«Trasportiamo tinture, capitano.» Nynaeve stava sforzandosi di mantenere il sorriso sotto quello sguardo fermo e deciso. Fu un sollievo quando l’uomo posò brevemente gli occhi sugli altri. Thom riusciva perfettamente a sembrare annoiato, proprio come un conducente di carro che veniva pagato sia che guidasse o che stesse fermo; e anche se Juilin non si era tolto quel ridicolo cappello come avrebbe fatto una volta, almeno appariva indifferente, un uomo assoldato che non aveva nulla da nascondere. Quando lo sguardo del Manto Bianco indugiò su Elayne, Nynaeve sentì l’altra donna irrigidirsi e si affrettò a proseguire. «Tinture di Tarabon. Le più belle del mondo. Posso ottenere un buon prezzo ad Andor.»
A un segnale del capitano, o qualsiasi cosa fosse, uno degli altri Manti Bianchi portò il cavallo dietro al carro. Tagliando una delle corde con la spada allentò la tela, abbastanza da scoprire tre o quattro barili. «Sono marchiati ‘Tanchico’, tenente. Su questo c’è scritto ‘rosso’. Vuoi che ne apra qualcuno?»
Nynaeve sperò che l’ufficiale dei Manti Bianchi interpretasse l’ansia sul viso di Elayne nel modo giusto. Anche senza guardarla sentiva che voleva richiamare il soldato per le sue maniere sgarbate, ma ogni vero mercante avrebbe avuto paura che le tinture venissero esposte agli elementi. «Se mi mostri quali vuoi aprire, capitano, lo farò di persona e con piacere.» L’uomo non replicò affatto, né alle lusinghe né all’offerta di cooperazione. «Abbiamo sigillato i barili per tenere fuori polvere e acqua. Se lo rompete non sarò più in grado di sigillarlo nuovamente con la cera.»
Il resto della colonna li raggiunse e incominciò a oltrepassarli in una nuvola di polvere. I conducenti dei carri erano vestiti rozzamente, uomini comuni, ma i soldati cavalcavano eretti, le lunghe punte delle lance tutte con la stessa inclinazione. Nonostante i volti sudati e gli abiti coperti di terra, sembravano uomini duri. Solo i conducenti guardavano Nynaeve e gli altri.
L’ufficiale dei Manti Bianchi fece un gesto con la mano davanti al viso per allontanare la polvere, quindi rivolse un cenno all’uomo nel retro del carro. Gli occhi non lasciarono mai Nynaeve. «Venite da Tanchico?» Nynaeve annuì. Era il ritratto della cooperazione e della sincerità. «Sì capitano, Tanchico.»
«Che notizie avete della città? Ci sono giunte delle voci.»
«Voci, capitano? Quando siamo andati via non c’era molto ordine. La città era piena di rifugiati e le campagne di ribelli e banditi. Il commercio è quasi scomparso.» Era la pura e semplice verità. «Per questo otterremo un buon prezzo per le tinture. Non ce ne saranno più per parecchio tempo, credo.»
«Non mi importa dei rifugiati, del commercio o delle tinte, mercante» rispose l’ufficiale atono. «Andric era ancora sul trono?»
«Sì, capitano.» Le voci dicevano che qualcuno aveva preso Tanchico e spodestato il re e forse lo avevano fatto. Ma chi? Uno dei signori ribelli che si combattevano fra loro con la stessa costanza con cui combattevano contro Andric, o i fautori del Drago che avevano giurato fedeltà al Drago Rinato senza nemmeno averlo visto? «Andric era ancora re e Amathera ancora la Panarca, quando siamo andati via.»
Gli occhi dell’uomo rivelavano che sospettava stesse mentendo. «Si dice che fossero coinvolte le streghe di Tar Valon. Hai visto qualche Aes Sedai, o ne hai sentito parlare?»
«No, capitano» rispose velocemente. L’anello con il Gran Serpente sembrava caldo contro la pelle. Cinquanta Manti Bianchi a portata di mano. Un uragano di polvere stavolta non sarebbe stato d’aiuto e comunque, anche se cercava di negarlo, era più spaventata che furiosa. «Dei semplici mercanti non si immischiano con quella gente.» L’uomo annuì e Nynaeve si azzardò a porre una domanda. Qualsiasi cosa pur di cambiare argomento. «Se non ti dispiace, capitano, siamo per caso entrati in Amadicia?»
«Il confine si trova a circa otto chilometri a est» spiegò. «Per ora. Il primo villaggio che incontrerete sarà Mardecin. Obbedisci alle leggi e sarai trattata bene. Lì c’è un presidio dei Figli.» Aveva parlato come se pensasse che il presidio avrebbe trascorso tutto il tempo ad accertarsi che si fosse rispettosi della legge.
«Siete venuti a spostare i confini?» chiese improvvisamente Elayne con tono di voce freddo. Nynaeve avrebbe voluto strangolarla.
Il volto dagli occhi infossati e sospettosi si rivolse a Elayne e Nynaeve aggiunse velocemente, «Perdonala, mio lord capitano. È la figlia di mia sorella maggiore. È convinta che sarebbe dovuta nascere signora e non riesce nemmeno a stare lontana dai maschi. Per questo la madre l’ha mandata da me.» Il sussulto di indignazione di Elayne fu perfetto. Probabilmente era anche vero. Forse non c’era bisogno dell’aggiunta sui maschi, ma a Nynaeve sembrò appropriata.
Il Manto Bianco le guardò ancora un po’, quindi rispose: «Il lord capitano Comandante manda del cibo a Tarabon. Altrimenti ci ritroveremmo tutta la feccia di Tarabon oltre il confine a rubare qualsiasi cosa di commestibile. Camminate nella Luce» aggiunse e subito dopo girò il cavallo e cavalcò indietro per ritornare in testa alla colonna. Non era né un suggerimento né una benedizione.
Thom fece partire il carro non appena l’ufficiale si fu allontanato, ma tutti rimasero seduti in silenzio, limitandosi a tossire, fino a quando furono ben lontani dall’ultimo soldato e dalla polvere dei loro carri.
Dato un sorso, Nynaeve passò la borraccia a Elayne. «Cosa volevi combinare prima?» chiese. «Non siamo nella sala del trono di tua madre, la quale comunque non lo avrebbe tollerato!»
Elayne bevve a lungo prima di degnarsi di rispondere. «Stavi strisciando, Nynaeve.» Elayne fece una voce stridula, con un tono derisorio di sottomissione. «Io sono molto brava e obbediente, capitano. Posso leccarti gli stivali, capitano?»
«Dobbiamo farci passare per mercanti, non regine travestite!»
«I mercanti non devono essere dei leccapiedi! Sei fortunata che non abbia pensato che stavamo cercando di nascondere qualcosa, comportandoti in maniera così servile!»
«I mercanti non guardano nemmeno dall’alto in basso dei Manti Bianchi con cinquanta lance! O pensavi che avremmo potuto batterli tutti con il Potere, se fosse servito?»
«Perché gli hai detto che non riuscivo a stare lontana dai maschi? Di quello non c’era bisogno, Nynaeve!»
«Ero pronta a dirgli qualsiasi cosa pur di farlo andare via e lasciarci in pace. Tu...!»
«Fatela finita tutte e due» intervenne improvvisamente Thom, «prima che tornino indietro per vedere chi delle due sta ammazzando l’altra!»
Nynaeve si voltò indietro a controllare e si rese conto che i Manti Bianchi erano troppo lontani per sentire, anche se stavano gridando. Be’, forse avevano esagerato. Non era di aiuto sapere che Elayne aveva fatto lo stesso.
Nynaeve afferrò la treccia e lanciò un’occhiata torva a Thom, ma Elayne gli strinse il braccio, praticamente tubando, «Hai ragione, Thom. Mi dispiace di avere alzato la voce.» Juilin le guardava di traverso cercando di non darlo a vedere, ma era abbastanza saggio da non avvicinarsi per farsi coinvolgere nella discussione.
Lasciando andare la treccia prima di strapparla, Nynaeve si aggiustò il cappello e si mise a fissare avanti. Qualsiasi cosa si fosse messa in testa la ragazza, era tempo che se la togliesse.
Solo un’alta colonna di pietra da ogni lato della strada delimitava il confine fra Tarabon e l’Amadicia. Nessun altro era in cammino, solo loro. Le colline stavano gradualmente diventando più elevate, ma era il solo cambiamento nel paesaggio, l’erba era marrone e i boschetti avevano poche foglie verdi, tranne sui pini, le ericacee o i sempreverdi. Dei campi recintati da pietre e delle fattorie con il tetto di paglia punteggiavano i pendii e le valli, ma sembravano abbandonati. Dai camini non saliva il fumo, non c’erano uomini a lavorare nei campi, pecore o mucche. A volte si vedevano alcune galline che razzolavano in un cortile vicino alla strada, ma scappavano via, ormai inselvatichite, quando il carro si avvicinava. Che ci fosse o meno il presidio o no dei Manti Bianchi, apparentemente nessuno aveva voglia di rischiare un attacco dei briganti di Tarabon così vicini al confine.