I denti di Wembleth erano guasti e scoloriti. Quattro mancavano. Però c’erano ancora tre canini. Louis chiese: — Carnivori?
Detec Gauthier si strinse nelle spalle. — Gli abbiamo dato una tavoletta delle razioni standard. C’è anche una taratura per carne cruda, ovviamente, nel caso che ci capiti un prigioniero kzinti. Ha mangiato un po’ di quella.
— Allora possiamo nutrirlo — disse Louis. — Anche se la sua ecologia è morta.
— Bene — disse Forrestier. — Un’altra cosa. Ditemi tutto ciò che potete su questo. — Mosse le braccia a indicare la zona intorno.
“La catena montuosa comparsa all’improvviso” pensò Louis. La prima domanda ovvia, eppure non aveva preparato una risposta. Improvvisò. — L’abbiamo vista scendere. Su cose di questa scala, la scala del Ringworld, nemmeno i miei genitori hanno molto da dire. Chiron ci ha mandati ad apprendere di più.
— Chiron?
— Portò qui mio padre. Un burattinaio.
— Ah. Vieni qui, Luis. — Si diresse verso il foro, lontano un paio di metri. Louis si mise a seguirlo. Forrestier si fermò, punta dei piedi troppo vicina al bordo. Da lì il foro era ancora un abisso senza fondo, del diametro di dieci o quindici miglia. In diminuzione. Era difficile mantenere a fuoco il bordo: quando Louis mosse la testa, il bordo divenne confuso e luccicò di luce tremula.
— È normale? — chiese Forrestier.
— Non ho mai guardato in uno strappo nel pavimento del mondo — disse Louis. — Mette paura. — Non era una bugia vera e propria. Aveva visto il cratere Pugno-di-Dio… ma “Luis” no.
Gauthier disse: — Bene, pare che si ripari da solo. Avviene sempre? Nel corso degli anni abbiamo visto alcune di queste tempeste a clessidra esaurirsi. Crediamo che siano fori e perdite d’aria.
Louis corrugò la fronte, assumendo l’espressione di chi non capisce. Ricordò una parola di zone molto lontane, usata per “stregone”, ma che significava “Difensore”. — Vashneesht — disse. — Ci sono segreti che non conosceremo mai.
— Oliver — disse il detec Gauthier — vieni via da lì! Luis, Accolito, rizziamo una tenda?
Roxanny e Oliver portarono fuori della camera d’equilibrio un pacco voluminoso. Lo deposero sullo scrith e lo ormeggiarono grazie ai bordi adesivi. La tenda si gonfiò da sola, torcendosi e cercando di rotolare, perché ovviamente l’adesivo non faceva presa sullo scrith. Roxanny lasciò Oliver a sbrigarsela con quel problema e andò al modulo cucina.
Oliver vide che cosa faceva ed esplose: — EL Gauthier, sei schizza? Non possiamo perderlo!
— Se ne facciamo a meno per qualche ora viviamo lo stesso.
— Perché hai cercato di dare via Wembleth? Un nativo del Ringworld! È una scoperta fantastica.
— Wembleth è un tesoro, d’accordo. Rimpiango di non poterli prendere entrambi, ma lui è pur sempre un semplice indigeno. Non sa abbastanza. Voglio Luis Tamasan! Prenderei lo Kzin, se potessi sistemarlo sulla nave, ma non posso, perciò prima lo interrogheremo.
— Roxanny, è sempre uno Kzin!
— Hai paura? È solo un ragazzo. Tutt’e due sono ragazzi. I loro genitori erano sul Ringworld prima della Flotta e i ragazzi ne avranno sentito parlare da quando sono nati.
Oliver rifletté. — Cosa faranno i loro genitori per riaverli?
— Forse scopriremo anche questo, quando sapremo tutto quello che sanno. — Sorrise. — Ollie, hai visto l’espressione sul viso di Luis? Pareva…
Oliver aveva visto e mostrò nella voce il proprio risentimento. — Sì, pareva che non avesse mai visto una donna, prima. D’accordo, Roxanny, fa’ a modo tuo. Strisceremo nella tenda insieme con uno Kzin e per la legge di Finagle lui sarà il primo a nutrirsi! Ma abbiamo ottenuto più dati di quanti dovevamo raccogliere e il problema adesso è riportarli a casa!
Quelli della ARM erano impegnati a rizzare la tenda. Nessuno guardava Louis, quando la miniatura di Armonista saltò fuori sul cruscotto. — Ho urgente bisogno di sapere se il sistema di tessitura funziona — disse il difensore. — Il foro si riduce? Quali drastiche decisioni devo prendere per salvare qualcosa? Vi devo avvertire di stare attenti a non cadere nel foro.
Louis si domandò se la Snail Darter o la nave madre origliavano. La linea era privata, ma le piccole teste di ologramma erano visibili. Louis rispose rapidamente: — Il foro si sta chiudendo. Si sta chiudendo davvero. Abbiamo compagnia. — Spense lo schermo olografico. Ora Armonista poteva solo ascoltare.
La tenda si era gonfiata, formando un tubo con una grossa camera d’equilibrio, una nicchia per attrezzature da vuoto, un ambiente da soggiorno e argentee pareti che nascondevano di sicuro un gabinetto. Gauthier da dentro e Forrestier da fuori aiutarono gli altri a entrare.
Accolito portò in braccio Hanuman, ma non gli tolse la tuta pressurizzata. — La tuta provvede alle faccende igieniche — spiegò. Hanuman disse l’unica parola nella lingua della sua specie: — Ook.
Gauthier si era tolta il casco, ma non la tuta. Oliver l’aveva imitata. I due ARM non parevano eccessivamente sospettosi. Louis e Accolito aprirono il proprio casco. Tutti si sistemarono intorno a un piccolo convertitore di cibo.
Wembleth parlò in una lingua che Louis non aveva mai udito. Da una delle sue tasche provenne la voce di un traduttore automatico: — Bene, qui c’è molto più spazio. — Tirò la cerniera del modulo di salvataggio e con un sospiro di soddisfazione si contorse e scivolò fuori.
— Wembleth è il numero quattro in una nave per tre persone — spiegò Forrestier. — L’abbiamo trovato in mezzo ai cadaveri di una specie più grossa e più irsuta, mentre boccheggiava come un pesce sulla spiaggia, ma era in piedi e si trascinava verso di noi appoggiandosi a ogni muro non distrutto dalla tempesta. L’abbiamo interrogato, sa cose che ci servono, ma non possiamo decollare in queste condizioni, EL Luis. Dobbiamo difenderci.
— Lo porteremo dove può vivere — disse Louis.
— Troveremo un modo per agganciare al vostro apparecchio volante il suo modulo di salvataggio. Non abbiamo una tuta che gli si adatti.
Gauthier distribuì tavolette standard prodotte dal convertitore. Dopo qualche regolazione, diede ad Accolito una tavoletta che gocciolava sangue e a Hanuman una che profumava di frutta. — È la sola cucina che abbiamo e funziona anche da automed. In volo, in tempo di pace, la tenda sboccia dallo scafo. Se non possiamo dispiegarla, non abbiamo nemmeno lo spazio per muoverci. La guerra è un inferno. Volete da bere?
— Tè? — disse Louis. — Succo di frutta?
— Birra.
— Meglio di no. E poi Accolito è troppo giovane.
Accolito ringhiò.
Roxanny rise. — Senti chi parla, Luis!
“Crede che sia giovane” pensò Louis. — Sì, EL — rispose.
Roxanny distribuì contenitori da spremere: una bevanda al gusto di mirtillo per Louis, brodo per Accolito e Wembleth. — Siete cresciuti tutt’e due sul Ringworld. Vostro padre vi ha parlato dei pianeti?
— Abbiamo imparato la fisica a quel modo — disse Accolito. — Mio padre, Chmeee, ha cercato di mostrarmi cos’è una tempesta di Coriolis, un uragano. Non sono sicuro d’avere capito.
— Mi piacerebbe vedere la Terra — disse Louis. Una nave spaziale funzionante! La sua prima occasione di disertare da quando l’odioso Bram l’aveva trovato… no, da prima ancora. Da quando aveva tagliato in due il motore iperspaziale della Needle! Doveva esserci un modo per parlare a Roxanny Gauthier in separata sede.
La tuta di lei non era aderente, faceva solo intuire una sagoma che gli stringeva il cuore. Donna robusta, un’atleta. Faccia austera, mento quadrato e naso dritto. Sulla cinquantina, giudicò Louis, basandosi sul linguaggio del corpo e sulla deferenza di Forrestier… a meno che non fosse semplice questione di grado. Aveva capelli radi e un ciuffo nero sulla fronte, probabilmente si depilava o si rasava periodicamente. Dopo tutti gli ominidi incontrati, Louis rimase sorpreso di provare tanto desiderio di vedere una donna.