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Rand capiva — il problema. Non sono ancora pronto, pensò. Non era sicuro che lo sarebbe mai stato, ma di certo non in questo momento. Egwene sembrava stesse osservando la propria tomba aperta.

Riavvolgendo il disco nella seta Moiraine lo ripose nel sacchetto.

«Forse penserò a una possibilità prima che lo porti a Tar Valon. Se capiamo perché, è probabile che possiamo fare qualcosa.»

Rand era rapito dall’immagine del Tenebroso che usciva da Shayol Ghul ancora una volta, finalmente del tutto libero. Fuoco e oscurità riempivano il mondo nella sua mente, fiamme che consumavano senza fare luce, un’oscurità solida come la pietra che stringeva l’aria. Con quel pensiero che gli riempiva la testa, quanto Moiraine aveva appena rivelato ci mise un po’ ad assumere un significato. «Vuoi andare di persona?» Aveva pensato che intendesse restargli attaccata come muschio su una roccia. Non è questo ciò che volevi? si disse.

«Suppongo» rispose Moiraine con calma. «Immagino che dovrò... lasciarti alla fine. Sarà quel che sarà.» A Rand sembrò che la donna fosse scossa dai brividi, ma fu un attimo, e avrebbe anche potuto essere la sua immaginazione; l’istante successivo era di nuovo composta e sotto controllo. «Devi essere pronto.» Quel richiamo ai suoi dubbi fu sgradevole. «Dovremmo discutere i tuoi piani. Non puoi restare qui ancora per molto. Anche se i Reietti non stanno progettando di venirti a cercare, sono là fuori, che espandono il loro potere. Riunire gli Aiel non ti servirà a nulla se troverai qualsiasi cosa oltre la Dorsale del Mondo nelle loro mani.»

Ridendo Rand si inchinò contro il tavolo. Dunque si trattava di un altro complotto: se fosse stato ansioso per la sua partenza forse sarebbe anche stato più disponibile ad ascoltare, più propenso a farsi guidare. La donna naturalmente non poteva mentire, non in modo diretto. Uno dei famosi Tre Giuramenti riguardava quest’aspetto, non proferire parola che non fosse vera. Rand aveva scoperto che consentiva molto spazio di manovra. Alla fine lo avrebbe lasciato da solo. Dopo che fosse morto, di sicuro.

«Vuoi discutere i miei piani» proseguì asciutto, estraendo una pipa dal cannello corto e una sacca di cuoio per il tabacco dalla tasca della giubba, riempì il fornello e toccò brevemente saidin per incanalare una fiamma che danzava sopra al tabacco. «Perché? Sono i miei piani.» Soffiando lentamente nuvole di fumo attese ignorando lo sguardo furioso di Egwene.

Il viso dell’Aes Sedai non mutò mai espressione, ma i larghi occhi scuri sembravano avvampare. «Cosa hai fatto quando ti sei rifiutato di farti guidare da me?» La voce era fredda come il volto, eppure le parole sembravano schiocchi di frusta. «Ovunque ti sei recato hai lasciato morte, distruzione e guerra alle tue spalle.»

«Non a Tear» rispose troppo in fretta. E con un tono troppo difensivo. Non doveva permetterle di farlo sbilanciare. Deciso, Rand prese tempo, fumando deliberatamente.

«No» concordò Moiraine, «non a Tear. Per una volta hai una nazione che ti segue, della gente, e cosa ne fai? Portare giustizia a Tear è stato lodevole. Ristabilire l’ordine a Cairhien, nutrire gli affamati è altrettanto degno di merito. In un altro momento ti avrei encomiato.» Lei era originaria di Cairhien. «Ma non ti aiuta a prepararti ai giorni che ti aspettano con Tarmon Gai’don.» Una donna determinata e fredda quando si trattava di altro, anche la sua terra. Ma non doveva forse anche lui essere determinato?

«Cosa vorresti che facessi? Cacciare i Reietti uno a uno?» Si costrinse di nuovo a fumare con maggiore lentezza, ma era davvero uno sforzo. «Hai la minima idea di dove sono? Oh, Sammael si trova a Illian — questo lo sai — ma gli altri? Cosa succede se vado a cercare Sammael come tu desideri e invece trovo due, tre o anche quattro di loro? O tutti e nove?»

«Avresti potuto affrontare tre, quattro o forse tutti e nove e sopravvivere» rispose acida, «se non avessi lasciato Callandor a Tear. La verità è che stai fuggendo. Non hai un piano, non uno che ti prepari per l’Ultima Battaglia. Scappi da un posto all’altro, sperando che in qualche modo tutto finirà nel migliore dei modi. Sperando, perché non sai cos’altro fare. Se volessi accettare il mio consiglio, almeno...» Rand la interruppe gesticolando in maniera brusca con la pipa, senza curarsi delle occhiate furiose che le due donne gli rivolgevano.

«Ho un piano.» Se volevano saperlo era pronto, e che venisse folgorato se ne avrebbe cambiata anche una virgola. «Prima intendo porre fine alle guerre e alle uccisioni, che le abbia iniziate io o no. Se gli uomini devono uccidere qualcuno, che siano i Trolloc, non altri esseri umani. Durante le Guerre Aiel quattro clan hanno oltrepassato la Dorsale del Mondo e hanno ottenuto quello che volevano in meno di due anni. Hanno saccheggiato e incendiato Cairhien, sconfiggendo ogni esercito inviato contro di loro. Avrebbero potuto prendere Tar Valon se avessero voluto. La Torre non sarebbe riuscita a fermarli, per via dei Tre Giuramenti.» Non usare il Potere come arma se non contro la Progenie dell’Ombra, gli Amici delle Tenebre o per autodifesa, era un altro dei Tre Giuramenti e gli Aiel non avevano minacciato la Torre. Adesso era in preda alla rabbia. Fuggire e sperare. Lo stava facendo? «Ci sono riusciti quattro clan. Cosa accadrà quando ne guiderò undici oltre la Dorsale del Mondo?» Dovevano essere undici, c’era poca speranza che avrebbe convinto gli Shaido. «Quando le nazioni cominceranno a pensare di allearsi, sarà troppo tardi. Accetteranno la mia pace o che io sia sepolto nel Can Breat.» Dall’arpa provenne una nota stonata e Natael si inchinò sullo strumento scuotendo il capo. Dopo un po’ la musica ricominciò.

«Un melone non potrebbe essere abbastanza gonfio da eguagliare la tua testa» borbottò Egwene incrociando le braccia sotto al seno. «E un sasso non potrebbe essere più ostinato! Moiraine sta solo cercando di aiutarti. Perché non lo vedi?»

L’Aes Sedai si lisciò la gonna di seta, anche se non ne aveva bisogno. «Portare gli Aiel oltre il Muro del Drago sarebbe la cosa peggiore che potresti fare.» La voce era tesa, colma di rabbia e frustrazione. Almeno le stava facendo capire che non era un pupazzo. «Ormai l’Amyrlin Seat starà avvicinando tutti i governanti, mostrando loro le prove che tu sei il Drago Rinato. Conoscono le Profezie, sanno per quale motivo sei nato. Una volta che saranno convinti di chi e cosa sei, ti accetteranno perché devono. L’Ultima Battaglia sta giungendo e tu sei la loro unica speranza, la sola speranza dell’umanità.»

Rand rise forte. Fu una risata amara. Infilandosi in bocca la pipa, si sollevò per sedersi a gambe incrociate al centro del tavolo fissando le due donne. «Così tu e Siuan Sanche ancora pensate di sapere tutto quello che c’è da sapere.» Se la Luce voleva, non conoscevano tutto sul suo conto e non lo avrebbero mai scoperto. «Siete due sciocche.»

«Mostra un po’ di rispetto!» gridò Egwene, ma Rand proseguì.

«I sommi signori di Tairen conoscono le Profezie e anche me, da quando mi hanno visto impugnare la spada che non può essere toccata. La metà di loro si aspettava che gli avrei portato potere, gloria o entrambi, l’altra metà mi avrebbe accoltellato volentieri e cercato di dimenticare che il Drago Rinato fosse mai stato a Tear. Questo è il benvenuto che le nazioni offrono al Drago Rinato, a meno che non le domini prima come ho fatto con Tairen. Sai perché ho lasciato Callandor a Tear? Per ricordargli di me. Sanno che la spada è lì, incastonata nel Cuore della Pietra e sanno che tornerò a riprenderla. Questo è ciò che li tiene legati a me.» Era uno dei due motivi. Non gli piaceva nemmeno pensare all’altro.

«Sii molto cauto» disse Moiraine dopo un po’. Solo quello, con una calma glaciale nella voce. Rand aveva colto un severo monito in quelle parole. Una volta l’aveva sentita dire con lo stesso tono che lo avrebbe visto morto prima di lasciare che l’Ombra lo prendesse. Una donna dura.