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Un ordine di Dapsl echeggiò nell’aria: «In riga, voialtri! I compratori sono arrivati. Tutti in fila, svelti!»

Quattro guardie armate di laser uscirono dal gruppo dei nuovi venuti, e uno di essi li informò in pessimo universale su come avrebbero dovuto comportarsi. Un sistema d’amplificazione, presumibilmente collegato alla cupola d’energia stessa, potenziò la sua voce in modo che tutti gli schiavi nella zona franca la udissero.

«Ora che i compratori sono qui, voi eseguirete la vostra Azione su questo terreno circolare», continuò la guardia. A un suo gesto, una circonferenza larga una cinquantina di metri brillò di luce fredda e violetta. «Le Azioni che riscuoteranno apprezzamento saranno portate altrove da chi le acquisterà. Allineatevi per l’ispezione preliminare».

Da lì a pochi minuti tutti gli aspiranti schiavi che s’erano nascosti in quei giorni all’interno dei circoli azzurri uscirono dalla vetazione. Erano un centinaio, assai più di quanti Kirtn e Rheba ne avessero notati, e i due compagni li studiarono con interesse mentre si radunavano docilmente accanto al pozzo. Sembravano appartenere ad almeno quindici razze diverse, ma avevano tutti un aspetto sano e riposato. Con un fremito di speranza Rheba li guardò l’uno dopo l’altro e, nell’intuire i pensieri di lei, anche Kirtn s’irrigidì a fissarli. Ma in quella piccola folla eterogenea non c’era neppure un Bre’n, né un Senyasi.

Le urla di Dapsl risuonarono stridule accanto a loro: «Tenete quel serpente sotto controllo, prima che qualcuno lo calpesti e rovini le nostra Azione. Tu, Kirtn, ascoltami: assicurati che quei maledetti clepts stiano fuori dai piedi finché non avremo finito».

Kirtn non lo degnò di un’occhiata, e si chinò a raccogliere Arcobaleno. Appena fu nel palmo della sua mano la pietra prese a cambiare forma frammentandosi in minuti cristalli, che scivolavano l’uno sull’altro come magnetizzati. In pochi istanti si allinearono come Fssa aveva ordinato, e il Bre’n si trovò proprietario di una corona regale scintillante che sembrava intagliata in un unico blocco di diamante.

«Sei fantastico, amico», mormorò Kirtn, pur dubitando che Arcobaleno potesse capirlo. Mise la corona in capo, e un istante dopo sentì che essa mutava lievemente di dimensioni per adattarsi alla forma del suo cranio. Il Bre’n ebbe un sorrisetto, riflettendo che adesso come Rheba anche lui si portava in testa una creatura raziocinante ma inumana. Nel frattempo però i clepts non accennavano a lasciarli, anzi s’erano messi fra loro e i Loos. in atteggiamento minaccioso.

«Quei luridi cani da guerra!», strillò Dapsl. Corse davanti a Rheba agitando le braccia. «Manda via quelle bestiacce, o i Signori dovranno farle uccidere. Hai capito?»

Lei lo fissò freddamente. «I clepts sono parte della nostra Azione».

«Cosa? Ma loro non … e noi ci siamo già esercitati a … Insomma, è impossibile!», stridette l’altro.

«Loro hanno lavorato mentre tu dormivi. Che il risultato sia piacevole o meno, stanno con gli J/taals, dunque devono partecipare all’Azione. E ora togliti di mezzo, piccoletto. Fssa deve poter sentire i compratori …» S’interruppe. Non voleva che Dapsl sapesse delle notevoli possibilità auditive del serpente, visto che non intendeva fidarsi di lui neppure un istante. L’ometto era troppo astuto e sfuggente, e anche nei suoi momenti migliori ragionava come ragiona uno schiavo, cosa estranea alla mentalità di lei.

Imbestialito Dapsl le volse le spalle e tornò accanto agli J/taals, berciando e imprecando. Arrotolato fra i capelli di Rheba, Fssa tese le sue facoltà auditive verso i Loos.

Senza muovere la bocca ella sussurrò. «Puoi sentire qualcosa?»

La sua voce era stata così bassa che non la si sarebbe sentita neppure mettendole un orecchio davanti alla bocca, ma Fssa la udì. Il serpente era un’entità invisibile, la cui presenza restava insospettabile per chiunque, e il suo fischio di risposta fu altrettanto riservato: «Non ancora. Ma fra poco riuscirò a capire la loro lingua, stanne certa».

La ragazza non gli fece fretta. Pochi secondi dopo la voce di Dapsl la raggiunse di nuovo come un secco gracidare. «Muovetevi. Solo gli schiavi non Addomesticati osano far aspettare i Loos. E i compratori sono tutti aristocratici d’alto rango, strettamente imparentati con l’Imperiale Loo-chim. Tutti in riga!»

Come se le parole dell’ometto fossero state un segnale anche per loro, i Loos avanzarono ad esaminare gli schiavi allineati, come ufficiali che passassero in rassegna una truppa. Ogni tanto, quando uno di essi faceva un pigro gesto di disgusto, le guardie scattavano avanti e afferravano uno o più schiavi, che venivano allontanati brutalmente.

«Rifiuti», sussurrò Daps. «Probabilmente puzzano, o sono sporchi e brutti, oppure appartengono a una razza che ai Loos fa schifo. Tenete in riga quei kaza-flatch di cani maledetti!»

Rheba ignorò le esortazioni dell’ometto, e al fianco di Kirtn attese che i Loos passassero davanti a loro. Erano vestiti con sfarzo e bizzarria, e i loro abiti scintillavano di pietre preziose. Le sarebbe piaciuto credere che quelle vesti denotassero una mentalità barbara, ma sapeva che invece erano individui fin troppo istruiti e sofisticati. Il loro era il tipo di lusso derivante da una società tecnologicamente molto avanzata.

La stupì notare che procedevano a coppie, e che ciascuna coppia era formata da un uomo e una donna così somiglianti da far credere che fossero gemelli. Intanto che gli strani individui le sfilavano davanti, con facce azzurrine contratte da un blando disprezzo per ciò che vedevano, non mostravano affatto interesse né simpatia, quasi che spregiassero di rivelarsi dotati di sentimenti umani versi gli schiavi. Impassibili i primi dodici transitarono davanti a loro quasi senza guardarli. Il tredicesimo era l’unico del gruppo a non essere accoppiato con una femmina, ma nel vederlo Rheba sussultò per la sorpresa.

«Jal!», esclamò, esterefatta. «Mercante Jal!»

Capitolo 14

TALENTI IN MOSTRA

L’uomo si fermò ad osservarla con un sorriso sardonico. «Signore Jal», la corresse. «Questo è il mio titolo. Tutti quelli che vedi qui sono Signore o Signori di Loo».

Rheba accennò verso le coppie di personaggi dalla pelle azzurrina che stavano esaminando gli schiavi. «E come mai tu sei l’unico che è venuto da solo?»

L’espressione di Jal rivelò un tale imbarazzo che per un istante ella dimenticò quanto sapesse essere perfido. Distolse lo sguardo, odiando l’idea di poterlo considerare un essere umano.

«La mia chim è morta», borbottò lui, con l’aria di considerare spiacevole quell’argomento. I suoi occhi divennero gelidi, nel fissarsi su Dapsl. «Cos’è questo caravanserraglio?»

«È.la nostra Azione, mio Signore». L’ometto si inchinò fino a sfiorare il suolo con le trecce. «Un atto unico, per il divertimento del Loo-chim, dei Signore e delle Signore. Si tratta di una pantomima con accompagnamento sonoro, che desterà vivo interesse ed emozione piacevole, ilarità ed eccitazione. È la storia di …»

Jal interruppe con un gesto di noia il discorsetto che lo schiavo s’era preparato. Percorse il gruppetto allineato che affiancava Rheba e Kirtn con uno sguardo incredulo, poi al suo stupore si sostituì una smorfia di rabbia.

«Tutti quanti?», ringhiò. «Anche i mercenari e quei carii da guerra? Ma siete impazziti?»

«Signore …», ansimò Dapsl, contorcendosi per l’agitazione. «Mio Signore, è un atto unico di gran pregio, e vi giuro che ne trarrete molto denaro vendendolo alla Concatenazione, e molto merito. Prima di decidere lasciate che ve lo facciamo vedere, vi supplico».