Выбрать главу

«Ce n’è un mucchio» disse Liska. «Abbiamo qui la migliore collezione che un Museo possa desiderare.»

«Bravo» disse Graham. «E siamo solo al primo strato!»

Ricominciò a muoversi su quel pavimento inverosimile, calpestando gli ammassi di ossa. Liska si era inginocchiato e studiava quei resti con il fervore di un Magellano o di un Galileo.

Non si vedeva un solo centimetro del suolo originale. Graham si chiese quanto fosse alto il macabro tappeto. Poco dopo, l’assistente si avvicinò allo scienziato con una nuova scoperta: resti di uomini diNeanderthal.Seguendo l’esempio di Liska, anche Graham iniziò le ricerche in quel senso. Insieme selezionarono e misero da parte i resti meglio conservati. Se la coltre di ossa fosse risultata molto spessa, con tutta probabilità avrebbero scoperto avanzi di uomini anteriori a tutte le specie conosciute. Continuarono le ricerche. A causa della stragrande abbondanza, potevano permettersi il lusso di scartare le ossa troppo friabili, e in breve accumularono una notevole quantità di frammenti intatti. Capitarono tra le loro mani anche numerosi oggetti verdi di rame ossidato, e rozze armi di pietra e gioielli primitivi; ma tutto questo si trovava alla superficie. Gli oggetti di rame sbalzato indicavano l’età del bronzo, e la loro assenza quella della pietra. Sotto i loro occhi si svolgeva tutta la storia dell’umanità: scheletri dell’uomo diCro-Magnon,poi l’uomo diNeanderthaldal cranio più piccolo, e la razza Predmost e quella di Grimaldi. Negli strati inferiori poi vennero alla luce i resti degli uomini di Heidelberg e ancora altre specie tra le quali alcune di cui fino a quel momento si era ignorata l’esistenza. Centinaia e centinaia di secoli passarono tra le mani dei due archeologi: l’uomo della Rodesia, il Pithecantropus Erectus, l’uomo di Pechino, il Sivapithecus…

Quando la fatica li costrinse a riprendere fiato, si scambiarono uno sguardo di soddisfazione e di meraviglia.

Ma c’erano domande alle quali non potevano ancora dare una risposta: come si trovavano riuniti in quell’unico macabro letto di testimonianze della storia dell’uomo? Quali mani avevano sotterrato e conservato quei resti attraverso gli abissi del tempo? Quale gigantesca potenza aveva costruito il monumentale ossario e l’aveva protetto mentre i continenti si inabissavano ed emergevano, mentre i ghiacci si ritiravano verso il nord, e gli oceani si capovolgevano e le montagne subivano le alterazioni che avevano sconvolto il mondo?

Graham si sentiva sfinito. Il mistero invece di chiarirsi si infittiva.

L’assurda inutilità di ogni congettura, l’impossibilità di ogni risposta logica e il succedersi dei fenomeni fiaccavano lo spirito e la mente.

Graham si rialzò e scelse macchinalmente qualche prezioso avanzo.

«Vi rendete conto di quanto tempo abbiamo passato quaggiù? Quasi tre ore» disse. «Andiamo, adesso. Portiamo con noi qualcuna di queste ossa, tanto non c’è pericolo di impoverire la riserva.»

«Questo è certo» rispose Liska. «Qui c’è di che rifornire tutti i Musei del mondo, ma il più ricco sarà il Ludbury.»

L’archeologo lo interruppe di colpo. «Ascoltate!»

Dal centro della caverna veniva una specie di fruscio. Poi si sentì il rumore secco di ossa spezzate. Graham alzò la lampada verso il punto dal quale giungeva il rumore.

Il cavo cadeva a spirale raccogliendosi sulla navicella e allargandosi sul macabro tappeto.

6

Immobile, Graham fissava stupito gli anelli della corda. All’improvviso i teschi e le tibie avevano assunto un aspetto di ironica perversità: le immense orbite vuote sembravano essersi colmate di mute risate ghignanti. Adesso non era più il caso di considerare gli innumerevoli resti come preziose vestigia, e la caverna della morte appariva ai due uomini in tutta la sua orribile realtà.

Graham si scosse da quella specie di letargo che l’aveva immobilizzato per lunghi secondi, e si avvicinò al cavo ammucchiato sopra la navicella.

«Vorrei che fosse soltanto un brutto sogno» mormorò Liska, inquieto. «Credete che abbia ceduto il gancio di sicurezza? Se è andata così, la corda può essersi srotolata a causa del suo stesso peso.»

«È possibile» rispose lo scienziato. «A meno che Thomas abbia fatto un movimento falso liberando lui stesso inavvertitamente il dispositivo di sicurezza.»

L’archeologo si chinò a raccogliere l’estremità della gomena e rimase a fissarla sconcertato.

«Che cosa ne pensate?» chiese l’assistente.

«Non capisco… Una cosa è certa, però: il gancio di sicurezza non ha ceduto.»

«È stata tagliata, allora?»

«Non direi» rispose Graham continuando a esaminare la corda. «Se questa fosse l’opera di un coltello, i due terzi circa dei fili avrebbero la stessa lunghezza, ma il rimanente sarebbe sfilacciato. Invece, come potete vedere, il taglio è netto, perfettamente regolare.»

Liska esaminò a sua volta l’estremità del cavo.

«Avete ragione» ammise poi. «È molto strano… non sembra trattarsi né di una rottura incidentale, né di un taglio di coltello.»

«Si direbbe quasi che la corda sia stata recisa da forbici enormi» osservò Graham continuando a rigirare la corda tra le mani, sempre più sbalordito.

«Ma come ha potuto succedere una cosa simile?»

«È inutile fare supposizioni adesso. Il nostro problema più importante è di trovare il sistema di uscire di qui.»

«È solo questione di tempo» disse Liska, calmo. «QuandoThomassi accorgerà di quanto è successo, preleverà un nuovo cavo dal camion, lo sistemerà sull’argano e ce lo manderà giù.»

«Ma noi non sappiamo cosa può essere successo là fuori. E se è capitato qualcosa a Thomas? Se lui fosse nell’impossibilità di aiutarci? Vi rendete conto che se gli è successo qualcosa di grave noi rischiamo di ammuffire quaggiù nell’attesa di un aiuto che non arriverà? No, Liska, la cosa migliore è ispezionare la caverna per vedere se c’è un’altra via d’uscita.»

«Mi sembra una buona idea.»

«Partiremo dalla parete più vicina al punto in cui abbiamo scavato e trovato quegli interessantissimi crani. Voi procederete a destra, io andrò a sinistra finché non ci incontreremo di nuovo. Può darsi che ci sia un’apertura da qualche parte. Forniamoci di candele e di fiammiferi per non esaurire le pile.»

Liska cominciò subito a esaminare il muro minuziosamente, spostando il più possibile le ossa e spingendo le sue ricerche fino ad un’altezza di trenta metri sopra di lui. Più in alto non arrivava lo sguardo alla luce incerta delle candele. Graham prese la direzione opposta, e ben presto perse di vista il suo assistente.

L’ammasso delle ossa era molto più alto nel centro della caverna e impediva la vista da un lato all’altro.

L’archeologo cercava sulla parete iscrizioni e simboli uguali a quelli della pietra che aveva loro permesso l’entrata in quella maledetta trappola, ma il muro rimaneva ostinatamente liscio. A più riprese batté col pugno, ma gli rispose sempre un suono cupo e pieno. Continuò a cercare con accanimento una fessura o una apertura qualsiasi.

Lo scienziato si sentiva doppiamente responsabile nei riguardi del giovane Liska, primo per averlo trascinato nella pericolosa avventura, secondo per non aver previsto la caduta del cavo che li poneva in una situazione assai precaria e alla mercé del caso. Di tanto in tanto dirigeva un fascio di luce verso l’alto, al centro della trappola, sperando di veder scendere verso la navicella una nuova corda inviata da Thomas.

La deprimente atmosfera che emanava dai macabri frammenti, l’aria immobile della tomba immane angosciavano maggiormente i due uomini vivi mettendo a dura prova i loro nervi.

Quando si ritrovarono, dopo aver compiuto ognuno il proprio mezzo giro della caverna, Liska era inginocchiato. Graham gli si avvicinò.

«Trovato qualcosa?» chiese.

«Non lo so ancora, ma direi di sì. Sotto i miei piedi le ossa hanno ceduto in questo punto, quasi il loro strato fosse meno compatto che altrove, così ho pensato che valesse la pena di scavare. E voi?»