Выбрать главу

La sala comune con il soffitto di travi della Giustizia della buona regina lo fece ancor meno. Admer Nem, dai capelli Usci e un livido giallo attorno all’occhio gonfio, stava in piedi con una mezza dozzina di grossi fratelli, i cugini e le loro mogli, tutti che indossavano le giubbe e i grembiuli migliori. I contadini guardarono le tre prigioniere con un misto di rabbia e soddisfazione che fece sprofondare lo stomaco di Min. Le occhiate delle donne erano peggiori di quelle dei compagni, puro odio. Attorno alle altre pareti c’erano sei file di abitanti del villaggio, tutti in abiti da lavoro, che avevano interrotto le loro attività per assistere al processo. Il fabbro indossava ancora il grembiule di cuoio e diverse donne avevano le maniche tirate su, con le braccia impolverate di farina. La sala rimbombava del loro mormorio; dagli anziani fino ad alcuni bambini, gli occhi erano fissi sulle tre donne con la stessa avidità di Nem. Min pensò che questo doveva essere l’evento più eccitante che le Sorgenti di Kore avesse mai visto. Una volta si era imbattuta in una folla di un simile umore, durante un’esecuzione.

I tavoli erano stati rimossi, tranne uno davanti al camino di mattoni. Un uomo robusto dal viso schietto era seduto davanti a loro e indossava una giubba di seta verde scura di buon taglio, le mani appoggiate sul tavolo davanti a lui. Una donna che dimostrava la stessa età stava in piedi di fianco al tavolo e portava un abito di fine lana grigia ricamata con fiori bianchi attorno alla scollatura. Il lord locale, suppose Min, e la sua lady. Nobili di campagna informati degli eventi del mondo poco più dei loro cittadini e feudatari.

Le guardie le guidarono davanti al tavolo del lord e si unirono al pubblico. La donna in grigio si fece avanti e i mormorii si spensero.

«Tutti i presenti assistono e ascoltano» annunciò la donna, «poiché verrà distribuita la giustizia da lord Gareth Bryne. Prigioniere, siete chiamate in giudizio davanti a lord Bryne.» Allora non era la lady del lord, ma un ufficiale di qualche tipo. Gareth Bryne? Min lo ricordava capitano generale della guardia della regina a Caemlyn. Se era lo stesso uomo. Lanciò un’occhiata a Siuan e vide che aveva gli occhi bassi, rivolti proprio verso la punta dei piedi. Chiunque fosse, questo Bryne sembrava affaticato.

«Siete accusate» proseguì la donna «della violazione di una proprietà durante la notte, incendio doloso e distruzione di un edificio e del suo contenuto, uccisione di bestiame di valore, assalto alla persona di Admer Nem e furto di una borsa che, è stato dichiarato, conteneva oro e argento. Ci è stato riferito che l’assalto e il furto sono da attribuire al vostro amico che è fuggito, ma voi tre siete ugualmente imputabili dei crimini davanti alla giustizia.»

Fece una pausa per lasciare che le parole facessero presa e Min scambiò occhiate meste con Leane. Logain doveva aggiungere anche il furto a tutto il resto. Ormai probabilmente era a metà strada dal Murandy, se non ancora più lontano.

Dopo un po’ la donna ricominciò. «I vostri accusatori sono presenti per affrontarvi.» Fece un cenno verso il capannello di Nem. «Admer Nem, fornisci la tua testimonianza.»

L’uomo robusto si fece avanti in preda a una mescolanza di sentimenti, sentendosi anche importante e consapevole della situazione; tirava la giubba nel punto in cui i bottoni di legno erano tesi sullo stomaco e si passava la mano fra i capelli radi, che continuavano a cadergli davanti al viso. «Come ho detto, lord Gareth, è successo così...»

Spiegò in modo quasi fedele di averli scoperti nel fienile e aver ordinato loro di uscire, anche se aveva descritto Logain almeno trenta centimetri più alto di quel che era e tramutato il solo colpo dell’uomo in una colluttazione piuttosto equilibrata. La lanterna cadde, il fienile prese fuoco, ma il resto della famiglia era uscito dalla fattoria poco prima del tramonto; le prigioniere furono catturate e immobilizzate mentre il fienile bruciava; quindi avevano scoperto la sparizione del sacchetto di denaro da casa. Aveva accennato sbrigativamente alla parte in cui l’impiegato di lord Bryne aveva bloccato alcuni elementi della famiglia che avevano preso della corda e si erano messi a fissare i rami di un albero.

Quando Nem iniziò a parlare di nuovo della lotta — stavolta il vincitore sembrava lui — Bryne lo interruppe. «Va bene così, mastro Nem. Puoi sederti.»

Al contrario, una donna dal viso rotondo che, a giudicare dall’età, poteva essere la moglie di Nem, si unì a lui. Viso rotondo ma non morbido. Rotondo come una padella o una roccia di fiume. E arrossato da qualche sentimento più forte della rabbia. «Frusterai queste sgualdrine per bene, vero, lord Gareth? Frustale di santa ragione, e falle correre fino a Jornhill con un giogo!»

«Nessuno ti ha chiesto di parlare, Maigan» puntualizzò la donna magra vestita di grigio. «Questo è un processo, non una riunione per presentare una petizione. Adesso tu e Admer vi farete indietro. Subito!» I due obbedirono, Admer con maggiore alacrità di Maigan. La donna vestita di grigio si rivolse a Min e le sue compagne. «Se volete fornire la vostra testimonianza per difendervi o attenuare l’entità del reato, potete parlare.» Nella voce della donna non c’era simpatia, o qualsiasi altro tipo di sentimento.

Min si aspettava che avrebbe parlato Siuan — la donna prendeva sempre il comando — ma Siuan non si mosse e non alzò lo sguardo. Fu invece Leane che si fece avanti verso il tavolo, con gli occhi fissi sull’uomo dietro di esso.

Stava più dritta che mai, ma la solita camminata — un passo grazioso, e tuttavia lungo — era divenuta una sorta di scivolamento, con appena un accenno ondulatorio. In qualche modo il seno e i fianchi erano evidenziati. Non che ostentasse qualcosa. Era il modo in cui si muoveva a sottolineare le sue forme. «Mio signore, siamo tre donne indifese, in cerca di riparo dall’uragano che travolge il mondo.» Il solito tono di voce energico era sparito, trasformato in una carezza vellutata. Nei suoi occhi scuri c’era una luce, una specie di sfida bruciante. «Senza denaro e perdute, ci siamo rifugiate nel fienile di mastro Nem. Era sbagliato, lo so, ma avevamo paura di restare fuori di notte.» Un piccolo gesto con la mano parzialmente sollevata, l’interno del polso rivolto verso Bryne, la fece sembrare per un momento del tutto indifesa. Solo per un momento però. «L’uomo, Dalyn, non lo conoscevamo, era solo uno che si era offerto di proteggerci. In questi giorni delle donne da sole devono avere un paladino, mio signore, ma temo che abbiamo fatto la scelta errata.» Un’espressione leggermente stupita negli occhi, uno sguardo supplichevole dicevano che lui avrebbe potuto aiutarle. «È stato quell’uomo ad attaccare mastro Nem, mio signore. Noi saremmo fuggite o avremmo lavorato per ripagare la notte trascorsa al riparo.» Muovendosi di fianco al tavolo si inginocchiò graziosamente vicino alla sedia di Bryne e appoggiò le dita di una mano sul polso dell’uomo, guardandolo negli occhi dal basso in alto. La voce della donna fu scossa da un tremito, ma il vago sorriso era abbastanza per far battere velocemente il cuore di un uomo. Era incoraggiante. «Mio signore, siamo colpevoli di qualche piccolo crimine, certo non di tutto ciò di cui siamo accusate. Ci affidiamo alla tua pietà. Ti prego, mio signore, abbi pietà di noi e proteggici.»

Per un lungo momento Bryne la guardò negli occhi. Quindi schiarendosi la gola fece scivolare indietro la sedia e si alzò, dirigendosi dal lato opposto del tavolo. Gli abitanti del villaggio e i contadini si agitarono, gli uomini si schiarivano la gola come aveva fatto il loro lord, le donne mormoravano. Bryne si fermò davanti a Min. «Come ti chiami, ragazza?»

«Min, mio signore.» Sentì un lamento soffocato provenire da Siuan e aggiunse velocemente, «Serenla Min. Tutti mi chiamano Serenla, mio signore.»

«Tua madre doveva aver avuto una premonizione» mormorò sorridendo. Non era il primo a reagire in modo simile al suo nome. «Hai niente da dire, Serenla?»

«Solo che mi dispiace molto, mio signore, e davvero non è stata colpa nostra. Ha fatto tutto Dalyn. Chiedo clemenza, mio signore.» Non sembrava molto simile alla preghiera di Leane — qualsiasi cosa sarebbe risultata insignificante dopo la messa in scena dell’altra donna — ma era il meglio che potesse fare. Aveva la bocca arida come le strade. Cosa avrebbero fatto se decideva di impiccarle?