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Scesero nel primo villaggio che incontrarono. Prill e Speaker recitarono la parte degli dèi. Louis li attendeva con ansia, sospeso in aria. Aveva una gran voglia di raparsi e di unirsi a loro. Ma come accolito valeva poco: dopo tanti giorni di esercizio, masticava la lingua molto male.

Ritornarono con le offerte: cibo.

Rifecero il Gioco molte volte e con grande abilità. Il pelo di Speaker era ricresciuto. Lo kzin aveva riacquistato il suo aspetto di orso-gatto arancione, una specie di dio guerresco. Su consiglio di Louis, teneva gli orecchi piatti sulla testa.

— Non mi secca recitare la parte del dio — disse Speaker. — Solo mi dispiace recitarla male.

— Come sarebbe a dire?

— Ci rivolgono delle domande, Louis. Le donne sono curiose nei riguardi di Prill. Anche gli uomini si interessano a Prill, perché lei è umana e io no. Ma le domande le fanno a me. A me! Vorrei sapere perché chiedono a un alien di aiutarli a sbrogliare i loro affari.

— Tu sei un maschio. Un dio è un simbolo — rispose Louis, — anche se è in carne e ossa. Tu sei un simbolo maschio.

— E ridicolo. Non ho neanche i genitali esterni.

— Sei grosso e imponente, e hai un aspetto terrificante. È questo che ti fa diventare automaticamente un simbolo di virilità.

— Quello che ci vuole è un riproduttore acustico che mi levi dagli impicci. Così tu potrai rispondere al mio posto alle domande più imbarazzanti.

Prill procurò loro una sorpresa. L’Improbable era un’ex-stazione di polizia: nel magazzino pescò un apparato di interfoni multiplo con le batterie che si ricaricavano sull’impianto elettrico dell’edificio. Finito il lavoro, due apparecchi funzionavano di nuovo.

— Sei più in gamba di quanto credessi — le disse Louis quella notte. Esitò un attimo, ma per la scarsa conoscenza della lingua le disse una frase priva di tatto. — Più intelligente di quanto in genere sia una prostituta di bordo.

Prill non si offese. Sembrò colta alla sprovvista. Poi sorrise: — Le nostre navi non viaggiano ultra-luce.

Louis non capì: — E con questo?

— La noia può essere pericolosa, per i nostri equipaggi, quando ci si mettono anni e anni per passare da una stella all’altra.

— Già. Ci sono diversi modi per vincere la noia.

— E non è facile diventare prostituta di bordo. È necessaria una buona conoscenza dell’organismo e della mente. Poi ci vuole una certa versatilità nella conversazione, conoscenza della medicina, cultura generale, e qualche nozione sul funzionamento della nave per evitare incidenti.

— E magari dovete sapere suonare uno strumento.

— Proprio così. È una regola imposta dal nostro sindacato.

Louis era a bocca aperta. Prill si aprì in una risata squillante. Poi lo abbracciò, e cominciò ad accarezzarlo.

L’interfono funzionava. Louis comunicava a Speaker le risposte. E lo kzin le ripeteva, parola per parola, agli attoniti indigeni. Raccoglieva frutta, carne e bevande che portava a bordo.

L’Improbable viaggiava lentamente. Passarono le settimane. Il paesaggio si fece sempre più arido. La montagna Pugno-di-Dio ingigantiva ogni giorno di più. Louis aveva tempo per le fantasticherie.

— Sei pratica di corrente indotta? — chiese un giorno a Prill.

— Non fa parte dell’educazione per prostitute di bordo.

— Si mandano leggerissime scosse elettriche al cervello. Producono piacere o dolore. È come un tasp.

— Sapevo che aveva un apparecchio — disse Prill. — Perché ti sei deciso a descrivermelo adesso?

— Stiamo per lasciare la civiltà. Non troveremo più molti villaggi e nemmeno cibo. Voglio che tu sappia tutto sul tasp, prima che tu prenda delle decisioni.

— Quali decisioni?

— Vuoi che ti lasciamo al prossimo villaggio o preferisci venire con noi fino alla Liar? Possiamo fornirti di cibo.

— Sulla Liar c’è posto anche per me? — domandò.

— Certo.

— Sono stufa di selvaggi.

— Ti troverai in difficoltà, con le nostre usanze. Prima di tutto hanno tutti i capelli, come me. — I suoi capelli erano diventati lunghi e folti. Si era tagliato il codino. — Ti ci vorrà una parrucca.

Prill fece una smorfia. — Mi arrangerò — rispose, e si mise a ridere all’improvviso. — Vuoi tornare a casa solo, senza di me? Quel gatto arancione non può sostituire una donna. E posso essere utile al tuo mondo, Louis. La tua gente sa ben poco di sesso.

PUGNO-DI-DIO

Pugno-di-Dio sembrava fuggire davanti a loro. Avevano raggiunto il declivio desertico che terminava nell’immensa montagna. Secondo i calcoli di Louis, doveva essere più grande della Terra.

Il vento fischiava ai lati dell’Improbable. Si stavano dirigendo a Spinward della montagna. L’iridescenza dell’Arco risplendeva nei suoi nitidi profili.

Speaker sollevò lo sguardo alla finestra: — Louis, sei in grado di localizzare il centro della Galassia?

— Il nucleo? Dovrebbe essere là, nel punto di congiungimento dell’Arco.

— Ti ricordi che il materiale di base dell’Anello arresta i neutrini? Forse arresta anche altre particelle subatomiche.

— Speaker, a che pensi?

— Il mondo ad Anello è immune alle esplosioni del nucleo. Quando arriveranno le onde dell’esplosione galattica, Teela Brown sarà lontana dalla parete, in virtù della sua fortuna.

— L’esplosione della Galassia? Speaker, avverrà tra ventimila anni!

Eppure, si lasciò prendere dallo sgomento. Fra ventimila anni… ma la Galassia sta per esplodere. Tornò alla coscienza del momento: — Come fai a pensare in questi termini? — disse allo kzin.

— La morte è uguale dappertutto, Louis. Ma secondo la tua ipotesi, Teela è immortale.

— Lei la pensa così. È la sua fortuna che la domina come un Mastro Burattinaio…

Osservavano il corpo di Nessus, mantenuto a temperatura ambiente. Era ormai un cadavere, eppure non dava segni di decomposizione. Le spie luminose continuavano a restare accese, senza variare mai. Era poco, ma era un segno di vita.

— Burattinaio — disse Louis sottovoce.

— Cosa? — domandò Speaker. — A che pensi?

— Forse, il nome burattinai deriva dalla loro abitudine di recitare la parte degli dèi con le altre razze. Hanno trattato gli Umani e gli Kzin come burattini, è innegabile.

— E adesso è lui la marionetta.

— Tutti noi abbiamo recitato la parte di dèi. — Louis accennò col capo a Prill che ascoltava afferrando una parola su dieci. — Prill, tu e io. Speaker, sei stato un dio buono o cattivo?

— Non lo so. Non avevo a che fare con la mia razza, anche se ho studiato a lungo gli umani.

— Era solo una domanda. Ora ti tocca di nuovo la parte di dio. Con gli Kzin.

— Non ti capisco.

— Nessus e gli altri burattinai si sono divertiti con le procreazioni pianificate. Hanno volontariamente creato una situazione in cui la selezione naturale avrebbe favorito uno kzin pacifico. Giusto?

— Sì.

— Che cosa accadrebbe se il Patriarca lo venisse a sapere?

— Guerra — disse lo kzin. — Una flotta pesante attaccherebbe i mondi burattinai. Forse l’umanità si alleerebbe con noi. Hanno insultato anche voi, e gravemente.

— Hai ragione. Poi?

— Poi i mangia-erba sterminerebbero la mia specie fino all’ultimo gattino. Non voglio parlare delle esche per i semi di stella e dei piani di pianificazione. Posso convincere anche te a mantenere il segreto?

— D’accordo.