Strisciavano giù dal cielo verso una montagna di drenaggio. Louis udiva un lieve sibilo e sentiva una vibrazione nel modulo di salvataggio. La nave a pesce luna era tutto fuorché aerodinamica. Oltrepassarono un picco ghiacciato. Più in basso c’era del verde. La nave si avvicinò e scivolò lateralmente lungo una serie di cornici simili a una scalinata; ora Louis vide alberi e campi a terrazza e neve ammucchiata in coni regolari. Alcune miglia più in basso c’era un panorama mozzafiato d’interminabili pianure ondulate e un fitto reticolo di minuscoli mari, fiumi, colline.
Ci fu un colpo sordo. Louis galleggiò contro la parete del modulo. Poi il generatore di gravità si spense e lui si accasciò con tutto il peso contro la parete ricurva. Sentì la fitta di dolore alla gamba e all’anca.
Riuscì a non perdere i sensi. Roxanny gli mormorò: — In guerra certe cose succedono, Luis. Non avercela con me. — Intanto i difensori si muovevano su ghiaccio e roccia, staccando tesori dalla Gray Nurse e portandoli via. Parecchi lavoravano all’automed della Gray Nurse. Il difensore dal viso di jolly aprì il modulo di salvataggio. Aria calda sbuffò fuori; aria rarefatta e gelida soffiò dentro. Il jolly entrò nel modulo, annusò, guardò uno per uno gli occupanti. Roxanny era sospettosa; Wembleth si rannicchiò, atterrito. Hanuman guardò negli occhi l’altro difensore. Non provarono a parlare, ma ciascuno riconobbe l’altro per ciò che era.
Con grande cautela il jolly toccò la gamba di Louis e la gabbia ortopedica. Wembleth si lanciò verso l’apertura. Il jolly gli menò un colpo e lo mancò… o cambiò idea. Wembleth corse lungo la cengia, oltrepassando case a forma di cono, e fu fuori vista.
Wembleth soffocava di nuovo. Non c’era aria sufficiente. La gente intorno a lui non pareva avere i suoi problemi. Alcuni bambini lo guardarono, incuriositi.
Wembleth aveva portato con sé l’apparecchio traduttore avuto da Roxanny. Imparare la lingua sarebbe stato più facile, ora, ma avrebbe richiesto comunque delle ore. I forestieri erano sempre trattati bene, ma anche il Vashneesht era un forestiero. Wembleth sapeva che si sarebbe dovuto nascondere subito e senza aiuti.
Le case erano alti cumuli di neve, con un piccolo foro che faceva da porta. L’avrebbero trovato subito, in una casa, pensò Wembleth, e per giunta non avrebbe avuto altre vie d’uscita. Pensò di nascondersi nella neve ammucchiata dal vento, ma capì subito che sarebbe congelato: non aveva sufficienti vestiti. E lasciava orme!
Approfittò di una cresta di nuda roccia per tornare sui suoi passi. La seguì fin dove poteva scavalcare con un balzo la neve e raggiungere il tronco angoloso di un grosso albero gomito. Spiccò il balzo e fu tradito dalle ginocchia: atterrò sul pendio, scivolò, riuscì a fermarsi e si arrampicò per due metri di tronco nudo. La cima era un fitto cespuglio verde. Wembleth vi si infilò. Da lì poteva guardare fuori, entro certi limiti.
Quattro difensori delle montagne, nudi nel freddo e protetti solo dalla folta pelliccia bianca, infilarono l’automed della Gray Nurse nell’apertura del modulo di salvataggio. Louis gemette quando fu spostato. I robusti difensori erano sorprendentemente gentili, ma non potevano evitare di fargli male. Lo sistemarono nella scatola di rianimazione. Uno allungò la mano dietro di lui e dal bacino in giù scomparve ogni sensazione. Anche se l’automed era staccato dalla Gray Nurse, in qualche modo lo misero in funzione.
Il jolly si girò, sentendo Roxanny dire: — Avete violato una decina di leggi imposte dalla ARM e dai governi collegati. — Rispose in una lingua sconosciuta. Il traduttore di Roxanny l’avrebbe analizzata, pensò Louis. Bene, anche il suo l’avrebbe registrata. Non poteva fare altro, così immobilizzato. Si mise a dormire.
Dal folto di verzura Wembleth guardò il difensore lasciare il modulo di salvataggio. Roxanny lo seguì. Una decina di bambini seguì Roxanny. Il difensore seguì per un poco le orme di Wembleth, poi saltò sul costone di roccia, lo esaminò sfiorando con il naso il terreno e andò dritto verso Wembleth. Corse agilmente su per il tronco. Infilò la mano nel ciuffo di verzura e tirò fuori Wembleth, tenendolo sospeso a mezz’aria.
Lo tenne così penzoloni, con una sola mano, mentre scendeva. Wembleth era impietrito per la paura e per il gelo.
Una decina di bambini affollò il modulo di salvataggio e altri sciamarono all’esterno. Hanuman faceva il pagliaccio per loro. Si ritrassero, quando Louis si mosse e si svegliò. Sorrise alla muraglia di pelliccia bianca e a due decine d’occhi. — Ciao — disse. Alcune voci risposero. Il traduttore, no.
I dolori sopra la cintola, al braccio sinistro e alle costole, si erano in gran parte attenuati. Louis si chiese per quanto tempo sarebbe rimasto in quelle condizioni. Se Roxanny e il jolly avevano imparato la rispettiva lingua, allora il jolly non aveva parlato il dialetto locale e ciò significava che lui, Louis, non poteva neanche parlare con quei bambini.
Ma Roxanny e il jolly stavano tornando e Roxanny teneva per mano Wembleth. Non potevano attraversare la folla e arrivare al modulo di salvataggio. Non ci provarono. Il jolly cominciò a parlare, indicando ogni tanto gli umani e Wembleth. I bambini all’interno del modulo non sentivano, perciò uscirono. Alla fine il jolly mandò dentro Roxanny e Wembleth, con un gesto mandò fuori i quattro bambini rimasti e chiuse il modulo.
Roxanny lanciò un’occhiata astiosa al jolly che saltellava via sulle travi della griglia. — Lei non parlerà — disse con amarezza.
— Il traduttore non funziona?
— Va benissimo, ma non ha niente da dire.
— Custodisci segreti della ARM?
— Come lei! Sì, lei, questo me l’ha detto. Si chiama Proserpina.
Wembleth batté i denti. Il suo traduttore disse: — Andiamo a fare un altro viaggio.
— Sei pronto? — chiese Louis.
Wembleth rabbrividì violentemente. — Mi sono pisciato addosso, l’ultima volta. Grazie per non averlo notato.
Louis annusò: l’aria nel modulo non aveva mai smesso di odorare di pulito e di fresco. — I difensori costruiscono buone macchine — disse. — Staremo bene. — Vide il jolly entrare nella cabina della nave.
La gravità scomparve. La nave pesce luna si staccò dal dirupo, poi andò su dritta. Il cielo blu si scurì in nero.
— Ho capito — disse Louis. — Controllo gravitazionale…
— Magnetico — intervenne Roxanny. — Devono usare la griglia. Luis, nel pavimento del Ringworld c’è una griglia di superconduttore. Se questa nave usa una spinta magnetica, allora può spingere contro il Ringworld. È come lasciare a casa il motore. Ho sentito che i capelli mi si rizzavano. E tu?
— Stet, ma mi riferivo alla gravità nella cabina. Forte, ma vibra. Perché i Vashneesht non avrebbero riparato l’inconveniente? Penso che siano troppo arroganti per mettere alla prova ciò che costruiscono. Fanno tutto in un solo colpo.
— Hai calcolato tutto, eh, ragazzo?
Louis arrossì. — Stet, è magnetica. Hai una portata quasi infinita e una enorme accelerazione finché rimani vicino alla griglia di superconduttore. Puoi usarla anche come arma. Per spingere via missili e navi. La si potrebbe vedere anche come un messaggio.
— Messaggio?
— “Non posso invadervi. Sono puramente difensivo.” Come un fortino.
— Uhm. O solo: “Girate alla larga”.
— Stiamo cadendo di nuovo! — esclamò Wembleth. — Roxanny, dove andiamo?
Roxanny scosse la testa. Attraversarono una linea costiera che era un ghirigoro di baie e di spiagge simile a un frattale e furono sopra l’oceano. Acqua e spolverate di isole. Se le si pensava come isole, non erano granché, ma in realtà rappresentavano, in scala 1 a 1, la mappa di un pianeta. Vicino alla spiaggia dell’Altro Oceano, i gruppi di isole erano rappresentati un po’ di scorcio. Altrimenti erano sempre mappe dello stesso pianeta. Un vasto continente con spina dorsale montuosa; quattro continenti più piccoli e un arcipelago di isole sparse, tutte contro spin rispetto al continente; il tutto mostrava una struttura granulosa. Se lui avesse voluto dire dove si trovava (per esempio ad Armonista, ammesso d’avere un mezzo di collegamento) non avrebbe saputo come fare. Tuttavia le ombre erano differenti. Strisce di macchie e di chiazze d’ombra solo su alcune isole.