Выбрать главу

Senza pensarci Rheba si grattò con rabbia una spalla. «Abbiamo cose più importanti di cui occuparci», brontolò.

Ignorando le sue proteste e il suo moto di fastidio, Kirtn si fece consegnare la pomata e cominciò a spalmargliela sulla spalle. «Niente è più importante della tua salute, Danzatrice. Senza di te, siamo condannati a morire in schiavitù».

Rheba strinse i denti sopportando il massaggio di malagrazia. I suoi occhi si mossero attorno, posandosi sugli J/taals e sui loro cani da guerra come se li vedesse per la prima volta. Le pareti fredde e nude, scrostate, le apparvero squallidi muri di prigione. Poi vide Dapsl e sul volto l’odio. le dipinse una maschera inespressiva. Una sua contorsione fece cadere al suolo il foglio arrotolato che Kirtn teneva sottobraccio.

Ilfn si chinò a raccoglierlo. «Questa è la mappa? Sarà meglio discuterne un po’ con gli J/taals».

Rheba ebbe uno scatto d’ira. «Sicuro. Fatti spiegare da loro come riusciremo a farci ammazzare nel tentativo di non morire in schiavitù!»

Capitolo 21

L’ILLUSIONISTA YHELLE

Kirtn represse l’impulso di risponderle bruscamente. La ragazza era sul punto di perdere il controllo di sé stessa, o l’aveva già perso. E chiunque avesse osato toccare una Danzatrice del Fuoco in quello stato di eccitazione avrebbe ricevuto una scossa elettrica molto pericolosa. Ma non per nulla gli Akhenet Bre’n erano allenati al dolore.

Volutamente le insinuò la mano destra fra i capelli, sfiorandole il cuoio capelluto. Le chiome di lei crepitarono con violenza, scaricandogli nel braccio una saetta d’energia. Ad onta della sofferenza Kirtn restò impassibile, ritrasse la mano lentamente e se la osservò con aria critica. La peluria era visibilmente strinata. Scosse il capo con un sospiro.

Quando Rheba si rese conto di quel che gli aveva fatto ansimò, ad occhi sbarrati, e con voce rotta gemette alcune parole di scusa. Poi un forte tremito la scosse. Senza dir niente Kirtn le toccò ancora i capelli. Stavolta fu un tenero e dolce lucore dorato ad avvolgergli il braccio, e il Bre’n sorrise. Le diede un affettuoso buffetto su una guancia.

«Tutto bene, bambina», mormorò. «Sapevo già cosa sarebbe successo se ti avesse toccata».

«Perché lo hai fatto, se lo sapevi?»

«Straripavi di energia pronta a essere incanalata contro un bersaglio qualsiasi, Danzatrice del Fuoco. Ti sarebbe bastato guardato uno degli J/taals per scaricargliela addosso senza accorgetene. E avresti potuto ucciderlo».

Con un sorriso Kirtn le fece cenno di seguirlo, e andò a raggiungere i mercenari. I clepts si scostarono davanti a lui. Poi parlò con M/Dere usufruendo dei servizi di Fssa, che arrotolato sotto i capelli di Rheba faceva da traduttore. Stupita la ragazza alzò una mano a sfiorare il serpentello. S’era del tutto dimenticata di averlo sulla testa. Al contatto le parve insolitamente caldo, eppure non sembrava aver sofferto affatto della scossa energetica che aveva colpito Kirtn. In apparenza lo Fssreeme era dunque capace di utilizzare in qualche modo l’energia libera, visto che il suo corpo ne aveva assorbito una buona dose. Ma Rheba promise a sé stessa che un’altra volta avrebbe evitato il rischio di nuocere al serpentello con le sue emozioni incontrollate.

Restò immobile accanto a Kirtn, intanto che lui illustrava agli J/taals il disegno dell’anfiteatro e le regole dello spettacolo. Fssa aveva sviluppato un’abilità incredibile nell’imitare la voce del Bre’n, e usava un volume sonoro superiore per sovrapporre ad essa la sua traduzione contemporanea. Nello stesso tempo emetteva una bizzarra vibrazione subsonica, il cui effetto era di sfocare le parole di Kirtn mettendo in risalto le sue. Anche Ilfn s’era avvicinata ad ascoltare, seguita come un’ombra da Lheket che le sfiorava un braccio per avere un costante punto di riferimento.

M/Dere attese che Kirtn avesse finito, poi indicò il disegno. «Dove si trova l’astroporto, rispetto all’anfiteatro?»

Fu Ilfn a indicare un angolo del foglio, del tutto bianco. «Qui sulla sinistra. C’è una strada, chiamata Via del Golfo, che potremmo seguire passando lungo il mare. Ma esiste anche un’altra uscita … questa, attraverso il parco del Loo-chim, un giardino riservato all’Imperiale ed ai suoi favoriti».

«Come si accede al parco?», domandò M/Dere.

«Da qui». Ilfn puntò un dito sul disegno. «Anticamente il parco era circondato dai vecchi palazzi del governo, che oggi sono una serie di rovine. L’anfiteatro è in pratica l’unica costruzione rimasta in piedi. Il tunnel fa parte di un sistema di gallerie che corrono sotto l’intera zona, e ho sentito dire che è possibile raggiungere il parco da una di queste. Sarebbe la via più breve, perché dal parco all’astroporto ci sono appena due minuti di strada».

M/Dere studiò ancora la mappa. Il dito di Ilfn non aveva lasciato però alcuna traccia dov’era passato a indicare percorsi e uscite. La donna J/taal si chinò a mormorare in un orecchio di uno dei clepts qualcosa che Fssa non udì e non tradusse. L’animale spalancò la bocca, rivelando una chiostra di zanne acuminate come pugnali e abbondantemente umide di saliva. Con tutta naturalezza M/Dere usò la saliva del clepts per cospargerne il foglio di plastica, e gli altri videro stupiti che su di esso comparivano tenui linee scure, là dove il dito di Ilfn s’era posato.

«L’uscita del tunnel è qui?», chiese M/Dere.

Ilfn annuì, e Fssa trasformò quel cenno del capo in una parola in lingua J/taal.

«E il parco è qui, vero? Per l’astroporto si va in questa direzione?»

«Sì. Un po’ a destra».

«Quanto sono estese le piste di atterraggio?»

«Non molto. È uno scalo secondario».

«E l’astronave della J/taaleri dove si trova?»

Ilfn la guardò senza capire. «La J/taaleri?»

«Sono stati assoldati da Rheba», spiegò brevemente Kirtn.

Ilfn gettò uno sguardo perplesso alla ragazza. Puntò un dito su un angolo del foglio. «Le piste sono disposte in senso est-ovest, e l’astronave è in uno spiazzo fra gli hangar e il parco. L’hanno rimorchiata con dei carrelli, vicino ad altre piccole navi in attesa di riparazioni».

«Il Devalon non aveva nessun bisogno di riparazioni quando siamo atterrati», disse Kirtn. «Ma credo di sapere perché l’anno portato lì».

«Perché?», chiese Ilfn.

«Il Devalon risponde solo alla voce del padrone», ridacchiò lui. «Dubito perfino che i Loos siano riusciti ad aprire il portello. Non si ruba facilmente un’astronave di Deva».

«Speriamo», disse Ilfn. «Comunque la nostra nave non è lì. Era dello stesso modello del Devalon».

«E dove l’avete lasciata?», chiese subito Rheba.

«Se l’avessero trasportata qui, Lheket e io saremmo fuggito il giorno dopo essere usciti dal Recinto».

«Ma non hai idea di dove possa essere?», insisté la ragazza.

«No». Ilfn abbassò lo sguardo, corrucciata. «Appena usciti dall’overdrive, senza ancora sapere che il balzo ci aveva portati nella Confederazione Yhelle, rispondemmo a una chiamata di soccorso. Come immaginare che si trattava di una trappola? Seguendo il segnale diressi la Luna d’autunno verso un pianeta disabitato che sulle carte non figurava neppure, nel sistema di Sorriaix, e accostai a un’astronave in orbita circumpolare. Ci venne chiesto di salire a bordo per soccorrere il pilota ferito, così indossammo le tute e uscimmo nello spazio. Entrati nella camera stagna dell’altra nave scoprimmo come stavano le cose … pirati e mercanti di schiavi! Ma dovettero lasciare la Luna d’autunno in orbita attorno a quel pianeta, perché non sapevano neppure come entrarci. Ignoro se in seguito l’abbiano rimorchiata da qualche parte».

«Senza raggi trattori?» Kirtn fece una smorfia disgustata. «Se è come dici, la vostra astronave è ancora là».