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— Due caccia sorvegliano il lato più vicino della cometa.

— Li vedo. Usa il motore iperspaziale. Batteremo la nostra stessa luce. — Il Punto Cieco comparve solo per un istante.

Il bersaglio era ancora troppo lontano, fuori vista, ma la finestra virtuale lo tenne inquadrato: una vaporosa cometa scura, attorniata di satelliti di ghiaccio a forma di vescia, e quattro navi, due delle quali collegate. Le nodose mani di Armonista danzarono sui comandi. La Needle scattò avanti, con un gemito di motori gravitazionali. Le navi più grandi, la Diplomat e la Long Shot, collegate mediante le camere d’equilibrio, si avvicinavano rapidamente.

— Prendo i comandi — disse Armonista.

La Diplomat sparò con i laser. Gli alloggi dell’equipaggio divennero neri. La finestra virtuale guardava una cosa diversa dalla luce. Uno stormo di puntini si dirigeva verso di loro. La Needle non aveva razzi, Armonista adoperava solo propulsori. La finestra virtuale scomparve e lo scafo fu spinto lateralmente, poi indietro. Louis ebbe appena il tempo di capire che erano in contatto. Poi la gravità nella cabina della Needle crebbe con il gemito dei generatori. Tre navi, unite insieme, cercarono di girare intorno al comune centro di massa.

La Diplomat si staccò, rotolò, rimpicciolì. La Hot Needle stava usando al massimo la pressione laterale per spingere la Long Shot. I propulsori contro la massa della Long Shot avrebbero prodotto circa dieci g e la Long Shot, quando Louis l’aveva pilotata, non resisteva a quella gravità. Nel ristretto spazio non c’era posto per macchinario in più, così almeno lui aveva immaginato. Dieci g avrebbero appiattito qualsiasi Kzinti a bordo, l’avrebbero stordito o ucciso.

La Diplomat lanciò un nugolo di missili e poi scomparve in una palla di fuoco dal nucleo nero. I missili scintillarono. Armonista stava esercitando la propria abilità nel tiro. Le navi da guerra non aprirono il fuoco, forse per paura di danneggiare la Long Shot. Armonista distrusse la nave di scorta. L’altra rimase indietro.

Una nave che trasporta antimateria è molto vulnerabile, pensò Louis. Un’idea rassicurante o solo terrificante?

La spinta della Needle si esaurì. Armonista aveva abbandonato la poltroncina. — Scomparto navetta! — gridò. Raggiunse un disco passatoio e traslò. Accolito lo seguì prima che Louis potesse accennare a un movimento. La parete era tornata finestra virtuale e la Long Shot era un pianeta incollato allo scafo della Needle, con la cabina incastrata alla nuova camera d’equilibrio, la visuale bloccata dalla “colla” color bronzo. Louis si districò dalla rete di sicurezza, arma in pugno, e corse verso il disco passatoio. Vide Armonista attraversare in fretta l’hangar, tuffarsi nella camera d’equilibrio, chiuderla, aprire il secondo portello, saltare, con Accolito sempre alle calcagna. In un lampo fu nell’hangar.

Correva tre metri dietro Accolito, chino in avanti perché stava per entrare in caduta libera, e impugnava una pistola laser. Un vero pirata, pensò, imbaldanzito. Non s’aspettava di trovare resistenza.

Ma vide uno sfrigolante lampo luminoso nel punto dove Armonista era scomparso. Accolito si bloccò di scatto, poi balzò fuori vista.

Ora in caduta libera, Louis piantò i piedi contro la parete e saltò. Gravità artificiale lo sbatté sul pavimento. Louis sarebbe rimasto perplesso, se avesse avuto il tempo di riflettere. La Long Shot non aveva generatori di gravità. Il sistema supporto vita della Long Shot consisteva solo nella ristretta cabina del pilota e nel sovrastante locale per il riposo, ora occupato da Armonista e da tre Kzinti. Due di questi giacevano in pozze di sangue arancione, morti, per ferite da taglio e ustioni. Il terzo pareva una vaporosa nube di pelo giallo e nero, munita di denti. Louis lo tenne sotto tiro finché non fu sicuro che si trattava di Accolito.

Nel casco gli risuonò la voce di Armonista. — Il tempo passa. Louis, prendi posto come pilota. Accolito, torna alla Needle. Ultimo, va’ con lui. Sapete cosa fare.

Louis si contorse per oltrepassare Accolito e si accomodò nel sedile del pilota. Accolito spinse nella zona di riposo i cadaveri dei due soldati del Patriarcato e scattò verso la camera d’equilibrio. Il burattinaio l’aveva preceduto.

La voce di Armonista li seguì. — Ultimo, cosa significa trovare gravità a bordo della Long Shot?

Silenzio.

— Ultimo!

Il burattinaio era riluttante a rispondere. — Fa pensare che il Patriarcato abbia risolto alcuni dei nostri segreti. Una parte della roba che abbiamo ammassato sulla Long Shot consisteva in strumenti di raccolta dati. Alcuni erano semplice fumo negli occhi. La squadra scientifica del Patriarca avrà scoperto quanto spazio superfluo c’è sulla nave. L’avranno usato per installarvi un generatore di gravità e chissà cos’altro. Cosa avrebbero fatto, soldati umani o kzinti, con una nave così veloce, se avessero saputo che c’era spazio supplementare per propulsori, caccia e armi? Armonista, se non riesci a immaginarlo, chiedi a Louis.

— Louis?

— Accontentatevi che la nave è di nuovo nostra — replicò Louis. Esaminò il quadro comandi della Long Shot. Un secondo quadro, meno elaborato, era posto accanto al primo e tutte le scritte erano in caratteri kzinti. La gravità generava un movimento ondulatorio. Erano in movimento e il generatore aveva difficoltà a vedersela con una configurazione squilibrata.

Armonista era dietro Louis, gli stava addosso. — Puoi pilotarla?

— Sì. Mi basta chiudere gli occhi…

— Sai leggere la Lingua degli Eroi?

— No.

— Io sì. Lasciami il posto. Torna con gli altri sulla Needle.

— Posso pilotare la Long Shot. Ricordo i comandi.

— Sono stati cambiati. Vattene.

— Sai pilotare questa nave?

— Devo fare il tentativo. Vattene.

Quando Louis entrò nell’hangar della Needle, Accolito era già andato via. Louis attese qualche istante per far sbollire l’ira. Era tipico di un difensore, pensò, scommettere la sua vita e quella di tutti gli altri sulle proprie capacità non ancora maturate, su teorie nebulose, su rischi che lui stesso non avrebbe corso neanche quando aveva dieci o vent’anni.

La Needle sobbalzò e si staccò dalla Long Shot.

Louis trovò il disco passatoio nascosto e passò negli alloggi dell’equipaggio. Accolito era lì. Ultimo, sul ponte di volo, dava loro la schiena. Disse: — Dobbiamo procedere separatamente. Louis, Accolito, legate le cinture.

— Dovevo essere il secondo pilota — disse Accolito.

— I piani cambiano — replicò Ultimo, senza girarsi.

Louis non si domandò come Ultimo avesse ottenuto il controllo sulla bronzea “colla” che univa i due scafi. Anche Armonista non esitò. Dalla Long Shot disse: — Come vuoi, Ultimo. I tuoi nemici in questa parte dello spazio comprendono ogni nave della ARM e del Patriarcato e molto probabilmente tutti gli estranei. Ho rivestito di scrith lo scafo della Needle per avere due strati di difesa, ma l’antimateria è ancora un pericolo. Torna meglio che puoi alla Mappa di Marte.