Lou afferrò i braccioli della poltrona così forte da farsi male alle mani. Represse a stento l’impulso di scagliarsi contro Marcus e di ridurre in poltiglia quella faccia viscida e perversa.
— Controllatevi e fate quello che vi viene detto — continuò Marcus. — Se vi comporterete a dovere, andrà tutto bene per voi. Ma se continuerete a lavorare contro di me… ne andrà di mezzo la ragazza.
— Se le torcete un capello, vi ammazzo!
Lou fu quasi sorpreso delle sue stesse parole e nel sentire il timbro tanto freddo e tagliente della sua voce.
L’espressione di Marcus non cambiò. — Christopher, non è il caso di arrivare alle minacce. Fate il vostro lavoro e non succederà niente di male a nessuno. Non vi chiediamo altro. In quanto al gorilla, con ogni probabilità sarà più felice al suo livello naturale d’intelligenza che non adesso.
La scusa migliore del mondo, pensò Lou. Saranno più felici se faranno quello che io voglio che facciano anziché quello che vogliono loro.
Lou, senza aggiungere una parola, si alzò e si diresse verso la porta.
— Un momento — lo richiamò Marcus. — Non mi avete detto…
Lou si voltò. — Avete già avuto la risposta. Non ho la possibilità di oppormi.
Uscì dall’ufficio tremando di rabbia, passò davanti alla guardia ferma alla porta, lasciò la casa, ignorò la macchina che aspettava all’ingresso e tornò verso il suo alloggio.
Mentre passava vicino al laboratorio, Kori lo raggiunse, correndo.
— Lou, ti ho cercato dappertutto!
Lou non rispose.
— Ho trovato! — sussurrò Kori, tutto eccitato, affiancandosi a Lou. — Ho trovato il modo di richiamare qui le truppe governative. E presto! Nel giro di pochi giorni!
Lou scosse la testa. — Sarà troppo tardi.
XVI
Kori lo afferrò per un braccio, costringendolo a fermarsi. — No, dico sul serio. Siamo in grado di farlo!
— Tra pochi giorni — disse Lou, — avranno rovinato il Grande George, forse l’avranno ucciso. E se tentiamo di impedirglielo, si rifaranno su Bonnie.
— Come?
— Me l’ha detto Marcus. Se il nostro comportamento non sarà di suo gradimento, ci andrà di mezzo Bonnie.
— Ma non può!
— Sì, che può. E lo farà. Anzi, sono convinto che ci prova gusto.
La faccia di Kori divenne rossa come il sole al tramonto. — Brutto verme schifoso, figlio di…
Stavolta fu Lou a prendere Kori per un braccio. — Calmati. Non possiamo farci niente.
Aspettò che l’esplosione di rabbia di Kori svanisse e che la sua faccia tornasse normale.
— E adesso, cosa facciamo? — chiese Kori, con un riflesso cupo nello sguardo.
— Non lo so — disse Lou. — Che progetto avevi, poco fa? Come è possibile avvertire le truppe governative?
— Ah, sì… mediante i satelliti direzionali.
— I satelliti? Ma in che modo?
— Sono dotati di sensori che servono a scoprire le esplosioni nucleari.
— Hanno che cosa?
Kori si diresse verso gli alloggi, e Lou lo seguì. — È una misura che risale ai vecchi tempi, prima che il governo mondiale disarmasse le nazioni — spiegò Kori. — Tutti i satelliti direzionali sono muniti di un sistema speciale di sensori, allo scopo di scoprire un’eventuale esplosione nucleare. Se una bomba viene fatta esplodere sulla Terra, o nell’atmosfera o anche nello spazio, il governo è messo in allarme all’istante. Nel giro di poche ore, una pattuglia in ricognizione si reca sul posto dell’esplosione per scoprire di che si tratta. Una pattuglia armata. E le truppe sono permanentemente in stato di allarme pronte a intervenire all’istante.
— Ma non è più stata fatta esplodere una bomba da…
— Lo so, comunque il governo ha sempre mantenuto le pattuglie da ricognizione, che si esercitano regolarmente. Due anni fa io ero istruttore di un gruppo di reclute.
Lou sorrise. — Quando il governo avvia un’attività, ho l’impressione che la continui anche se non ha più scopo.
— Non lamentarti — disse Kori. — Adesso, per esempio, le bombe che ho fabbricato sono sistemate in grotte, all’estremità dell’isola. Se una di esse esplodesse e un satellite registrasse l’esplosione, nel giro di poche ore avremmo qui una pattuglia di ricognizione.
— E tu puoi farle saltare?
— Farle saltare? — Kori rise. — Ma ne basta una. Se saltassero per aria tutte, spazzerebbero via l’isola. Ma hai idea della potenza distruttiva posseduta da un kiloton?
Una volta arrivati all’alloggio, Lou mandò Kori di sopra a cercare Bonnie. Non aveva voglia di parlare dentro la casa. Era troppo facile installare tra quattro mura un impianto-spia elettronico. Quando fu vicino all’ingresso degli alloggi, Lou ebbe l’impressione che qualcuno lo spiasse. Nervi, pensò tra sé. Ma sapeva perfettamente che, se fosse stato al posto di Marcus, avrebbe mandato le guardie a tenere d’occhio i perturbatori. E di guai ne combineremo tanti da sprofondare quest’isola in mare, se necessario, pensò Lou.
Consumarono un rapido spuntino alla tavola calda, poi si diressero verso la spiaggia. Camminando con l’acqua tiepida fino alle caviglie e il rombo della risacca sulla scogliera un chilometro più in là, i tre discutevano dei loro piani, mentre il sole al tramonto proiettava davanti a loro ombre fantasticamente lunghe.
— Mi occorrono due giorni almeno, per preparare l’attrezzatura — disse Kori.
— Preparala in un giorno — disse Lou, superando il fragore della risacca. — Il Grande George non ha due giorni da perdere.
Kori guardò Bonnie, poi Lou. — Bisogna fare il lavoro come si deve. Se facciamo troppo in fretta c’è il rischio che qualcosa…
— Un giorno — disse Lou con fermezza.
Stringendosi nelle spalle, Kori annuì, — Va bene. Un giorno.
— E dove sistemiamo la bomba senza che faccia saltare anche tutte le altre? — chiese Bonnie.
— Proprio per questo avevo chiesto un giorno in più — disse Kori. — Per trovare il posto migliore. Probabilmente, la cosa migliore è di seppellirla sulla spiaggia, dalla parte opposta delle grotte dove sono i depositi. Dovrebbe essere abbastanza sicuro.
— Ma se seppellisci l’ordigno, l’esplosione sarà abbastanza forte perché il satellite la rilevi? — chiese Lou.
Kori rise. — Non temere. Pochi centimetri di sabbia non bastano a soffocare i miei giocattoli.
— Va bene.
— Ho bisogno di due cose — disse Kori, più serio. — Un’auto per trasportare l’equipaggiamento e il resto, e un’azione diversiva che mi permetta di penetrare nelle grotte e di fare quello che devo fare, senza essere bloccato dalle guardie.
— E i sorveglianti delle grotte? — chiese Lou.
— Di regola ce n’è uno solo. Lo ridurrò facilmente all’impotenza.
— Ne sei sicuro?
Kori si raddrizzò in tutta la sua statura. Superava Lou di parecchi centimetri, anche se era magrissimo. — Mio caro, cinque anni fa ero campione nazionale di lotta giapponese. E sono ancora in forma. E poi, giocherò d’astuzia. Pregherò il sorvegliante di darmi una mano a trasportare qualche apparecchio, e quando l’uomo avrà le mani occupate e mi volterà le spalle, lo colpirò.
— Che eroe — disse Bonnie ridendo.
— Va benissimo — disse Lou. — Non abbiamo proprio bisogno di eroi. Qui ci vuole un’azione efficace, astuta e pratica, che ottenga lo scopo. Non cerchiamo vittorie morali: rischieremmo tutti di finire male.