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«Non potevi far altro. Il tuo comportamento non ha bisogno di scuse».

Con sorpresa di Rheba la traduzione di Fssa fu piuttosto lunga, e senza dubbio ben diversa da quel che lei aveva detto. La J/taal ascoltò il discorsetto del serpente con estrema attenzione, e infine le rivolse un inchino ancor più profondo del primo, con aria raggiante.

«Ti ringrazio, J/taaleri. Vuoi che ora uccidiamo i due illusionisti?», propose.

Interrogato da uno sguardo di Rheba, Kirtn si strinse nelle spalle. «Fai quel che vuoi, Danzatrice del Fuoco. Ma assicurati che non si mettano sulla nostra strada».

«Dì ai tuoi compagni che i due Yhelle devono essere soltanto immobilizzati. Forse potranno esserci utili in seguito, se conoscono la città», ordinò Rheba.

M/Dere si volse a inviare un messaggio mentale nella direzione in cui attendevano i mercenari. «Fatto, J/taaleri. Adesso andiamo».

I due la seguirono in una delle stanzette, giusto alla base di una liscia rampa in salita. Gli illusionisti Yhelle erano con le spalle al muro, ciascuno tenuto per il collo da un J/taal pronto a stringere la presa, e i clepts li guatavano minacciosi. Avevano ancora le sembianze di Rheba e Kirtn, ma a un cenno della ragazza si affrettarono a riassumere le loro.

F’lTiri era un giovanotto magro e pallido, bruno come i’sNara, e aveva l’identica espressione vuota. Fissava Kirtn come se lo stesse paragonando criticamente con l’illusione che aveva proiettato di lui.

«Prima di farci uccidere», disse, «ricorda che siamo schiavi come voi. E come voi dobbiamo ubbidire al padrone».

«Nessuno vuole uccidervi», lo informò Rheba. «M/Dere vi farà dormire per un po’, e quando vi risveglerete la rivolta sarà già in corso e non potrete più nuocerci».

I’sNara mosse una mano verso di lei, cosa che provocò un ringhio feroce dei clepts. Parlò con voce priva di tono: «Lasciateci andare. Abbiamo diritto di cercare la libertà anche noi».

«Gli schiavi non hanno diritti», la corresse f’lTiri. «Non dire altro. Se qualcuno ti sente, sarai punita».

Per la prima volta da quando la conoscevano i’sNara mostrò un’emozione sul suo volto. Non rispose, ma gettò all’altro illusionista un’occhiata intensa. F’lTiri ebbe un movimento come per avvicinarsi a lei, ma le zanne di un clept gli si aprirono contro un fianco.

Rheba era indecisa. L’istinto le diceva di dare una possibilità ai due, la ragione le suggeriva di andare sul sicuro. Infine chiese: «Siete in grado di prendere sembianze da J/taal?»

Gli illusionisti parvero tremolare e sfuggire alla vista, poi gli J/taals mandarono mormoni di sorpresa: davanti a loro s’erano formate le figure di due mercenari della stessa razza. I clepts li annusarono perplessi, ma poi ringhiarono di nuovo. L’illusione era soltanto visiva, e al tatto e all’odorato gli Yhelle restavano Yhelle.

A uno sguardo di Rheba Kirtn annuì, risoluto a non contrastare qualsiasi cosa ella avesse in mente. Ambedue avevano visto abbastanza morte su Deva per desiderarne altra.

«Conoscete l’Azione», disse la ragazza. «La reciterete nella parte dei diavoli. Se farete un gesto per tradirci, i clepts saranno su di voi prima che chiunque possa fermarli».

I due doppioni J/taals mormorarono un assenso. Non ignoravano la ferocia dei cani da guerra, e li temevano più di un’arma puntata.

«Non credo che nessuno noterà la vostra presenza, eccetto naturalmente Dapsl», proseguì lei. «Dov’è quel bastardo?»

«Il caposchiavo è con Signore Jal. Non sopportava la vicinanza dei tuoi mercenari», rispose f’lTiri, e sorrise rivelando bianchi denti da J/taal. «Ma quando suonerà il gong di preavviso tornerà da noi».

Rheba imprecò in Senyas, e Fssa tradusse le sue parole in universale e in J/taal, aggiungendoci qualcosa di suo.

«Sentiamo, serpente», lo interrogò lei. «Hai qualcosa da proporre per nascondere a Dapsl due J/taals in sovrannumero?»

Fssa rimase zitto.

Intorno ai due duplicati J/taals l’aria vibrò e ondeggiò, e al termine di quell’effetto visivo restò … il vuoto. Gli illusionisti Yhelle erano scomparsi.

«Cosa diavolo …», ansimò Rheba.

Dal punto in cui poco prima i’sNara si trovava provenne la sua voce, a testimoniare che ella si trovava ancora lì. «Questa è la nostra illusione più difficile. E a dire il vero non possiamo …» Di colpo la donna riapparve, ancora in forma di J/taal. «Non possiamo mantenere a lungo. Ma basterà a farci arrivare sul palcoscenico. Una volta davanti al Loo-chim, Dapsl non potrà fermare l’Azione neanche se lo volesse. Sarebbe pericoloso per la sua stessa vita».

Un gong suonò quattro volte in distanza, a indicare che la penultima Azione era terminata.

Rheba decise di rischiare. «Allora farete la parte che vi ho detto. Alla fine, quando Saffar bacerà Hmel, i fuochi non si spegneranno come da copione: li farò alzare, invece, fino alla cupola di energia, e questo sarà il segnale della rivolta. Nella confusione non sarà difficile tornare giù nel tunnel. Ilfn e Lheket ci aspettano là. Seguiteli. Se sarete ancora con noi quando raggiungeremo l’astroporto, vi porterò di nuovo a casa vostra».

F’lTiri emise una risata lieve, un suono insolito per un rigido volto J/taal. «Ora capisco perché i mercenari ti ubbidiscono. Sei avventurosa e pazza come loro. E va bene. Ti seguiremo, J/taaleri».

Dalla parte della rampa si udì la voce stridente di Dapsl, che attraversava la folla facendo serpeggiare nell’aria la sferza neuronica. Nell’udirlo i due illusionisti svanirono, e di loro restò soltanto l’interesse che i clepts continuavano a mostrare per quello che sembrava a tutti gli effetti uno spazio vuoto.

«Tu, i’sNara», disse l’ometto, puntando la frusta su Rheba. «Perché ti sei coperta la testa? Svegliati, e fai muovere i capelli come la sgualdrina Senyasi, dannazione a te!» E con un colpo dell’attrezzo le gettò indietro il cappùccio.

Rheba s’irrigidì un istante, temendo che Fssa gli risultasse visibile, ma il serpente s’era ben mimetizzato nella sua chioma. Una volta che si fu tranquillizzata, gettò uno sguardo critico a Kirtn e disse ad alta voce: «Imitare anche le bruciature di quel grosso bestione peloso è un buon tocco, f’lTiri. Ma lo hai fatto un po’ troppo bello, secondo me».

«Che vuoi dire?», berciò Dapsl. «Io non tollero errori!»

«La mia imitazione della Senyasi è perfetta, piccolo sgorbio purpureo. So perfino insultarti come faceva lei, non senti? È quello sciocco di f’lTiri che ha fatto il Peloso troppo attraente e virile».

Kirtn dovette fare uno sforzo per non ridacchiare.

Dapsl aveva stretto gli occhi come fessure. «Adesso non è il momento di perfezionare le vostre illusioni. Dovrete andare in scena. E se al Polo Femminile il Peloso apparirà più bello, tanto meglio. Muovetevi voialtri», continuò in J/taal sgrammaticato. «Fra poco ci sarà il segnale e voglio che siate pronti. M/Dere, dov’è quella maledetta corona?»

Rheba s’era del tutto dimenticata di Arcobaleno. Vide la mercenaria infilarsi una mano in tasca ed estrarne quella che aveva l’apparenza di una spessa collana. Ma in un istante l’oggetto mutò forma nelle sue mani, ingrossandosi e tornando ad essere una massiccia corona cristallina.

Dapsl brontolò: «Perché quella kaza-flatch abbia voluto un disgustoso affare come questo, io non lo capisco. Alla rampa, adesso». Agitò la frusta baluginante. «In fila, svelti».

Rheba precedette gli altri nel salone freddo e gremito di schiavi, e poi su per la rampa, sperando che nessuno inciampasse nei due Yhelle invisibili. Era così preoccupata di far presto, memore della loro difficoltà nel mantenere quell’illusione, che passò accanto a un Signore senza neppure guardarlo. Solo più in alto, con un brivido, si rese conto che si trattava di Jal.

Gettò un’occhiata dietro di sé. L’uomo la fissava ad occhi spalancati, come se avesse intuito solo allora e con qualche secondo di ritardo che l’illusione-Rheba aveva qualcosa di troppo perfetto. Ma prima che potesse aprir bocca tutti loro erano già usciti sul palcoscenico, nel silenzio dell’anfiteatro.