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Louis rimase sorpreso. — Certo. Sai bene che non c’è modo di difendersi dalle spie, all’aperto. Allora?

— Qualcuno o qualcosa potrebbe tenerci d’occhio. Louis, andiamo nel tuo ufficio.

— Non c’è giustizia. — Louis stava magnificamente bene dove si trovava. — Mi fai il piacere di piantarla con questi movimenti di testa? Sembri spaventato a morte.

— No, ma sono irritato per gli insuccessi. Per quattro giorni abbiamo cercato un certo Norman Haywood KJMMCWTAD, che sarebbe l’elemento perfetto per il nostro equipaggio.

— E allora…?

— È vigoroso e in perfetta salute. Ha ventiquattro anni e un terzo, secondo la numerazione terrestre. Sei generazioni di antenati messi al mondo in virtù dei biglietti vincenti delle lotterie. E soprattutto gli piace viaggiare; ha dimostrato l’irrequietezza che noi vogliamo.

«Naturalmente abbiamo fatto di tutto per metterci in contatto con lui. Il mio agente, passando da una cabina-transfert all’altra, lo ha inseguito, rimanendo però sempre un balzo indietro. Norman Haywood ha sciato in Svizzera, ha praticato lo sci acquatico a Ceylon, si è recato a New York per acquisti, senza trascurare i ricevimenti sulle Montagne Rocciose e sull’Himalaya. La notte scorsa il mio agente è riuscito a raggiungerlo mentre si stava imbarcando su una nave spaziale diretta a Jinx. La nave ha decollato prima che il mio agente riuscisse a vincere la paura per le attrezzature di fortuna delle vostre navi.

— Anch’io ho passato giorni altrettanto difficili — disse Louis. — Non potresti inviargli un messaggio via iper-onda?

— Bisogna mantenere segreto questo viaggio.

— Puah! — fece Louis. E rimase a osservare la testa di pitone che scrutava tutti gli angoli alla ricerca di eventuali nemici.

— Ce la faremo — disse Nessus. — Migliaia di elementi potenziali non si possono nascondere per sempre. Che ne dici, Louis? Non sanno neppure che stiamo cercando di scovarli!

— Qualcuno lo troverai. Devi trovarlo.

— Me lo auguro! Che cosa devo fare? Non posso mettermi in viaggio con tre alien su una nave sperimentale progettata per un unico pilota! Sarebbe una pazzia.

— Nessus, che cosa è che ti prude, in realtà? Questo viaggio era un’idea tua!

— Non è vero. È un ordine di Coloro-che-governano.

— C’è qualcosa che ti spaventa a morte. Voglio sapere di che si tratta. Cosa hai scoperto? Sai veramente tutto su questo viaggio? Che cosa è cambiato da quando eri pronto a insultare quattro kzin in un pubblico ristorante? Ehi! Calma! Non prendertela!

Il burattinaio aveva ripiegato le teste e i colli tra le gambe anteriori raggomitolandosi in se stesso sino a diventare una palla.

— Andiamo — disse Louis. — Vieni fuori di lì.

Passò con gentilezza le mani dietro ai colli del burattinaio… sulle parti ancora visibili. Il burattinaio rabbrividì. La sua pelle era morbida, come pelle di camoscio, e gradevole al tatto.

— Esci di lì. Non c’è niente che ti possa fare del male. Io proteggo i miei ospiti.

Da sotto il ventre del burattinaio arrivò un gemito soffocato.

— Dovevo essere impazzito. Impazzito! Ho davvero insultato quattro kzin?

— È meglio che tu esca. Sei al sicuro, qui. — Una testa fece capolino dal rifugio: — Erano quattro gli kzin? Non tre?

— Ho sbagliato io. Erano tre.

— Perdonami, Louis. — Il burattinaio tirò fuori l’altra testa quanto bastava per scoprire un occhio. — Il mio attacco di pazzia è finito. Sono nella fase depressiva del mio ciclo.

— Posso fare qualcosa per te? — Louis pensava alle conseguenze che ne sarebbero derivate se, nel momento cruciale, Nessus fosse incocciato nella fase sbagliata del suo ciclo.

— Aspettiamo che mi passi. Sono in grado di proteggermi da solo. Non permetterò che le mie crisi influenzino la mia capacità di giudizio.

— Povero Nessus. Sei certo di non aver avuto qualche spiacevole notizia?

— È sufficiente quello che so per spaventare qualunque mente sana.

Il burattinaio si alzò barcollando leggermente. — Ho incontrato Teela Brown. Credevo che se ne fosse andata.

— Le ho chiesto di rimanere fino a quando non avessimo trovato il quarto membro dell’equipaggio.

— Perché?

Era la stessa domanda che Louis si era posto. Doveva aver qualcosa a che fare con Paula Cherenkov. Dal tempo in cui l’aveva frequentata, Louis era troppo cambiato; e non era il tipo di uomo capace di plasmare a forza una donna sul modello di un’altra.

Le piattaforme per dormire erano disegnate per due persone, non per una sola. C’erano altre ragazze invitate al suo party… non carine come Teela. Com’era possibile che il vecchio, saggio Louis si lasciasse ancora prendere al laccio dalla sola bellezza?

In quegli enigmatici occhi d’argento c’era qualcosa di più della bellezza. Qualcosa di molto più complesso.

— A scopo di fornicazione — disse Louis Wu. Poi gli venne in mente che stava parlando con un alien che non avrebbe capito certe complicazioni. Si rese conto che il burattinaio stava ancora tremando e aggiunse:

— Andiamo nel mio ufficio. È al riparo della collina. Non c’è pericolo di meteore.

Quando il burattinaio se ne andò, Louis cercò di Teela. La trovò nella libreria, allo schermo di lettura, mentre faceva scattare le immagini con una frequenza eccessiva anche per un lettore velocissimo.

— Salve — le disse. Lei bloccò un fotogramma e si voltò. — Come sta il tuo amico a due teste?

— Spaventato. Sono esausto. Ho giocato allo psichiatra con un burattinaio di Pierson.

Teela si animò di colpo. — Parlami della loro vita sessuale.

— So che Nessus non può procreare. Lui se ne fa un cruccio. Ma credo che potrebbe farlo se non vi fossero leggi contrarie. A parte ciò, Nessus ha lasciato cadere l’argomento. Mi dispiace.

— Be’, di che cosa avete parlato?

Louis fece un gesto noncurante: — Trecento anni di traumi. Questo è stato il periodo di permanenza di Nessus nello spazio umano. A malapena ricorda il suo pianeta. Ho l’impressione che sia vissuto nella paura per trecento anni. — Louis si sprofondò in una poltrona-massaggiatrice. Lo sforzo compiuto per simpatizzare con un alien gli aveva svuotato la mente, esaurendo la sua capacità di immaginazione. Fissò la ragazza: — Che cosa stai leggendo?

— L’esplosione del Nucleo. — Teela indicò lo schermo di lettura.

C’era un agglomerato di stelle, riunite a mazzi e a grappoli, tanto fitte da nascondere il fondo nero dello spazio. Ma non poteva essere un compatto agglomeramento di stelle. I telescopi non potevano arrivare così lontano, e tanto meno un normale mezzo spaziale.

Era il centro galattico, distante cinquemila anni-luce, un impenetrabile ammasso di stelle sull’asse del vortice galattico. Duecento anni prima un uomo aveva raggiunto quella distanza su una nave sperimentale costruita per i burattinai. Lo schermo rivelava stelle rosse, verdi e azzurre in una sovrimpressione nella quale quelle rosse apparivano più grandi e più luminose. Al centro dell’immagine si notava un’abbagliante macchia bianca a forma di grossa virgola; e, all’interno della virgola, linee e zone d’ombra risaltavano ancora di più delle stelle esterne.

— Ecco perché vuoi la nave del burattinaio — disse Teela.

— Le stelle sono troppo vicine le une alle altre — rispose Louis. — Nel centro della Galassia, hanno tra di loro una distanza media di mezzo anno-luce. Nei pressi del Nucleo sono ancora più vicine. Tanto vicine da riscaldarsi a vicenda. Diventando più calde, bruciano prima, e invecchiano più rapidamente. Tutte le stelle del Nucleo dovevano essere tanto vicine da diventare delle Novae, diecimila anni fa. Quella macchia bianca è una Supernova. Se vuoi, puoi leggere la formula matematica facendo scorrere avanti il nastro.