Vi furono dei mormorii, ma stavolta nessuno discusse. Le regole che governavano le società guerriere aiel erano complesse e in qualche modo i membri di appartenenza si sentivano legati alle loro società come ai clan. Per esempio, membri della stessa società non si sarebbero combattuti fra loro anche se fra i clan c’erano alcuni antagonismi di sangue. Alcuni uomini non avrebbero sposato una donna con legami di parentela troppo stretti con un membro della loro società di appartenenza, come se la donna appartenesse alla loro famiglia. Alle usanze delle Far Dareis Mai, le Fanciulle della Lancia, Rand non voleva nemmeno pensare.
«Ho bisogno di sapere cosa intende fare Couladin» disse loro.
Couladin era un toro con un’ape nell’orecchio, poteva attaccare da qualsiasi direzione. Rand esitò. «Sarebbe una violazione dell’onore mandare qualcuno a unirsi alle proprie società fra gli Shaido?» Non aveva bisogno di spiegare ulteriormente cosa intendesse fare. Ogni uomo si irrigidì sul posto, anche Rhuarc, che aveva lo sguardo abbastanza freddo da far sparire il caldo dalla stanza.
«Spiare a quel modo» Erim fece una smorfia pronunciando la parola ‘spia’, come se avesse un pessimo sapore, «sarebbe come farlo con la propria setta di appartenenza. Nessuno che abbia onore farebbe una cosa simile.»
Rand si trattenne dal chiedere dove avrebbero potuto trovare qualcuno con un concetto dell’onore meno rigido. Il senso dell’umorismo degli Aiel era strano, spesso crudele, ma su certi argomenti era del tutto assente.
Per cambiare soggetto chiese: «Abbiamo ricevuto notizie da oltre il Muro del Drago?» Rand conosceva le risposte, quel tipo di notizia si divulgava velocemente anche fra tanti Aiel come quelli riuniti attorno al Rhuidean.
«Nessuna che valga la pena di essere comunicata» rispose Rhuarc. «Con i problemi fra gli uccisori dell’albero pochi ambulanti accedono alla terra delle Tre Piegature.» Era il nome aiel per il deserto, una punizione per il loro peccato, un territorio per mettere alla prova il loro coraggio e un’incudine per modellarli. Uccisori dell’albero era il nome per i Cairhienesi. «La bandiera del Drago ancora sventola sopra la Pietra di Tear. I Tarenesi si sono mossi a nord dentro Cairhien come hai ordinato, per distribuire cibo fra gli uccisori dell’albero. Niente altro.»
«Avresti dovuto lasciarli morire di fame» mormorò Bael e Jheran chiuse di scatto la bocca. Rand sospettava che stesse per dire qualcosa di simile.
«Gli uccisori dell’albero non servono ad altro che a essere uccisi o venduti come animali a Shara» osservò cupo Erim. Queste erano due delle cose che gli Aiel facevano a chi entrava nel deserto senza essere stato invitato. Solo i menestrelli, gli ambulanti e i Calderai erano al sicuro, anche se gli Aiel evitavano questi ultimi come se fossero appestati. Shara era il nome dei territori oltre il deserto, nemmeno gli Aiel sapevano molto di quei popoli.
Con la coda dell’occhio Rand vide due donne in piedi appena oltre l’alta soglia arcuata, piene di aspettativa. Qualcuno aveva appeso delle file di perline colorate allo stipite, rosse e blu, per rimpiazzare la porta mancante. Una delle donne era Moiraine. Per un po’ prese in considerazione l’idea di farle attendere. Moiraine aveva quell’irritante aria di comando, ovviamente si aspettava che interrompessero le loro attività per lei. Solo che non c’era rimasto nulla da discutere e Rand poteva dedurre dagli occhi degli uomini che non volevano conversare. Non subito dopo aver parlato della tetraggine e degli Shaido.
Si alzò sospirando imitato dai capi clan. Tutti tranne Han erano alti come lui o anche più. Nel luogo in cui Rand era cresciuto, Han sarebbe stato considerato di altezza media o anche qualcosa di più. Fra gli Aiel era considerato basso. «Sapete cosa va fatto. Portatemi il resto dei clan e tenete d’occhio gli Shaido.» Fece una breve pausa, quindi aggiunse, «Finirà bene. Nel miglior modo per gli Aiel che io possa immaginare.»
«Le Profezie proclamano che ci spezzerai» osservò Han amareggiato, «e hai iniziato bene. Ma ti seguiremo. Fino a quando l’Ombra scomparirà» recitò, «fino a quando l’acqua sarà scomparsa nell’Ombra con i denti snudati, gridando il disprezzo fino all’ultimo respiro, per sputare nell’occhio dell’Accecatore durante l’Ultimo Giorno.» Accecatore era uno dei nomi aiel per il Tenebroso. Rand non poteva fare altro che rispondere nel modo appropriato. Risposta che una volta non conosceva. «Per il mio onore e la Luce, la mia vita sarà un pugnale per il cuore dell’Accecatore.»
«Fino all’Ultimo Giorno» concluse l’Aiel, «a Shayol Ghul.»
L’arpista continuava a suonare sereno.
Gli uomini sfilarono davanti alle due donne guardando Moiraine con rispetto. Non avevano paura. Rand desiderava poter essere altrettanto sicuro. Moiraine aveva troppi piani che lo riguardavano, troppi sistemi per tirare fili che lui non sapeva di avere legati addosso.
Le due donne entrarono non appena i capi uscirono, Moiraine era fredda ed elegante come sempre. Una piccola donna graziosa, con o senza quei lineamenti tipici delle Aes Sedai che non consentivano di dar loro un’età definita. Si era tolta il panno umido e rinfrescante dal capo. Al suo posto pendeva una piccola pietra azzurra appesa a una sottile catenina d’oro che spariva fra i capelli scuri. Ma nulla poteva sminuire quel portamento regale. Sembrava più alta di quanto non fosse e negli occhi aveva solo sicurezza e aria di comando.
L’altra donna era più alta anche se meno di Rand, e giovane, non priva dei segni dell’età. Egwene, con cui era cresciuto. Adesso tranne che per i grandi occhi scuri poteva quasi passare per una donna aiel e non solo per il viso e le mani abbronzati. Indossava una gonna aiel di lana marrone e una blusa larga e bianca, di una fibra naturale chiamata algode. Era anche più soffice della lana più fine. Sarebbe stata ottima da commerciare, se fosse mai riuscito a convincere gli Aiel. Sulle spalle aveva uno scialle grigio e un fazzoletto ripiegato dello stesso colore che usava a mo’ di fascia per tenere indietro i capelli scuri che le ricadevano sulle spalle. A differenza di molte donne aiel, portava un solo bracciale di avorio che rappresentava un circolo di fiamme, e una sola collana d’oro e perle di avorio. E un’altra cosa. L’anello con il Gran Serpente alla mano sinistra.
Egwene stava studiando con alcune delle Sapienti aiel — cosa con esattezza Rand non lo sapeva, anche se sospettava riguardasse i sogni. Egwene e le donne aiel tenevano la bocca chiusa a riguardo — ma aveva studiato anche nella Torre Bianca. Era ancora una delle Ammesse, ma si faceva già passare per un’Aes Sedai, almeno a Tear. A volte Rand la metteva alla prova su quell’argomento, la ragazza però non prendeva bene le sue battute.
«I carri saranno presto pronti per dirigersi a Tar Valon» disse Moiraine. La voce era musicale, cristallina.
«Falli accompagnare da guardie robuste» disse Rand, «o Radere potrebbe non portarli dove vuoi tu.» Si voltò di nuovo verso la finestra, con la sola intenzione di guardare senza pensare a Kadere. «Non hai avuto bisogno che ti tenessi la mano o che ti dessi il mio permesso in precedenza.»
D’improvviso qualcosa sembrò colpirlo in mezzo alle spalle, come una bastonata; la vaga sensazione di un brivido sulla pelle, ben poco probabile con questo caldo, gli diceva che una delle donne aveva incanalato.
Girandosi di scatto per osservarle si protese verso saidin, colmandosi con l’Unico Potere. Questo gli dava una sensazione di espansione interiore, come se fosse dieci, cento volte più vivo. Anche la contaminazione del Tenebroso lo colmava; morte e corruzione come vermi che gli strisciavano in bocca. Era un torrente che minacciava di travolgerlo, un fiume in piena che doveva combattere a ogni istante. Adesso vi era quasi abituato e, allo stesso tempo, non ci si sarebbe mai assuefatto. Voleva restare collegato alla dolcezza di saidin per sempre e gli veniva da vomitare. Per tutto il tempo l’inondazione cercava di scorticarlo fino all’osso e ridurlo in cenere.