— È una settimana che setacciamo la Terra per trovarti. Ora ti pesco per puro caso! Strapazzerò i miei agenti!
— Oh! No — fece Louis sottovoce.
Teela si rialzò, vagamente imbarazzata. — Non mi stavo nascondendo… Di che si tratta?
— Un momento! — Louis si intromise. — Nessus, è evidente che Teela Brown non è un’esploratrice. Scova qualcun altro.
— Ma, Louis…
— Aspetta. — Lo kzin si era levato a sedere. — Louis, lascia che l’erbivoro scelga i membri della sua squadra.
— Ma guardatela!
— Guarda te stesso. Alto appena due metri, troppo sottile persino come umano. Sei un esploratore? E Nessus?
— Che cosa diavolo sta succedendo? — domandò Teela.
Nessus insistette: — Teela Brown, abbiamo una proposta. Non sei obbligata ad accettare e nemmeno a darmi ascolto, però la nostra proposta potrebbe interessarti.
La discussione proseguì nell’ufficio di Louis. — Le sue qualifiche corrispondono a quelle richieste — insisteva Nessus. — Dobbiamo prenderla in considerazione.
— Non sarà l’unica esistente sulla Terra!
— No, Louis, certo che no. Ma non siamo riusciti a metterci in contatto con nessun altro.
— Vorrei sapere perché sono oggetto di tanta considerazione.
Il burattinaio disse che Teela Brown non provava alcun interesse particolare per il cosmo. Non era mai andata oltre la Luna e non aveva nessuna intenzione di superare i confini dello spazio conosciuto. L’iperpropulsione al II quantum non stimolava la sua cupidigia. A un certo punto Teela cominciò a mostrarsi confusa e seccata. Louis interruppe di nuovo il burattinaio.
— Nessus, quali sono le qualifiche che la rendono adatta alla nostra impresa?
— I miei agenti sono andati alla ricerca dei discendenti dei vincitori delle Lotterie per il Diritto alla Procreazione.
— Io me ne vado. Sei completamente pazzo.
— No, Louis. Ho ricevuto ordini da Ultimo in persona, colui che ci guida. La sua sanità di mente è fuori discussione. Posso spiegarvi?
Per gli esseri umani il problema del controllo delle nascite era stato risolto da molto tempo. Veniva inserito un minuscolo cristallo sotto la pelle dell’avambraccio del paziente. Entro un anno il cristallo si scioglieva. Per tutto quel periodo il paziente era sterile. Nei secoli precedenti erano stati usati metodi più primitivi.
Verso la metà del ventunesimo secolo si era riusciti a stabilizzare la popolazione della Terra sulla media degli ottanta bilioni. Il ministero per la Fertilità, una sottosezione delle Nazioni Unite, aveva fatto rispettare le leggi sul controllo delle nascite: due bambini a coppia, a giudizio del Ministero della Fertilità. Il ministero decideva chi poteva generare e quante volte. Poteva accordare a una coppia dei figli extra, negare un figlio a un’altra, basandosi sempre sulla desiderabilità dei geni.
— Incredibile — disse lo kzin.
— Perché? La Terra era maledettamente affollata con diciotto bilioni di persone prigioniere di una tecnologia primitiva. Con un milione di Stelle al colpo si poteva comprare il diritto alla Procreazione. Perché no? L’abilità nel far danaro era considerata un provato fattore di sopravvivenza. Inoltre stroncava i tentativi di corruzione.
«Chi non aveva consumato il suo Primo Diritto poteva battersi nell’arena per conquistarselo. Il vincitore guagnava il Secondo e il Terzo Diritto; lo sconfitto perdeva il Primo Diritto e la vita. Era anche un sistema di livellamento.
— Ho visto quei combattimenti nei vostri spettacoli. Credevo che lottassero per scherzo.
— No, facevano sul serio — rispose Louis.
Teela ridacchiò scioccamente.
— E le lotterie?
— Tutti potevano partecipare — disse Nessus. — Con un po’ di fortuna si potevano avere dieci o venti bambini… ammesso che ciò possa considerarsi una fortuna. Anche i criminali in carcere erano ammessi alle Lotterie dei Diritti alla Procreazione.
— Io ho avuto quattro figli — interloquì Louis Wu. — Uno per lotteria. Se foste arrivati prima ne avreste conosciuti tre.
— Mi sembra tutto strano e complicato. Quando la popolazione di Kzin aumenta troppo, noi…
— Attaccate il mondo umano più vicino.
— Niente affatto, Louis. Ci battiamo fra di noi. I nostri problemi demografici si risolvono da soli. Non siamo mai arrivati a un grado di sovraffollamento di due volte otto alla decima di umani, su un singolo pianeta!
— Comincio a capire — disse Teela Brown. — I miei genitori devono aver vinto tutti e due alla Lotteria. — Ebbe una risatina nervosa. — Altrimenti non sarei mai venuta al mondo. Mi viene da pensare che mio nonno…
— Tutti i tuoi antenati, per cinque generazioni, sono venuti al mondo in virtù dei biglietti vincenti.
— Davvero? Non lo sapevo.
— Le documentazioni sono chiarissime — l’assicurò Nessus.
Teela Brown, vivamente interessata, si sporse dalla sedia. Non le era mai capitato di vedere un burattinaio pazzo.
— Pensa alle lotterie, Louis. Pensa all’evoluzione. Per settecento anni il tuo popolo ha generato per mezzo dei numeri vincenti: due diritti a procreare per ogni persona, due bambini per ogni coppia. Ogni tanto uno poteva vincere un terzo diritto, o vedersi rifiutare il primo per ragioni plausibili come i geni dei diabetici o simili. Ma la maggior parte dell’umanità aveva due figli.
TEELA BROWN
Teela ridacchiava, incerta sulla risposta da dare.
— Lascia perdere — fece Louis Wu. — Non si può generare a sorte come bere un bicchiere d’acqua!
— Però lo si può fare per telepatia.
— Non è la stessa cosa. La telepatia non è un potere psichico. Tutti sono dotati dei meccanismi del lobo parietale destro. Solo che non funzionano per la maggior parte della gente.
— Una volta si credeva che la telepatia fosse una forma di psi. Ora tu affermi che la fortuna non lo è.
— Fortuna è fortuna. — La situazione sarebbe stata comica, se Teela se ne fosse resa conto. Ma Louis aveva capito che lei non la pensava così. Il burattinaio faceva sul serio. — La legge delle probabilità oscilla continuamente. Se le probabilità sono avverse, sei fuori del gioco. Se invece i dati cadono in tuo favore…
— Mi hanno detto che esistono umani capaci di guidare la caduta dei dadi.
— Allora ho scelto una metafora sbagliata. Il punto è…
— Sì — ruggì lo kzin. Quando voleva tirava fuori una voce da far tremare le pareti. — Il punto è che accetteremo la persona che Nessus sceglierà. Sei tu il padrone della nave, Nessus. Allora, chi è il quarto membro dell’equipaggio?
— Eccolo qui, in questa stanza!
— Un momento, accidenti! — esclamò Teela scattando in piedi. La rete scintillava come se la sua pelle fosse veramente solcata da fili d’argento. I capelli ardenti ondeggiavano nella corrente d’aria. — Tutta questa storia è ridicola. Non andrò in nessun posto. Perché dovrei farlo?
— Scegli qualcun altro, Nessus. Ci sono milioni di individui qualificati. Perché ti sei fissato su di lei?
— I candidati non sono troppi, Louis. Abbiamo poche migliaia di nomi con i recapiti telefonici e i numeri delle cabine-transfert private. Ognuno di loro vanta cinque generazioni di antenati messi al mondo in virtù di biglietti vincenti della lotteria.
— Be’?
Nessus cominciò a misurare a lunghi passi il pavimento. — Molti di loro vengono squalificati per evidente sfortuna, e altri non sono disponibili. Se li chiamiamo sono irreperibili. Se li richiamiamo ancora, il computer telefonico ci sbaglia il collegamento. Se tentiamo di parlare con ogni membro della famiglia Brandt, si mettono a squillare tutti gli apparecchi telefonici del Sud-America. — Tuc-tuc-tuc-tuc.