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«Quelli che verranno con te sono stati scelti.» Le parole giungevano come sassi scagliati. «Uomini di ogni società. Uomini. Non ci sono Fanciulle, Rand al’Thor. Le Far Dareis Mai portano il tuo onore, e tu ci togli il nostro.»

Rand sospirò profondamente alla ricerca delle parole giuste. «Non... mi piace vedere morire una donna. Lo odio, Sulin. Mi fa sentire male. Non potrei uccidere una donna anche se ne dipendesse la mia vita.» Le pagine della lettera di Moiraine frusciarono fra le mani di Rand. Morta perché lui non poteva uccidere Lanfear. Non sempre la sua vita. «Sulin, preferirei andare da solo contro Rahvin piuttosto che vedere morire una di voi.»

«Sciocchezze. Tutti hanno bisogno di qualcuno che gli guardi le spalle. Come Rahvin. Anche Roidan dei Camminatori del Tuono e Turol dei Cani di Pietra ne hanno bisogno.» La donna guardò il piede sollevato appoggiato contro la lancia dallo stesso flusso che le immobilizzava le braccia. «Rilasciami, e parleremo con calma.»

Dopo un po’ di esitazione Rand rilasciò il flusso. Era pronto a bloccarla di nuovo se ne avesse avuto bisogno, ma la donna si limitò a incrociare le gambe e si sedette facendo rimbalzare la lancia fra le mani. «A volte dimentico che sei stato allevato da gente non del nostro sangue, Rand al’Thor. Ascoltami. Io sono quello che sono. Questo è quello che sono» disse sollevando la lancia.

«Sulin...»

«Ascolta, Rand al’Thor. Io sono la lancia. Quando un amante si frappone fra me e la lancia, io scelgo la lancia. Alcune scelgono l’altra soluzione. Alcune decidono di aver corso abbastanza a lungo con la lancia, vogliono un marito e un bambino. Io non ho mai voluto altro. Nessun capo esiterebbe a inviarmi dove la danza è più focosa. Se morissi in quel frangente, le mie sorelle prime piangerebbero la mia scomparsa, ma non una lacrima in più di quando è caduto il nostro fratello primo. Un assassino degli alberi che mi pugnalasse al cuore durante il sonno mi renderebbe un onore maggiore di quello che fai tu. Mi hai capita adesso?»

«Capisco, ma...» Rand non capiva. La donna non voleva che lui facesse di lei qualcosa di diverso da quel che era. Tutto quello che doveva fare era essere disposto a vederla morire. «Cosa succede se spezzi l’ultima lancia?»

«Se non posso avere onore in questa vita, forse nell’altra...» disse come se fosse solo un’altra spiegazione. Rand ci mise un po’ a capire. Tutto quello che doveva fare era essere disposto a vederla morire.

«Non mi lasci altra scelta, vero?» Proprio come aveva fatto Moiraine.

«Ci sono sempre delle scelte, Rand al’Thor. Tu hai una scelta, come ne ho una io. Ji’e’toh non ne consente altre.»

Rand aveva voglia di mettersi a ringhiare contro la donna, di maledire ji’e’toh e tutti quelli che lo seguivano. «Scegli le tue Fanciulle, Sulin. Non so quante ne posso portare, ma le Far Dareis Mai avranno tanti elementi quanto le altre società.»

Rand superò la donna e il suo sorriso improvviso. Non sollievo. Piacere. Piacere di avere un’occasione di morire. Avrebbe dovuto lasciarla avvolta in saidin, per occuparsi di lei una volta che fosse tornato da Caemlyn. Spalancando la porta si fece avanti a grandi passi lungo il molo e... si fermò.

Enaila guidava una fila di Fanciulle, ognuna con tre lance fra le mani, una fila che giungeva fino alla casa del capitano, scomparendo sotto al cancello della città. Alcuni degli Aiel sul molo lo guardarono incuriositi, ma era ovviamente qualcosa fra le Far Dareis Mai e il Car’a’carn, non affari delle altre società. Amys e tre o quattro delle Sapienti che erano state Fanciulle stavano guardando con maggiore attenzione. La maggior parte dei non Aiel era andata via, tranne alcuni uomini che cercavano di sollevare i calessi del grano che erano caduti, tentando di guardare altrove. Enaila si fece avanti verso Rand, quindi si fermò e sorrise a Sulin quando uscì. Non sollievo. Piacere. Sorrisi compiaciuti si diffusero lungo tutta la fila di Fanciulle. Anche sui visi delle Sapienti e un cenno deciso del capo da parte di Amys, come se avesse messo fine a un qualche comportamento indecente.

«Credevo che sarebbero entrate una alla volta e ti avrebbero baciato per alleviare i tuoi dolori» disse Mat.

Rand lo guardò corrucciato, in piedi appoggiato alla sua lancia, mentre sorrideva, con il cappello a falde larghe tirato indietro sul capo. «Come fai a essere così allegro?» L’odore della carne bruciata aleggiava ancora nell’aria insieme ai lamenti di uomini e donne ustionati che venivano curati dalle Sapienti.

«Perché sono vivo» scattò Mat. «Cosa vuoi che faccia, che mi metta a piangere?» si strinse nelle spalle a disagio. «Amys ha detto che Egwene svanirà in pochi giorni.» Non si guardò intorno, come se non sopportasse quello che vedeva. «Che io sia folgorato, se dobbiamo fare questa cosa, allora facciamola. Dovie’andi se tovya sagain.»

«Cosa?»

«Ho detto che è il momento di lanciare i dadi. Sulin ti ha forse tappato le orecchie?»

«Il momento di lanciare i dadi» concordò Rand. Le fiamme erano morte dentro la ciminiera di Aria, ma il fumo bianco ancora saliva mentre consumava il ter’angreal. Moiraine. Avrebbe dovuto... Quel che era fatto era fatto. Le Fanciulle stavano affollandosi attorno a Sulin, tutte quelle il molo poteva contenere. Quel che era fatto era fatto e doveva vivere con quel pensiero. La morte sarebbe stata un sollievo rispetto al pensiero con cui avrebbe convivere. «Facciamolo.»

54

A Caemlyn

Cinquecento Fanciulle scortarono Rand al palazzo reale, con Sulin in testa. Bael attendeva nel grande cortile oltre i cancelli frontali, assieme ai Camminatori del Tuono, gli Occhi Neri e i Cercatori d’Acqua, oltre a uomini appartenenti a tutte le altre società. Erano talmente tanti che riempivano il cortile e il palazzo, da ogni porta fino alla più piccola stanza degli inservienti. Alcuni osservavano dalle finestre basse, aspettando il loro turno per uscire. I balconi di pietra circostanti erano vuoti. In tutto il cortile, solo un uomo che non era aiel attendeva; Tarenesi e Cairhienesi, in particolar modo questi ultimi, restavano lontani dalle riunioni di Aiel. L’eccezione si trovava sopra Bael, sui grandi scalini che guidavano dentro al palazzo. Pevin, con la bandiera cremisi che pendeva mollemente dall’asta, impassibile, circondato dagli Aiel, come sempre.

Aviendha, dietro la sella di Rand, lo stringeva forte, con i seni premuti contro la sua schiena, fino al momento in cui Rand smontò da cavallo. C’era stato uno scambio di informazioni fra lei e alcune delle Sapienti quando ancora erano ai moli e lui era convinto che non avrebbe dovuto sentire quelle parole.

«Vai con la Luce» disse Amys, toccando il viso di Aviendha. «E stagli molto vicina. Sai quanto dipende da lui.»

«Molto dipende da voi due» aggiunse Bair rivolgendosi ad Aviendha, quasi nello stesso momento in cui Melaine diceva irritata, «Sarebbe più facile se tu avessi avuto successo.»

Sorilea sbuffò. «Ai miei tempi anche le Fanciulle sapevano come gestire gli uomini.»

«Ha avuto più successo di quanto tu creda» rispose Amys. Aviendha scosse il capo, il braccialetto di rose e spine scivolò sull’avambraccio mentre sollevava una mano per precedere l’altra donna, ma Amys proseguì ignorando la parziale protesta. «Aspettavo che ce lo dicesse lei, ma visto che non lo ha fatto...» Vide Rand in piedi a soli dieci passi di distanza, con le redini di Jeade’en in mano e si interruppe bruscamente. Aviendha si voltò per vedere cosa stesse fissando Amys, e quando lo vide, arrossì leggermente, quindi sbiancò con una tale velocità che anche il viso abbronzato sembrò pallido. Le quattro Sapienti lo fissarono inespressive.

Asmodean e Mat giunsero alle sue spalle guidando i cavalli. «Le donne imparano a lanciarti quelle occhiate quando ancora sono nella culla?» mormorò Mat. «Sono le madri a insegnarglielo? Direi che il potente Car’a’carn verrà tirato per le orecchie se resta qui intorno ancora un po’.»

Smontato da cavallo e scuotendo la testa, Rand prese Aviendha per la vita, guardandola negli occhi azzurro verdi. La ragazza non distolse lo sguardo e non cambiò mai espressione, ma strinse lentamente le mani sugli avambracci di Rand. In cosa doveva aver avuto successo? Credeva che il suo compito fosse di fare la spia per conto delle Sapienti; ma se avesse mai posto una domanda su cose che Rand nascondeva alle Sapienti, lo aveva fatto palesando tutta la rabbia per quei segreti. Mai subdolamente, mai nel tentativo di estorcergli qualcosa. Forse priva di tatto, ma mai indagatrice. Rand aveva preso in considerazione la possibilità che Aviendha fosse come una di quelle giovani donne di Colavaere, ma solo per un momento. Aviendha non si sarebbe mai lasciata usare a quel modo. E poi anche se lo avesse fatto, concedendogli le sue delizie per poi negargli anche un solo bacio, per non parlare del fatto che aveva dovuto inseguirla per mezzo mondo, non era quello il modo di ottenere dei risultati. Se era disinvolta a rimanere nuda davanti a lui, be’, le usanze aiel erano diverse. Il fatto che lui si sentisse a disagio le dava piacere probabilmente perché pensava fosse molto divertente giocare con lui. Per cui in cosa avrebbe dovuto avere successo? Era circondato da complotti. Che tutti stessero tramando qualcosa? Rand poteva vedere il proprio viso negli occhi di Aviendha. Chi le aveva regalato quella collana d’argento?