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«Te l’ho detto» rispose stanca la donna. «Non credevo che avrebbe creato dei problemi. Non lo capisco e io... ti prego...» d’improvviso singhiozzò, abbracciando Luci con la stessa forza dell’altra, entrambe piangevano e balbettavano. «Per favore, non fargli usare il sale su di me! Ti prego! Non il sale! Oh, ti prego!»

«Legale,» disse disgustata Nynaeve dopo un po’ «e poi andremo giù dove possiamo parlare.» Thom l’aiutò a sedersi sul bordo del letto più vicino, quindi tagliò delle strisce dalla coperta.

In breve entrambe le donne furono legate schiena contro schiena, le mani dell’una vicino ai piedi dell’altra, con dei tamponi ricavati dal copriletto e legati davanti alla bocca per mezzo di un bavaglio. Piangevano ancora mentre Thom aiutava Nynaeve a uscire dalla stanza.

Elayne desiderava poter camminare bene come l’altra donna, ma ebbe ancora bisogno del sostegno di Juilin per non cadere dalle scale. Provò una piccola fitta di gelosia vedendo Thom che sorreggeva Nynaeve. Sei una sciocca ragazzina, era la voce di Lini che le rimbombava in testa. Sono una donna adulta, rispose con una fermezza che non avrebbe osato utilizzare con la vecchia nutrice nemmeno allora. Amo Rand ma lui è lontano, Thom è sofisticato, intelligente e... era troppo simile a una scusa, anche per lei. Lini avrebbe sbuffato come fosse al limite della sopportazione.

«Juilin» chiese esitante, «cosa avresti fatto con il sale e l’olio da cucina? Non ho bisogno dei dettagli» aggiunse velocemente. «Solo un’idea generale.»

L’uomo la guardò per un po’. «Non lo so. Ma nemmeno loro lo sapevano. È questo il trucco. La loro immaginazione lo ha reso peggiore di quanto avrei potuto fare io. Ho visto un uomo grande e grosso crollare quando chiesi un cesto di fichi e dei topi. Devi fare attenzione però. Alcuni confesserebbero qualsiasi cosa, vera o meno, solo per evitare ciò che immaginano. Non credo comunque che queste due lo avrebbero fatto.»

Anche lei era dello stesso parere. In ogni caso non poté evitare di reprimere un brivido. Cosa si potrebbe fare con dei fichi e dei topi? Doveva smettere di pensare a certe cose prima che le venissero degli incubi.

Quando raggiunsero la cucina, Nynaeve senza aiuto barcollò, andando a finire contro una credenza piena di contenitori colorati. Elayne invece ebbe bisogno di una delle sedie. La scatola blu era appoggiata sul tavolo come anche una teiera verde colma di infuso, ma cercò di non guardarle. Abbracciò saidar, ma perse immediatamente il contatto. Almeno adesso era sicura che il Potere le sarebbe tornato. L’alternativa era troppo spaventosa per essere anche solo presa in considerazione e non se lo era concesso fino a quel momento.

«Thom» disse Nynaeve sollevando i coperchi dei vari contenitori per osservarne il contenuto. «Juilin.» Fece una pausa, inspirò profondamente e, sempre senza guardare i due uomini aggiunse, «Grazie. Incomincio a capire perché le Aes Sedai hanno i Custodi. Grazie mille.»

Non tutte le Aes Sedai ne avevano. Le Rosse consideravano tutti gli uomini contaminati per quanto potevano fare quelli in grado di incanalare; alcune non se ne curavano minimamente perché non lasciavano mai la Torre o semplicemente non rimpiazzavano un Custode quando moriva. La Verde era la sola Ajah che permetteva il legame con più di un Custode. Elayne voleva essere una Verde. Naturalmente non per quel motivo ma perché le Verdi si chiamavano l’Ajah da battaglia. Se le Marroni erano alla ricerca della conoscenza perduta e le Azzurre erano coinvolte con le cause nobili, le Sorelle Verdi si preparavano ad affrontare l’Ultima Battaglia, nella quale si sarebbero tuffate come avevano fatto durante le Guerre Trolloc, per affrontare i nuovi Signori del Terrore.

I due uomini si guardavano apertamente stupiti. Di sicuro si aspettavano la solita sfuriata di Nynaeve. Elayne era quasi sconvolta. A Nynaeve piaceva essere aiutata quasi quanto a lei piaceva avere torto, entrambe le cose la rendevano acida, anche se in teoria si diceva sempre che l’erede al trono era l’immagine della dolcezza e del buon senso.

«Una Sapiente.» Nynaeve prese un pizzico di polvere da una delle scatole e lo annusò, quindi lo assaggiò con la punta della lingua. «O comunque la chiamino da queste parti.»

«Qui non usano nessun titolo» rispose Thom. «Non sono molte le donne che seguono questa antica arte in Amadicia. Troppo pericoloso. Per molte di loro è solo una attività secondaria.»

Estraendo un foglio di pelle da sotto a una delle credenze, Nynaeve incominciò a raccogliere il contenuto di alcune delle scatole. «E a chi si rivolgono quando stanno male? Un dottore?»

«Sì» intervenne Elayne. Provava sempre piacere nel mostrare a Thom che anche lei conosceva i fatti del mondo. «In Amadicia sono gli uomini che studiano le erbe.»

Nynaeve aggrottò le sopracciglia sdegnata. «Cosa ne può sapere un uomo di come si cura qualcosa? Tanto vale chiedere a un maniscalco di cucirti un vestito.»

Di colpo Elayne si accorse che stava pensando a tutto e tutti tranne che a quanto aveva rivelato comare Macura. Non pensare alla spina non riduce il dolore al piede. Uno dei proverbi preferiti di Lini. «Nynaeve, cosa credi significasse quel messaggio? Tutte le Sorelle sono benvenute a tornare alla Torre? Non ha senso.» Non era ciò che voleva dire, ma almeno adesso si era avvicinata all’argomento.

«La Torre ha le sue regole» le rispose Thom. «Ciò che le Aes Sedai fanno è per i loro scopi e spesso non per quelli che annunciano ufficialmente.» Lui e Juilin sapevano che le due ragazze erano solo Ammesse, e per questo motivo gli uomini non eseguivano quasi mai quanto veniva loro ordinato.

Il conflitto era palese sul volto di Nynaeve. Non le piaceva essere interrotta, o che altri rispondessero al posto suo. C’erano parecchie cose che non gradiva. Ma era passato appena un momento da quando aveva ringraziato Thom. Non era facile richiamare un uomo che ti aveva appena evitato di essere trasportata come un cavolo. «Poche delle decisioni della Torre hanno senso» aggiunse amara. Elayne sospettava che quel tono aspro fosse tanto per Thom quanto per la Torre.

«Credi a quello che ha detto la donna?» Elayne inspirò profondamente. «Parlo dell’Amyrlin che ha ordinato che dovevo essere riportata indietro a tutti i costi.»

Il breve sguardo che le rivolse Nynaeve era venato di simpatia. «Non lo so, Elayne.»

«Stava dicendo il vero.» Juilin girò una delle sedie e vi si mise a cavalcioni, appoggiandosi il bastone dietro le spalle. «Ho interrogato abbastanza ladri e assassini per riconoscere la verità quando la sento. La maggior parte del tempo era troppo spaventata per mentire e per il resto troppo arrabbiata.»

«Ascoltate, voi due...» Dopo un altro respiro profondo Nynaeve lanciò il pezzo di pelle sul tavolo e incrociò le braccia come per tenere le mani lontane dalla treccia. «Temo che Juilin abbia ragione, Elayne.»

«Ma l’Amyrlin sa cosa stiamo facendo. È stata lei per prima a mandarci via dalla Torre.»

Nynaeve tirò su con il naso. «Da Siuan Sanche mi aspetto di tutto. Mi piacerebbe averla per un’ora in un luogo dove non potesse incanalare. Allora vedrei quanto è dura.»

Elayne non credeva che la cosa avrebbe fatto differenza. Al pensiero dello sguardo imperioso di quegli occhi azzurri, probabilmente Nynaeve ne sarebbe uscita con almeno un bel po’ di lividi. «Ma cosa possiamo fare a riguardo? Le Ajah hanno occhi e orecchie ovunque, a quanto pare. Come anche l’Amyrlin. Potremmo incontrare donne che tentino di aggiungere qualcosa nel nostro cibo da qui fino a Tar Valon.»

«No, se assumiamo sembianze che non si aspettano.» Prendendo un recipiente giallo dalla credenza, Nynaeve lo appoggiò sul tavolo vicino alla teiera. «Questo è del pepe bianco. Cura il mal di denti, ma fa anche diventare i capelli neri come la notte.» Elayne si passò una mano fra i ricci rosso oro, i suoi capelli, non quelli di Nynaeve! Ma per quanto l’odiasse, l’idea era buona. «Un po’ di modifiche su certi vestitiin vetrina e non saremo più delle mercanti, ma due dame in viaggio con i loro servitori.»