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Ma davanti agli occhi sbalorditi di Kirtn, stava adesso un esatto duplicato di Rheba.

Signore Jal esamino l’incredibile creatura con grande attenzione, poi commentò: «Le ciglia più lunghe, e le sopracciglia più arcuate. E i capelli… puoi farli ondeggiare come lei?»

Kirtn fu preso da una sensazione molto vicina alla nausea vedendo le ciglia di lei crescere, le sopracciglia farsi arcuate ed i capelli muoversi nell’aria. Il suo istinto di Akhenet era sconvolto, quasi che in quel perfetto duplicato di Rheba vi fosse qualcosa di osceno che lo disgustava.

«Uhm! … Bene». Signore Jal approvò con un cenno. «Ma stai più dritta con le spalle. La nostra cagnetta è un tipo orgoglioso. Sì, così. Adesso prova a camminare». Dopo qualche passo però la fermò. «No, maledizione! Più elasticità, più energia fisica: la ragazza è molto leggera nel muoversi, non così moscia. Vorrei averti portata qui quando provava l’Azione. Ma … dopo quel che mi ha riferito il mio caposchiavo, ho preferito non far sospettare nulla a questi furbacchioni».

«Sei stato abile a immobilizzarli tutti, senza farci assalire dai clepts, Signore», lo unse doverosamente Dapsl.

L’altro grugnì, troppo smaliziato per apprezzare quelle leccate. Indicò M/Dere. «Dille di far camminare avanti e indietro lungo quella parete uno dei clept, e sempre a rispettosa distanza da noi».

L’ometto berciò l’ordine inciampando nelle parole J/taal, e M/Dere parlò a uno degli animali. Il clept percorse un lato del locale su e giù, docilmente, seguito dagli sguardi attenti di Jal e di i’sNara.

«Così può bastare», stabilì l’uomo. Attese che il clept si fosse steso a terra, s’accostò a M/Dere e le toccò la nuca, paralizzandole di nuovo la lingua. Poi tornò da i’sNara. «Rheba cammina più o meno come quel clept, elegante ma con sicurezza. Ha equilibrio, se mi capisci». Ebbe un sorrisetto storto. «Adesso che ci penso, devo dire che la nostra sgualdrinella è un gran pezzo di femmina. Proprio di quelle che con un’occhiata mettono nei guai un uomo, eh?»

I’sNara collaudò un’andatura modificata, e Kirtn non poté dominare il suo disagio nel vedere i flessuosi movimenti di Rheba imitati da quella schiava senz’anima.

«Ora va meglio». Signore Jal si portò di fronte al Bre’n. «Apri bene le orecchie, Peloso: se ci tieni alla vita della tua amichetta cerca di essere furbo d’ora in poi. In quanto ai tuoi stupidi piani di fuga, sarebbero solo serviti a farti crepare più in fretta. Credevi che il mio caposchiavo fosse cieco?»

Kirtn sentì una morsa gelida allo stomaco, ma la sua faccia paralizzata non rivelò lo scoramento provocato da quelle parole. Tutto ciò che poteva fare era di stare immobile, mentre le sue speranze di libertà svanivano dolorosamente.

Alle sue spalle, Dapsl fornì una traduzione agli J/taals di quello che Jal stava dicendo con voce secca e perentoria:

«Gli schiavi che studiano piani di fuga si rivelano non-Addomesticati e vengono di solito giustiziati immediatamente. Ma buon per voi che io ho dei grossi interessi in gioco: l’Imperiale Loo-chim mi ricompenserà per questa Azione molto lautamente … e abbastanza perché io non mi debba più sentir chiamare un Senza-Chim, un mezzo uomo, da Signora Kurs. Fino a quel momento, io non ho intenzione di permettere che il vostro sciocco sogno di ribellione si metta fra me e il guadagno che mi spetta!»

L’espressione dell’uomo era di gelida rabbia, mentre li fissava l’uno dopo l’altro. Dopo una pausa, continuò: «Come avrete ormai capito, i’sNara è un’illusionista Yhelle del Decimo Grado. Appartiene a me. E adesso lei è Rheba fino all’ultimo capello. Sarà Rheba anche nell’Ultima Notte dell’Anno. Sì … una Danzatrice del Fuoco, con la differenza che le fiamme e gli effetti di luce creati intorno agli altri attori saranno illusori anch’essi. E se non riuscirà ad imitare bene quegli scherzetti, poco importa … Soltanto voi li conoscete. Nessuno nell’anfiteatro potrà distinguere l’illusione dalla realtà».

L’uomo tornò a puntare la pistola sulla ragazza. «E toglietevi dalla testa di potervi ribellare allo scoccare della mezzanotte. Se ci proverete, Rheba morirà. Se non reciterete l’Azione nel modo più perfetto, Rheba morirà. Se succederà qualsiasi cosa che dispiaccia a me o al Loo-chim, sulla scena o durante la successiva Ora del Non-Tempo, Rheba morirà. Mi hai capito bene, Peloso?»

Jal alzò una mano davanti al volto di Kirtn, schioccando le dita alla maniera dei Loo, e per la prima volta egli poté notare che portava un guanto trasparente, fornito di aghi all’estremità di ogni dito. L’individuo gli toccò la nuca e lui poté sentire i muscoli del collo e della gola rilassarsi, sebbene non tanto da parlare con naturalezza.

«Rispondimi, Peloso!»

«Sì, ho capito», disse Kirtn.

«E capisci anche che l’Azione verrà annullata, se farete parole con qualcuno della nostra piccola sostituzione? Io sarei rovinato, ma voi … messi a morte all’istante! Chiaro il concetto?» Gli occhi di Jal erano di ghiaccio.

«Sì», rispose lui, con voce tale che l’altro fece involontariamente un passo indietro.

«Allora ricorda quel che ho detto», lo avvertì Jal. «Altrimenti prima di morire vedrai la tua stessa pelliccia strappata via a strisce da un coltello rovente». Gli volse le spalle, quindi premette un. pulsante su una piccola trasmittente che portava alla cintura. Schioccò le dita verso i’sNara. «Torna te stessa, sbrigati. Non voglio che le mie guardie del corpo ti vedano».

In un breve istante le fattezze della illusionista Yhelle mutarono, ed ella fu di nuovo una donna bruna e pallida dal volto inespressivo. Nel corridoio risuonavano già dei passi pesanti. Due guardie in uniforme comparvero sulla soglia.

«Avete chiamato, Signore?»

«Prendete questa schiava e seguitemi». Jal indicò la ragazza che giaceva al suolo.

Kirtn non poté far altro che osservare con la coda dell’occhio, tormentandosi per l’odio e per la rabbia, mentre i militi di Signore Jal sollevavano Rheba come un sacco di patate e la protavano via.

Capitolo 22

ENERGIA ZERO

Il pavimento era gelido e polveroso. Le catene che le avevano assicurato ai polsi, alle caviglie e al collo erano in una lega metallica che assorbiva calore da qualunque cosa toccasse. Gocce d’umidità stillavano dalle pareti scrostate, e sul soffitto c’erano chiazze di muffa. Ma la ragazza non era in grado di apprezzare la vista poco confortante di ciò che la circondava: giaceva al suolo ad occhi chiusi e priva di sensi, contratta in posizione fetale come se anche nell’incoscienza cercasse per istinto di conservare un po’ di calore corporeo.

Ingarbugliato fra i suoi capelli, Fssa mandò un suono a metà fra un gemito e il nome di lei: «Rheba … Rheba, svegliati!», la implorò, imitando la voce di Kirtn nel tentativo di scuoterla. «Qui è freddo. Alzati e fai un po’ di fuoco … Per favore!»

La voce del serpentello era un sussurro lontano, ai limiti della sua coscienza, una cosa del tutto priva d’importanza per la parte della mente con cui la udiva. Ma non taceva mai. Quelle frasi continuavano a infastidirla, dapprima in Senyas, poi in Bre’n e quindi in universale. Un ultimo fischio risuonò lungo e forte, sebbene per la debolezza il serpente si fosse assottigliato e accorciato moltissimo. Il suo colore scuro e la densità di quella forma erano la reazione degli Fssireeme alla mancanza di calore e di energia.

Ma solo dopo un tempo interminabile la ragazza emise un lieve mugolio. Il suo corpo si distese scosso da un tremito innaturale, si inarcò gemendo e riempendosi la faccia di polvere. Gli effetti della droga svanivano, e ciò le causava intensi attacchi di convulsioni che il freddo rendeva ancor più dolorose. Le catene strisciavano al suolo tintinnando come sonagli. Fu quel rumore a risvegliare Fssa, che era caduto vittima di un torpore simile a quello di lei. La sola differenza era che quello stato rappresentava per lo Fssireeme l’anticamera della morte per inedia.