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«Nella lingua antica» spiegò Siuan, «significa ‘figlia ostinata’. Avevi davvero un’aria ostinata la prima volta che ci siamo incontrate.» Lei aveva fatto quell’osservazione! Siuan, la donna più ostinata del mondo! Aveva un sorriso ampio quanto il suo volto. «Naturalmente sembra che stai imparando. Forse al prossimo villaggio potrei chiamarti Chalinda. Significa ‘ragazza dolce’. O forse...»

D’improvviso il carro sobbalzò più forte di prima, quindi prese velocità come se il cavallo fosse stato spronato al galoppo. Scosse come grano attraverso un setaccio le tre donne si fissarono sorprese. Quindi Siuan si alzò e scostò le tende che le separavano dal sedile del conducente. Joni non c’era più. Scavalcando la cassetta Siuan afferrò le redini e le tirò, facendo fermare il cavallo. Min spalancò le tende per cercare.

La strada qui passava attraverso un boschetto, quasi una piccola foresta di querce, olmi, pini ed ericacee. La polvere sollevata dal salto si stava ancora depositando, in parte su Joni, disteso a terra sei o sette passi dietro di loro.

Istintivamente Min balzò giù dal carro e andò a controllarlo. Respirava ancora, ma aveva gli occhi chiusi e un taglio insanguinato sul lato della testa dove cominciava ad apparire un rigonfiamento livido.

Leane spinse Min da un lato e toccò il capo di Joni con mani sicure. «Vivrà» sentenziò. «Non mi pare che ci siano fratture, ma avrà mal di testa per alcuni giorni al risveglio.» Appoggiata sui talloni intrecciò le dita e la voce divenne triste. «In ogni caso non posso fare nulla per lui. Che io sia folgorata, mi sono ripromessa che non ci avrei pianto di nuovo.»

«Il punto è...» Min deglutì e iniziò di nuovo. «Il punto è, lo carichiamo sul carro e lo portiamo alla tenuta, o... andiamo via?» Luce, non sono migliore di Siuan! si disse.

«Potremmo portarlo fino alla prossima fattoria» intervenne Leane.

Siuan le raggiunse guidando il cavallo del carro come se temesse che quell’animale mansueto potesse morderla. Diede un’occhiata all’uomo in terra e aggrottò le sopracciglia. «Non se lo è procurato cadendo. Non vedo radici o sassi che possano averlo causato.» Iniziò a esaminare la foresta che le circondava e un uomo cavalcò fuori dagli alberi su un alto stallone nero guidando tre giumente, di cui una irsuta e due palmi più bassa delle altre due.

Era alto e indossava una giubba di seta blu con una spada lungo il fianco, i capelli scendevano ricci sulle spalle ampie, affascinante malgrado un aspetto severo come se la disgrazia lo avesse colpito profondamente. Ed era l’ultimo uomo che Min si sarebbe aspettata di vedere.

«È opera tua?» chiese Siuan.

Logain sorrise mentre si fermava vicino al carro, nonostante l’espressione non fosse divertita. «Una fionda è un oggetto utile, Mara. Siete fortunate che sia qui. Non mi aspettavo che avreste lasciato il villaggio per qualche altra ora ancora, e credevo che per allora sareste state appena in grado di camminare. Sembra che il lord locale sia stato indulgente.» Di colpo il volto divenne anche più cupo e la voce dura come pietra. «Credete che vi avrei abbandonate al vostro destino? Forse avrei dovuto. Mi hai fatto delle promesse, Mara. Voglio la vendetta che mi hai assicurato. Ti ho seguita fino a metà strada dal Mare delle Tempeste in questa ricerca, anche se non mi hai detto cosa stiamo cercando. Non ho chiesto come progetti di darmi quello che mi hai preannunciato. Ma adesso ti dirò una cosa. Il tuo tempo sta scadendo. Concludi velocemente la tua ricerca e tieni fede alla tua promessa, o ti lascerò da sola a trovare la tua strada. Scoprirai presto che la maggior parte dei villaggi non è molto accogliente per gli estranei senza denaro. Tre donne graziose da sole? La sola vista di questa» toccò la spada che aveva sul fianco, «vi ha salvato la pelle più volte di quanto sappiate. Scopri presto quello che stai cercando, Mara.»

L’uomo non era stato così arrogante all’inizio del viaggio. Allora si era mostrato umile nell’aiutarle, umile per quanto uno come lui potesse essere. Sembrava che il tempo trascorso e la mancanza di risultati avessero ridotto la sua gratitudine.

Siuan non distolse lo sguardo. «Lo spero» rispose con fermezza. «Ma se vuoi andare via, lascia i cavalli e vai! Se non vuoi remare, scendi dalla barca e nuota! Vedremo poi quanto andrai lontano da solo con la tua vendetta.»

Le mani di Logain strinsero la presa sulle redini finché Min sentì scrocchiare le nocche. L’uomo era scosso da forti emozioni. «Resterò un altro po’, Mara» rispose alla fine. «Solo un altro po’.»

Per un istante gli occhi di Min scorsero un alone fluttuare attorno alla testa dell’uomo, una corona radiosa d’oro e blu. Siuan e Leane non videro nulla naturalmente, ma sapevano che Min ne era capace. A volte distingueva cose che riguardavano le persone — le chiamava visioni — immagini o aure, e a volte ne capiva il significato. Che una donna si sarebbe sposata. Che un uomo sarebbe morto. Piccole faccende o grandi eventi, allegri o tetri, non c’era mai nessuna connessione o ragione riguardo chi, quando o dove. Le Aes Sedai e i Custodi avevano delle aure, la maggior parte della gente normale no. Non era sempre piacevole sapere.

Min aveva visto l’alone di Logain altre volte e ne conosceva il significato. Gloria futura. Ma per lui, forse più che per ogni altro uomo, non aveva alcun senso. Il cavallo, la spada e la giubba erano il frutto di scommesse ai dadi, anche se Min non era certa dell’onestà delle partite. Non possedeva niente altro e non aveva alcuna prospettiva se non le promesse di Siuan, e come avrebbe fatto a mantenerle? Solo quel nome probabilmente era già una sentenza di morte. Non aveva alcun senso.

Il buon umore di Logain tornò con la stessa immediatezza con cui era sparito. Estrasse un sacchetto pieno di monete da dietro la cintura e lo, fece tintinnare. «Ho trovato del denaro. Non dovremo dormire in un altro fienile per un po’.»

«Lo abbiamo sentito» replicò secca Siuan. «Immagino che non dovevo aspettarmi di meglio da te.»

«Consideralo un contributo alla tua ricerca.» Siuan distese la mano ma l’uomo legò di nuovo il sacchetto alla cintura con un sorriso vagamente denigratorio. «Non voglio contaminare la tua mano con denaro rubato, Mara. E poi forse in questo modo posso assicurarmi che non sarai tu a voltarmi le spalle e lasciarmi da solo.» Sembrava che Siuan avrebbe potuto spezzare un chiodo in due con un morso, ma non disse nulla. Ancora a cavallo, Logain osservò la strada verso le Sorgenti di Kore. «Vedo un gregge di pecore in avvicinamento e un paio di ragazzi. È giunto il momento di andare via. La voce si spargerà presto.» Guardando in basso diede un’occhiata a Joni che ancora giaceva svenuto. «E porteranno qualcuno per aiutarlo. Non credo di averlo colpito abbastanza forte da causargli guai seri.»

Min scosse il capo, l’uomo continuava a sorprenderla. Non credeva si sarebbe preoccupato dell’uomo che aveva ferito alla testa.

Siuan e Leane si affrettarono a salire a cavallo. Leane sulla giumenta grigia che aveva chiamato Margherita e Siuan su Bela, la bassa giumenta irsuta. Per Siuan fu complicato. Non era una cavallerizza. Dopo aver trascorso settimane in sella, ancora trattava Bela come un pericoloso cavallo da battaglia. Leane invece gestiva Margherita senza sforzo. Min sapeva di essere a metà fra le due donne. Salì in groppa a Rosa Selvatica, la sua cavalla baia, con più grazia di Siuan e meno di Leane.

«Credi che ci inseguirà?» chiese Min mentre si avviavano al trotto verso sud, lontano dalle Sorgenti di Kore. La domanda era per Siuan, ma le rispose Logain.

«Il lord locale? Dubito che vi ritenga così importanti. Naturalmente potrebbe inviare un uomo a divulgare la vostra descrizione. Cavalcheremo il più lontano possibile prima di fermarci e lo faremo anche domani.» Sembrava che stesse prendendo il comando.