La ragazza si appoggiò a lui e gli strofinò una guancia sulla peluria di una spalla, atto che provocò un’escalamazione di stupore e di disgusto da parte di Dapsl. Kirtn lo fissò con i suoi occhi dorati, inespressivo.
«Allora, facciamo l’affare?», ripeté lo schiavo.
«Da quanto tempo sei nel Recinto?», volle sapere il Bre’n. «Cosa sai dei Loos che potrebbe venirci utile? Perché non sfrutti a tuo vantaggio le tue conoscenze? E perché vuoi aiutare proprio noi?»
Il volto sparuto di Daspl si contorse in quella che poteva essere una smorfia d’ansia e d’infelicità. «Se rispondo a tutte queste domande, non mi resterà null’altro con cui trattare», obiettò.
«Ma se non rispondi alle principali, non faremo proprio nessun affare con te», ribatté Kirtn.
Dapsl esitò. «Le mie informazioni vi farebbero comodo. Io sono già stato qui nel Recinto e ho vissuto fuori. Mi trovo di nuovo dentro per … diciamo per punizione. Ma io so quel che vi serve: come andarvene nel miglior modo possibile».
«Da schiavi o da uomini liberi?»
L’altro ridacchiò nervosamente. «Schiavi, si capisce. Da qui si esce soltanto schiavi, oppure morti. Non lo sapevi, Peloso? Non si scappa dal Recinto. Mai!»
«Allora parla, piccoletto», ringhiò Kirtn. «Noi vogliamo andarcene quanto prima».
«Prima dovrete essere scelti. E dopo esser stati scelti mostrare un’Azione abbastanza buona da essere rappresentata nella Concatenazione del Loo-chim».
«Questo cosa significa?»
«Non dirò altro, se non vi accordate con me». La sua voce suonò inaspettatamente incisiva, e sostenne senza fare una piega i loro sguardi.
«Posso tirargli fuori di bocca tutto quello che sa», intervenne M/Dere, con espressione gelida e ostile come quella dei clepts. «Lasciamelo qualche minuto, e gli insegnerò a cantare in tutte le lingue della Confederazione».
Tradotte da Fssa, le parole della J/taal furono solo per le orecchie di Rheba. La ragazza le fece cenno di star calma e interrogò ancora lo schiavo: «E in cambio di queste notizie, dici che vuoi far parte della nostra Azione?»
«Proprio così», confermò lui. «Questo è per me il solo modo di uscire dal Recinto».
Rheba chiuse gli occhi. L’aspetto di lui era quello di un bambino, ma la sua voce era da adulto, e cercò di concentrarsi soltanto sulla voce. Gli istinti di ogni Akhenet erano inflessibili nel regolare il suo comportamento verso i bambini, e ignorarli non era facile.
«Kirtn, possiamo considerarlo uno di noi?», chiese.
Il Bre’n annuì di malavoglia. «Se proprio vuoi».
«Voi J/taals, siete contro quest’uomo o a favore?»
Dopo la solita pausa di silenzio M/Dere parlò per tutti, in tono chiaramente ostile all’idea. «Dobbiamo avere queste informazioni, perciò decidi tu, J/taaleri. Ma se costui provocherà dei guai lo darò in pasto ai clepts».
Dapsl rabbrividì, perché stavolta Fssa aveva tradotto ad alta voce in universale.
«E tu, serpente, che ne pensi?», chiese ancora Rheba.
La creatura arrotolata fra i suoi capelli si dichiarò d’accordo, e lei tornò a volgersi all’ometto. «E va bene: informazioni in cambio della tua partecipazione alla nostra Azione … qualunque cosa essa sia».
Rheba sedette sull’erba, e subito Dapsl le si accovacciò accanto in modo da stare il più lontano possibile dagli J/taals e dai loro cani da guerra. Ma nel farlo le poggiò una mano su un braccio con tale familiarità che ella si scostò d’istinto. Immediatamente due J/taals balzarono avanti, e con facce tali che lo schiavo ansimò di spavento.
«Ehi, tu», lo avvertì Kirtn. «Non sederle così vicino, e non toccarla, se non te lo chiede lei stessa. Altrimenti innervosisci loro», e indicò gli J/taals, e me. «Teniamo molto alla ragazza. Chiaro?»
Dapsl si umettò le labbra, poi fece un sogghigno. «Naturalmente. Chi non ci terrebbe a lei? È bella e sensuale, con pelle bianca e capelli dorati». Il suo tono s’indurì. «Ma io sono un uomo e tu un Peloso. E stai sicuro che la bambola preferisce essere toccata da me, piuttosto che … Ehi, no!»
Una mano di Kirtn sollevò l’ometto di peso e lo sbatté di nuovo al suolo un po’ più in là. Il Bre’n sedette fra lui e Rheba. Gli J/taals assistevano a denti stretti, con l’aria di attendere appena un cenno per fare a pezzi il piccolo schiavo. Lui li guardò negli occhi e impallidì.
«Calma, lasciate fare a me», disse Rheba in tono conciliante. Appoggiò un gomito su una spalla di Kirtn e si volse a Dapsl. «Non devi farti venire strane idee. Tu non sei affatto attraente per me. Comunque con la tua pelle purpurea non sei più umano di quanto lo sia Kirtn con la sua peluria, che detto fra noi è molto più bella della tua epidermide liscia. «Accarezzò la spalla del Bre’n e poi. passò un braccio intorno al suo, con evidente piacere. «Ora sai come la penso, Dapsl».
Lui non perse il sorriso. «Certo. Le perversioni sessuali non sono una novità per me».
I capelli della Danzatrice del Fuoco ondeggiarono, e lievi flussi d’energia fuori controllo le scaturirono dalle dita. Fu solo il fischio di Kirtn a impedirle di colpire l’individuo, e l’ordine del Bre’n echeggiò in una nota così perentoria che Fssa s’agitò fra i capelli di lei, quasi in estasi.
Rheba ritrovò la calma, ma non la gentilezza di modi. «Non toccarmi mai. Dapsl. Quel che ti accadrebbe sarebbe molto spiacevole. Se non puoi accettare questo fatto, meglio che tu te ne vada. Adesso».
Lo schiavo la fissò a occhi stretti, in silenzio, e lei fu costretta a riflettere che in essi c’era più crudeltà di quanto le sarebbe piaciuto. Subito Dapsl modificò la sua espressione in un sorriso servile, e annuì.
«Come vuoi. Del resto non toccherei mai una femmina kaza-flatch come te», disse.
Quando Rheba chiese a Fssa di tradurle la parola kaza-flatch lui si rifiutò. Diresse però a Kirtn una serie di fischi rapidissimi e acuti, che lo fecero ringhiare. Una mano del Bre’n si alzò quasi da sola verso la gola dell’ometto, arrestandosi un attimo prima di compiere l’irreparabile.
«Tu …», sibilò imbestialito. «Dì quel che hai da dire, e prega il tuo Dio che valga la pena di ascoltarti».
Dapsl si ritrasse fuori portata. Poi cominciò a parlare in fretta: «Tutti gli schiavi del Recinto appartengono potenzialmente al Loo-chim. Ma Lui-Lei può anche non prenderne nessuno, se vuole. Di conseguenza voi dovrete mostrare un’Azione che sia degna di far parte della Concatenazione Imperiale».
Rheba fece per domandare qualcosa, ma l’altro la interruppe subito: «Sarà meglio che non mi chiediate particolari finché non avrò finito. Al momento stabilito verranno i compratori, osserveranno l’Azione degli schiavi, e decideranno chi far uscire. Esser portati fuori dal Recinto è appena il primo passo. Successivamente dovrete competere fra voi, e solo le tre Azioni migliori potranno andare alla Concatenazione. Le altre verranno vendute a chi ha i soldi per comprarsele. Una volta che si fa parte della Concatenazione, sia l’Azione che chi ne fa parte divengono un tutto indivisibile che può essere acquistato solo nel suo intero e soltanto da membri dell’aristocrazia. Magari dallo stesso Loo-chim. E per noi sarebbe un onore supremo appartenere al Loo-chim», aggiunse con tono quantomai convinto.
Kirtn brontolò alcuni commenti in Senyas, che Fssa cominciò a tradurre finché Rheba non gli ordinò di tacere. Ma Dapsl aveva sentito abbastanza.
«Non mi aspetto che un animale apprezzi quello che dico», replicò, offeso. «Mi chiedo perché Jal non vi abbia mandati nella Fossa, invece che qui nel Recinto».
«Jal?», scattò Kirtn. «Come sai che è stato lui a condurci qui?»
«Lo so, perché … Lasciami!», gridò l’ometto, divincolandosi e facendosi indietro. «È una voce che circola in città. Tutti sanno che nel Recinto c’è un Peloso con una mascherina di peli dorati. Si fanno pettegolezzi. Dicono che il Polo Maschile spera che tu muoia, prima di riuscire a fare le tue sudicerie di Peloso col Polo Femminile.» Sbarrò gli occhi, nel vedere i clepts e gli J/taals avanzare minacciosi su di lui. «Buona signora, per favore! Tieni a freno i tuoi animali!»