Comare Macura non sembrava preoccupata. Non appena ebbero adagiato Elayne su un lettino in una piccola stanza con una finestra, fece uscire di corsa Luci senza nemmeno voltarsi indietro. La testa di Elayne ciondolava da un lato e vedeva un altro letto e un settimino con le maniglie di ottone lucidato sui cassetti. Era in grado di ruotare gli occhi, ma muovere il capo era oltre le sue forze.
Dopo alcuni minuti le donne fecero ritorno ansimanti, con Nynaeve sospesa fra loro due, e la misero sull’altro letto. Il viso dell’altra era stanco e coperto di lacrime, ma gli occhi scuri... erano colmi di furia e anche paura. Elayne sperava che la rabbia avesse il sopravvento; Nynaeve era più forte di lei, quando poteva incanalare. Forse sarebbe riuscita dove lei falliva sempre. Quelle dovevano essere lacrime di stizza.
Dicendo alla ragazza magra di restare nella stanza, comare Macura uscì velocemente ancora una volta, stavolta ritornando con un vassoio che appoggiò sopra al mobile, con una teiera gialla, una tazza, un imbuto e una clessidra. «Luci, assicurati di somministrare loro almeno sessanta grammi di infuso non appena si svuota la clessidra. Subito, mi raccomando!»
«Perché non glielo diamo adesso?» la ragazza si lamentò sfregandosi le mani. «Voglio che riprendano a dormire, non mi piace che mi guardino.»
«Sarebbero come morte, ragazza, in questo modo invece possiamo lasciarle deste quanto basta perché camminino quando ci serve. Darò loro una dose massiccia quando giungerà il momento di mandarle via. Avranno mal di testa e crampi allo stomaco, ma non più di quanto si meritino, suppongo.»
«E se possono incanalare, comare? Cosa faccio se ci riescono? Mi guardano.»
«Smettila di ciarlare, ragazza» scattò la donna anziana. «Se avessero potuto non credi che ormai lo avrebbero fatto? Sono indifese come gattini in un sacco e resteranno in questo modo fino a quando somministrerai loro delle belle dosi di infuso. Adesso fai come ti ho detto, hai capito? Devo andare a dire al vecchio Avi di spedire uno dei suoi piccioni e organizzare alcune cose, ma tornerò appena possibile. Farai meglio a preparare un’altra teiera di radice biforcuta, per sicurezza. Uscirò dal retro. Chiudi il negozio. Qualcuno potrebbe entrare e non va bene.»
Dopo che comare Macura fu andata via Luci rimase in piedi a fissarle per un po’, sempre sfregandosi le mani, poi finalmente si allontanò anche lei.
Il respiro leggermente affannato svanì mentre scendeva le scale.
Elayne vedeva la fronte di Nynaeve imperlata di sudore e sperava che fosse per lo sforzo, non a causa del caldo. Prova, Nynaeve, pensò. Anche lei si protese verso la Vera Fonte, annaspando goffamente fra i batuffoli di lana che sembravano imbottirle la testa, falliva, tentava ancora, falliva di nuovo, ritentava... Oh, Luce, prova Nynaeve, prova!
La clessidra le riempiva gli occhi, non riusciva a guardare altro. La sabbia scendeva e ogni granello contrassegnava un fallimento da parte sua. Cadde l’ultimo e Luci non arrivò. Elayne si sforzò maggiormente verso la Fonte, voleva muoversi. Dopo un po’ le dita della mano sinistra fecero un movimento. Sì! Trascorse ancora qualche minuto e riuscì a sollevare la mano. Solo pochi millimetri prima che ricadesse, ma l’aveva mossa. Con uno sforzo riuscì a voltare il capo.
«Lotta» mormorò Nynaeve con la voce impastata, appena comprensibile. Con le mani stringeva forte la coperta sotto di lei, sembrava che stesse provando a sedersi. Non si sollevava nemmeno la testa, ma stava provando. «Lo sto facendo» cercò di rispondere Elayne, ma alle sue orecchie suonò più come un grugnito.
Lentamente riuscì ad alzare la mano in un punto dove poteva vederla e mantenerla sospesa. Fu pervasa da una sensazione di trionfo. Fai bene ad avere paura di noi, Luci. Resta in cucina un altro po’ e...
La porta si spalancò ed Elayne fu pervasa da singulti di frustrazione quando Luci entrò nella stanza. Era stata così vicina... la ragazza le guardò e con un grido di puro terrore scattò verso la settimina.
Elayne cercò di combatterla, ma anche se era magra Luci scansò le sue mani senza alcuno sforzo e le infilò l’imbuto in bocca altrettanto facilmente. La ragazza ansimava come se stesse correndo. Una bevanda fredda e amara le scivolò giù per la gola. Guardò la ragazza, che aveva in volto il panico che provava anche lei. Ma Luci teneva chiusa la bocca di Elayne carezzandole il collo con torva determinazione, anche se era spaventata, mentre questa deglutiva. Elayne fu sopraffatta dall’oscurità e sentì dei gorgoglii di protesta provenire da Nynaeve.
Quando poté vedere di nuovo, Luci era andata via e la sabbia scendeva di nuovo dalla clessidra. Gli occhi scuri dell’amica erano stralunati, forse per la rabbia o magari per la paura, non avrebbe saputo dirlo. No, Nynaeve non si sarebbe arresa. Era una delle qualità che ammirava in lei. La testa di Nynaeve avrebbe potuto trovarsi sul ceppo del boia e non si sarebbe arresa. Ma le nostre teste sono sul ceppo! pensò.
Si vergognava di essere tanto più debole di Nynaeve. Un giorno sarebbe stata la regina di Andor e adesso si sarebbe messa a gridare dalla paura. Non lo fece, nemmeno dentro di sé. Con ostinazione provò di nuovo a muoversi, a toccare saidar, ma avrebbe voluto strillare. Come poteva salire sul trono se era così debole? Si protese di nuovo verso la Fonte. Ancora e ancora. Gareggiando con i granelli di sabbia.
Ancora una volta la clessidra si vuotò e Luci non era presente. Lentamente, raggiunse di nuovo il punto in cui poteva sollevare la mano. Poi la testa! Anche se ricadde subito. Poteva sentire Nynaeve che borbottava e riusciva a capire quasi tutte le parole.
La porta si spalancò un’altra volta. Elayne sollevò il capo per guardarla disperatamente e... rimase a bocca aperta. Thom Merrilin era là in piedi come l’eroe di una delle sue storie, con una mano afferrava per il collo una Luci quasi svenuta, con l’altra era pronto a lanciare un pugnale. Elayne rise deliziata, anche se il suono era simile a un gracidio.
Thom spinse sgarbatamente la ragazza in un angolo. «Resta lì o affilerò questa lama sulla tua pelle!» In due passi si trovò di fianco a Elayne togliendole i capelli dal viso con la preoccupazione dipinta in volto. «Cosa hai somministrato loro, ragazza? Dimmelo o...»
«Non lei» mormorò Nynaeve. «Altra. Andata via. Aiutami. Devo camminare.»
Thom lasciò Elayne con riluttanza. Mostrò di nuovo il pugnale a Luci, che si era accovacciata come se non intendesse muoversi mai più, quindi lo fece scomparire sotto una manica con uno sfavillio. Aiutando Nynaeve ad alzarsi incominciò a camminare avanti e indietro nel piccolo spazio della stanza. La donna si appoggiava pesantemente a lui barcollando.
«Sono contento di sentire che questa gatta spaventata non vi ha intrappolate» disse Thom. «Se fosse stata lei...» scosse il capo. Senza dubbio avrebbe avuto poco rispetto anche per loro se Nynaeve avesse raccontato la verità; Elayne di certo non voleva farlo. «L’ho trovata che correva su per le scale in preda a un tale panico che non mi ha nemmeno sentito arrivare alle spalle. Ma un’altra è riuscita a uscire senza che Juilin la vedesse. Potrebbe portare dei rinforzi?»
Elayne si girò su un fianco. «Non penso, Thom» mormorò. «Non può far sapere a troppe persone... di lei.» Un altro minuto ancora e sarebbe stata in grado di sedersi. Adesso guardava Luci. La ragazza batté le palpebre e cercò di passare attraverso il muro. «I Manti Bianchi la prenderebbero... subito come farebbero con noi.»
«Juilin?» chiese Nynaeve. La testa le ondeggiava mentre guardava il menestrello, ma non aveva problemi a parlare. «Vi avevo detto di restare al carro.»
Thom soffiò irritato sui baffi. «Ci hai detto di mettere via le provviste, e la cosa non richiedeva due uomini. Juilin vi ha seguite e quando nessuno di voi ha fatto ritorno, sono andato a cercarlo.» Sbuffò di nuovo. «Per quanto ne sapeva lui qui poteva esserci anche una dozzina di uomini, ma era pronto a entrare da solo. È stato un bene che abbia deciso di venire a cavallo. Penso che ne avremo bisogno per farvi uscire da qui.»