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Moghedien roteò gli occhi. Nynaeve non era certa se si trattasse della radice biforcuta o se fosse svenuta, ma non importava. Rilasciò l’altra donna e Moghedien scomparve. Il collare d’argento risuonò quando cadde al suolo. Elayne di questo sarebbe stata contenta.

Nynaeve uscì dal sogno.

Rand correva lungo i corridoi del palazzo. Gli sembrava che i danni fossero minori di quelli che ricordava, ma non guardava con attenzione. Uscì nel vasto cortile davanti al palazzo. Dei colpi di Aria abbatterono gli alti cancelli scardinandoli parzialmente. Oltre di essi era visibile una grande piazza ovale e quello che stava cercando. Trolloc e Myrddraal. Rahvin era morto e gli altri Reietti si trovavano altrove, ma a Caemlyn c’erano Trolloc e Myrddraal da uccidere.

Stavano combattendo, una massa di centinaia di elementi, forse migliaia, che circondavano qualcosa che non era in grado di vedere attraverso la barriera di cotte di maglia nere, alti come i Myrddraal a cavallo. Riusciva appena a scorgere la sua bandiera cremisi nel centro della mischia. Qualcuno si girò per guardare il palazzo e i cancelli scardinati.

Rand però rimase immobile. In mezzo alla folla densa di cotte di maglia nere ammassate volavano palle di fuoco e c’erano Trolloc in fiamme ovunque. Non poteva essere.

Senza osare sperare o pensare, incanalò. Aste di fuoco malefico scattarono dalle sue mani veloci quanto poteva lavorarle, più sottili di un dito, precise e interrotte non appena colpivano. Erano molto meno potenti di quelle che aveva usato contro Rahvin alla fine, ma non poteva correre il rischio di raggiungere le persone intrappolate al centro di tutti quei Trolloc. Sembrava che facesse una piccola differenza. Il primo Myrddraal colpito cambiò colore, divenne una sagoma vestita di bianco, quindi pulviscolo fluttuante e svanì mentre il cavallo fuggiva impazzito. Trolloc, Myrddraal, chiunque si voltasse verso di lui incappava nello stesso destino, poi incominciò a scavare fra quelli rivolti dal lato opposto, per cui l’aria sembrava satura di polvere luccicante, che si rinnovava non appena evaporata.

Non avrebbero resistito a questo attacco. Grida bestiali di rabbia divennero ruggiti di paura e tutti fuggirono in ogni direzione, tranne che verso di lui. Vide un Myrddraal cercare di farli voltare e li travolse, cavallo e cavaliere, ma il resto fece allontanare gli animali. Rand li lasciò andare. Era impegnato a guardare gli Aiel velati che spuntavano dal circolo con le lance e i pugnali con le lame pesanti. Era uno di loro che portava la bandiera. Gli Aiel non ne portavano, ma questo, da sotto allo shoufa si vedeva un lembo di bandana rossa, lo stava facendo. Da qualche parte per le strade che portavano alla piazza si svolgevano delle battaglie. Aiel contro Trolloc. Anche gli uomini armati con l’uniforme delle guardie della regina combattevano contro i Trolloc. Quindi alcuni di quelli che erano pronti a uccidere una sovrana non sopportavano i Trolloc. Rand lo notò a malapena. Cercava in mezzo agli Aiel.

Eccola. Una donna con indosso una blusa bianca teneva sollevata con una mano la gonna ingombrante mentre colpiva i Trolloc in fuga servendosi di un corto pugnale; un istante dopo le fiamme avvolsero la figura con il muso d’orso.

«Aviendha!» Rand non si rese conto di correre finché gridò: «Aviendha!»

E c’era anche Mat, con la giubba strappata e il sangue sulla lama della lancia, mentre si sosteneva con l’asta osservando i Trolloc in fuga, felice di lasciare il combattimento a qualcun altro quando era possibile. E Asmodean, tenendo goffamente la spada tra le mani nel tentativo di guardare simultaneamente in tutte le direzioni, in caso qualche Trolloc decidesse di tornare indietro. Rand percepiva saidin nell’uomo, anche se debole. Non credeva che la battaglia di Asmodean si fosse svolta con quella lama.

Fuoco malefico. Il fuoco malefico che eliminava bruciandolo un filo del Disegno. Più forte era, più indietro nel passato veniva distrutto il filo. Qualsiasi cosa quella persona aveva fatto, non esisteva più. Non gli importava se il colpo contro Rahvin avesse sconvolto mezzo Disegno. Non se questi erano i risultati.

Si accorse che le sue guance erano rigate dalle lacrime e rilasciò saidin e il vuoto. Questo voleva provarlo. «Aviendha!» Prendendola e sollevandola la fece turbinare, mentre la donna lo fissava come se fosse impazzito. Non voleva lasciarla, ma dovette farlo. Così avrebbe potuto abbracciare Mat. O provarci.

Mat lo allontanò. «Cosa ti prende? Sembra quasi che tu abbia creduto che fossimo morti. Non che non stesse per accadere. Penso che essere un generale sia più sicuro di questo!»

«Sei vivo» rise Rand. Portò indietro i capelli di Aviendha. Aveva perso la fascia e adesso erano sciolti attorno al collo. «Sono felice che siate vivi. Ecco tutto.»

Guardò di nuovo la piazza e la gioia svanì. Nulla poteva estinguerla, ma i corpi che giacevano in terra nei punti in cui si erano trovati gli Aiel la attenuarono. Troppi di loro non erano abbastanza grandi per essere considerati uomini. C’era Lamelle, il velo scomparso insieme a parte del collo; non gli avrebbe mai più preparato la minestra. Pevin, con entrambe le mani sull’asta della lancia trolloc che gli aveva trapassato il torace e la prima espressione che Rand avesse mai visto su quel viso. Sorpresa. Il fuoco malefico aveva raggirato la morte per i suoi amici, ma non per gli altri. Troppi. Troppe Fanciulle.

Prendi quello che puoi. Gioisci di quello che puoi salvare e non piangere troppo a lungo per le perdite. Non era un suo pensiero, ma lo accettò. Sembrava un buon sistema per evitare di impazzire prima che la contaminazione di saidin lo conducesse comunque a quella fine.

«Dove sei andato?» chiese Aviendha. Non in collera. Al contrario, sembrava sollevata. «Un secondo eri qui, quello dopo eri scomparso.»

«Dovevo uccidere Rahvin» rispose Rand con calma. Aviendha aprì la bocca, ma lui vi appoggiò sopra le dita per farla tacere, quindi la spinse gentilmente da parte. Prendi quello che puoi. «Non chiedere altro. È morto.»

Bael giunse zoppicante, con lo shoufa ancora avvolto attorno al capo ma il velo calato sul petto. Sulla gamba aveva del sangue, come anche sulla punta della sola lancia che gli era rimasta. «Coloro che Percorrono la Notte e i Deviati dall’Ombra sono in fuga, car’a’carn. Alcuni degli abitanti delle terre bagnate si sono uniti a noi e hanno danzato contro di loro. Anche alcuni di quelli in armatura, anche se prima ci combattevano.» Sulin era alle sue spalle senza velo, con un brutto squarcio rosso sulla guancia.

«Dategli la caccia ed eliminateli, per quanto tempo possa richiedere» disse Rand. Incominciò a camminare, incerto sulla direzione da prendere, purché fosse lontano da Aviendha. «Non li voglio liberi per le campagne. Tenete d’occhio anche le guardie. Più tardi scoprirò quali erano al servizio di Rahvin e quali...» Si allontanò parlando senza voltarsi indietro. Prendi quello che puoi.

56

Tizzoni ardenti

La finestra era molto spaziosa e Rand non aveva problemi a restare in piedi all’interno di essa, alta com’era sopra la sua testa e ampia dai lati delle spalle, almeno sessanta centimetri per lato. Con le maniche tirate su osservava uno dei giardini del palazzo reale. Aviendha faceva scorrere la mano in una delle fontane di granito, ancora affascinata da una così grande quantità d’acqua raccolta senza uno scopo preciso, ma solo per starla a guardare e tenervi i pesci ornamentali. All’inizio era rimasta indignata quando Rand le aveva detto che non poteva andare a caccia di Trolloc per le strade. Non era sicuro che non vi si sarebbe recata se non fosse stato per la scorta di Fanciulle che Sulin non riteneva Aviendha avesse notato. In teoria Rand non avrebbe dovuto sentire la Fanciulla dai capelli bianchi che le rammentava che non era più una Far Dareis Mai e non ancora una Sapiente. Senza giubba ma con il cappello per proteggersi dal sole, Mat stava seduto sul bordo della vasca e parlava con Aviendha. Senza dubbio stava cercando di sapere se gli Aiel avevano ordine di bloccare le persone che cercavano di andare via. Anche se Mat aveva deciso di accettare il suo destino, difficilmente avrebbe smesso di lamentarsi. Asmodean stava seduto su una panca all’ombra, sotto a un albero di mirto rosso, e suonava l’arpa. Rand si chiedeva se l’uomo sapesse cosa era accaduto o se lo sospettasse. In teoria non doveva avere ricordi — per lui non accadeva mai — ma chi poteva dire cosa uno dei Reietti sapeva o poteva dedurre?