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La gravità nei pressi di un Mondo Globo segue una legge quadratica inversa. Per contrasto, il Ringworld è una superficie piana. La gravità non decresce quando si sale e neppure la gravità dello spin o la forza magnetica, finché il Ringworld sembra meno un piano che un nastro, di centinaia di migliaia di miglia di altezza. I costruttori del Ringworld inserirono nel pavimento un merletto di cavo superconduttore. Questa griglia permette la manipolazione magnetica di eruzioni solari per provocare un effetto laser supertermico, la difesa del Ringworld dai meteoriti; ma apre anche alla levitazione magnetica l’intero Anello. Veicoli ad alimentazione magnetica potrebbero raggiungere qualsiasi altezza.

Era notte quando le aviobici si alzarono. A sessanta miglia di quota, realmente fuori dell’atmosfera, seguirono a favore di spin lo scavo. Il panorama verdeggiante divenne tempestoso, increspature e fiumane di nubi illuminate da fulmini, anziché schemi a spirale. Poi furono solo nubi ininterrotte. Il terminatore, il segno del bordo di un quadrato delle ombre, scivolò su di loro. Una falce di sole sempre più ampia divenne bagliore di mezzodì. Louis si domandò da quanto tempo non vedeva un’alba.

Sorvolarono un enorme tubo incurvato, lievemente luminoso. Equiseti di nebbia fluivano sul tubo flaccido e scomparivano nel vuoto. Il tappo di Armonista non avrebbe tenuto per sempre. Terriccio e pietre aderivano ancora al pavimento di scrith. C’erano pozze e nastri di ghiaccio spumoso, tutti devastati in uno schema radiale. Lo seguirono avvicinandosi al foro. Il bordo luccicava. Forse, forse il sistema di tessitura di Armonista stava funzionando.

— Nave spaziale — disse Accolito. — Sopra il foro.

Non c’erano gas di scarico. La nave era librata su propulsori: una sagoma cilindrica dal ventre appiattito, poco più grande del serbatoio che si era lasciata alle spalle, ma con un bulbo trasparente per muso.

— Un modello della ARM, classe Kittycatcher — disse Louis. — Un caccia “acchiappagatti”. Tre persone di equipaggio. A quest’ora ci avranno già visti.

— Ci spareranno?

— Abbiamo un aspetto abbastanza inoffensivo — rispose Louis. Cercò più che altro di persuadere se stesso.

Ologrammi in miniatura dei suoi due alleati divennero confusi, poi diventarono due prospettive di una donna dalla pelle scura, in uniforme della ARM. UNA voce da contralto echeggiò dall’altoparlante: — Intrusi, rispondete subito o sarete distrutti! Siete entrati in zona di guerra!

— Sono Luis Tamasan — rispose Louis Wu. — Mi ricevete?

— Ti riceviamo, Luis Tamasan. Accosta per favore alla Snail Darter.

— Che intenzioni avete?

— Siamo osservatori delle Nazioni Unite — disse la donna. — Cosa sai degli eventi in questa regione?

— Siamo venuti a vedere un foro nel pavimento del Ringworld.

— Il tuo compagno è uno Kzin.

Louis rise. — Accolito è un indigeno, nativo del Ringworld. Anche io sono indigeno.

La donna scrutò l’ologramma. — Sembri umano.

— Sono umano. Nato qui. Come Accolito, che è Kzin.

— Ci sono Kzinti, qui?

— Antichi Kzinti, nel Grande Oceano. — La dichiarazione avrebbe dovuto suscitare la loro curiosità.

La donna della ARM parve stizzita. — Abbiamo provato ogni ragionevole frequenza. Perché comunichi con un sistema usato dalla Flotta di Mondi?

— Burattinai hanno trovato il Ringworld e burattinai l’hanno esplorato per primi — rispose Louis, con una traccia di gelo nella voce. — I miei genitori e il padre di Accolito sono venuti qui con Burattinai di Pierson.

— Atterrate là sul bordo.

— Siamo venuti a guardare il foro. Possiamo girarvi sopra?

— Atterrate subito, figli del Ringworld!

Louis disse: — Giù, Accolito. — Abbassò l’aviobici. La donna della ARM chiese: — Accolito, parli l’interlingua?

— Sì, signora EL — brontolò lo Kzin.

— Sono al servizio delle Nazioni Unite, perciò puoi usare il mio grado, secondo pilota o detective, non Entità Legale. E io nei tuoi confronti?

— Accolito, finché non mi sarò guadagnato un nome più degno.

— Quali legami hai con il Patriarcato?

— Ne ho notizie da mio padre. Vediamo le luci della Guerra Periferica.

Le aviobici si posarono al suolo.

La Snail Darter discese con evidente cautela e toccò il suolo. Sotto la punta arrotondata si aprì una camera d’equilibrio. Ne uscì una figura umana, poi una seconda che tirò da un portello troppo stretto una sorta di bulbo, riuscendo a farlo passare. Un agente della ARM si avvicinò rapidamente alle aviobici, mentre l’altro posava il bulbo sul terriccio secco. Il bulbo era un modulo di salvataggio, un pallone pieno d’aria, con alcuni rigonfiamenti opachi dovuti ad attrezzature supporto vita. Mentre rotolava verso le aviobici, lasciava scorgere l’ombra della persona che camminava all’interno.

La Primo Detec Gauthier, facilmente riconoscibile dal casco a bolla, aveva avuto di sicuro una chiara visuale di Hanuman in grembo ad Accolito. Lo Kzin agganciò un cavo alla tuta pressurizzata di Hanuman, come per impedire al Sospeso di allontanarsi. I due smontarono e si unirono a Louis. Gauthier si sistemò davanti a loro.

— Mi sento piccolo — disse Accolito, a disagio.

Così vicino al foro, il pavimento era lucido per l’esplosione di antimateria: scrith informe, semitrasparente e liscio, artificiale e infinito. Louis e i suoi compagni erano minuscoli. Louis non aveva avuto quell’impressione, finché lo Kzin non l’aveva espressa.

— EL Accolito, EL Luis — disse Gauthier, usando la forma di cortesia anche se né Accolito né Luis Tamasan potevano essere registrati come Entità Legali — vi presento il detec Oliver Forrestier e la EL Wembleth. Io sono la detec Roxanny Gauthier. — Aveva addolcito le maniere.

Il detec Forrestier, secondo ufficiale di volo, era grosso e pallido, forse un abitante della Fascia cresciuto in ambiente a bassa gravità. Aveva ricci color ruggine tagliati corti, come Gauthier. Sorrise e toccò il guanto con l’uomo e poi con lo Kzin. — Lieti di trovarvi — disse.

— Potete prendere Wembleth al posto nostro? — disse Gauthier. — Non abbiamo spazio.

— È una nave per tre persone — spiegò Forrestier.

— Cos’è Wembleth? — chiese Louis. — Un indigeno?

Wembleth era rimasto più indietro. Non pareva infastidito di far rotolare un pallone camminandovi dentro, ma non poteva certo correre. Quando cercò di fermarsi, il pallone continuò a muoversi. Wembleth cadde e si rialzò senza imbarazzo. Forse era collegato e ascoltava, ma restava in silenzio.

— L’abbiamo trovato dove l’aria si rarefaceva — disse Forrestier. — Cadaveri e cunicoli schiacciati tutt’intorno a lui. Riconoscete il tipo?

— La sua specie? — disse Louis. Esaminò Wembleth.

Wembleth batté le palpebre, come se provasse fastidio per la luce, ma incrociò lo sguardo di Louis senza trasalire. Era venti centimetri più basso di Louis, sul metro e sessanta. Portava abiti di stoffa, brache e un’ampia camicia con tasche applicate, color sabbia. Era scalzo, con piedi grandi e callosi e unghie puntute che parevano armi. Aveva pelle più scura di Louis e più chiara di Roxanny Gauthier, piena di rughe nelle mani, faccia e collo. Spessi peli bianchi e neri gli nascondevano gran parte del viso. Gli ornamenti azzurri a volute sulla fronte e sulle guance erano forse tatuaggi rituali o frutto di evoluzione mimetica naturale. Wembleth sorrideva, interessato, mentre una qualsiasi persona normale probabilmente si sarebbe rincantucciata per il terrore.

— Non conosco questa specie particolare — disse Louis. Non aveva incontrato indigeni nel raggio di centinaia di milioni di miglia, ma lo tenne per sé: ancora non aveva deciso quanto Luis Tamasan avesse viaggiato. — Nel Ringworld ci sono migliaia di specie ominidi, forse decine di migliaia, per la maggior parte intelligenti. Wembleth rientra nella media della corporatura. Anche il colore della pelle è molto comune. I denti… — Wembleth sorrise e Louis trasalì.