— Più o meno — ribatté Lou.
— E con ciò? — disse Sutherland. — Supponiamo pure che il giornalista vi presti fede. Supponiamo che diffonda la notizia e che il governo mondiale lo lasci fare. Che cosa succederà? Alcuni funzionari governativi dichiareranno che non è vero niente, che è un tipo che va a caccia di notizie sensazionali. Diranno che noi siamo un gruppetto di scienziati che è stato portato qui per realizzare un progetto particolare. Fine della storia. Il mondo non si preoccupa certo di quattro scienziati. Non facciamo notizia, noi. Non siamo personaggi importanti, come le stelle della Tri-Vi o i giocatori di calcio.
— Un momento, Charles — disse il dottor Kaufman, improvvisamente interessato. — Mi pare che Christopher abbia avuto una buona idea. Dopo tutto, hanno realmente tentato di fare le cose nel modo più rapido e più discreto possibile. Forse un po’ di pubblicità basterebbe per mandare all’aria l’intera faccenda…
Sutherland si accigliò. — Esamina la cosa obiettivamente. Siamo soltanto un gruppetto di scienziati.
— Ah! — si ricordò Lou. — Hanno preso anche il dottor Kirby.
— Kirby? Della Columbia University?
Lou annuì. — L’avevano portato a New York. E stavano per condurlo qui.
— Però non è nella villa.
Sutherland mosse un dito. — Avete visto? La questione non coinvolge soltanto noi. Esattamente come immaginavo. Noi siamo soltanto un settore di un quadro più vasto. Dietro a tutta la faccenda, qualunque sia, c’è il governo mondiale. E la pubblicità non gli darà certo noia. O hanno deciso di soffocare qualunque notizia in merito, o hanno già preparato il discorsetto da fare ai giornalisti.
— E allora, che cosa possiamo fare? — chiese Kaufman.
— Niente. — Sutherland si strinse nelle spalle. — Aspettiamo di vedere che cosa succede. Non ci resta altro da fare.
Il dottor Richardson chiese d’un tratto: — Avete notizie del Grande George? Come…
— L’ho visto stamane… anzi, ieri — rispose Lou. — Era spaventato, ma penso che qualcuno si sarà preso cura di lui. Spero…
— Non possono rinchiuderlo in uno zoo — disse Greg. — Morirebbe di nostalgia.
— O di paura.
— Se chiedessimo…
La porta dell’atrio si aprì. Lou, voltandosi, vide sulla soglia la signora Kaufman, con la figura imponente avvolta in una vestaglia.
— Finalmente i bambini si sono addormentati — disse al marito. — Tarderai ancora molto?
Con un sospiro, il dottor Kaufman disse: — Ancora pochi minuti, cara.
Lei annuì e richiuse la porta. Lou era rimasto in piedi vicino al tavolo, a bocca aperta.
Greg disse: — Non lo sapevi? Hanno portato qui anche le mogli e i bambini di ogni membro sposato del gruppo. Una faccenda di famiglia, insomma.
IX
Greg disse a Lou di andare a dormire in camera sua, una stanza da letto spaziosa, all’ultimo piano della villa. I due staccarono l’aria condizionata, lasciando le porte del balcone spalancate, e si addormentarono al mormorio della risacca.
Il mattino seguente il cielo era luminoso, senza nuvole. Lou scoprì nell’armadio della stanza alcuni capi di vestiario che gli andavano bene: una camicia a colori vistosi e un paio di calzoni corti. Faceva abbastanza caldo per andare scalzi.
— Nella villa c’è personale siciliano che ti procurerà altri abiti. Basta chiederli — disse Greg, mentre scendevano le scale. — E sapessi come cucinano! Non sappiamo perché siamo qui, ma bisogna dire che ci trattano bene…
La mattinata passò nello scambio di ipotesi. Erano stati sequestrati dal governo mondiale in vista di un progetto ultrasegreto. No, si minacciava una guerra tra Stati Uniti e Cina, e il governo mondiale aveva messo al sicuro i maggiori scienziati delle due parti, onde evitare che venissero eliminati. Sciocchezze, una guerra era impossibile, dato che tutte le nazioni erano disarmate; il governo mondiale non avrebbe mai permesso che scoppiasse una guerra… La verità è che sulla base di Marte è scoppiata un’epidemia di origine ignota e perciò ci manderanno lassù per cercare una cura, prima che la malattia spazzi via tutti da Marte… Ma no! Io ho un cognato su Marte e ho appena ricevuto da lui un lasergramma, la settimana scorsa…
Le voci e le ipotesi si facevano sempre più serrate e inverosimili via via che il sole saliva nel cielo del mattino. Nessuno, comunque, affrontò la spiegazione più semplice di tutte: e cioè che il governo mondiale aveva deciso di impedire che si completassero le ricerche di ingegneria genetica in corso. Era una spiegazione troppo semplice, troppo probabile e troppo penosa per essere prospettata.
Poco prima di pranzo, Lou gironzolava per il patio che dava sul mare. Alcuni degli scienziati più anziani, in compagnia delle mogli, stavano prendendo il sole. Lou, invece, non riusciva a stare fermo e tranquillo. Ci doveva pure essere qualcosa da fare.
Greg arrivò di corsa dalla scaletta di pietra che scendeva dal patio alla spiaggia, in basso.
— Ah, eccoti! — disse a Lou. — Senti, sono andato a dare un’occhiata laggiù, ai piedi di questo strapiombo pittoresco. Le mogli più giovani e le figlie più grandi hanno scovato dei costumi molto simpatici, e stanno divertendosi sulla spiaggia. Spettacolo magnifico. Compresa la figlia maggiore del capo. Che ne dici?
Il ricordo di Bonnie si affacciò alla mente di Lou. — No… grazie. Non ne ho voglia.
Greg si strinse nelle spalle. — Va bene, fa’ come vuoi. Io scendo a correre dietro… alle onde. Caso mai qualcuno mi cercasse.
— Sta’ tranquillo. — Lou si voltò e riprese a camminare avanti e indietro lungo il patio, sforzandosi di pensare a qualcosa di utile da fare. Ma non riusciva a scacciare dalla mente l’immagine di Bonnie in lacrime, sgomenta e disperata, spaventata soprattutto per la sua reazione: Lou lo capiva, adesso.
Dovrei cercare di mettermi in contatto con lei, per dirle che va tutto bene, che non ce l’ho con lei.
Si alzò e rientrò nella villa, cercando un domestico. Invece s’imbatté in Kaufman e Sutherland.
— Hai visto Greg Belsen? — chiese Kaufman. — Proprio in questo momento siamo stati convocati per una riunione dove ci spiegheranno di che si tratta, e possiamo portare tre persone. Dov’è?
Lou stava per rispondere, quando si ricordò che sulla spiaggia c’era la figlia di Kaufman. — Greg? Sì, era qui un momento fa. Ma adesso non so dove sia.
Sutherland assunse un’aria scontenta. — La macchina aspetta fuori, ci vogliono subito.
— Vengo io — disse Lou, quasi involontariamente.
— Voi?
— Verrò al posto di Greg.
— Ma…
— A meno che non preferiate cercarvi qualcun altro.
Kaufman diede un’occhiata imbarazzata a Sutherland, che guardava la camicia vistosa e i pantaloni corti di Lou. Anche loro erano in abiti sportivi, ma portavano colori scuri e tradizionali.
— Vado e mi cambio in due minuti — propose Lou.
— Non c’è tempo per cambiarsi — disse Kaufman. — La macchina è fuori che aspetta. Andiamo. — Lou, con un leggero sorriso di soddisfazione, li seguì verso l’auto. Sui sedili anteriori c’erano due uomini che indossavano una divisa scura, senza nessun segno distintivo. Entrambi erano bruni, olivastri. Non dissero una parola.
Sutherland aggrottò la fronte, quando la macchina si avviò, lasciando la villa. — Che cosa pensi di tutta questa faccenda?
Il dottor Kaufman scosse la testa. — Qualunque sia la spiegazione, sarà sicuramente più fantastica di tutte le voci che sono corse finora.
Filarono per quasi un’ora, lungo una strada tortuosa e polverosa. Per quasi tutto il percorso, la rotabile s’inoltrava in mezzo alle colline, e non c’era niente da vedere tranne il fogliame verde, che frusciava al passaggio dell’auto. Ogni tanto, però, raggiungevano la sommità di un colle, che aveva da un lato, a perdita d’occhio, il mare scintillante sotto il sole e dall’altro i campi ricchi di ulivi e di agrumeti.