro: — È stata ancora la fortuna di Teela Brown?

— Credo.

— Come è possibile che la ferita di Nessus le sia utile?

— Devi vederla attraverso i miei occhi, Speaker. Quando l’ho conosciuta, era unilaterale. Era… era una ragazza in una storia. L’eroe, di mezz’età e molto cinico, se ne interessò per il mito che la circondava. Fu sicuro che il mito era autentico quando lei gli volse le spalle.

— Louis, non ci capisco niente.

— Allora l’eroe si accorse che era la maschera di una donna, un simulacro che sostituiva non soltanto un viso, ma un corpo intero. Non poteva soffrire. Era proprio quello che l’uomo voleva: vederla soffrire.

— E Nessus che c’entra?

— Quando è arrivata qui, Teela non era del tutto umana. Però aveva un corpo umano, prima che i burattinai la manipolassero. Capisci che cosa le hanno fatto? Hanno creato una leggenda a sua immagine, e hanno ottenuto Teela Brown.

— Per questo è venuta sull’Anello?

— Certo. Questo, per lei, è il mondo adatto. Le darà la possibilità di diventare completamente umana.

— E la testa del mangia-erba?

— Lei è incapace di partecipare al dolore altrui — disse Louis. — Forse ha bisogno di veder soffrire un vero amico. La fortuna di Teela non si preoccupa del prezzo pagato da Nessus. Sai che cosa ho adoperato per pinza emostatica? Teela si è accorta che mi trovavo in difficoltà, e ha trovato subito quello che ci voleva. Probabilmente è la prima volta che si è comportata nella giusta maniera in un caso di emergenza.

— Perché doveva farlo? La fortuna la protegge da tutte le difficoltà.

— Lei stessa non conosceva questa sua capacità di decidere.

— Deve essere una faccenda strettamente umana — fece Speaker.

Louis interpretò quel commento come un’ammissione di completa confusione di idee. Non si sforzò di dargli una risposta.

Non aveva ancora notato l’oggetto che lo kzin teneva con tanta precauzione. — Eri tornato indietro per recuperare la testa? Hai perso il tuo tempo. Bisognerebbe ibernarla, e noi non possiamo.

— No. — Speaker tirò fuori un oggetto grande quanto la testa di un bambino. — Non toccarlo. Puoi rimetterci le dita.

Le dita? Oh! L’oggetto aveva la forma di una boccia che si assottigliava fino a diventare il filo nero delle ombre.

— Sapevo che quella gente lo sapeva maneggiare — disse Speaker. — Per forza, altrimenti non avrebbero teso il laccio a Nessus. Sono ritornato indietro per vedere come diavolo avevano fatto. Hanno trovato una delle estremità. Credo che questa boccia si trovi ad una sola estremità e che il resto sia solo filo.

— Sì. Possiamo trascinarci dietro il filo fissandolo in un punto dell’Improbable dove non dobbiamo passare.

— Dove andiamo adesso?

— Verso la Liar.

— D’accordo, Louis. Bisogna trasportare Nessus sulla nave per poterlo medicare meglio… E poi?

— Vedremo.

Louis lasciò Speaker a guardia dell’impugnatura per sistemare la plastica elettroselettiva che avevano accantonato. Due manciate di quel materiale bastavano a fissare quella specie di presa alla parete. Ma non c’era modo di farci passare la corrente. Ci voleva l’arma Slaver, ma era andata perduta. La situazione era frustrante. Louis, alla fine, scoprì che avrebbe potuto far passare la corrente attraverso la plastica per mezzo della bobina del suo accenditore.

Sistemò la presa a goccia con la punta fuori della plastica e rivolta verso Port.

— Mi sembra che il ponte guardi a Starboard — disse Speaker. — Altrimenti è tutto da rifare. Il filo deve strisciare dietro di noi.

— Forse funziona — disse Louis. Non ne era troppo sicuro, ma non era possibile imbarcare il filo a bordo. Dovevano trascinarlo dietro, sperando che non tagliasse niente e nessuno.

Trovarono Teela e Seeker nella sala macchina in compagnia di Prill.

— Dobbiamo separarci — disse Teela in tono secco. — Questa donna dice che ci si può accostare al castello. Potremmo passare dalla finestra ed entrare direttamente nella sala dei banchetti.

— Per fare che? Se non riuscite a tenere sotto controllo i motori del castello andrete a perdervi in qualche zona sperduta.

— Seeker dice di conoscere un po’ di magia. Sono sicura che ci riuscirà.

Louis non aveva nessuna voglia di intavolare una discussione. Convincere Teela era come voler fermare a mani nude uno bandersnatch lanciato alla carica. — Se hai qualche dubbio sui calcoli per i controlli, prova a alzare e abbassare le leve a casaccio.

— Me ne ricordo — rispose lei sorridendo. Poi ritornò seria e disse: — Ti raccomando Nessus.

Venti minuti dopo Seeker e Teela sbarcarono dall’Improbable. Non ci furono addii. Louis aveva rimuginato tra sé tante cose, ma che cosa poteva dirle? Avrebbe dovuto imparare da sé con i tentativi ed errori, mentre la fortuna pensava a conservarla in vita.

Il corpo del burattinaio diventò freddo come un cadavere. Le spie luminose della cassetta di pronto soccorso rimanevano accese, anche se non se ne capiva la ragione. Forse Nessus era in animazione sospesa.

L’Improbable partì trascinandosi dietro il filo. Antichi edifici crollarono, tagliati più volte dal suo passaggio, ma la presa resisteva, fissata nella plastica.

Prill sedeva accanto a Nessus. Era evidente che soffriva.

— Dobbiamo fare qualcosa per lei — disse Louis. — È legata al tasp, e adesso che l’effetto è finito può crollare. Se non si uccide, finirà per uccidere Nessus o me!

— Louis, non vorrai un consiglio proprio da me.

— No, credo proprio di no!

Per aiutare un essere umano bisognava saper ascoltare, e Louis ci provò. A poco a poco cominciò a imparare la lingua, e Prill a parlare. Cercò di raccontarle le avventure di Teela e di Nessus, e del Gioco del Dio…

— Pensavo di essere una dea — disse Prill. — Sul serio.

— È ciò che ti hanno raccontato — disse Louis.

— Ma lo sapevo.

— Ognuno di noi vuole essere un dio. Vuole il potere ma senza le responsabilità. — Louis non riusciva a tradurre bene quelle parole.

— Poi è arrivato lui. Due-Teste. Aveva macchina?

— Aveva il tasp.

— Tasp — ripeté lei con attenzione. — Dovevo immaginare. Tasp faceva lui dio. Perduto tasp niente più dio. È morto Due-Teste?

Era difficile a dirsi. — Lui penserebbe che è stupido essere morto — fece Louis.

— Stupido tagliata testa — disse Prill. Era una battuta: cominciava a scherzare.

Prill cominciò a interessarsi ad altre cose: al sesso, alle lezioni di lingua, al panorama del Mondo ad Anello. Quando la provvista di cibo si esaurì, perse ogni interesse per il burattinaio. Louis dichiarò che era guarita.