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«Sei sempre stata ambiziosa, Mierin.» La voce di Rand sembrava rauca. «Perché pensi che mi sia allontanato da te? Non è stata Ilyena, qualsiasi cosa ti piaccia pensare. Eri fuori dal mio cuore molto prima che la incontrassi. Per te conta solo l’ambizione. Il potere è sempre stato l’unica cosa che volevi. Mi disgusti!»

Lanfear lo fissava, con entrambe le mani premute sullo stomaco e gli occhi scuri più grandi del solito. «Graendal ha detto...» iniziò a dire piano. Deglutì, quindi riprese. «Lews Therin?

Ti amo, Lews Therin. Ti ho sempre amato e sempre ti amerò. Lo sai bene. Devi!»

Il volto di Rand era duro come la pietra, sperava che riuscisse a nascondere lo stupore. Non sapeva da dove fossero venute quelle parole, ma gli sembrava di ricordarlo. Una ricordo vago, di tempi passati. Non sono Lews Therin Telamoni si disse. «Io sono Rand al’Thor!» gridò rauco.

«Certo che lo sei.» Studiandolo, la Reietta annuì lentamente. La fredda compostezza di prima stava tornando. «Certo. Asmodean ti ha raccontato della Guerra del Potere e di me. Mente. Mi amavi. Fino a quando quella sgualdrina bionda di Ilyena ti ha sottratto a me.» Per un istante la rabbia le trasformò il viso in una maschera contorta, ma Rand non credeva che se ne rendesse conto. «Lo sapevi che Asmodean ha separato sua madre? Quello che adesso chiamano quietare. La separò e lasciò che un Myrddraal la trascinasse via mentre gridava. Puoi fidarti di un uomo simile?»

Rand rise forte. «Dopo averlo catturato mi hai aiutato a intrappolarlo affinché potesse addestrarmi. Adesso mi dici che non posso fidarmi di lui?»

«Per l’insegnamento.» Lanfear tirò su con il naso. «Lo farà perché sa che la sua sorte è legata per sempre a te. Anche se riuscisse a convincere gli altri che è stato preso prigioniero, lo farebbero comunque a pezzi e lo sa bene. Il cane più debole del branco spesso subisce quel destino. Di tanto in tanto controllo i suoi sogni. Sogna del tuo trionfo sul Sommo Signore e che lo metterai al tuo fianco per governare. A volte sogna me.» Quel sorriso diceva che per lei erano sogni piacevoli, ma non per Asmodean. «Ma cercherà di metterti contro di me.»

«Perché sei qui?» le chiese. Metterlo contro di lei? Senza dubbio era colma di Potere proprio in quel momento, pronta a rinchiuderlo con uno schermo se anche avesse sospettato che voleva fare qualcosa. Ci era già riuscita con umiliante facilità.

«Mi piaci così. Arrogante e orgoglioso, sicuro della tua forza.»

Una volta gli aveva detto che gli piaceva insicuro, che Lews Therin era troppo arrogante. «Perché sei qui?»

«Stanotte Rahvin ha liberato i Segugi Neri contro di te» spiegò con calma, appoggiandosi le mani alla vita. «Sarei venuta prima per aiutarti, ma non posso lasciare che gli altri capiscano che sono dalla tua parte, non ancora.»

Dalla sua parte. Una dei Reietti lo amava, o meglio, amava l’uomo che era stato tremila anni fa, e tutto quello che voleva era che regalasse la propria anima all’Ombra e governasse con lei. O forse un gradino sotto di lei. Quello e cercare di rimpiazzare sia il Tenebroso che il Creatore. Era del tutto pazza? O forse il potere di quei due enormi sa’angreal era davvero grande come sosteneva? Non voleva che i suoi pensieri si dirigessero in quella direzione.

«Perché Rahvin vorrebbe attaccarmi proprio adesso? Asmodean mi ha detto che bada ai propri interessi, che si metterà da parte anche durante l’Ultima Battaglia, se potrà, e aspetterà che il Tenebroso mi distrugga. Perché non Sammael o Demandred? Asmodean mi ha riferito che mi odiano.» Non me. Odiano Lews Therin, aggiunse mentalmente. Ma per i Reietti era la stessa cosa. Ti prego, Luce, io sono Rand al’Thor! pensò, mentre respingeva il ricordo di una giovane donna fra le sue braccia, erano entrambi giovani e stavano imparando cosa potevano fare con il Potere. Sono Rand al’Thor! «Perché non Semirhage o Moghedien, o forse Graen...?»

«Ma adesso stai andando contro i suoi interessi.» Lanfear rise. «Non sai dove si trova? Ad Andor, a Caemlyn. Governa sotto un altro nome. Morgase sorride e danza per lui, lei e una mezza dozzina di altre donne.» Sollevò le labbra disgustata. «Ha uomini che battono le campagne e la città alla ricerca di altre bamboline da portargli.»

Per un momento Rand fu sopraffatto dalla sorpresa. La madre di Elayne era in mano a uno dei Reietti. Eppure non osò mostrare quella preoccupazione. Lanfear aveva rivelato la propria gelosia più di una volta. Era capace di dare la caccia a Elayne e ucciderla, se avesse anche solo pensato che lui provava qualcosa nei suoi confronti. Cosa provo per lei? si chiese. Oltre questo pensiero un fatto fluttuò nel vuoto, freddo e crudele nella sua verità. Non sarebbe corso ad attaccare Rahvin anche se quanto gli aveva detto Lanfear fosse stato vero. Perdonami, Elayne, ma non posso. Forse Lanfear stava mentendo, non avrebbe certamente pianto per nessuno dei Reietti che fosse stato ucciso. Si trovavano tutti fra lei e la realizzazione dei propri piani. Ma in ogni caso Rand aveva smesso di reagire a quanto gli altri gli raccontavano. Altrimenti avrebbero potuto dedurre le sue mosse. Lascia invece che siano loro a reagire alle mie e che rimangano sorpresi come lo sono stati Lanfear e Asmodean.

«Rahvin crede che mi precipiterò a difendere Morgase?» disse. «L’ho vista una sola volta in vita mia. I Fiumi Gemelli fanno parte di Andor sulla mappa, ma non ho mai visto le guardie della regina da quelle parti. Nessuno le ha viste per generazioni. Di’ a un uomo dei Fiumi Gemelli che Morgase è la sua regina, e probabilmente penserà che sei pazza.»

«Dubito che Rahvin si aspetti che ti precipiti a proteggere la tua terra natale» rispose Lanfear asciutta, «ma si aspetterà che difendi le tue ambizioni. Intende mettere Morgase sul Trono del Sole e usarla come una marionetta fino a quando potrà uscire allo scoperto. Sempre più soldati andorani entrano a Cairhien ogni giorno. Hai inviato i soldati di Tairen a nord, per garantirti il controllo sulla terra. Non mi meraviglia che ti abbia attaccato non appena ha scoperto dove eri.»

Rand scosse il capo. Le cose non stavano affatto a quel modo, aveva inviato i soldati di Tairen per un altro motivo, ma non si aspettava che la donna lo capisse. O che lo avrebbe creduto se glielo avesse detto. «Ti ringrazio per avermi avvisato.» Essere educato con una dei Reietti! Ma poteva solo sperare che quanto gli aveva detto fosse vero almeno in parte. Una buona ragione per non ucciderla. Ti dirà più di quanto crede, se ascolti con attenzione, ragionò. Sperava che fosse un proprio pensiero, anche freddo e cinico com’era.

«Hai schermato i tuoi sogni contro di me.»

«Contro tutti.» Era la semplice verità, anche se lei ne era causa principale quanto le Sapienti.

«I sogni sono miei. Tu e i tuoi sogni in particolar modo.» Il viso della donna era rimasto immutato, ma la voce si era indurita. «Potrei superare il tuo schermo, ma non ti piacerebbe.»

Per mostrare il proprio disinteresse Rand si sedette in terra in fondo al pagliericcio, con le gambe incrociate e le mani sulle ginocchia. Credeva che il suo viso fosse calmo come quello di Lanfear. Aveva dei flussi di Aria pronti per legarla e dei flussi di Spirito. Era quanto serviva per erigere uno schermo contro la Vera Fonte. Si sforzò di ricordare come, ma non ci riuscì. Senza lo schermo tutto il resto era inutile. Lanfear avrebbe potuto distruggere qualsiasi cosa avesse tessuto, anche se non poteva vederla. Asmodean stava cercando di insegnarglielo, ma era difficile senza una donna che lavorasse con loro per esercitarsi.

Lanfear lo guardò sconcertata, con un leggero cipiglio che offuscava la sua bellezza. «Ho esaminato i sogni delle donne aiel, queste cosiddette Sapienti. Non sanno molto bene come schermare i propri sogni. Potrei spaventarle fino a quando smetteranno di sognare, senza che pensino di invadere i tuoi.»