Rheba prestava lingue di fiamme violette alla scena, senza ancora impegnarsi troppo. La sua attenzione era focalizzata sulla finestra posta in alto, da cui entrava la scarsa luce del tramonto. Il cielo era però sereno, e da esso assorbiva energia per trasformarla in un’imitazione dei fuochi infernali, che pur freddi divampavano bassi fra i piedi dei diavoli. Nelle prime due scene lei non recitava.
Arrotolato fra i suoi capelli, Fssa mandava suoni come un organo dalle molte canne assordandole le orecchie. Produceva un sottofondo di rumori che andavano dai gemiti al rotolare di tuoni, dalle grida cavernose agli ansiti di orride creature fuori campo, con una nota armonica raggelante che a tratti si trasformava nel pulsare di un cuore enorme. Ad un certo punto Fssa captò il segnale di Dapsl e smorzò il sonoro.
Questo era l’inizio della scena numero due, dove avrebbe dovuto apparire Kirtn nel suo ruolo di Hmel, che sebbene posseduto da una demonessa aveva abbandonato l’alcova di lei per cercare, la sua innocenza perduta rappresentata dalla corona. Ma Kirtn non c’era, non essendo ancora tornato dalla sua escursione notturna nel letto di Ilfn. La sua assenza era all’origine del malumore di Dapsl, e a dire il vero anche di quello di Rheba. La ragazza ovviò alla mancanza del personaggio chiave creando una forma d’energia, avente una vaga rassomiglianza con Kirtn e pervasa di luce azzurrina.
Nel veder arrivare in scena quella figura allucinante, Dapsl si scostò con un ansito. Hmel vacillava come ubriaco, essendo giusto allora sfuggito momentaneamente al Male che lo possedeva. Il suo scopo era recuperare la corona, appartenente alla sua Chim Saffar, ma le sue mosse erano quelle di un invasato. Secondo la leggenda egli aveva regalato la corona a una bellissima diavolessa, in pegno di una notte di passione durante la quale era giunto all’apice del piacere carnale, e travolto dall’estasi aveva poi venduto l’anima.
In ottemperanza alle istruzioni ricevute, Arcobaleno cominciò a brillare per indicargli la giusta direzione. Ma era circondato dai clepts e dagli J/taals, i diavoli che sbarravano la strada all’intruso.
Il simulacro di Kirtn/Hmel vide la corona e si gettò avanti con un grido di esultanza, ma quando fu per superare il circolo dei diavoli, si levarono terribili fiamme violette che lo ricacciarono indietro. La figura immateriale urlò di sorpresa e di dolore, tentò di avanzare e ancora i fuochi divamparono a respingerla. Hmel non aveva forza sufficiente per sconfiggere i diavoli e recuperare il magico monile, essendo egli stesso una creatura invasata e quindi impura. Levando le braccia in alto, Hmel singhiozzò e pianse dispertamente, cacciando urla così acute da sfiorare gli ultrasuoni.
A un segno di Dapsl, Fssa smorzò ancora il sonoro. Rheba attese pochi secondi per sottolineare la fine dell’atto, quindi fu lei a fare il suo ingresso sulla scena per il terzo movimento, vacillante e sul punto di cadere al suolo per la sfinitezza. Fingersi stanca non le riusciva affatto difficile, dopo una giornata intera in cui aveva lavorato con l’energia, e si sentiva più stordita di quel che le sarebbe piaciuto. Avrebbe preferito attendere Kirtn, e fare così a meno di costruirne un simulacro; ma nessuno le garantiva che il compagno sarebbe tornato in breve tempo, e Jal aveva preteso che le Azioni dei suoi schiavi fossero pronte in fretta per eliminare intanto quelle meno promettenti. Alcune di esse erano allo studio da quasi un anno, e quella di Rheba e Kirtn aveva necessità d’essere rifinita alquanto.
Ma la ragazza dovette interrompere subito la sua danza, perché proprio allora una figura alta entrò nello stanzone male illuminato. Era Kirtn. Il suo sollievo fu tale che solo in ritardo vide le altre due persone venute dietro di lui: uno di essi era Jal, l’altro il Polo Maschile dell’Imperiale Loo-chim in persona.
«Io devo protestare formalmente», stava dicendo il primo. «Voi sapete, Signore Puca, che quest’Azione ha potuto fare poche prove, e non è ragionevole decidere adesso se sia pronta o meno per la Concatenazione!»
«È diritto dell’Imperiale Loo-chim esaminare le Azioni in qualsiasi momento», replicò l’effeminato individuo. «Se ciò che vedremo ci piacerà, tu avrai un posto assicurato sul palco, alla Concatenazione. Se invece non ci piacerà, ti verrà risparmiato l’imbarazzo di presentare un’Azione scadente davanti ai Chim riuniti».
Fssa mormorò una traduzione dal Loo-padronale che non andò oltre le orecchie di Rheba. Ma alla ragazza era bastata un’occhiata a Kirtn per capire che qualcosa stava andando storto, e che all’origine di ciò c’era la gelosia del Polo Maschile.
«Ma il parere della vostra Chim, Signore?», insisté Jal, in tono sorprendentemente poco rispettoso. «La vostra Chim non può essere assente, se intendete giudicare ora questa Azione!»
Signore Puca lo fissò a lungo e in silenzio, con occhi inespressivi come pezzi di vetro azzurro. Prudentemente Jal decise d’inchinarsi con rispetto, e si volse agli occupanti del locale. Parlò in universale, una lingua che l’Imperiale Loo-chim non s’era mai degnato d’imparare:
«Hai fatto il tuo lavoro fin troppo bene», borbottò a Kirtn. «Sembra che la cagna Pelosa abbia diviso il letto di Signore Puca molto svogliatamente in queste ultime notti, e senza soddisfarlo per nulla. Il Polo Femminile ne è compiaciuto … ma Signore Puca no di certo».
Il Bre’n ebbe una smorfia. «Ilfn è incinta. Non potrà essere desiderosa di sesso fino al termine della gravidanza».
«Così gli ha detto anche lei. Lui se la porta a letto ugualmente, ma senza averne alcuna soddisfazione. E continuando di questo passo, alla tua Pelosa potrebbe accadere qualcosa di brutto».
Kirtn li fissò entrambi così minacciosamente che Rheba ne fu spaventata. Gli corse accanto e lo prese per mano, invitandolo a calmarsi con uh tocco silenzioso e accorato.
«Adesso Signore Puca vuole vendicarsi», continuò Jal. «Tutto ciò che posso dirvi è di eseguire l’Azione col massimo impegno».
«E se deciderà che non gli garba, come sembra assolutamente certo, finiremo tutti nella Fossa», concluse Rheba.
Signore Jal ebbe un sorrisetto storto. «Questo è il rischio che corrono gli schiavi. Ma non preoccuparti. Forse Signora Kurs non ha ancora rinunciato all’idea di divertirsi col tuo Peloso».
Il Polo Maschile stava fissando Kirtn con un astio che non aveva bisogno di traduzione, e appariva roso da una gelosia quasi paranoica. Rheba prese atto di quell’emozione con stupore, e si chiese cos’avesse di tanto speciale la donna Bre’n per destare nei suoi amanti sentimenti simili. Attanagliata dal sospetto che anche Kirtn subisse con la stessa violenza il fascino di Ilfn, fremette e strinse i pugni.
«Avanti, si cominci», ordinò Signore Puca.
«Non con tanta fretta, Chim», disse in quel momento una voce dalla porta. «Non vuoi che la tua Pelosa prediletta e il suo piccolo amico assistano anch’essi? Così ella saprà come mantieni le tue promesse».
Con un ansito di sorpresa Signore Puca si volse. Sulla soglia c’erano Signora Kurs, Ilfn e Lheket. Nel vedere i due schiavi, il Polo Maschile ebbe un plateale gesto di rabbia, e batté un piede a terra.
«I miei ordini erano che lei non dovesse mai vedere il ragazzo, a meno che io non sia presente!», sbottò.
«Ma tu eri presente, mio Chim, mia altra metà, mio petulante e poco amorevole amante. Dove io sono, sei anche tu. Non agitarti, caro Chim: la tua animalesca Pelosa non ha toccato il suo bambino cieco». Il suo sorriso fu un capolavoro di affettuosa freddezza. «Voglio sperare, Puca, che le vicissitudini personali fra te e una Pelosa non influiscano sul giudizio che darai dell’Azione».