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Elayne si accorse che riusciva a sedersi, trascinandosi a fatica e poco per volta, ma lo sforzo per alzarsi la fece quasi ricadere distesa. Saidar era irraggiungibile e aveva ancora la testa ovattata. Nynaeve incominciava a stare un po’ più eretta e a sollevare i piedi, ma ancora era appoggiata a Thom. Dopo qualche minuto arrivò Juilin che spingeva comare Macura davanti a lui con il coltello. «È entrata da un cancello sul retro. Credevo che fosse un ladro. Mi è sembrato meglio portarla dentro.»

Il viso della sarta era talmente sbiancato alla loro vista che gli occhi sembravano anche più scuri e pronti a uscire dalle orbite. Si umettava le labbra e strofinava incessantemente l’abito, lanciando delle occhiate veloci al pugnale di Juilin come se si chiedesse se non fosse stato meglio tentare di fuggire. Ma il più delle volte fissava Elayne e Nynaeve. Elayne si chiedeva se sarebbe scoppiata in lacrime o svenuta.

«Mettila là» disse Nynaeve facendo un cenno con il capo verso Luci ancora tremante nell’angolo con le braccia avvolte attorno alle ginocchia, «e aiuta Elayne. Non ho mai sentito parlare di radice biforcuta, ma camminare sembra d’aiuto per farne svanire gli effetti. Puoi curare quasi tutto camminando.»

Juilin indicò nell’angolo con il pugnale e comare Macura corse e si sedette di fianco a Luci, sempre umettandosi le labbra spaventata. «Non avrei... fatto quello che ho fatto... se non avessi avuto ordini precisi. Dovete capirlo. Avevo degli ordini.»

Aiutando gentilmente Elayne ad alzarsi, Juilin la sostenne perché provasse a camminare nel piccolo spazio disponibile, incrociando l’altra coppia. Elayne avrebbe voluto che a farlo fosse Thom. Il braccio di Juilin attorno alla vita si prendeva troppe confidenze.

«Ordini di chi?» gridò Nynaeve. «Con chi comunichi nella Torre?»

La sarta sembrava star male, ma si ostinò a tenere la bocca chiusa.

«Se non parli» la minacciò Nynaeve con l’espressione torva, «ti lascerò a Juilin. È un cacciatore di ladri di Tairen e sa come far confessare alla svelta la gente come un qualsiasi Inquisitore dei Manti Bianchi. Vero, Juilin?»

«Mi serve della corda per legarla» rispose, facendo un sorriso così malvagio che Elayne cercò quasi di allontanarsi da lui, «alcuni stracci per imbavagliarla finché non sarà pronta per parlare, dell’olio da cucina, sale...» La risata dell’uomo ghiacciò il sangue nelle vene di Elayne. «Parlerà.» Comare Macura era appoggiata rigida al muro e lo fissava, con gli occhi sgranati. Luci lo guardava come se si fosse trasformato in un Trolloc, alto due metri e mezzo e con tanto di corna.

«Molto bene» disse Nynaeve dopo un po’. «Dovresti trovare tutto quello di cui hai bisogno in cucina, Juilin.» Elayne guardò stupita prima Nynaeve poi il cacciatore di ladri, per tornare quindi su Nynaeve. Non intendevano davvero...? Non Nynaeve!

«Narenwin Barda» esclamò improvvisamente la sarta. Le parole si accavallarono mentre parlava. «Invio i miei resoconti a Narenwin Barda, in una locanda di Tar Valon che si chiama La corsa del fiume in piena. Avi Shendar ha dei piccioni viaggiatori a mia disposizione, proprio al limitare della città. Non sa a chi mando i messaggi o da chi li ricevo e nemmeno gli importa. Sua moglie ha una malattia grave e...» si interruppe tremando e guardando Juilin.

Elayne conosceva Narenwin, o almeno l’aveva vista nella Torre. Una piccola donna magra che passava inosservata per quanto era tranquilla. Anche molto buona. Un giorno la settimana lasciava che i bambini portassero i loro animali domestici alla Torre per guarirglieli. Ma in fondo una delle Sorelle dell’Ajah Nera che conosceva era Marrilin Gemalphin. La donna amava i gatti e cambiava strada solo per aiutarne uno.

«Narenwin Barda» ripeté torva Nynaeve. «Voglio altri nomi. Nella Torre e fuori.»

«Non ne ho altri» rispose debolmente comare Macura.

«Vedremo. Da quanto tempo siete Amiche delle Tenebre? Da quanto tempo servite l’Ajah Nera?»

Da Luci provenne un grido di indignazione. «Non siamo Amiche delle Tenebre!» guardò comare Macura e si allontanò da lei. «Almeno, io non lo sono! Cammino nella Luce! Lo faccio!»

La reazione dell’altra donna non fu meno energica. Se aveva gli occhi sgranati prima, adesso erano pronti a saltare fuori dalle orbite. «L’Ajah Nera! Vuoi dire che esiste davvero? Ma la Torre ha sempre negato... Perché... Ho chiesto a Narenwin il giorno che mi aveva scelta per essere le orecchie e gli occhi delle Gialle, e non sono riuscita a smettere di piangere fino alla mattina dopo, quando sono strisciata fuori del letto. Io non sono una... un’Amica delle Tenebre! Mai! Io servo l’Ajah Gialla! La Gialla!»

Ancora appoggiata al braccio di Juilin, Elayne scambiò uno sguardo interrogativo con Nynaeve. Era chiaro che ogni Amica delle Tenebre avrebbe negato di esserlo, ma pareva esserci un alone di verità nella voce delle donne. Il risentimento per l’accusa oltraggiosa rivolta loro quasi superava la paura. A giudicare dal modo in cui esitò, Nynaeve doveva essere della stessa opinione.

«Se servite le Gialle» disse lentamente, «perché ci avete drogate?»

«È stata lei» rispose la sarta indicando con il capo verso Elayne. «Me ne è stata inviata la descrizione un mese fa, con quel modo di tenere il mento che sembra ti guardi dall’alto in basso. Narenwin aveva detto che avrebbe potuto usare il nome Elayne e anche sostenere di appartenere a una casata nobile.» Parola dopo parola la rabbia per essere stata chiamata Amica delle Tenebre sembrava ribollire. «Forse tu sei una Sorella Gialla, ma lei non è Aes Sedai, solo un’Ammessa che è scappata. Narenwin mi ha detto che avrei dovuto riferire della sua presenza e chiunque fosse con lei. Trattenerla se avessi potuto. O anche catturarla. E chiunque fosse con lei. Come si aspettavano che catturassi un’Ammessa, non lo so, ma... credo che nemmeno Narenwin sappia del mio infuso di radice biforcuta! Ecco cosa dicevano i miei ordini! Avrei dovuto rischiare di espormi anche qui, dove significa morte, se fosse stato necessario! Aspetta fino a quando l’Amyrlin ti mette le mani addosso, ragazza! Su tutti voi!»

«L’Amyrlin!» esclamò Elayne. «Che cosa c’entra con tutto questo?»

«È stato per ordine suo. Per ordine dell’Amyrlin Seat. Il messaggio diceva che l’Amyrlin in persona mi aveva dato il permesso di usare qualsiasi mezzo tranne l’omicidio. Desidererai essere morta quando l’Amyrlin ti metterà le mani addosso!» La mossa del capo della donna denotava una furiosa soddisfazione.

«Ricordati che non siamo ancora nelle mani di nessuno» osservò asciutta Nynaeve. «Voi siete nelle nostre.» Negli occhi mostrava lo stesso stupore che provava Elayne. «Non sono state fornite ragioni?»

Il fatto che le fosse stato ricordato di essere lei la prigioniera affossò la breve esplosione di coraggio della donna. Si accasciò contro Luci ed entrambe dovettero sorreggersi per non cadere. «No. A volte Narenwin ce le dice, ma non stavolta.»

«Volevi semplicemente tenerci qui, drogate, fino a quando qualcuno non fosse venuto a prenderci?»

«Vi avrei mandate via con un carro, con qualche vestito vecchio addosso.» Nella voce della donna non c’era più nemmeno una traccia di resistenza. «Ho inviato un piccione per riferire a Narenwin che eravate qui e cosa stavo facendo. Therin Lugary è in debito con me e intendevo darvi radice biforcuta in quantità tale che l’effetto durasse fino all’arrivo a Tar Valon, se Narenwin non avesse inviato delle Sorelle a prendervi prima. Crede che siete malate e che l’infuso sia la sola cosa che possa mantenervi in vita fino alla guarigione di un’Aes Sedai. Una donna deve essere prudente, quando ha a che fare con erbe mediche in Amadicia. Se curi troppe persone o troppo bene, qualcuno sussurra Aes Sedai e subito dopo la tua casa sta bruciando. O peggio. Therin sa che deve stare zitto riguardo a quello...»

Nynaeve chiese a Thom di aiutarla ad avvicinarsi, per poter osservare la sarta. «E il messaggio? Il vero messaggio? Non hai messo quel segnale là fuori nel tentativo di adescarci.»