Laidi infuriava dentro Rand e lui lo rilasciò completamente. Non per guarire. «Rahvin!» gridò, mentre dalle mani emanò barre di fuoco malefico, luce fusa più grande di un uomo, guidata da tutto il potere che poteva attingere.
Colpì il Reietto e Rahvin cessò di esistere. I Segugi Neri nel Rhuidean erano divenuti pulviscolo prima di svanire, qualsiasi tipo di vita avessero cercato di mantenere, o forse era il Disegno che cercava di mantenere se stesso anche per loro. Rahvin invece aveva semplicemente... cessato di esistere.
Rand lasciò morire il fuoco malefico e respinse leggermente saidin. Nel tentativo di rimuovere l’immagine violacea che aveva davanti agli occhi fissò la voragine nella balaustra di marmo, quel che rimaneva di una colonna, adesso a forma di zanna, sopra di essa e fissò quella gemella nel tetto del palazzo. Queste non guizzavano, come se quanto aveva appena compiuto fosse eccessivamente forte anche per quel posto. Dopo tutto sembrava fin troppo facile. Forse c’era qualcosa lassù che lo avrebbe convinto della definitiva morte di Rahvin. Corse verso la porta.
Nynaeve cercava freneticamente di stringere di nuovo le fiamme attorno a Rahvin. Le venne in mente che avrebbe dovuto usare dei fulmini, Sarebbe morta. Quegli orribili occhi avevano fissato Moghedien, non lei, ma sarebbero perite entrambe.
Del fuoco liquido attraversò le colonne, così caldo da far sembrare freddo il suo fuoco. Lo stupore le fece rilasciare i suoi flussi e alzò una mano per proteggersi il viso, ma prima che l’avesse parzialmente sollevata il fuoco liquido scomparve. Come anche Rahvin. Non pensava che fosse fuggito. Era stato un istante, così breve che era convinta di averlo immaginato, quando quella barra bianca lo aveva toccato ed era divenuto... nebbia. Solo un istante. Forse lo aveva solo pensato. Ma non credeva fosse così. Sospirò tremante.
Moghedien si teneva il viso fra le mani e singhiozzava sconvolta. La sola emozione che Nynaeve percepiva tramite l’a’dam era sollievo, così potente che soffocava tutto il resto.
Dalle scale sotto di loro si sentiva un rumore di passi.
Nynaeve si girò di scatto e fece un passo verso le scale. Fu sorpresa di accorgersi che stava attingendo saidar, tenendosi pronta per qualsiasi evento.
Lo stupore svanì quando vide Rand. Non era come se lo ricordava lei. I lineamenti erano gli stessi, ma il volto era duro. Gli occhi erano di ghiaccio azzurro. Gli strappi insanguinati nella giubba e nelle brache erano in sintonia con quell’espressione.
Con quell’aspetto non si sarebbe meravigliata se avesse ucciso Moghedien sul colpo non appena avesse scoperto di chi si trattava. Nynaeve aveva ancora bisogno di lei. Rand avrebbe riconosciuto l’a’dam. Riflettendoci ancora lo modificò, facendo svanire il guinzaglio e lasciando solo il bracciale d’argento al suo polso e il collare sull’altra donna. Ci fu un momento di panico quando si rese conto di quello che aveva fatto, poi un sospiro quando si accorse che ancora avvertiva l’altra donna. Funzionava esattamente come aveva detto Elayne. Forse Rand non se ne era avveduto. Lei si trovava fra lui e Moghedien, il guinzaglio era stato alle sue spalle.
Rand lanciò appena un’occhiata a Moghedien. «Ho pensato a quelle fiamme che provenivano da qui. Credevo che poteva trattarsi di te o... Dove siamo? È il luogo dove incontri Egwene?»
Guardandolo Nynaeve cercò di deglutire. Un volto così freddo. «Rand, le Sapienti hanno detto cos’hai fatto e cosa stai facendo, pericoloso e anche malvagio. Dicono che perdi qualcosa di te stesso quando entri in questo mondo in carne e ossa, una parte di ciò che ti rende umano.»
«Le Sapienti sanno tutto?» L’attraversò con lo sguardo, fissando il colonnato. «Una volta credevo che le Aes Sedai conoscessero ogni cosa. Ma non importa. Non so quanto il Drago Rinato possa permettersi di essere umano.»
«Rand, io...» non sapeva cosa dire. «Ecco, lascia almeno che ti guarisca.»
Rand rimase immobile per permetterle di prendergli la testa fra le mani. Nynaeve dovette evitare di sobbalzare. Le ferite fresche non erano serie, ma numerose. Si chiedeva cosa poteva averlo morso, era sicura che si trattasse di quello. Ma la vecchia ferita, quella curata solo in parte e mai guarita che aveva nel fianco, era una voragine nell’oscurità, un pozzo pieno di ciò che riteneva fosse la contaminazione di saidin. Nynaeve incanalò dei flussi complessi, Aria, Acqua, Spirito e anche Fuoco e Terra in piccole quantità, creando la guarigione. Rand non si mosse. Non batté nemmeno le palpebre. Tremò. Ecco tutto. Quindi l’afferrò per i polsi e tolse le mani dal viso. Nynaeve non fu riluttante. Le nuove ferite erano scomparse, ogni morso, graffio e livido, ma non la vecchia. Nulla aveva potuto mutarne l’aspetto. Tutto quello che non era morte poteva essere guarito, anche quella. Tutto!
«È morto?» chiese Rand con calma. «Lo hai visto morire?»
«È morto, Rand. Ho visto.»
Rand annuì. «Ma ce ne sono altri, vero? Altri... Prescelti.»
Nynaeve percepì un’ondata di paura provenire da Moghedien, ma non la guardò. «Rand, devi andare via. Rahvin è morto e questo posto per te è pericoloso. Devi andare e non tornare qui in carne e ossa.»
«Andrò.»
Rand non fece nulla che lei potesse percepire o vedere, chiaramente non era in grado, ma per un momento le sembrò che il corridoio dietro di lui si fosse... girato in qualche modo. Non pareva comunque diverso. Solo che... batté le palpebre. Non c’era la colonna infranta dietro di lui, o il buco sulla balaustra di pietra.
Rand proseguì come se non fosse accaduto nulla. «Di’ a Elayne... chiedile di non odiarmi. Chiedile...» Il dolore deformava il suo viso. Per un momento Nynaeve vide il ragazzo che conosceva, aveva lo sguardo di chi sapeva che qualcosa di prezioso gli era stato strappato. Si protese per consolarlo e lui si fece indietro, il viso di nuovo indurito e tetro. «Lan aveva ragione. Di’ a Elayne di perdonarmi, Nynaeve. Dille che ho trovato un’altra da amare e per lei non è rimasto alcuno spazio. Lan voleva che ti riferissi la stessa cosa. Anche lui ha trovato un’altra. Ha detto che devi dimenticarlo. Sarebbe meglio per voi non essere mai nate che amarci.» Fece un altro passo indietro, poi tre lunghi passi: il corridoio, o almeno una parte di esso, sembrò vorticare mentre lui vi si trovava all’interno. Poi scomparve.
Nynaeve fissò il punto in cui si era trovato e non la colonna danneggiata che si era messa a lampeggiare. Lan gli aveva detto di dirle ‘cosa’?
«Un uomo... notevole» disse Moghedien sommessamente. «Un uomo molto, molto pericoloso.»
Nynaeve la guardò. Adesso attraverso il bracciale le giungeva una nuova sensazione. La paura ancora permaneva, ma trasformata in... ‘aspettativa’ era la parola migliore per descrivere quello stato d’animo.
«Sono stata d’aiuto, non ti pare?» disse Moghedien. «Rahvin è morto, Rand al’Thor salvo. Niente di tutto ciò sarebbe stato possibile senza di me.»
Adesso Nynaeve capiva. Speranza più che aspettativa. Prima o poi Nynaeve avrebbe dovuto svegliarsi. L’a’dam sarebbe svanito. Moghedien stava cercando di ricordarle del soccorso prestato — come se non avesse dovuto estorcerlo — in caso Nynaeve avesse deciso di ucciderla prima di allontanarsi. «Adesso devo andare via anch’io» rispose Nynaeve. L’espressione di Moghedien non cambiò, ma la paura e la speranza si rafforzarono. Fra le mani di Nynaeve apparve un grande calice d’argento, apparentemente pieno di tè. «Bevilo.»
Moghedien si fece indietro. «Cosa...?»
«Non è veleno. Potrei ucciderti facilmente anche senza, se fosse il mio scopo. Dopo tutto, quello che ti accade qui è vero anche nel mondo reale e vale pure per te.» Adesso la speranza era molto più forte della paura. «Ti farà dormire. Un sonno profondo, troppo profondo per toccare tel’aran’rhiod. Si chiama radice biforcuta.»
Moghedien prese il calice con lentezza. «Per cui non posso seguirti? Non discuterò.» Reclinò indietro il capo e bevve fino a svuotare la coppa.
Nynaeve la guardò. Tutto quell’infuso l’avrebbe fatta dormire presto. Eppure un istinto crudele la spinse a parlare. Sapeva che era un’azione malvagia e non le importava. Moghedien non doveva riposare tranquilla nemmeno un po’. «Sai che Birgitte non è morta.» Lo sguardo di Moghedien divenne acuto. «Sai anche chi è Faolain.» L’altra provò a sgranare gli occhi, ma era già assonnata. Nynaeve sentiva che la radice biforcuta stava facendo effetto. Si concentrò su Moghedien, la tratteneva in tel’aran’rhiod. Non aveva intenzione di concedere un sonno sereno a una dei Reietti. «E sai chi è Siuan, che era l’Amyrlin Seat. Non ne ho mai parlato in tel’aran’rhiod. Mai. Ti vedrò molto presto. A Salidar.»