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— Non lo so, Louis.

— Pensavo che ormai l’avessi scoperto. Mi chiedevo se ci fossero veri Pak da qualche parte fra tutte le varianti di ominidi. Dei Pak abbiamo visto solo vecchie ossa.

— Possiamo dedurre molte cose dai riproduttori Pak. Dormivano o si nascondevano durante il giorno e la notte. Cacciavano al crepuscolo. Vivevano su una linea costiera.

Louis rimase sorpreso. — E questo come lo sai?

— La tua parziale assenza di pelo suggerisce che i tuoi antenati nuotavano regolarmente e ti ho anche visto nuotare. E poi nel Ringworld il crepuscolo dura più a lungo che su qualsiasi altro pianeta e una simile durata non è affatto necessaria. Ora ti mostro.

Si sistemò goffamente su un sediolo. Trovò i comandi e rese di un blu indefinito lo schermo a parete. Cominciò a tracciare linee bianche. Una chiazza bianca: il sole. Un cerchio: il Ringworld. Un cerchio molto più piccolo, concentrico: una trentina di quadrati delle ombre, in movimento un po’ più rapido dell’orbita, in una rete di cavi. — Ecco come è stato progettato il Ringworld — spiegò Ultimo. — Giorno di trenta ore, con dieci ore oscurate e più di un’ora di sole in parte bloccato. Invece…

Tracciò cinque lunghi quadrati delle ombre in movimento retrogrado rispetto allo spin del Ringworld. — Così si eviterebbe il lungo periodo di crepuscolo e si avrebbero giorno e notte di uguale lunghezza. I costruttori non volevano che fosse così. Volevano chiaramente che il Ringworld avesse estati infinite e lunghi crepuscoli. Riteniamo che si trattasse di difensori Pak e riteniamo che il pianeta dei Pak fosse fatto in questo modo.

Louis studiò il disegno. Oppure, pensò, hanno costruito altrove un modello più avanzato.

— Sono affamato — disse Ultimo. — Fate voi la guardia?

— Affamato — convenne lo Kzin. — Impaziente.

Senza che se ne accorgessero, il tempo era volato. Anche Louis si rese conto d’essere mezzo morto di fame. I burattinai devono mangiare più spesso dei carnivori. Ultimo rimase via per quasi un’ora. Tornò con gemme luccicanti nella criniera appena acconciata, seguito da una piastra levitante con una montagna di foraggio secco.

— Rimpiangeremo il tempo che stiamo sprecando — disse. — Le nostre ultime ore di libertà senza Armonista. Ma come possiamo sfruttarle? I miei piani non arrivavano così lontano. Guarda, altre navi da guerra.

Tre navi kzinti, poi un’altra più grande d’origine oscura, altre tre della ARM, tutte a girare intorno all’anello interno di quadrati delle ombre, ancora senza aprire il fuoco.

— Accolito — disse Louis — va’ a mangiare. — Nessuno aveva voglia di assistere al pasto di uno Kzin affamato.

Louis e Ultimo guardarono le navi in gioco. — Non tutte avranno campi di stasi — ipotizzò Louis. — Sono costosi, non troppo affidabili e ovviamente tengono la nave fuori dell’azione. Perciò diffideranno delle difese antimeteore del Ringworld, ma Armonista le ha spente e loro cominciano ad accorgersene. Così… — Tre navi kzinti cominciarono una lunga picchiata verso la superficie del Ringworld. — Ecco che le kzinti vengono a bloccare le prime navi della ARM e altre navi della ARM vengono a bloccare le kzinti… maledizione! — Una vivida striscia luminosa nell’atmosfera terminò in un lampo contro il deserto.

— Quello era un proiettile ad antimateria — disse il burattinaio.

— E ora è un piccolo occhio di ciclone. Tanj, non è nemmeno l’evento principale! Vogliono la Long Shot. La Needle non conta niente.

— Una Needle in un pagliaio? — disse Ultimo. — Ciò che descrivi è in gran parte frutto della tua immaginazione. La maggior parte della guerra non si vede. La nave più grande, l’ho riconosciuta. Un’esca della Far Lands Limited, l’alleanza commerciale fra Kdatlyno e Jinx. Non combatteranno, si limiteranno a guardare. Ecco Accolito. Louis, va’ a mangiare. Fatti un bagno.

Louis si svegliò di soprassalto. Qualcosa l’aveva disturbato, forse un lampo di luce dallo schermo. Accolito e Ultimo dormivano, distesi scompostamente, molto distanti tra loro, sul duro pavimento sotto le pareti della Sala Difesa Meteore. Louis si sentiva bene, dopo il bagno; aveva mangiato come un esercito; avrebbe gradito anche piastre letto. Ma a chi dormiva a bordo della Needle qualcosa mancava sempre.

Si alzò a sedere. Non aveva male da nessuna parte. Con un sorriso ricordò le parole di una vecchia, quando aveva compiuto duecento anni: “Carissimo, se la mattina ti svegli senza sentire dolori alle giunture e ai muscoli, è segno sicuro che sei morto durante la notte”.

Ultimo aveva rimesso a posto lo schermo avvolgente. Mostrava il panorama celeste, con finestre su un occhio di ciclone e sull’Altro Oceano. Intorno alle finestre, stelle si muovevano irregolarmente: navi della Guerra Periferica. Tutte le inquadrature erano adesso silenziose.

Louis provò fastidio perché non aveva niente da fare se non guardare. Cercava di battere in astuzia un difensore. Quali possibilità avrebbe avuto più tardi, se non riusciva a trovare uno spunto adesso, mentre Armonista era inseguito per tutto il sistema?

Sul Ringworld c’erano milioni di mari. Era impossibile indovinare dove Ultimo aveva messo la Hot Needle. Poteva arrivarci con la taratura di un disco passatoio. Le prime due navi della ARM non l’avevano trovato e adesso erano impegnate in manovre. La guerra sopra l’occhio di ciclone era tranquilla da ore, ma le navi continuavano a cambiare posizione.

Una luce improvvisa avvolse la nave Farland: proiettili di antimateria intercettati. La nave Farland accelerava per allontanarsi dall’azione. La nuova rotta avrebbe mancato il Ringworld. Un laser rubino lo illuminò di luce vivida, ma diffusa: l’assalitore era già ben dentro l’atmosfera. Navi distanziate di decine di milioni di miglia avevano qualche possibilità di difendersi. Ma la guerra sopra l’occhio di ciclone diventava troppo serrata. Fuoco esplose nelle nubi dove si nascondevano due navi della ARM. Louis gridò: — Sveglia! Sveglia! Vi perdete tutta l’azione.

Gli altri si alzarono. La finestra del radar di profondità di Armonista mostrò una nave della ARM che si tuffava nel foro, lasciando una zona conquistata a fatica, ma salvaguardando i dati delle sue esplorazioni, a meno di cadere in un’imboscata sotto il pavimento del Ringworld. L’altra accelerò lungo l’asse della tempesta, in un canale d’aria pulita, la pupilla dell’occhio.

Anche le kzinti avevano radar di profondità. Due navi lenticolari si tuffavano. Il fuoco le seguì. L’occhio di ciclone brillò di un bagliore biancazzurro. Ultimo spense la finestra prima che la luce li accecasse. In una inquadratura meno allargata (Armonista aveva di sicuro una telecamera in un quadrato delle ombre) una stella brillò vicino all’Altro Oceano, grande come… troppo grande, di gran lunga troppo grande.

— Credo che una nave della ARM sia esplosa — disse il burattinaio. — Avremo un buco delle dimensioni di… — Ci pensò, poi si ripiegò e rimase in silenzio. L’occhio di ciclone era sparito, distrutto dalla esplosione. Schemi di nubi mostrarono un anello d’onda d’urto in espansione sui mari e la terra grigia e verde. Un emisfero di nubi racchiuse una palla di fuoco in spegnimento.

— Cos’è successo qui?

Armonista e il piccolo difensore primate erano sul disco passatoio: un mago di fronte a capricciosi apprendisti in cerca di spiegazioni. Louis sentì un blocco in gola. Ebbe l’impressione che avrebbe dovuto fermare lo scontro. Armonista avrebbe incolpato lui e a ragione.

— Esplosione di antimateria — disse Accolito.

— C’è un buco sotto quella nube?

Era una domanda sciocca: la cupola di nubi aveva una depressione al centro. Era risucchiata nello spazio interstellare. Poiché Accolito non rispondeva, Louis disse: — C’era già un buco…