Tutti quanti dovevano aver lottato duramente per restare vivi dopo il caos di quella notte, e come loro erano sfiniti. Ma Kirtn non trattenne un sussulto nel vedere i successivi quattro. Erano individui dalla pelle nera sul dorso e argentea sul petto, e ridacchiavano fra loro come se fossero reduci da una festa campestre. Ciascuno aveva una daga insanguinata in mano, e si muovevano come felini. Li tallonavano due bambini della stessa razza, un maschio e una femmina anch’essi armati di lame, e da come le maneggiavano sembrava che un altro po’ di violenza non sarebbe giunta loro sgradita. Rheba e Kirtn li seguirono con uno sguardo perplesso.
«Mi chiedo che razza di viaggio ci aspetta», fischiò lui con una nota di rassegnazione. «Sarà lungo di certo».
Rheba alzò una mano a sfiorare il profilo del suo orecchino. La Faccia Bre’n mormorava ancora l’essenza delle loro due razze, e il destino che le aveva fuse in una sola. Le Linee di Potenza sotto la sua pelle risposero a quel sussurro senza voce brillando piano. Dalle mani le fluì un dolce lucore rosato, che spiraleggiò intorno alla figura di Kirtn e lo legò come una corda di luce.
La ragazza rise. Poi, nel poggiargli le mani sulle spalle, arrossì un poco. «Mio Bre’n, ti garantisco che non sarà noioso».