La prima prova, precedente anche l’addestramento, era passare attraverso uno di questi tre anelli. Quale non importava, o forse la scelta era dettata dal destino. Quel passaggio ti avrebbe riportata attraverso la tua vita innumerevoli volte, rivelato il futuro, o i possibili futuri a seconda della decisione che avresti preso durante il resto dell’esistenza. La morte era una possibilità. Alcune donne non potevano affrontare il futuro come altri non sopportavano il passato. Tutti i possibili futuri erano troppi per essere compresi dalla mente umana. Diventavano un unico ricordo e poi svanivano, ma una donna acquistava il senso di quanto le sarebbe accaduto, quel che doveva accadere, o che avrebbe potuto accadere. Di solito quel momento era celato fino a quando non le si manifestava. Non sempre però. Moiraine era passata attraverso gli anelli.
Un cucchiaio di speranza e una tazza di disperazione, pensò.
«Non mi piace vederti così» le disse Lan. Ingroppa a Mandarb e data la sua altezza, la guardava dall’alto in basso, l’inquietudine gli creava delle rughe agli angoli degli occhi. Quasi l’equivalente delle lacrime di frustrazione per qualsiasi altro uomo.
Gli Aiel procedevano ai loro fianchi insieme ai gai’shain con gli animali da soma. Moiraine si stupì nel constatare che le cisterne di Kadere erano già passate. Non si era resa conto di aver fissato la piazza tanto a lungo.
«Così come?» chiese la donna, facendo voltare la giumenta per unirsi al gruppo. Rand e la sua scorta erano già fuori dalla città.
«Preoccupata» le rispose schietto, sempre privo di espressione sul viso duro. «Spaventata. Non ti ho mai vista spaventata, nemmeno quando eravamo travolti dai Trolloc e i Myrddraal o quando hai scoperto che i Reietti erano liberi e Sammael era seduto quasi sulle nostre teste. Sta forse giungendo la fine?»
La donna sobbalzò desiderando immediatamente di non averlo fatto. Lo sguardo di Lan era fisso davanti a sé, ma non si lasciava sfuggire mai nulla. A volte Moiraine pensava potesse vedere una foglia che cadeva alle sue spalle. «Ti riferisci a Tarmon Gai’don? Un pettirosso a Seleisin lo saprebbe bene quanto me. Che la Luce voglia che non sia ancora, finché i sigilli sono integri.» La coppia in suo possesso era su uno dei carri di Kadere, ogni pezzo imballato da solo in una cassetta piena di lana. Un carro diverso da quello della soglia di granito, se ne era assicurata.
«A cos’altro potrei riferirmi?» le chiese lentamente, sempre senza guardarla e facendole desiderare di essersi morsa la lingua. «Sei diventata... impaziente. Mi ricordo momenti in cui potevi aspettare per settimane prima di ricevere una piccola informazione, una parola, senza muovere un dito. Adesso invece...» A questo punto la guardò, con quegli occhi azzurri che avrebbero intimidito la maggior parte delle donne. Anche molti uomini. «Il giuramento che hai fatto al ragazzo, Moiraine. Cosa ti possedeva, per la Luce?»
«Si è costantemente allontanato da me, Lan, e invece io devo essergli vicina. Ha bisogno di qualsiasi guida possa offrirgli e farò di tutto tranne che andare a letto con lui, per accertarmi che la riceva.» Gli anelli le avevano detto che quello sarebbe stato un disastro. Non che lo avesse mai preso in considerazione — la sola idea la turbava! — ma negli anelli si era presentato come qualcosa che avrebbe potuto o voluto considerare in futuro. Era il metro della crescente disperazione, senza dubbio, e in essi aveva visto che avrebbe portato la rovina su tutto. Desiderava ricordarsi in che modo — in tutto quello che scopriva c’erano delle chiavi di lettura per Rand al’Thor — ma le era rimasta in mente solo la sensazione di calamità.
«Forse ti aiuterà a diventare più umile, se ti chiede di portargli le pantofole e accendergli la pipa.»
Moiraine lo fissò. Che fosse stata una battuta? Se lo era, non era divertente. Non aveva mai creduto che l’umiltà servisse in qualsiasi situazione. Siuan sosteneva che essere cresciuta nel palazzo del Sole a Cairhien le aveva piantato profondamente l’arroganza nelle ossa, dove non riusciva nemmeno a vederla — uh fatto che Moiraine negava fermamente — ma Siuan era la figlia di un pescatore di Tairen e non poteva essere eguagliata da nessuna regina, per lei arroganza significava opporsi ai suoi piani.
Se Lan stava cercando di fare delle battute, per quanto appena accennate e fuori luogo, stava cambiando. L’aveva seguita per quasi vent’anni e le aveva salvato la vita più volte di quante volesse contarne, spesso mettendo a repentaglio la propria. Lan aveva sempre considerato la sua esistenza una piccola cosa, utile solo per i bisogni di Moiraine. Alcuni sostenevano che corteggiasse la morte come uno sposo corteggiava la sposa. La donna non aveva mai avuto il suo cuore e non era mai stata gelosa delle altre che gli si gettavano ai piedi. Lan da tempo aveva dichiarato di non avere un cuore. Ma l’anno precedente lo aveva trovato, quando una donna lo aveva legato a un laccio che portava al collo.
Naturalmente Lan lo negava. Non l’amore per Nynaeve al’Meara, una volta Sapiente nei Fiumi Gemelli e adesso Ammessa alla Torre Bianca, ma che un giorno l’avrebbe avuta. Sosteneva di avere due cose, una spada che non si sarebbe spezzata e una guerra che non poteva finire. Non le avrebbe offerte in dono a una moglie. Almeno di quello Moiraine si era presa cura, anche se Lan non lo avrebbe saputo fino al compimento.
Altrimenti avrebbe cercato di cambiare i fatti, da uomo ostinato e sciocco com’era.
«Questa terra arida sembra aver ristretto la tua di umiltà, al’Lan Mandragoran. Dovrò trovare dell’acqua per farla crescere di nuovo.»
«La mia umiltà è affilata come la lama di un rasoio» ribatté seccamente.
«Non le permetto mai di perdere il filo.» Bagnando una sciarpa bianca con la borraccia, la passò alla donna, la quale se la legò attorno alle tempie senza commentare. Il sole incominciava a sorgere oltre le montagne alle loro spalle, un disco infuocato di oro fuso.
La fitta colonna si snodò lungo il fianco spoglio del Chaendaer, la coda ancora nel Rhuidean quando la testa aveva superato il pendio, quindi discese nella valle collinosa cosparsa di guglie di roccia e massi piatti, alcuni con delle striature rosse o ocra attraverso il grigio o marrone. L’aria era così limpida che Moiraine poteva vedere per chilometri, anche dopo aver disceso il Chaendaer. Scorse dei grandi archi naturali di pietra e montagne frastagliate contro il cielo in ogni direzione. Delle gole asciutte e delle conche spaccavano una terra punteggiata da scarsi e bassi cespugli spinosi o piante grasse piene di aculei. I rari alberi, bassi e contorti, avevano anche loro spine e aculei. Il sole ne faceva un forno. Una terra dura che aveva modellato un popolo duro. Ma Lan non era il solo che stava cambiando, o che veniva cambiato. Moiraine voleva vedere cosa Rand avrebbe fatto degli Aiel alla fine. Davanti a tutti loro c’era un lungo viaggio.
8
Oltre il confine
Tenendosi a un appiglio nel retro del carro traballante, Nynaeve usava una mano per sorreggersi e una per non perdere il copricapo di paglia mentre si guardava indietro e osservava il turbine di polvere che si lasciavano alle spalle. L’ampia falda del cappello le proteggeva il viso dal calore del mattino, ma la brezza generata dal carro in corsa era sufficiente a strapparglielo dalla testa malgrado la sciarpa rossa legata sotto al mento. La zona collinare erbosa, intervallata da boschi occasionali, era coperta di erba secca e fine nella calura della tarda estate. La polvere sollevata dalle ruote del carro le oscurava parzialmente la visuale e la faceva anche tossire. Le nuvole bianche in cielo mentivano. Non aveva piovuto dal momento in cui avevano lasciato Tanchico, settimane fa, ed era passato del tempo da quando la grande strada aveva ospitato il traffico che una volta manteneva la terra battuta.
Non sembrava ci fosse nessuno in vista in quel muro apparentemente solido di polvere marrone, il che andava bene. Aveva sbollito l’ira nei confronti dei briganti che avevano cercato di fermarli quando erano così vicini a sfuggire la follia di Tarabon; e, a meno che non fosse arrabbiata, non poteva percepire la Vera Fonte, molto meno incanalare. Anche in collera, era rimasta sorpresa di essere riuscita a scatenare un tale uragano. Una volta avviato, al massimo della furia, aveva acquistato vita propria. Elayne si era altrettanto stupita della dimensione della tempesta, anche se fortunatamente non lo aveva lasciato capire a Thom o Juilin. Ma anche se la sua forza stava aumentando — le sue insegnanti alla Torre dicevano che sarebbe successo e di sicuro nessuna di loro era in grado di battere una dei Reietti come aveva fatto lei — aveva ancora dei limiti. Se qualcuno dei banditi fosse apparso Elayne avrebbe dovuto vedersela da sola e non voleva. La rabbia di prima era sparita, ma Nynaeve era quasi pronta a farla rinascere.