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«È Lews Therin Telamon rinato» spiegò Lanfear con altrettanta calma, «e Lews Therin era forte come chiunque altro.» Sammael si strofinò con fare assente la cicatrice che gli attraversava il volto. Era stato Lews Therin a causarla. Più di tremi; la anni fa, molto prima della Frattura del Mondo, prima che il Sommo Signore venisse imprigionato, prima di tutto questo, ma Sammael non lo dimenticava mai.

«Be’» intervenne Graendal, «ci siamo almeno avvicinati a quanto dovremmo discutere?»

Rahvin sobbalzò contrariato. I suoi servitori erano ancora bloccati e Sammael borbottò.

«Se questo Rand al’Thor è davvero Lews Therin Telamon rinato» proseguì Graendal, sedendosi sulla schiena dell’uomo che stava carponi, «sono sorpresa che tu non abbia provato a portartelo a letto, Lanfear. O non è così facile? Mi sembra di ricordare che Lews Therin ti comandava a bacchetta e non il contrario. Mentre reprimeva i tuoi piccoli accessi d’ira. Ti mandava a prendergli il vino, per così dire.» Appoggiò la sua coppa sul vassoio tenuto rigidamente in mano dalla donna appena inginocchiata. «Eri così ossessionata da lui che ti saresti sdraiata davanti ai suoi piedi se avesse detto ‘tappeto’.»

Gli occhi scuri di Lanfear lampeggiarono per un momento prima che riuscisse a riprendere il controllo di se stessa. «Forse è Lews Therin rinato, ma non è Lews Therin in persona.»

«Come lo sai?» chiese Graendal sorridendo come se fosse tutto uno scherzo. «Potrebbe benissimo essere, come credono in molti, che tutti rinasciamo costantemente mentre la Ruota gira, ma nulla di simile è mai accaduto per quanto ne so io. Un particolare uomo rinato secondo una Profezia. Chi sa chi è questo Rand?»

Lanfear sorrise sprezzante. «L’ho osservato da vicino. Non è più del pastore che sembra, molto ingenuo.» Lo sdegno si tramutò in serietà. «Ma adesso ha Asmodean, anche se è un alleato debole. E anche prima di Asmodean, quattro dei Prescelti sono morti scontrandosi con lui.»

«Lascia che scortichi la legna morta» intervenne Sammael in modo greve. Usò dei flussi di Aria per trascinare una sedia sul tappeto e si sedette a gambe incrociate con un braccio dietro il basso schienale. Chiunque avesse creduto che l’uomo era rilassato era uno sciocco. A Sammael era sempre piaciuto imbrogliare i nemici dando loro a intendere che potevano prenderlo di sorpresa. «Ci resterà del lavoro per il Giorno del Ritorno. O pensi che possa vincere Tarmon Gai’don, Lanfear? Anche se rinforza la spina dorsale di Asmodean, stavolta non ha con lui i Cento Compagni. Con Asmodean o da solo, il Sommo Signore lo estinguerà in maniera improvvisa e drammatica.»

Lo sguardo che gli rivolse Lanfear era colmo di disprezzo. «Quanti di noi saranno ancora in vita quando il Sommo Signore si libererà? Quattro sono già morti. Sarai tu il prossimo che verrà a cercare, Sammael? Potrebbe piacerti. Potresti finalmente liberarti di quella cicatrice se lo sconfiggessi. Ma, dimenticavo: quante volte lo hai affrontato durante la Guerra del Potere? Hai mai vinto? Non mi sembra di ricordarlo.» Senza soffermarsi si rivolse a Graendal. «O potresti essere tu. Per qualche motivo è riluttante a fare del male alle donne, ma tu non avresti nemmeno la scelta di Asmodean. Non puoi insegnargli più di quanto non possa fare un sasso. A meno che non scelga di tenerti come animale domestico. Per te sarebbe un cambiamento, no? Invece di stabilire quale dei tuoi belli ti compiace di più, potresti imparare a compiacere.»

Graendal fece una smorfia e Rahvin si preparò a schermarsi contro qualsiasi cosa le due donne avessero deciso di scagliarsi contro, pronto a viaggiare al solo accenno di fuoco malefico. Poi percepì Sammael che raccoglieva Potere e vi colse una differenza — l’uomo lo avrebbe chiamato impadronirsi di un vantaggio tattico — e si inchinò per afferrargli il braccio. Sammael si liberò furioso dalla presa, ma il momento era passato. Le due donne adesso guardavano loro. Nessuno poteva sapere cosa fosse stato sul punto di accadere, ma chiaramente si era verificato uno scambio fra Rahvin e Sammael e avevano gli occhi sospettosi.

«Voglio sentire cosa ha da dirci Lanfear.» Rahvin non guardò Sammael, ma lo aveva detto per lui. «Ci deve essere di più in tutto questo che uno stupido tentativo di spaventarci.» Sammael scosse la testa di scatto in quello che poteva essere un cenno di consenso o scontentezza. Avrebbe dovuto accettarlo.

«Oh, c’è, anche se un po’ di spavento non fa male.» Negli occhi scuri di Lanfear rimaneva ancora un’espressione di sfiducia, ma la voce era cristallina come acqua di fonte. «Ishamael ha provato a controllarlo e ha fallito, ha tentato di ucciderlo e ha fallito; ma lui ha usato prepotenza e paura, e queste cose non funzionano con Rand al’Thor.»

«Ishamael era per tre quarti un matto» mormorò Sammael «e per un quarto un essere umano.»

«È questo ciò che siamo?» Graendal inarcò un sopracciglio. «Solo esseri umani? Certamente siamo qualcosa di più. Questo è umano.» Passò un dito sulla guancia della donna di fianco a lei. «Si dovrebbe creare una nuova parola per descriverci.»

«Qualsiasi cosa siamo» si intromise Lanfear, «possiamo avere successo laddove ha fallito Ishamael.» Stava inchinandosi leggermente in avanti, come se volesse imporgli quelle parole. Lanfear di rado mostrava tensione. Perché adesso? «Perché solo noi quattro?» chiese Rahvin. Gli altri avrebbero dovuto aspettare. «Perché di più?» fu la risposta di Lanfear. «Se riusciamo a portare il Drago Rinato a inginocchiarsi davanti al Sommo Signore il Giorno del Ritorno, perché dividere l’onore e le ricompense più del necessario? E forse potrebbe anche essere usato — che espressione avevi adoperato, Sammael? — per scorticare la legna morta.»

Era il tipo di risposta che Rahvin poteva comprendere. Non che si fidasse di lei o di uno qualsiasi degli altri, ma capiva l’ambizione. I Prescelti avevano complottato fra loro per avere una posizione fino al giorno in cui Lews Therin li aveva imprigionati sigillando il carcere del Sommo Signore e avevano ricominciato il giorno in cui erano stati liberati. Doveva solo accertarsi che la cospirazione di Lanfear non rovinasse i suoi piani. «Parla» la incoraggiò.

«Prima di tutto, qualcun altro sta tentando di controllarlo. Forse ucciderlo. Sospetto si tratti di Moghedien o Demandred. Moghedien ha sempre cercato di lavorare nell’ombra e Demandred ha sempre odiato Lews Therin.» Sammael sorrise o forse fece una smorfia, ma il suo odio era ben poco di fronte a quello di Demandred, anche se per una causa migliore.

«Come fai a sapere che non si tratta di uno di noi?» chiese Graendal con disinvoltura.

Sorridendo, Lanfear mostrò tanti denti quanto quelli dell’altra donna e anche meno calore. «Perché voi tre avete scelto di scavarvi dei rifugi e garantirvi il potere mentre il resto si combatte a vicenda. E per altri motivi. Vi ho detto che ho tenuto d’occhio Rand al’Thor.»

Ciò che aveva detto di loro era vero. Rahvin preferiva la diplomazia e la manipolazione al conflitto palese, ma non si sarebbe tirato indietro se avesse dovuto combattere apertamente. I mezzi di Sammael erano sempre stati eserciti e conquiste; non si sarebbe avvicinato a Lews Therin, anche se rinato come pastore, fino a quando non fosse stato certo della vittoria. Anche Graendal inseguiva l’idea della conquista, ma i suoi metodi non contemplavano l’uso di soldati, tutto quello che le interessava erano i suoi giocattoli e avanzare di un solo passo alla volta. Apertamente, per essere sicura, poiché i Prescelti consideravano una tal cosa, ma mai facendo il passo più lungo della gamba.

«Sapete che posso controllarlo senza essere vista» continuò Lanfear, «ma voi altri dovete restare nascosti o correre il rischio di essere scoperti. Dobbiamo riportarlo indietro...»